Ricambiare l’affetto di qualcuno, non sarà questo il vero significato di vivere?

— Sakura Yamauchi

Dal peccato originale ai Draghi di Tolkien

I draghi sono roba di Eru!

Devo fare un mea culpa: quando uscì il primo film del “Lo Hobbit”, “Lo Hobbit, un viaggio inaspettato”, nutrii anch’io la speranza che Peter Jackson non ci rifilasse l’ennesima imbarazzante americanata. In fondo il primo film della trilogia del “Il Signore degli Anelli”, “La compagnia dell’anello”, aveva dimostrato che Jackson, volendo, sapeva astenersi da questi peccati. E invece no, col cavolo!
Bisogna ammettere che tagliando le scene condizionate da reminiscenze di un D&D interpretato in modo grottesco e stereotipato, i suoi film riuscirebbero a riprodurre perfettamente, almeno sul piano estetico, l’universo tolkieniano. Ma, in fondo, questo contribuisce solo a renderci tutta la faccenda più amara…

Tuttavia, volendo trovare un aspetto positivo in tutta questa storia, o illudendosi che vi sia, c’è da dire che almeno si ritorna a parlare di Tolkien e delle sue incredibili opere letterarie. Pertanto, essendo imminente l’arrivo di Smaug sul grande schermo, ne approfitto per trattare una questione che normalmente anche i tolkieniani più appassionati trascurano: il mistero delle origini dei Draghi.

L’origine dei Draghi

Glaurung

Un’immagine di Glaurung, il primo drago

E il mistero dove sarebbe? I Draghi della Terra di Mezzo furono creati da Melkor nella Prima Era.

Del resto, pure Wikipedia afferma la stessa cosa. Ed è qui il mistero: questa convinzione, ormai diffusasi tra molti appassionati di Tolkien, altro non è che un palese fraintendimento che, apparentemente, da origine ad una grave incongruenza che snatura il senso profondo delle opere di Tolkien. Melkor, infatti, non aveva il potere di creare, eppure, apparentemente creò i Draghi… Com’è possibile ciò? Peraltro, leggendo “Il Silmarillion“, sulla nascita del primo drago troviamo quanto segue:

Poi, però, vi fu pace per molti anni, senza più aperti assalti da Angband, essendosi Morgoth reso conto ormai che gli Orchi da soli non reggevano il confronto con i Noldor; e interrogò il suo cuore, in cerca di nuovi espedienti.
E dopo altri cent’anni, Glaurung, il primo degli Urulòki, i draghi infuocati del Nord, uscì nottetempo dalle porte di Angband.

In realtà, riflettendo sul testo con attenzione, possiamo capire che si tratta solo di un’interpretazione erronea, senz’altro dovuta  più che alla povertà di informazioni sull’origine di Glaurung, il padre dei draghi, ad una visione dualistica e gnostica della realtà sempre più presente nella letteratura fantasy odierna, dove bene e male sono le due facce di una stessa medaglia. Una visone della realtà assolutamente inaccettabile per il cattolicissimo Tolkien.
Ma scopriamone insieme i motivi.

Il peccato originale nelle opere di Tolkien

Uno dei temi ricorrenti nelle opere di Tolkien, soprattutto ne “Il Silmarillion”, è quello della creazione. La capacità di creare o di generare nuova vita dal nulla, è un esclusivo attributo di Eru Ilúvatar: il Padre creatore. Tolkien mette più volte in luce questa verità, come ad esempio nella storia di Aulë e della creazione dei Nani. Perché volersi sostituire a Dio, soprattutto nell’atto di creare/generare cose nuove, fu il “peccato originale” che determinò la progressiva caduta del mondo di Arda, che, per chi non lo sapesse, si tratta della nostra Terra.

J.R.R. Tolkien: “La Terra-di-Mezzo, comunque, non è una terra che non c’è, senza relazione con il mondo in cui viviamo (come Mercurio di Eddinson). Deriva solo dall’uso del termine medio inglese middel-erde (o erthe), modificazione del termine dell’antico inglese middangeard: il nome per le terre abitate dagli uomini “in mezzo ai mari”. E benché non abbia cercato di far coincidere la forma delle montagne e la dislocazione delle terre con le ipotesi dei geologi riguardo al passato, questa “storia” si svolge su questo pianeta in una certa epoca del Vecchio Continente
Il Silmarillion

“Il Silmarillion”

Indiscutibilmente, quello di cui tratta “Il Silmarillion” è il medesimo peccato originale del nostro mondo. È la nostra stessa caduta.
Il male (l’assenza di Dio) infatti non può creare, ma soltanto deformare ciò che già esiste. Come spiegato ne “Il Silmarillion”, l’inizio della caduta avviene quando nel cuore di Melkor sorge […] il desiderio di portare all’Essere cose proprie.
Si scopre cosi che gli Orchi furono il risultato di una degenerazione degli Elfi che Melkor fece rapire, torturare e corrompere nei Tempi Remoti della Terra di Mezzo. Ma anche gli Warg, altro non erano che grossi lupi “posseduti” dai Maiar passati al servizio dell’Oscuro Signore. Similmente possiamo dire lo stesso per i Troll, ma anche per i Nazgûl (gli spettri dei nove re umani corrotti dall’Unico Anello) e per tutte le creature sotto il potere prima di Morgoth e poi di Sauron. Tutte creature originariamente “buone”, che il male non creò ma soltanto rovinò nella loro natura. Tolkien non spiegherà quasi mai le dinamiche di questa “corruzione” o “metamorfosi”, né tanto meno quelle della comparsa/creazione dei Figli di Ilùvatar; e non farà luce nemmeno sulla maledizione che colpì gli Uomini nella Prima Era. Si tratta di una mitopoiesi che non elimina il “misterium iniquitatis”, ma che solamente stimola il desiderio di una più profonda comprensione della nostra storia.

Conclusione

Come Tolkien stesso asserì, essendo le storie de “Il Silmarillion” una raccolta di leggende, non sempre è lecita un’interpretazione letterale del testo, come se ci trovassimo di fronte ad un saggio storico. Come riporta “J.R.R. Tolkien, La biografia” di H. Carpenter, quando il grande scrittore era ancora in vita e i fan delle sue opere sollevavano domande su aspetti controversi della storia della Terra di Mezzo, talvolta Tolkien rispondeva: “scopriamolo!”. Era lui stesso il primo a porsi continuamente domande riguardo i misteri o gli aspetti meno chiari dell’universo di Arda. Pertanto, se Tolkien era profondamente convinto che il male non potesse creare alcunché, anche per motivi puramente logistici (solo Dio ha il potere di creare), tanto da sottolinearlo a più riprese nelle sue storie, come fece Melkor a far spuntare dal nulla il primo drago? Un’ipotesi non superficiale sulla genesi dei Draghi non può non tener conto del filo conduttore che unisce le storie di Arda: le cause della caduta. Quindi, non sappiamo in che modo ebbe origine Glaurung, Tolkien non dà alcun indizio al riguardo, ma indubbiamente non si trattò dell’atto creativo “clandestino” di una creatura ribelle. Ne consegue che il drago di Tolkien, nonostante le connotazioni radicalmente “malvagie”, resta una creatura di Dio a tutti gli effetti, per quanto imbestialita dal male fin dalle origini.

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Commenti

1 Commento

  1. Leggo quest’articolo dopo molto tempo dalla sua pubblicazione e ripensando all’origine di Glaurung avrei in mente una mezza teoria.
    Ricapitoliamo:
    – Il male non crea nulla ma solo corrompe
    – Glaurung è il primo drago ma a differenza dei suoi discendenti come Smaug non ha le ali e per questo viene chiamato “Il grande verme” o “Il Verme”

    Glaurung non potrebbe essere solo un semplice verme a cui Melkor “diede da mangiare malvagità” come fece con Carcharoth, il lupo mannaro della storia di Beren e Luthien?
    Non credo stoni molto..

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Author: Alex Pac-Man

Cultura cattolica: Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un lungo cammino, che mi ha portato ad amare il Libro della Genesi e tutto ciò che riguarda la protologia, fino all'esperienza del percorso dei 10 Comandamenti di don Fabio Rosini. La fede cristiana è soprattutto un'esperienza di bellezza, ben lontana dall'ideologia e dall'emozionalità di chi la riduce ad un sterile atto di cieca convinzione. Cultura nerd: Le mie prime idealizzazioni furono plasmate dai capolavori di Shigeru Miyamoto, quali "A Link to the Past" e "Ocarina of Time", che, magari sarà azzardato dirlo, racchiudono in sé un po' tutta l'essenza del mito. Il mio essere un nerdone comincia dall'amore per la narrativa, per il fumetto e tutto ciò che porta alla storia delle storie.

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