Non domandiamoci se siamo credenti o non credenti, ma pensanti o non pensanti.

— Card. Carlo Maria Martini

Dai giganti di pietra “biblici” alle spensierate ninfomani

Quando il cinema rifiuta la realtà, in favore dell’ignoranza

Normalmente noi di Cattonerd siamo soliti non dedicare troppo spazio alla critica, e preferiamo un taglio più propositivo. Ma questa volta due righe di polemica ce le vorrei spendere anch’io.

La storia dell’arca di Noè… un fantasy ambientalista?!

Naoh

Un tizio armato di lancia che difende la natura… No, non è un druido ambientalista uscito da D&D, ma Russell Crowe in una discutibilissima interpretazione di Noè

Iniziamo dal film “Noah”, criticato sia da diversi appassionati di cinema, inclusi quelli più nerd, che dai vari credenti. Questi ultimi vedono nel film di Darren Aronofsky il solito prodotto di Hollywood che fa disinformazione a discapito della religione, soprattutto di quella più “tradizionale”. In entrambi i casi, “Noah” è stato un po’ da tutti definito come un “fantasy”, tediosamente “ambientalista”. Immancabili le battute anticlericali da quattro soldi sparse qua e là per il web, che bollano “Noah” come un film di genere “fantasy” solo perché tratto dalla Bibbia. Senza mettermi a fare della scontatissima apologetica in difesa dei libro dei libriLa Bibbia., faccio notare solamente un particolare che sfugge forse a molti: il mito del Diluvio universale è presente in tutte le tradizioni religiose del nostro pianeta con le medesime caratteristiche: popoli di giganti, una civiltà antica distrutta da un cataclisma planetario, un’arca che salva il salvabile, eccetera. Vabbè, in fondo perché mai prendere sul serio un mito che si tramanda ovunque su tutto il globo da millenni, con elementi quasi identici? Quale mente funzionante… ehm, malata lo farebbe! (Probabilmente non si può dire lo stesso per chi giudica come “storici” gli scritti di Dan Brown.)

Il principe d'Egitto

Mosè nel “Principe d’Egitto”, uno dei pochi film decenti tratti dalla Bibbia

Piuttosto, la scelta di Aronofsky di realizzare un film che ha praticamente scontentato sia i credenti che gli atei, in favore di una trama apparentemente “ambientalista” e “fantasy”, con un Noè fin troppo contemporaneo nel suo modo di pensare, è davvero così accidentale o poco ponderata? Veramente per Aronofskya la storia originale, tra giganti, civiltà perdute, angeli caduti e castighi divini, non era già sufficientemente “epica” per gli standard di Hollywood? Come un interessantissimo articolo del sito Aleteia fa notare, anche in questo caso ci troviamo di fronte un’operazione tutt’altro che dettata da esigenze cinematografiche: “La chiave segreta gnostica di “Noah” che tutti si sono persi.”“! No, non è dietrologia! L’articolo di Aleteia evidenzia tutte cose piuttosto palesi… almeno per chiunque non sia del tutto a digiuno di esoterismo e cabala.

Da parte mia, piuttosto che “Noah” preferisco “Il principe d’Egitto” e “Giuseppe il re dei sogni“, entrambi della DreamWorks, che hanno dimostrato come non sia così difficile realizzare un buon film, in questo caso di animazione, tratto dalla Bibbia senza dover per forza stravolgere la storia originale così come le Sacre Scritture ce la tramandano.

Ninfomane, malata… e contenta?

La cosiddetta “ninfomania” non esiste, ma tutt’al più c’è la dipendenza sessuale, largamente diffusa nella nostra società scristianizzata, che di solito è piuttosto comune nel genere maschile (il 98% degli uomini?! Temo sia possibile…) e più rara in quello femminile. Vabbè, ultimamente le cose sono un po’ degenerate… ma sorvoliamo!
Il punto è che un altro film che ultimamente ha fatto discutere di sé è stato “Nymphomaniac” di Lars Von Trier, che camuffa un film pornografico da film “intellettuale” e “impegnato”. Sul sito di Losai c’è un articolo che forse questo film lo inquadra meglio di chiunque altro… Ovvero, “Nymphomaniac di Lars Von Trier fa schifo. Ma non si può dire.

Rae

Rae di “Black Snake Moan”, interpretata da Christina Ricci

Anche in questo caso oppongo a “Nymphomaniac” un altro film, che non essendo un “porno intellettualoide” il mondo se lo è già scordato da tempo: “Black Snake Moan” di Craig Brewer, di genere drammatico-musicale, ambientato in uno sperduto sobborgo di Memphis, Tennessee, che tratta del medesimo argomento, quello della dipendenza sessuale. La giovane protagonista, interpretata dalla bravissima e bellissima Christina Ricci, è una ragazza di nome Rae che cerca di sopravvivere al devastante malessere che si porta dentro, dovuto a un trauma di qualche tipo, fino al punto di lasciarsi usare come un oggetto sessuale da qualsiasi uomo le capiti a tiro. Questo comportamento autolesionista porta la ragazza, ormai dipendente dal sesso, a diventare il bersaglio di uomini depravati di ogni sorta che cercano di abusare di lei in modo più o meno consensuale. La salverà Laz, un anziano bluesman afro-americano, interpretato da Samuel L. Jackson, che in virtù della sua fede cristiana farà, con metodi non propriamente ortodossi, quanto è in suo potere per fare riacquistare alla ragazza la libertàEssere schiavi di una dipendenza, almeno a casa mia, non è libertà. e la dignità di una persona. (Non è così in “Nymphomaniac”, dove non c’è alcuna redenzione e avviene l’esatto contrario: per giustificare l’erotomania di tutto il film si dà velatamente la colpa dell’infelicità della protagonista alle convenzioni sociali o ai “tabù” sul sesso.)

“Black Snake Moan” tratta gli stessi argomenti di tanti altri film con pretese più o meno “artistiche-intellettuali”, senza però depersonalizzare la donna con la scusa di una “libertà sessuale” in realtà finalizzata all’erotismo – quella che gli specialisti seri chiamano semplicemente “dipendenza”, conseguente un trauma -, ma cercando seriamente di affrontare un tema tragico e delicato come quella della dipendenza sessuale. Il film resta in ogni caso poco digeribile per tutti… con scene piuttosto forti. Tuttavia non cade mai nel pornografico; anche le scene più crude sono finalizzate a mostrare la grottesca realtà dei giri di depravazione di chi sfrutta questi disturbi comportamentali, riducendo l’altro, in questo caso la donna, a un oggetto senza alcuna dignità.

Conclusione

Pertanto il cinema non è mai “laico” o “neutrale”, ma sempre di parte. Sempre finalizzato a un messaggio, a offrire un punto vista. E ce sono di “buoni”, come quelli che mostrano le cose per come stanno, e di “cattivi” che negano la realtà o la deformano, e magari tentano di far passare la Genesi biblica per una metafora gnosticaO, se preferite, solo un racconto 'fantasy ambientalista'. o le ninfomani per donne sane e più “libere”, quando invece la schiavitù di una dipendenza è solamente che un inferno.

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Author: Alex Pac-Man

Cultura cattolica: Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un lungo cammino, che mi ha portato ad amare il Libro della Genesi e tutto ciò che riguarda la protologia, fino all'esperienza del percorso dei 10 Comandamenti di don Fabio Rosini. La fede cristiana è soprattutto un'esperienza di bellezza, ben lontana dall'ideologia e dall'emozionalità di chi la riduce ad un sterile atto di cieca convinzione. Cultura nerd: Le mie prime idealizzazioni furono plasmate dai capolavori di Shigeru Miyamoto, quali "A Link to the Past" e "Ocarina of Time", che, magari sarà azzardato dirlo, racchiudono in sé un po' tutta l'essenza del mito. Il mio essere un nerdone comincia dall'amore per la narrativa, per il fumetto e tutto ciò che porta alla storia delle storie.

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