Interstellar: Dobbiamo tornare a guardare in alto
E quindi uscimmo a riveder le stelle
Interstellar è un film sulla vocazione, sul significato dell’amore e la genitorialità… o almeno questa è la lettura che mi è balenata davanti agli occhi durante la visione del film.
Qui però tratterò soltanto l’aspetto che sprona gli uomini a rialzarsi, a non limitarsi a sopravvivere, ma Vivere.
Per chi lo ha visto, forse sarà sembrato l’ennesimo colossal che tratta il riscatto dell’umanità che si salva da sola. E forse è così. Ma ci ho visto di più. Sì perché ha di buono che esalta l’umanità nella sua accezione più nobile, quella di saper Amare, e non umanista e (ir)razionalista. Del resto lo diceva anche il Papa parlando degli atei:
“Siamo creati figli con la somiglianza di Dio e il sangue di Cristo ci ha redenti tutti! E tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene. E questo comandamento di fare il bene tutti credo che sia una bella strada verso la pace. Se noi, ciascuno per la sua parte, facciamo il bene agli altri, ci incontriamo là“
E allora non posso che volere Bene ad un film che ricorda a chi non crede, che è l’Amore la stella polare da inseguire…
Riassunto semi-serio della sinossi di Interstellar
Cooper è un ex ingegnere, ex astronauta, ex marito (vedovo), e per non rischiare di diventare anche ex padre ed ex vivo, decide di partire per una missione spaziale segreta alla ricerca di un nuovo mondo adatto alla vita, come ad esempio l’assenza leggi di restrizione contro l’immigrazione clandestina interplanetaria. Il nostro pianeta infatti, in un futuro non troppo remoto, sarà devastato da una piaga di origini sconosciute (si accenna al riscaldamento globale colpa degli eccessi del XXI secolo), che sotto forma di una nube di sabbia a-la sigla di Ken il guerriero, ha ucciso la maggior parte della popolazione terrestre, gli animali e le coltivazioni, lasciando in vita, anche se per poco, il mais.
Perché si muore
Il film parla non solo di morte del pianeta, ma anche di morte intesa come rassegnazione. Si parla di resurrezione, di tornare a vivere. ed infatti la missione a cui parteciperà Cooper, è chiamata Lazarus.
Il mondo che Cooper lascia infatti sta morendo, e non solo per la piaga, ma anche per la mentalità dell’unica nazione sopravvissuta, ormai così spaventata dalla situazione attuale, che si ritrova a costringere i pochi abitanti ad essere tutti contadini.
Il colloquio con i professori della figlia Murph (in onore della legge di Murphy), è emblematico in tal senso. Rimproverano alla piccola di aver portato in classe un libro che parla dell’allunaggio. Sì perché, per paura che le persone sognassero ancora di viaggiare nello spazio, i libri scolastici sono stati “aggiornati” raccontando che era tutta una finzione per vincere la guerra fredda contro la Russia. Quest’ultima, secondo la rilettura storica, gelosa dei (finti) successi degli Stati Uniti, avrebbe sperperato le sue risorse in missioni in realtà impossibili. “C’è bisogno di agricoltori”, dicono a Cooper, “non di ingegneri”.
Un’assurdità non trovate? Come se un giorno vi ritrovaste a dover andare a parlare con i maestri dei vostri figli, e di sentir parlare della differenza tra maschio e femmina come se fosse un retaggio di una cultura oppressiva! “Abbiamo bisogno di uguaglianza, non della realtà”, vi direbbero. Per fortuna noi viviamo in un mondo vivo, queste cose da noi non capitano vero?… coff coff
Dirà poi Cooper al suocero, nella veranda sempre più insabbiata dalla piaga: “Ci siamo sempre distinti per la nostra capacità di raggiungere l’impossibile. E ci ricordiamo di questi momenti. Quei momenti in cui puntavamo a mirare sempre più in alto, per rompere le barriere, raggiungere le stelle, e rendere conosciuto l’ignoto. Ma abbiamo perso tutto. O forse ci siamo scordati di essere ancora dei pionieri. E che i nostri più grandi successi non possono essere dietro di noi, perché il nostro destino è sopra di noi“.
Questo capita quando le nostre decisioni sono dettate dalla paura… ma qual è l’alternativa?
Smettere di sopravvivere
“L’umanità è nata sulla Terra. Ma il suo viaggio potrebbe non finire qui”
Questa è la tagline del film e dopo aver visto il film, non ho potuto leggerci messaggio più azzeccato.
Noi non siamo vivi per essere della Terra. Tutte le volte che ci convinciamo che la vita sia tutto qui, è proprio lì che smettiamo di vivere pienamente. No, non mi riferisco al riempirsi le giornate, e le nottate, di divertimenti e di esperienze fantastiche, perché quello è solo un altro modo di affermare lo YOLOYou Only Live Once - Tu vivi una volta sola. E lo YOLO nasce sì dalla (questa volta sana) paura di aver sprecato la vita, ma risponde a questa necessità riducendo l’esistenza ad un buffet all you-can-eat, spesso di cibo all’apparenza gustoso ma che spesso è di infima qualità… e che porta alle volte ad indigestioni, malanni o peggio.
No. Siamo chiamati ad Altro.
Partire per la volta celeste
Copper per salvare la sua famiglia mette a repentaglio la propria vita in una missione, forse mortale, partendo per lo spazio alla ricerca di una nuovo mondo per i suoi cari.
Cristo per salvare tutti noi, sale sulla Croce, resuscita, e torna al Cielo (Atti 1,3-11) perché la nostra vita è per Lì che è preparata (Giov 14,2-4).
Nel film, il piano B della missione Lazaurs, è lasciare morire la popolazione terrestre e salvare solo quella che è la specie umana, colonizzando il nuovo pianeta con persone prodotte in laboratorio.
Così anche tu, quando avrai abbandonato l’idea che sei destinato a qualcosa di più alto, ti rassegnerai a credere di appartenere alla terra. Cercherai, soluzioni alternative per renderti la vita sul pianeta morente meno aspra, con palliativi e distrazioni. Ma sarà solo finzione, e imitazione della Gioia vera.
I professori condannano i figli di Cooper a non avere altra scelta che essere agricoltori. Tolgono loro altre possibilità perché esse vengono stigmatizzate come “pericolose” o addirittura folli, e per farlo sono costretti a raccontare frottole sul presente e sul passato.
Così moriamo quando inseguiamo le ideologie, soprattutto se mascherate da pragmatismo, e ci si dimentica della Verità, spacciandola per illusione. Ti diranno così che “C’è bisogno di persone con i piedi (incatenati) per terra, non di Santi”. “I Santi”, ti diranno poi, “sono roba da medioevo, e il medioevo è un’epoca buia”. Già… proprio come l’allunaggio non è mai avvenuto…
Ma non credergli. O almeno metti in dubbio tutto questo, e datti la possibilità di scoprire che sei molto di più di un animale che vive, si riproduce (se tutto va bene) e muore (quello è sicuro c’è poco da fa e non ti toccare che è peccato! ahhaha), con la sfiga ulteriore di quell’ingombro che si chiama auto-coscienza. Possibile che tu sia solo un essere sfigato, che l’evoluzione ha deciso di scherzare, ponendogli un bisogno di qualcosa di grande che in natura non esiste?
“E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce.”Non andartene docile in quella buona notte
di Dylan Thomas
e ci metto anche Guccini
“…e voi materialisti, col vostro chiodo fisso,
che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;”
E allora, provaci, alza lo sguardo per vedere le stelle e pensa, anche solo per un attimo, che sei chiamato a qualcosa di meraviglioso, di grande, di infinito: il Cielo.
P.S.
Ah, se pensavate che questa fosse una recensione… beh… non è così. Però, cerco di venirvi incontro: M’è piaciuto molto, andatelo a vedere.
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