Batman: Nolan e Sir Aldingar
Se nel “The Dark Knigt” giunge qualcosa direttamente dalle “Dark” Ages
In questo articolo farò riferimento al secondo film della trilogia di Nolan, ovvero “Il cavaliere oscuro”. In realtà ciò che mi preme citare è una frase, una frase sicuramente sentita e risentita in varie salse, in vari contesti ed autori, ma della quale quasi sempre ci si ricorda. Per capirla meglio, riporto qui il dialogo del film nel quale è contenuta:
Harvey Dent: Signori, grazie di essere qui. Ho convocato questa conferenza stampa prima di tutto per assicurare i cittadini di Gotham che tutto ciò che si può fare per gli omicidi di Joker è stato fatto. Secondo punto, perché Batman ha deciso di costituirsi. Ma consideriamo la situazione: dobbiamo cedere alle richieste di questo terrorista? Crediamo veramente…
Det. Ramirez: Lei preferisce proteggere un fuorilegge o la vita dei cittadini?
Harvey Dent: Batman è un fuorilegge? Ma non è per questo che vogliamo che si costituisca, è perché abbiamo paura. Siamo stati felici che Batman ripulisse le strade fino adesso.
Pubblico: Le cose vanno peggio che mai. È vero, è così.
Harvey Dent: Si, è vero. Ma la notte è più buia subito prima dell’alba. E io vi garantisco… che l’alba sta per sorgere.
Questa frase, potrebbe ad alcuni sembrare una delle classiche frasi ad effetto da film, e niente più. Ma in realtà non è così. Ed ora vedremo meglio il perché.
Da Batman a Budda, da Lewis a me
Una frase /meditazione praticamente identica, è stata fatta dal maestro buddista (tutt’ora vivente) Daisaku Ikeda (sì, anche io penso ad Ikea quando lo leggo, lo ammetto): “La prima cosa è pregare. Dal momento in cui preghiamo le cose iniziano a muoversi. Più buia è la notte, più vicina è l’alba.
Probabilmente lo sceneggiatore ha preso ispirazione da lui. Ma la cosa che mi ha colpita di più è stato scoprire che questa frase ha origini più antiche. Lo scorso inverno comprai tramite dei buoni regalo di natale, un libro che bramavo da molto tempo, “Sorpreso dalla gioia”, di C. S. Lewis l’autore delle “Cronache di Narnia” (di cui prima o poi parleremo accuratamente). Questo testo si può dire sia l’autobiografia sulla fede di Lewis. Senza spoilerare troppo, ad un certo punto racconta che, leggendo un libro fantasy di George McDonald (sì, anche qui sto visualizzando hamburger e patatine come voi), come introduzione ad un capitolo (cosa che riutilizzerà anche lui in questo libro) vi trovò questa frase, tratta da una ballata di nome “Sir Aldingar”, che diceva “quando il male è al massimo, l’aiuto è più vicino”, e questa cosa risuonò in lui come un’eco, una verità che tutto sommato dentro aveva sempre avuto.
Di cosa parla questa ballata?
L’infedele Aldingar, la Regina, il sogno, ed il fanciullo
Sir Aldingar era un attendente, cioè detta in parole spicciole, un soldato del Re di un ruolo abbastanza rilevante. Purtroppo però era uno zozzone… eh sì, era un po’ un maniaco, ed anche un traditore perchè ci provava costantemente con la Regina, solo che lei gli dava costantemente il due di picche. Allora siccome oltre ad essere un pervertito era anche un rosicone, gli venne la bella idea di prendere un lebbroso e infilarlo di nascosto nel letto della Regina. Così facendo, racconta al Re che la Regina lo tradiva, e lo porta nella camera da letto di lei per dimostrandogli che diceva il vero. Il Re si indigna profondamente, anche perché era un lebbroso, fosse stato un cavaliere avrebbe quasi quasi tollerato la cosa (evidentemente l’autostima gli era scesa sotto lo zero XD), al che si schifa così tanto che decide di far impiccare il povero già pluridisgraziato lebbroso, e di far bruciare al rogo la Regina. Ma ella, difendendosi, gli dice che lei aveva fatto un sogno in merito, che due bestie la insidiavano strappandole di dosso i gioielli ed il diadema e tormentandola, finchè un piccolo falco venne in suo aiuto a salvarla. Per la Regina questo era un sogno premonitore (noi avremmo detto che ci aveva dato un po’ troppo sotto con la cena, ma vabbè!) e chiede al Re il permesso di cercare un cavaliere che possa sfidare il perfido Sir Aldingar al posto suo, dal momento che lei non può combatterci contro. Il Re le concede 40 giorni di ricerca, poi l’avrebbe giustiziata. La Regina manda un messaggero alla ricerca, e dopo vari tentativi, ad oriente, si imbatte in un ragazzetto, di piccola statura (il testo dice che sembrava avesse 4anni), che gli domanda da dove venisse. Il messaggero lo ignora, allora il ragazzetto, offeso, lo saluta e si raccomanda di salutargli anche la Regina, e di dirle di non preoccuparsi, perché “quando il male è più forte, l’aiuto è più vicino”, in inglese “When bale is at highest, boote is at next.” Non vi dirò come finisce la storia
Harvey e la Regina
Il dialogo tratto da “Il cavaliere oscuro”, si pone nella storia quando Joker sta uccidendo i poliziotti e persone di rilievo nel sistema giudiziario della città e minaccia di continuare a farlo se Batman non decide di costituirsi. La città di Gotham è nel panico perché quella parvenza di ordine che si era ristabilito sta svanendo ed in maniera completamente incontrollabile. Per via di questo, tutti i cittadini sono pronti a voltare le spalle a quello che fino ad allora era stato per loro un salvatore. La situazione pare tragica, senza speranza (come si vede che al Joker lo conoscevano davvero poco visto come la storia riesce addirittura a peggiorare XD); per certi versi possiamo dire che è simile allo stato in cui si ritrova la Regina della suddetta ballata. Una calunnia e tutto crolla, il suo Re le volta le spalle, e la condanna a morte senza esitare. Sembra non ci siano speranze per lei, solo un sogno fatto qualche giorno prima, a cui lei decide di credere. Harvey Dent fa lo stesso, decide di credere (nel suo caso) a Batman, che tutti accusano, assumendosene l’identità addirittura. In entrambi i casi poi ci sono queste due frasi così simili. Colpiscono perchè sembra che non parlino solo alla storia, ma che quasi interpellino direttamente noi… come se risuonassero in maniera simile ad una profezia che ci portiamo dentro… ma perché?
Ce l’abbiamo scritto nel cuore che l’ultima parola non può essere il male, non può essere il dolore, la sofferenza, il fallimento, non possono essere i nostri errori e gli errori altrui che subiamo, non possono essere davvero le tenebre. Ci possiamo credere però, certo, possiamo convincerci che invece è tutto un andare in contro alla morte. Però…però quel sole che sorge dopo il buio più profondo, ci commuove, ci tocca davvero dentro, sa di qualcosa di familiare. Sarebbe la nostra buona notizia, per noi ma anche per tutti gli uomini di ogni epoca. Forse questo annuncio, attraversa il tempo giungendo a noi, nel senso proprio di passarlo da parte a parte, lo ha segnato e lo continua a segnare sempre, come se fossero parole vive. Non ci dice che non ci sono le tenebre, ma che le tenebre passano anche se dobbiamo passarci dentro. Che l’aiuto è vicino proprio quando tutto sembra perduto. Che non siamo noi a salvarci, ma la salvezza viene da qualcosa , da Qualcuno più grande di noi.
La Passione
Questa storia la conosciamo tutti, ma non tutti ci rendiamo conto del perché ha a che fare con noi. Forse alla luce di queste misere analisi fatte prima, ci sarà un pochino (ma giusto poco poco) più facile comprendere. Non ci fu ora più buia di questa, credere ci aiuterebbe a capire probabilmente meglio cosa significò per Gesù quel momento, il distacco totale da Dio, ma in fondo basta sapere che un innocente viene massacrato ingiustamente, viene tradito, e lasciato solo a morire, con davanti ai suoi occhi solo un amico e sua madre,muore mentre li osserva col cuore a pezzi, sapendo che tutti gli altri sono scappati e lo hanno abbandonato. Tutto questo, ma anche meno di questo, sarebbero le tenebre per chiunque. Che speranza c’è in una scena come questa? Ed effettivamente c’è sempre quella voce che in ogni situazione brutta che vivi, che ti capita, o che tu stesso hai provocato, che ti dice “ormai è tardi, è finita, finisce tutto qui, non ci sono speranze ormai tutto è perduto, il sole non sorgerà più”. E noi ci crediamo davvero tanto a questa frase. Eppure quando sentiamo dire, che è proprio al culmine del male, che il bene è più vicino, un po’ qualcosa in noi si smuove… fosse anche una semplice speranza,nonostante tutto, c’è una parte di noi però che ci crede davvero che non può finire tutto così, anche se le cose vanno male, anche se non ci puoi fare niente.
La ballata di Sir Aldingar, come storia tramandata, risale probabilmente all’Alto Medioevo. Secoli e secoli fa, lontanissimi da noi. Perché quella frase allora riecheggia oggi sulle labbra di un maestro del Buddismo e, più banalmente, su un film di Batman? Perché la Verità ha una caratteristica tutta sua, peculiare: è sempre vera (ora vi ho stupito, lo so).
P.s. Per la vostra felicità, abbiamo riportato sul nostro sito la ballata originale di “Sir Aldingar” tradotta in italiano!
P.p.s. Qui l’unica versione che ho trovato in rete di questa ballata… purtroppo è abbreviata la storia e manca proprio la frase con la quale vi ho ammorbato XD ma vale la pena ascoltarla
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