“Dodici” di ZeroCalcare: Non giudicare
Quando il Karma fa a botte con i Comandamenti

da Dodici di Zero Calcare
Tra i vari acquisti di questo “Lucca Comics & Games”, sono riuscito a rimediare una copia autografata di “Dodici” del genio romano che si firma come ZeroCalcare. Nonostante i suoi tre volumi precedenti (“La profezia dell’armadillo”, “Un polpo alla gola”, “Ogni maledetto lunedì su due”) alternassero risate a momenti di profonda introspezione, e il cazzeggio con una sensibilità che non ti aspetti, mai avrei pensato che questo volume potesse contenere un messaggio così forte e “cristiano”.
Sono io che vedo Gesù in tutto, o forse è davvero così? Continuate a leggere e lo scoprirete!
Ma chi è ‘sto “ZeroCalcare”?
Prima di continuare con il tema dell’articolo, vorrei tessere le lodi di questo autore che ormai seguo da anni. Anche se ormai non dovrebbe più avere bisogno di presentazioni (la fila che ogni volta c’è da fare per una sua dedica è un indizio di ciò n.d.r.), vorrei parlarne a chi ancora non ha avuto la fortuna di imbattersi nel suo blog e nelle sue opere.
Fumettista figlio ed amante del quartiere Rebibbia, frequentatore di centri sociali e dell’underground punk/hardcore, deve il suo successo alla sua capacità di rendere divertenti, brillanti e coinvolgenti eventi e pensieri che rientrano nella più assoluta quotidianità. Dal fare la lavatrice al dare ripetizioni, ogni storia autobiografica in qualche modo, sembrerà parlare di voi e di cose che eravate sicuri di pensare solo voi. Inoltre, ad una narrazione assolutamente dinamica ed esilarante, vengono aggiunte continue citazioni che non possono che far la gioia delle generazioni cresciute tra gli ’80 e i ’90. Da “I cavalieri dello zodiaco” alle merendine della Mulino Bianco, troverete cose che eravate convinti di aver dimenticato. Attraverso i suoi fumetti esse torneranno a galla facendovi vergognare di aver messo da parte, in chissà quale antro del vostro subconscio, queste pietre miliari della vostra infanzia e adolescenza.
Ok, penso gli stiano fischiando le orecchie, quindi torniamo a noi.
Dodici

La copertina di Dodici
Volume è decisamente atipico rispetto ai primi tre. Nonostante il protagonista sia sempre l’autore – e non mancheranno i suo amici Secco e Cinghiale – invece di descrivere situazioni di vita ordinaria, la storia verte su un’invasione di zombie nel quartiere di Rebibbia.
Tutto inizia con un tradimento. Qualcuno ha lasciato i nostri protagonisti a piedi mentre la città ormai è in preda ai non morti. ZeroCalcare è in fin di vita e gli amici non sanno più come salvare la pelle in questa situazione che sembra senza uscita. L’unica forza che spinge come un treno Katja, la new entry femminile, è la sua incondizionata fiducia nel Karma: chi ha fatto loro del male, prima o poi, la pagherà.
Potrei raccontarvi altro della storia, ma il volume è uscito da così poco tempo, che non mi sembra il caso.
Vi invito invece a comprarlo e a cacciare fuori ‘sti 13€ che se li merita.
Consiglio di continuare la lettura dell’articolo solo a chi ha già letto il volume, o a chi proprio non pensa di comprarlo e che magari, arrivando fino in fondo, cambierà idea.
Ma quindi Gesù che c’entra?
Senza dirvi nulla dell’opera di “Easygesi” che ZeroCalcare ci regala trovando riferimenti cristologici in Ken il guerriero, quello che veramente colpisce è il messaggio che esce fuori, come un colpo di Hokuto, dopo la lettura di questa storia.
Tutto è incentrato apparentemente sul Karma.
“Fai una cosa buona e una cosa buona ti accadrà, fanne una cattiva e ti si ritorcerà contro”, per citare la fantastica serie di “My name is Earl” ( che tristezza che l’abbiano interrotta ). I protagonisti lottano con quelle che sembrano sfighe derivate da ipotetiche vite passate o dalla loro infanzia. Per uscirne vivi si ritrovano dunque a dover mettere ordine nell’universo attraverso buone azioni e… vendette. Sì, perché alle volte il Karma ti può chiedere di essere tu strumento di riequilibrio, afferma Katja, e quindi può capitare che per rimediare a tanto male, devi far fuori colui che tanto male ha fatto. È un ragionamento che non fa una piega, lineare, pragmatico e spesso con la possibilità di vedere subito i risultati di tale modus operandi, eppure…
Eppure ti puoi ritrovare nelle condizioni di essere convinto di valutare bene le tue buone azioni e le tue vendette. Ti fai investigatore, giudice ed esecutore delle tue sentenze, come un progenitore del giudice Dredd. Ma sei umano, e quindi fallibile. Non vi ha insegnato niente “Mystic River” di Clint Eastwood? Non lo avete visto?!? Rimediate subito.
Ma stavo parlando di “Dodici”, quindi non divaghiamo.
Il punto è che siamo così sfiduciati, oppure non ci crediamo proprio, del fatto che Dio veda e provveda, che ci ritroviamo ad essere noi a imporci sugli altri come fossimo un dio in terra. Il nostro metro di giustizia non è più il bene, ma la giustizia come fine ultimo. Ma la giustizia senza amore ci rende spietati come ci ricordava Madre Teresa di Calcutta. Ci è stato chiesto di non giudicare il prossimo (Mt 7, 1-2), come compimento dell’ottavo comandamento sul non commettere falsa testimonianza (Es 20,16). E anche qui, con un piccolo sforzo, riusciamo a comprenderlo usando un ragionamento lineare, pragmatico… anzi, alla fine così nessuno ci “rompe i cog____i” e siamo pure più felici.
Forse “Dodici” si ferma qui, ma io vorrei portarvi al passo successivo.
Oltre il non giudicare
Pensiero comune: “Certo, tutto molto bello, però la tua libertà finisce dove inizia quella di un altro, e se comunque l’altro oltrepassa il segno che si fa?”
Il Karma mi dice (sintetizzo e forse banalizzo) che se qualcuno oltrepassa il mio territorio è perché ho fatto del male, e se faccio solo bene questo non succederà… ma quante volte abbiamo provato che non è così? Allora che bisogna fare? Eliminare chi non dà retta a questa regola e riequilibrare l’Universo?
Cristo ci ha dato una sfida in più, ovvero quella di arrivare addirittura ad amare il nostro nemico (Luca 6,27-38). Perché? Perché se ci fidiamo che Dio sa qual è il nostro Bene e opera per la salvezza di tutti, cristiani e non, allora non sarà più la libertà il nostro metro di misura, ma l’Amore stesso. E se Dio è un saggio direttore d’orchestra, che si preoccupa dell’armonia e che ogni strumento suoni al meglio, non esisterà più quel limite invalicabile tra la mia libertà e la tua; se la musica è la stessa, il mio Bene è il tuo Bene! Nel Bene (aka la volontà di Dio) siamo totalmente liberi, nella libertà senza bene siamo limitati e con le difese alzate, perché sappiamo che a vincere è sempre il più forte. Il ragionamento smette di essere così “pragmatico” vero? Certo, ma ci viene chiesto di elevarci da questa terra per puntare in alto… anche se guardare per terra, all’immanente, ci sembra più facile.
Pensiero comune: “E se uno suona male lo stesso? Je rompiamo lo strumento in testa?”
Noi siamo chiamati a correggere come opera di carità. Ce lo insegna il passo di Matteo 18,15-17, e se non ci danno retta, di amarli lo stesso (il modo varierà da situazione a situazione), come dice provvidenzialmente il vangelo di oggi di Luca 17,3-4, fiduciosi dell’opera di Dio, e nei suoi tempi di Padre paziente.
Se solo ci fidassimo di Dio, anche se dagli altri non otterremo niente o solo male, dando amore gratuitamente saggeremmo già un pezzo di paradiso. Dio, che ci osserva e ci ama, ci restituirà in abbondanza, in questa vita o nell’altra, quello che abbiamo dato o che ci hanno tolto.
Ci state ragionando? Finché userete solo la testa, e non il cuore, non ci arriverete mai. Provate a pensare che quello che ha sbagliato è il vostro migliore amico invece di un perfetto sconosciuto. Quanti di voi userebbero la mannaia invece che un modo più indolore di aiutarlo e correggerlo? Se qualcosa dentro di voi è scattata, forse iniziate ad intuire che Verità c’è dietro questi insegnamenti.
Pensiero ‘duro come il legno’ comune: “Mi pare comunque difficile…”
“Il vero rischio non è porsi obiettivi troppo alti e non raggiungerli, ma porseli troppo bassi e raggiungerli” diceva Michelangelo Buonarroti, e mi pare ci stia a pennello! ( hahahhahah ehm… coff coff ).
Non giudicate. Amate.
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