Child of Light: il Vangelo come fiaba videoludica
Artistico e teologico, un videogioco avvincente e allegorico
Sconfiggi con la fede la paura, / colma di speranza questa via dura! /
Non temere affrontando l’oscurità sì truce, / vai avanti con l’amore, Bambina della Luce!
Sviluppato da Ubisoft ed uscito in tutto il mondo per diverse piattaforme il 30 aprile 2014, “Child of Light” si presenta come una perla nel mondo dei giochi di ruolo, in termini di realizzazione, gameplay e trama. Localizzato in italiano con sottotitoli e il doppiaggio della narrazione della storia, i dialoghi sono interamente scritti in versi, seguendo l’esempio della narrazione favolistica di età classica (Fedro), ma scegliendo una struttura fiabesca in tutto simile a quella dell’analisi morfologica di Propp (Morfologia della fiaba, 1928), con una chiara propensione per lo stile e le tematiche fantasy, solitamente sfondo della maggior parte dei videogiochi di ruolo.
L’inizio della storia
Nel prologo “Child of Light” è ambientato nell’Austria del 1895, dove Aurora, una duchessina dai lunghi capelli rossi, partecipa al matrimonio del buon padre vedovo con una misteriosa donna, celebrato nella cappella del castello il Venerdì Santo. Come il detto popolare afferma ”Nè di venere né di marte ci si sposa né si parte”, figuriamoci, come il giocatore cristiano (o almeno accorto) potrà pensare, se ciò accade nel giorno della morte di Cristo, giorno di lutto, in cui non è celebrata la Santa Eucaristia.
Infatti la piccola Aurora, una volta coricatasi, sembra all’indomani non riuscire più a svegliarsi, con grande dolore del padre che si chiude in uno stato di depressione, lasciandosi lentamente morire per l’improvviso accaduto.
In analogia all’episodio evangelico della figlia di Giairo narrato in Mc 5, 21-43, Aurora invece “dorme la morte” nelle terre fatate di Lemuria. Qui scopre di essere stata scelta dalla Dama della Bosco per una grande missione: dovrà sconfiggere Umbra, la Regina della Notte, la quale ha sottratto le stelle, la luna e il sole da questo mondo magico, e dovrà agire in fretta se vuole risvegliarsi e tornare al proprio mondo.
Il viaggio per Lemuria
Guidata da Igniculus, un lucciolo guardiano della luce, lungo la sua strada incontrerà diversi personaggi che dovrà aiutare e che quindi la sosterranno nel viaggio che l’aspetta: similmente a Cristo, la bambina compirà dei veri e propri piccoli miracoli che le guadagneranno altri sei compagni di squadra, ognuno con un suo background breve ma ben delineato.
Le diverse avventure che dovrà affrontare faranno maturare la piccola, che, dopo aver liberato le stelle e ottenuto le ali, si confronterà con i temi spirituali più importanti, come la gioia e il dolore (Rubella e Tristis), la paura e il coraggio (Finn), i sentimenti (Robert), la vendetta e il perdono (Gen), l’onta e l’onore (Oengus), il senso stesso dell’esistenza (Golem), fino a toccare le somme coppie dialettiche tenebre-luce, morte-vita, odio-amore, peccato-redenzione nelle battute finali contro le forze del male.
Significativo nell’economia della storia è il tradimento (similmente al bacio di Giuda) subito ad opera della “sorella” Norah, che si rivela essere Nox, una spia di Umbra, e che la vende all’oscura sovrana confinandola nelle prigioni. La prigionia sarà provvidenzialmente un’occasione per affrontare un’altra serva di Umbra, Cordelia/Crepusculum, e liberare gli altri prigionieri e infine il potere della luna, che farà diventare adolescente la bimba, sbloccandole nuovi poteri.
Il confronto invece con Norah/Nox avverrà in fondo ad un palazzo sottomarino, dove l’ingannatrice teneva legato il sole. Lo scontro avrà successo, ma l’improvviso intervento della stessa Umbra, che si rivela essere proprio la donna che ha sposato il padre di Aurora, che l’ha avvelenata e ha lentamente fatto deperire il marito, sembrerà definitivamente aver ucciso la giovane, tuttavia non tutto è perduto, come la storia di Gesù ci insegna.
Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato. (Gv 11, 4)
Talitha kumi – Alzati fanciulla (Mc 5, 41)
La battaglia finale
Infatti il sacrificio di Aurora per proteggere i suoi amici (cfr. Gv 15, 13 “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.”) e le preghiere di questi faranno apparire la Dama del Bosco, che si rivelerà essere la madre di Aurora scomparsa e designerà la figlia come nuova sovrana di Lemuria, facendola resuscitare – analogamente al dono dello Spirito a Cristo di Rm 8,11 – nella forma di giovane adulta (forse proprio 33enne), in abiti bianchi quasi trasfigurati (cfr. Mt 17,2), pronta ad affrontare la luciferina usurpatrice Umbra.
Come anche le sue figlie, per affrontare Aurora Umbra assumerà significativamente una forma di drago-serpente (in perfetta sintonia con l’etimologia – che traduce sia drago che serpente – del termine greco drakon, usato per indicare la forma – serpente nella Genesi, drago nell’Apocalisse – in cui si manifesta il demonio).
Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell’Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui (Ap 20, 1-3)
Lo scontro sarà durissimo, ma similmente alla resurrezione di Gesù e alla battaglia finale del Libro della Rivelazione, Umbra verrà sconfitta esattamente come quello che rappresenta, ovvero ”il principe di questo mondo” (Gv 12,31) e “l’ultimo nemico, la morte” (1 Cor 15, 26) allo scoccare di quello che nel mondo degli uomini è proprio il giorno di Pasqua, chiudendo quella che ora è chiaramente svelata come una rappresentazione fiabesca della morte, discesa agli inferi e resurrezione di Cristo e della sua vittoria, che si ripercuote anche sulla Terra, salvando il padre di Aurora dalla morte e il suo ducato dalla distruzione.
La fiaba termina con il regno felice di Aurora sui due mondi che ha appena pacificato e sulla sua riunione col padre nell’eredità materna insieme ai suoi amici. (cfr. il riferimento trinitario Gv 17, 11 “perché siano una cosa sola, come noi.”).
Child of Light quindi non potrà che essere per sempre una pietra miliare nell’ambito della narrazione allegorica biblica, oltre che una pietra preziosa nel campo dei videogiochi di ruolo.

Da bambina ad adulta
Il messaggio della Figlia della Luce
Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore. (1 Cor 13, 11-13)
Per maggiori informazioni sul videogame, potete andare sul sito ufficiale
Commenti da facebook