“Frozen”: dite adios al Principe Azzurro!
Gli uomini veri sono altri
Ultimamente la Disney ci sta regalando un po’ di sorprese (probabilmente grazie all’influenza della Pixar?).
“Frozen – il regno di ghiaccio” è un film ispirato da “La regina delle nevi” di Hans Christian Andersen. La storia parla di due sorelle, principesse di un piccolo regno, e della sorella maggiore Elsa, nata con dei poteri magici per i quali è capace di comandare la neve e il ghiaccio, cosa che non le renderà la vita facile. Di per sé la storia è semplice, e devo dire anche divertente, ma se non amate i musical dovete armarvi di santa pazienza per non fuggire via dal cinema. Se però resistete per la prima mezz’ora, posso assicurarvi che non ve ne pentirete!
Ciò che più mi ha colpito, e per cui val la pena di vedere il film (so a che state pensando: no, non è l’adorabile pupazzo di neve svampito di nome Olaf) è il messaggio, oserei dire rivoluzionario per la Disney, che passa nella trama. Un messaggio, a mio parere, molto positivo. Già “Rapunzel” (2010) e “The Brave” ( 2012), ci avevano stupito per aver sovvertito un po’ i ruoli tradizionali dei personaggi, ma in “Frozen” il cambio di rotta si fa ancora più evidente.
Possiamo ufficialmente affermare che Frozen segna l’addio definitivo al sogno del principe azzurro, atteso (invano, tks .__.) da generazioni e generazioni di povere ragazzine!
Per quelli di voi che ancora non hanno visto il film e hanno intenzione di goderselo, ci rivediamo dopo la visione, perché state per entrare in una sezione spoiler alert!
L’eroe stavolta, è un ragazzo normale. Non è né la classica bellezza da principe, né aristocratico, né ricco, anzi fa un umilissimo lavoro (il montanaro…), ed è, diciamolo, anche un bel po’ rozzo… ma nonostante l’apparenza non proprio elegante, cela in lui un cuore puro!
Il principe Hans invece, è bello, di famiglia nobile, ed è un ragazzo dai modi gentili, ma dietro l’apparenza impeccabile, nasconde doppi fini e tutt’altro che bontà di cuore. All’inizio del film questa distinzione tra i due non è cosi chiara, anzi è evidente che è stato deciso di mantenere l’ambiguità tra i due ruoli maschili (per quanto è possibile…).
L’ingenua principessina Anna, bisognosa di affetto, infatti perde subito la testa per il principe Hans. Grandi frasi d’amore, balli, danze e fuochi d’artificio (tornando ai musical, qui dovete tenere duro…), celebrano il “nascituro amore”, ma del resto stavolta qui l’enfasi è puramente voluta. È tutto “fantastico”, finché Elsa, la sorella, non dirà “no” (ed a buon ragione) alla richiesta, fatta nello stesso giorno, del loro sposalizio. Da li si scatenerà il putiferio, per via del litigio con Anna, la povera Elsa perderà il controllo dei suoi poteri. Fuggirà cosi via dal suo regno per non essere accusata di stregoneria, rifugiandosi in cima a una montagna.
La sorella andrà in sua ricerca e si imbatterà nel buon Kristoff, che per vivere vende ghiaccio e ha come migliore amico una renna. All’inizio del loro incontro non è per niente interessato alla vicenda, ma dietro l’apparenza burbera nasconde un cuore tenero e ben presto nell’avventura mostrerà il suo altruismo. La scena più carina è, a mio avviso, quella in cui i troll fanno da spot pubblicitario al timido Kristoff, volendolo accasare con l’adorabile Anna.
Non sto a dire tutta la trama, ciò che mi preme sottolineare è la riacquistata umanità della figura del principe, e una spinta ulteriore al ruolo sempre meno “inutile” della protagonista femminile.
Per quel che riguarda le principesse infatti, già dal 1995, da “Pocahontas” in poi, il ruolo della donna, per lo più passivo, era stato sdoganato. Prima di allora, di solito, la principessa di turno si addormentava a oltranza per buona parte della trama, o veniva rinchiusa a fare la calzetta in qualche torre… ma anche quando aveva un ruolo attivo, era quasi sempre votata a conquistare un perfetto sconosciuto del quale si era follemente innamorata senza un motivo apparente.
Al contrario il principe in passato era sempre un uomo senza paura e senza macchia, quando invece umanamente parlando, il vero eroe è colui che, proprio nonostante le sue debolezze, affronta i pericoli per uno scopo più alto: l’amore.
In fondo Anna rappresenta la visione ingenua (e per buona parte, diciamolo, inculcata dai media e dall’intrattenimento) per la quale l’innamoramento è una botta di pazzia tutt’altro che razionale, dove prevale il sentimento. Questa visione infantile dell’amore, è smontata a poco a poco (a tratti simpaticamente derisa), con l’evolversi della storia, dove la principessina vedrà infrangersi le sue illusioni nei confronti del bel Hans, e per esse rischierà persino la pelle. Realizzerà cos’è il vero amore solo quando crederà di essere ormai perduta. Kristoff dal canto suo, dimostrerà il suo sentimento, non tanto salvandola, ma quanto rinunciando a lei per vederla felice. Ma, (il livello di questo spoiler is over 9000!!!) colpo di scena finale, non sarà lo spasimante a farla tornare in vita, ma l’amore che scaturisce da lei stessa nei confronti della persona che, in quel momento, è davvero la più importante della sua vita: la sorella Elsa. Con questo gesto di amore, coraggio e sacrificio, riesce così ad uscire dallo status di classica principessa mossa solo dall’infatuazione superficiale, per diventare un’eroina a tutti gli effetti. Un’eroina degna del suo idolo, ovvero Santa Giovanna d’Arco, che appare di sfuggita in un quadro durante le prime canzoni, forse proprio per ricordarci che le ragazze possono combattere anche per il Bene, e non solo per difendere le proprie sbandate.
In conclusione, Frozen dà un calcio nel sedere al principe azzurro, e ne siamo ben lieti, perché come sappiamo l’uomo perfetto non esiste, spesso ci lasciamo ingannare dall’apparenza perché più appetibile, mentre Kristoff si mostra per quello che è, e anche se non è perfetto è palesemente un bravo ragazzo, e lo dimostrerà con i fatti nel corso della storia e nel tempo. La principessa Anna invece, al contrario degli altri film Disney, è mossa da motivazioni più valide: salvare la sorella, e non darsi anima e corpo per un perfetto sconosciuto.
Insomma possiamo dirlo ufficialmente: Adios Principe azzurro!
PS: Una curiosità: gli autori di “Frozen” sono due, Chris Buck e Jennifer Lee, quest’ultima è la prima regista donna nella storia della Disney, sarà un caso?
Commenti da facebook
15 Gennaio 2014
Ho trovato incantevole Frozen e concordo con l’idea che contribuisca molto a smontare il clichè del principe azzurro… ma devo dire che per me la prima eroina di nuova generazione tra le principesse Disney non è affatto Pocahontas (forse perchè non l’ho mai potuta soffrire;), ma Belle de La Bella e la Bestia. Per lei infatti il destino non ha certo in serbo un amore a prima vista, però Belle ha la capacità di discernimento che le permette di vedere in profondità nelle persone che incontra: si guarda bene dal filarsi il pur desideratissimo Gaston, e finisce per amare un mostruoso “bello dentro”. Ma non solo, Belle secondo me ha una virtù femminile molto “cattolica”: la capacità di redimere l’uomo, rendendo possibile che egli venga toccato dalla grazia e si faccia nuova creatura. Lo sapevate che il vero nome della Bestia è Adam? Non vi sembra che questo meriti fiumi di easygesi?
16 Gennaio 2014
Cara Diletta, non sai che discussione rocambolesca è nata nel nostro staff in merito alla “La bella e la bestia” tra poco esce il film e credo che approfitteremo per farne un articolo (se non ci scanniamo prima! XD), poi magari ci dirai che ne pensi!
24 Marzo 2015
io per esempio ho notato un’altra cosa che nel complesso è passata inosservata ed è un’enorme novità nel mondo Disney. Nelle varie fiabe la principessa “maledetta” rompe l’incantesimo con “l’atto di vero amore” che nei vecchi fasi di Biancaneve, La Bella addormentata nel bosco e lo spassosissimo Come d’incanto si traduce in “ricevere un bacio da chi ti ama veramente.
Ebbene per la prima volta, per rompere l’incantesimo, l’atto di vero amore deve essere fatto e non ricevuto. Una bella differenza…
2 Gennaio 2016
In un’analisi della figura della donna nei film Disney non potete tralasciare Mulan!
3 Gennaio 2016
Il messaggio di “The Brave” è ancora più forte: una principessa che non vuole essere tale, a cui non interessa trovare il principe azzurro ma che vuole scegliere la sua strada e il suo destino e, per farlo, deve soffrire e con la madre imparare reciprocamente ad accettarsi nella loro diversità! Molto bello.