Si alza il vento – Recensione
L’amore di Miyazaki per il volo e per i sogni
Noi di Cattonerd siamo stati ieri a vedere l’ultimo capolavoro di Miyazaki, Kaze Tachinu ovvero “Si alza il vento”, e siamo qui a proporvi la nostra recensione!
Sinossi
Il titolo è ripreso dal un verso del poeta francese Paul Valery “Le vent se lève, il faut tenter de vivre” che fu tradotta ed utilizzata dallo scrittore Tatsuo Hori per l’omonimo romanzo autobiografico. Significa “Il vento si alza, dobbiamo provare a vivere”.

Jiro Horikoshi (immagini da ghibli.jpn.org)
La trama riprende le vicende Jiro Horikoshi, ingegnere aeronautico realmente esistito che durante la seconda guerra mondiale progettò i caccia aerei dell’esercito giapponese, gli Zero, e la cui vicenda si fonde insieme a quella dello stesso Hori. La tenerissima storia d’amore con Nahoko è in realtà quella raccontata nel romanzo di cui sopra, tra lo scrittore Hori e una ragazza di nome Ayako Yano.
È un film che attraversa nel profondo l’immaginario del protagonista. I suoi sogni vanno a incrociarsi in questo mondo onirico con quelli di un altro progettista, l’italiano Giovanni Battista Caproni che sarà una figura mentore all’interno del racconto della vita di Jiro.
Jiro infatti, miope fin da piccolo, aspira a diventare un pilota d’aerei, nonostante la sua vista lo tiene con i piedi per terra. In sogno però gli apparirà proprio Caproni, che gli svelerà che volare è sempre stato uno dei desideri più profondi dell’uomo; non il pilota, ma il progettista di aerei è colui che realizza questa aspirazione. Così il piccolo Jiro inizierà a mettere anima e corpo nella realizzazione del nuovo sogno che ha riacceso le sue speranze.
Il film percorre quindi tutta la sua vita, dai primi passi in questo campo, fino ad arrivare a progettare quello che sarà il vanto della aviazione militare giapponese.
La recensione continua dopo il trailer!
Trailer
Recensione
È di certo un film peculiare: ha le caratteristiche delle biografie, evidenzia bene il susseguirsi delle vicissitudini, il ritmo uguale ma sempre in evoluzione della vita, e allo stesso tempo è fuori dalla biografia. Entra nelle visioni irrealistiche (ma non meno cariche di verità per questo) dei dialoghi con Caproni, oppure semplicemente degli obiettivi progettistici ancora non raggiunti. La narrazione è lenta e poetica, in piena contrapposizione con gli standard del cinema americano che per tenere alta l’attenzione del pubblico lo stimola continuamente con montaggi rapidi o continue svolte della trama. Qui invece, possono passare scene e scene senza che succeda “nulla”.
Lo spettatore è invitato ad entrare in armonia con lo spirito del Giappone di quei tempi, là dove nella povertà e nell’arretratezza tecnologica, tutto veniva vissuto giorno per giorno, istante per istante. Vi capiterà così di osservare il protagonista accendersi una sigaretta o passeggiare senza una meta, senza un perché e senza un secondo fine se non quello di vivere con lui quei momenti di pace e di riflessione. I dialoghi, alle volte legati da un formalismo tutto nipponico, vi faranno fare più di qualche risata, alle volte per la loro sintesi ed “ovvietà”, altre volte per la loro forma verbosa ed estremamente educata. Insomma, tutto concorre, dalla sceneggiatura alla colonna sonora passando per l’ottima fotografia, a creare un’atmosfera unica che non troverete in nessun film occidentale.
Certo, vi verrà da chiedervi se quel momento di quiete stia per preparare una tempesta, o se l’interminabile pausa che si sta prendendo un interlocutore per rispondere darà il via ad una svolta alla storia… ma in entrambi i casi la risposta sarà spesso “no”. XD
L’unica nota su cui riteniamo di muovere una critica, è forse proprio la forzatura di fondere due storie così diverse tra loro. Per evitare spoiler, vi diremo soltanto che alcune parti della trama, e le scelte del protagonista, potranno sembrare assurde in visione della storia che parallelamente sta vivendo, troppo assurde anche per un giapponese!
Il vento è in un certo senso il vero protagonista del film, qualcosa che si libra leggero senza difficoltà nell’aria, la caratteristica che Jiro tenta di fa acquistare ai suoi aerei.
Il vento fa incontrare Jiro per la prima volta con il suo futuro amore, e sempre il vento permetterà il loro secondo incontro. Per quanto sia un film che tratta per la maggiore di progettazione di aerei, l’aspetto artistico è fortemente presente. Jiro è un personaggio dalle mie sfaccettature, ed è un ingegnere che progetta con gli occhi del sognatore non col calcolo matematico dell’esercito giapponese, al quale tristemente saranno destinati gli aerei realizzati da lui. Questo è il motivo per cui, anche se la prima parte del film è meno avvincente, tutto risulta scorrevole, con un filo conduttore che si sa che non deluderà lo spettatore.
E così è anche il finale, che ci rivela che il messaggio del film è rinchiuso proprio nella frase iniziale “Le vent se lève, il faut tenter de vivre”, nelle vicende della vita, nonostante si alzi il vento, bisogna vivere.
Conclusione
Rispetto agli altri film dunque questo si presente in maniera molto più “adulta”, tant’è che sembra a volte di ritrovarsi davanti ad un film con tanto di attori piuttosto che di fronte ad un cartone animato stile Miyazaki. Comunque nonostante i tratti più maturi, come detto in precedenza, rimane l’alone sognante tipico delle sue opere, seppur lo ammetto (parere personalissimo), di tutti i suoi film i miei preferiti continuano a rimanere “Il Castello Errante di Howl” e “La Città Incantata”.
Ad ogni modo, se non vi spaventa una narrazione lenta e costante, andate assolutamente a vederlo! Non solo perché è un film stupendo, ma perché riuscirà, a prescindere dalle tematiche, a farvi uscire dalla sala leggeri leggeri, proprio come il tanto declamato vento nella pellicola ;)
E a voi, è piaciuto?
Commenti da facebook
12 Dicembre 2014
Per come la vedo io, Si alza il vento è semplicemente un capolavoro.
25 Gennaio 2015
Che dire, un film veramente bellissimo… mi ha fatto molto pensare sul realizzare i miei sogni, e sul non soffrire per la perdita della persona che amavo: penso che la maturazione di Jiro stia proprio nel continuare a vivere anche senza Nahoko. Conservando il ricordo di lei nel suo cuore, certo, ma allo stesso tempo essendo forte e andando avanti. È un film che mi ha molto commosso, e che non dimenticherò mai.