Se non avete letto Il Signore degli Anelli, avete vissuto a metà!

— Don Fabio Rosini

I 10 Comandamenti di Benigni, Parte 2: Promossa, o no?

Roberto tocca note altissime, ma alle volte stecca. Eppure…

Roberto Benigni i 10 comandamenti

Le avrà rotte come le prime tavole di Mosè?

È andata in onda ieri sera l’ultima puntata della serie “I Dieci Comandamenti” di Benigni. Se volete sapere cosa ne pensiamo della prima parte, c’è un articolo pronto per voi:
I 10 Comandamenti di Benigni – Prima Parte: Promossa ma…

Noi cattolici sapevamo che, nonostante qualche frecciatina contro Santa Romana Chiesa già scoccata nella prima puntata, nella seconda parte ne avremmo potute sentire di cotte e di crude, e purtroppo così è stato.
Devo ammettere che, arrivati al VI Comandamento, dentro di me ci sia stato un flusso anomalo di sangue verso il cervello. Già… ma poi, a mente lucida e dirigendo il suddetto sangue verso il cuore, mi sono preparato a scrivere quanto tra poco leggerete.

Premessa per i cattolici

Immaginatemi in ginocchio, con le mani giunte, e con gli occhi à la gatto con gli stivali di Shrek. Vi chiedo con tutto il cuore di leggere questo articolo mandando giù quel groppo che avete in gola. Ce l’ho avuto pure io – ve lo assicuro – ma prestatemi orecchio (gli occhi in questo caso) accantonando rabbia e giudizi già formulati.

So benissimo che le accuse fatte alla Chiesa, arrivate al VI Comandamento, sono molto gravi.
So benissimo che la Chiesa non ha mai detto, al contrario di quanto dice Benigni, che il sesso fa schifo, né tantomeno ce l’ha con la donna o con il piacere. Ne parlerò più avanti, ma vi chiedo per il momento di chiudere un occhio, forse anche tutti e due, e di lasciare aperti quelli di Dio.

C’è un dettaglio molto importante che dovete sapere; la lettura che Benigni fa ne “I 10 Comandamenti”, in realtà non è cattolica, ma ebraica! Questo spiega come mai, secondo lui, alcuni Comandamenti sarebbero stati “manomessi” dalla Chiesa! Quello che manca in realtà a Roberto, dal nostro punto di vista cristiano, è il compimento degli stessi Comandamenti, ovvero Gesù Cristo. Per Benigni infatti Gesù sembra una semplice postilla, un altro profeta che non fa altro che aggiungere un nuovo Comandamento “più bello e alto degli altri “(ovvero Luca 10,27). Ma questo, per noi, è limitativo. Cristo non è venuto solo a rendere “gli altri Comandamenti un commento all’ultimo” ma a portare le Parole del Padre ad un livello ancora più alto.
Una cosa è mangiare un ottimo piatto con la degustazione di un vino che ne esalta i sapori. Altro è mangiare quello stesso piatto e, una volta finito, bere quel vino a parte. Non funziona allo stesso modo, se ne perde la vera efficacia.

È un errore imperdonabile questo? Riflettendoci… no. Calmi, mi spiego subito.

Noi sappiamo, e nelle discussioni con la gente che si improvvisa teologa lo ribadiamo spesso, che i versetti della Bibbia necessitano di essere contestualizzati. Bene, allora…

Contestualizziamo il programma

In che epoca è stato trasmesso lo spettacolo?
La Bibbia narra la storia di pedagogia che Dio applica ad un popolo che si è allontanato da Lui. Narra dei metodi utilizzati per insegnargli a fare i primi i passi fino a camminare verso il Cielo. Anche le leggi di Dio variano in base alla maturità del popolo che ha davanti (e questo è un parallelo con il nostro percorso di Fede). A riprova di quanto appena affermato, Gesù in persona afferma che alcune leggi erano state dettate in un determinato modo solo perché il popolo aveva ancora un cuore di pietra (Matteo 19,8). Insomma, tornando a noi, in questa nostra epoca del “Dio assente”, del moltiplicarsi degli idoli, di una nuova schiavitù d’Egitto, forse è proprio il caso di riavvicinare le persone al Padre ripartendo dalla pedagogia divina dell’epoca che più assomiglia alla nostra.

Vi ho convinti? Lo spero, ma nel caso non fosse così, almeno prego che abbiate capito che non la sto buttando sul chissenefrega, ma su qualcosa di concreto da cui ripartire.

Partiamo dagli scivoloni

Piccola frecciatina sul Comandamento “Non Uccidere”: Roberto cede alla fine nell’ammettere che è legittima l’autodifesa, come le guerre di liberazione. E allora perché se la prende tanto con le crociate?

Sul VI Comandamento purtroppo Benigni ne spara di grosse. Arriva ad affermare che la Chiesa si è inventata cose che nella Bibbia non ci sono. Cita due peccati in particolare: la masturbazione e i pensieri erotici.

Come ogni buon cattolico dovrebbe fare, parto da un mea culpa. È vero che da un punto di vista pastorale la Chiesa non sempre è stata all’altezza della situazione per quel che riguardava il sesso. Se nei secoli più addietro, a dirla tutta, era all’avanguardia (checché se ne dica), il patatrac è avvenuto dall’esplosione del libertinismo in poi passando per la rivoluzione sessuale (ma ci stiamo riprendendo eh!). A livello di catechismo insegnato, ci siamo chiusi sulla difensiva e sulla prevenzione. Abbiamo messo, come si suol dire “il carro davanti ai buoi”. Da una parte però, capisco l’apprensione. Quando si ha un fuocherello davanti, si ha tutto il tempo di insegnare tranquillamente al bambino perché è meglio non toccare la fiamma, poiché il massimo che gli può succedere è di scottarsi lievemente. Quando invece intorno hai un incendio, non puoi far altro che correre a bloccarlo. Ti preoccuperai solo dopo, quando lo avrai messo in salvo, di spiegargli il perché dell’imposizione. Con il sesso abbiamo un po’ fatto così. Prima si è cercato di bloccarlo senza dare grosse spiegazioni, nella speranza che i ragazzi e le ragazze non si facessero del male “giocando”, e siamo rimasti fermi nella ancor più vana speranza che i pargoli, finita l’adolescenza, tornassero a farsi spiegare da catechesi per adulti il perché di tale blocco. Insomma, la nomea di “repressi”, per quanto ingiusta, ha qualche fondamento. Se non ammettiamo questo ci chiudiamo al dialogo e quindi alle possibili chiarificazioni!

Ma davvero la Chiesa si è inventata “gli atti impuri”? Ovviamente no.
In questo frangente Benigni dimostra che le sue “ricerche” sulla Bibbia fanno acqua da tutte le parti.
Prova lampante è che, sia nell’anteprima dello spettacolo della prima puntata che durante questa seconda puntata, affermi di conoscere benissimo “la pagina” di una frase nella Bibbia… anche un ragazzino del catechismo sa che la Bibbia è suddivisa in versetti e che il numero delle pagine non ha alcun valore! Le ha fatte veramente queste ricerche o il testo, che anche lui afferma non essere suo, era un po’ pilotato da altri? A voi la sentenza!
Ma torniamo al comandamento: Disperdere il seme era già considerato sbagliato nell’Antico Testamento, ma Gesù, che non si cura dei principi moralistici, mostra la via di nobiltà più alta e di libertà totale dell’uomo. “Non commettere atti impuri” infatti è stato messo per riassumere il vero senso del Comandamento “Non commettere adulterio”, che è molto più ampio di quello che racconta Roberto: È il Comandamento che non parla solo della fedeltà, ma anche delle purezza di cuore! (Matteo 5,28)

Insomma, Benigni afferma una aspetto giustissimo all’inizio, ovvero che questo Comandamento nel tempo si è allargato. Ecco! Bravo… solo che si è allargato più di quanto Roberto abbia capito… ma forse è giusto così, forse il pubblico non è ancora pronto per il passo successivo. In fondo, bisogna dargliene atto, è stato il primo che in TV, da chissà quanti anni ed in prima serata, ha detto “Che è vietato fare sesso fuori dal matrimonio” (che poi è la famosa fornicazione :P), e non tanto per la morale, ma per un principio di responsabilità, fedeltà e amore, qualità che per loro essenza devono essere per sempre! La vera castrazione non è nel rimandare il sesso, ma nella sessualità che non si vuole donare completamente.
Scusate se non è tutto, ma non è neanche poco!

Leggete poi la stupenda citazione che Benigni estrapola dal Talmud:

“A una donna che si ama si perdonano persino le corna. A una donna che non si ama più non si perdona nemmeno una minestra salata.
State molto attenti a non far piangere una donna: poi Dio conta le sue lacrime!
La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai suoi piedi perché debba essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale… un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata.”

Questo stesso passaggio fu ripreso anche da San Tommaso d’Aquino, che lo ha quindi perpetuato come pilastro della fede cattolica. La donna per il cristianesimo è qualcosa di più nobile di quanto non fosse nell’ebraismo, questo grazie a Maria, colei che riscattò Eva, e che venne (secondo la tradizione cattolica) incoronata Regina dei Cieli. Non vado oltre perché delle accuse di misogina ne abbiamo già parlato nell’articolo su DOGMA.

Torniamo alle cose belle

Come abbiamo già detto, a Roberto Benigni con i suoi “I 10 comandamenti” va riconosciuto il coraggio di portare in TV valori che oramai si sono persi nel vento. Onestà, fedeltà, castità (sì la prende in giro ma poi fa marcia indietro), famiglia, figli… e la coscienza!!! Ma soprattutto il dominio di sé sopra agli istinti e ai desideri perversi.

Vi sembra roba da niente?

Siamo bombardati da messaggi che stimolano i nostri appetiti e il nostro egoismo. Viviamo in una cultura edonistica che vuole l’uomo schiavo dei suoi più bassi istinti perché colui che insegue le sue voglie è facile da governare come un somaro che insegue la carota del cocchiere! E in quest’epoca che cosa ti va a dire Benigni davanti a milioni di spettatori? Che la felicità ce l’abbiamo già – va solo trovata – e non è nel prendere o nell’appagare i nostri capricci, ma nel donarsi e nell’amare il prossimo. E chi gliel’ha detto? Non qualche santone newage o un filosofo umanista, ma Dio!

Come non commuoversi quando ci ricorda una particolarità bellissima dei Dieci comandamenti, ovvero che iniziano con “Io Sono…”, e finiscono con “… il tuo prossimo”. Spiegatemi come può non sussultarvi il cuore (nonostante gli insulti) nell’udire questa Verità, sapendo per giunta che è stata urlata a tutta la nazione! Verità che ricorda questo passo del Nuovo Testamento:

Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. (1Giovanni 4,20).

Applausi, davvero, sinceri.

Accantoniamo (anche se mi piange il cuore dirlo) i suoi attacchi alla Chiesa. Mi disse una volta un saggio prete che a difenderLa ci pensa Dio, mentre a noi spetta il compito di curarci del prossimo. E chi lo sa… forse il nostro prossimo, che ha seguito la trasmissione, da ieri sera è un po’ più vicino a Dio. Del resto, ricordiamocelo, a distruggere Santa Romana Chiesa ci hanno provato imperi, dittature e lobby, ma tutti hanno fallito (ce lo aveva promesso Gesù no? Matteo 16,18). Le battute e gli strafalcioni di Roberto non la scalfiranno, ma il resto del programma, se lo aiutiamo con un po’ di Carità cristiana e il perdono, potrebbe portare buoni frutti… perché no?

Conclusione

Con i suoi “I 10 Comandamenti” Benigni fa un miracolo nonostante i soliti scivoloni che avremmo preferito evitasse… ricordiamoci del resto che Mosè non solo era balbuziente, ma di errori ne ha commessi un bel po’, e nonostante tutto è riuscito a portare il suo popolo verso la Terra Promessa. Come ha fatto? Con l’auto di Dio ovviamente.

Quello che manca di più nella sua trasmissione, quasi sicuramente, è stato proprio il non ricordare al suo pubblico che Dio non ci abbandona con delle buone regole da seguire. Non ci ha dato il libretto delle istruzioni per poi andarsene in vacanza. Non è stoicismo né moralismo. È Amore quello che ci indica, e poiché ci ama ci segue e ci sorregge!
Purtroppo (o per fortuna se avete letto la premessa), la sua interpretazione dei Dieci Comandamenti è limitata alla lettura ebraica (in versione comunque tagliuzzata e con qualche aggiunta di cristianesimo). È quindi manchevole della Provvidenza, dello Spirito Santo e della Misericordia Divina. Lo dimostra Benigni quando afferma che la frase più assurda mai pronunciata dal Figlio di Dio, “Ama il tuo nemico”, è troppo alta per noi. Certo che lo è mio caro Roberto, ma noi non siamo soli e non siamo lasciati a noi stessi! Con l’aiuto di Dio ci possiamo arrivare insieme, e da lassù, te lo possiamo assicurare, la vista è ancora più entusiasmante di quella che già vedi!

Benigni chiude lo spettacolo con una poesia che domanda “Che cosa c’è di buono in tutto questo?”. Io rispondo che (forse) Roberto, in questo potente spettacolo che continua, ha contribuito con un suo verso, e che spero che non sia l’ultimo per lui e per il suo pubblico; perché i Dieci comandamenti (quelli cristiani) hanno ancora tanto da insegnare, da mostrare e da illuminare.

Invito tutti ( che il mio articolo vi abbia convinti o meno) a pregare per il percorso di Fede di Roberto Benigni e per quello dei suoi fan.

Un ultimo consiglio

Per chiunque abbia sentito dentro di sé che c’è del vero nei Comandamenti di Roberto, rinnovo il mio invito a fare un passo ulteriore in questo cammino di scoperta, andando a seguire i percorsi delle 10 parole più vicini a casa vostra.

P.S. La questione dei 4 milioni di cachet per Benigni è una bufala. Non cadete nei tranelli di chi vuole distrarvi.

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10 Commenti

  1. Benigni ha spiegato i dieci comandamenti da un punto di vista più ebraico che cristiano, motivo per cui non ha usato la sapienza del vangelo per poter andare più in profondità nel senso della legge di Dio. Si è notato ciò sia nel V, dove ha affermato che è “imperdonabile” colui che commette un omicidio” (la Misericordia per chi si pente davvero dov’è andata a finire?), che nel VI comandamento, dove è evidente che non ha saputo carpire il vero significato di “non commettere atti impuri”, che non è semplicemente “non mettere le corna alla moglie”, ma ama il tuo prossimo con un cuore puro, nobile, casto. Oltretutto, che la Chiesa in passato abbia puntato troppo l’accento sulla questione della masturbazione forse sarà pure vero, ma che non sia normale o sano ammazzarsi di autoerotismo e che quest’ultima cosa cozzi un bel po’ con il dominio di sé e con l’imparare ad amare in modo puro, liberi da qualsiasi forma di bramosia sessuale che riduce l’altro ad un oggetto, è semplice buon senso. Cioè, non c’è bisogno di scomodare la Chiesa, perché volendo pure un buon sessuologo sostiene la medesima cosa. Sul VII invece non ha centrato pienamente il discorso, focalizzandosi troppo sulla questione della liberazione della schiavitù, altro tema molto caro al popolo ebraico, che però non amplifica a pieno questo comandamento. In realtà il VII parla essenzialmente dell’amministrazione dei propri beni. Ovvero della carità cristiana. È rubare anche tenere per sé i propri beni mentre l’altro che ci è accanto muore di fame. Pertanto un ricco che non aiuta il suo prossimo è un ladro.
    Infine sulla questione dei desideri belli, buoni da contrapporre ai desideri sbagliati, se non si affronta la questione del peccato originale, quindi della natura deviata dell’uomo, non si possono comprendere a pieno le ragioni di questa conflitto interiore dell’uomo. Ma dal momento che il discorso di Benigni ignora quasi volutamente la Dottrina Cattolica, resta incompleto.
    Nell’insieme, la sua resta una bellissima testimonianza di fede; e, senz’altro, tutti coloro che non hanno mai avuto modo di fare un percorso come quello delle Dieci Parole di don Fabio Rosini, avranno sicuramente percepito dalle parole di Benigni una realtà completamente nuova: il bellissimo volto di un Dio ancora sconosciuto ai più – un Dio innamorato di noi, tutto da scoprire.

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  2. Benigni mostra come la ricerca personale sincera, l’esperienza vissuta, il discernimento personale aiutino ad entrare in dialogo con Dio. Aiutino a far “incarnare” la Parola di Dio. Non servono le etichette di Rosini o chicchessia…senza nulla togliere a loro. Aiutano ma ci sono mille strade. Mi ha stupito dove sia arrivato Benigni solo sull esperienza vissuta. Le teorie non servono. Serve la vita vissuta. Inoltre avrà fatto scivoloni o imprecisioni, ma è un uomo di cultura. Concordo su tutto ciò che ha detto sulV comandamento. Ovvio si parla di dominio di se ma questo non toglie come la Chiesa per secoli abbia associato sesso a peccato. L apertura è arrivata negli ultimi decenni.

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  3. Anch’io sono stracontento che Benigni si è avvicinato a Dio per mezzo della Bibbia. Però ricordiamoci che senza la Chiesa quella visione dell’amore così alta, nobile, romantica e spirituale, a cui ormai la letteratura ci ha abituati da secoli – come la “Divina Commedia” tanto cara a Benigni – semplicemente non esisterebbe. Secondo me si confonde quel che dice il Magistero, che ha sempre sostenuto che la sessualità è un dono di Dio, con il pensiero eccessivamente moralista di una parte della Chiesa, inclusi alcuni laici, che reagirono male alla perdita dei valori – il libertinaggio – e alla cosiddetta “rivoluzione sessuale”, arrivando a vere e proprie forme di sessuofobia, soprattutto nel sud dell’Italia. In realtà c’è sempre stata da parte di alcuni cristiani questa propensione ad “imporre” una vita casta agli altri piuttosto che ha proporre la bellezza di un amore puro, vissuto secondo una visione nobilitata della sessualità e del rapporto tra uomo e donna. Ma da nessuna parte il Magistero della Chiesa ha mai affermato che vivere la propria sessualità è peccato. Oltretutto c’è un altro aspetto da tenere in considerazione: i cristiani del secolo scorso, soprattutto quelli del difficile periodo post-bellico, spesso hanno fatto l’errore di imporre i valori cristiani, senza nemmeno trasmetterne il senso profondo che c’è dietro. Questo ha generato frustrazione nei loro figli, in cui è fermentato il desiderio di ribellione del ’68. La profonda trasformazione della società, avvenuta nella metà del secolo scorso e tuttora in corso, ha contribuito fortemente a creare una ulteriore incomprensione. Solo di recente la Chiesa è riuscita ha rielaborare il proprio linguaggio per adattarlo a quello delle ultime generazioni, di cui i 10 comandamenti di Rosini sono indubbiamente un buon esempio. Gran parte delle cosiddette “colpe” della Chiesa, in realtà, sono solo fraintendimenti. Benigni quando dice che la Chiesa si è inventata il comandamento “non commettere atti impuri” in realtà dimostra di non conoscere cosa dice il Vangelo e cosa da sempre sostiene il Magistero. Per il resto, sono felicissimo anch’io che abbia trovato la bellezza di Dio. Tutto qui.

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  4. E’ un bell’articolo, ma penso sia fin troppo ottimista. Perché la Parola di Dio, almeno per noi cattolici, non può che passare per Gesù Cristo. Quindi, se anche le parole di Benigni arrivassero alle orecchie di coloro che più di altri si sono fatti prendere la mano dalle mode del mondo, otterremo – da una parte – un passo avanti, ma – dall’altra – avremo un passo indietro per via di quel che è stato omesso (colpevolmente, perché – quando gli ha fatto comodo – il nostro saltimbanco ha citato eccome i Vangeli scritti dai primi apostoli di Gesù!) e per le accuse a vanvera contro la Chiesa (QUANTA IGNORANZA O MALAFEDE CI VUOLE per “affermare che la Chiesa si è inventata cose che nella Bibbia non ci sono”?), che resta – per quanto “ferita” e umiliata dai nostri peccati – il Corpo di Nostro Signore. In questo modo NON si “evangelizza”, ma si portano le persone a una religione “fai da te”.
    Quindi, NON ritengo si possa accettare che la verità si mescoli alla MENZOGNA, pur di “risvegliare” gli animi, perché così si tradisce Gesù Cristo, che ci ha raccomandato: “Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno” (Mt 5,37).
    Anche perché, come scrisse Ernest Hello, «Ogni compromesso concluso con il male somiglia non solo al suo trionfo parziale, ma al suo trionfo completo, giacché il male non chiede sempre di cacciare il bene, ma vuole il permesso di coabitare con lui. Un istinto segreto lo avverte che chiedendo qualcosa, chiede tutto. Appena non lo si odia più, esso si sente adorato».
    Insomma, questo per me costituisce un ulteriore tassello a sfavore di Benigni, che già non reggevo per via della sua ambiguità e per le sue “doti” artistiche che (per quel che può valere il mio giudizio in materia, cioè poco) ritengo estremamente sopravvalutate.

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    • Paolo sono in molti punti d’accordo con te. C’è stata certamente una volontà precisa di metter in cattiva luce la Chiesa da parte sua. Anche io sono molto preoccupata degli errori che possono essere accolti dalla persone, dei fraintendimenti ecc. E’ anche vero però che (grazie a Dio) Benigni non è un esponente del cattolicesimo che improvvisamente si è rivoltato contro, anzi. Questo penso sia l’attenuante di tutto, perché proprio per questo motivo e dalla sua derivazione fortemente di sinistra, si può tutto sommato non rimanerne un granché stupiti delle frecciatine alla Chiesa, ma allo stesso tempo proprio per il suo vissuto, nonostante gli sfondoni e la malafede di certe affermazioni, la speranza nostra è che possa per lo meno aver incuriosito le masse e aver fatto capire loro che i 10 comandamenti non sono storielle per gente antiquata ma roba seria che ci riguardano da vicino. Per cui anch’io sono d’accordo che da cattolica prendo le distanze dal Benigni “catechetico” (si fa per dire eh XD), però posso accordargli che dalla sua posizione e per il suo ruolo (che appunto non è cristiano e tanto meno cattolico) un positivo interesse per la Bibbia e Dio forse è riuscito a destarlo, e di questo comunque ne sono felice, pregandoci però sopra ovviamente XD

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    • Paolo, ti voglio conoscere, perché hai scritto nella tua elegante forma ciò che penso profondamente anch’io!
      Grazie, che tu sia benedetto!

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  5. Nell’articolo è scritto che il passo da Benigni attribuito al Talmud: “State molto attenti a non far piangere una donna… ecc.” e poi “La donna è uscita dalla costola dell’uomo… ecc.”, è ripreso anche da San Tommaso d’Aquino. Dove? In quale sua opera e in quale pagina? A me, infatti, risulta che quella frase citata da Benigni e che circola da anni in rete come attribuita al Talmud non sia affatto talmudica e che questo confermi la superficialità dello studio di Benigni. Ad un primo esame pare una frase composita. La prima parte: “State molto attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime” è l’unica che potrebbe trovare un riferimento talmudico, anche se non letterale (Talmud Baba Metzia 59b). Mi sembra anzi una sua libera interpretazione fatta dal rabbino Joseph Herman Hertz (http://goo.gl/qL5gPC). La seconda parte, invece, sembra presa dal “Commentario Biblico” del teologo e ministro presbiteriano Matthew Henry, il quale scrive: “That the woman was made of a rib out of the side of Adam; not made out of his head to rule over him, nor out of his feet to be trampled upon by him, but out of his side to be equal with him, under his arm to be protected, and near his heart to be beloved” (http://goo.gl/QeTYb8).

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    • Ciao Paolo,

      Sul Talmud avevo fatto una rapida ricerca e avevo trovato siti che lo citavano. Spero che Benigni non abbia mentito a riguardo…

      Riguardo a Tommaso d’Aquino, se non erro dovresti trovarla nella Summa Theologiae, Prima Pars, Quaestio 92, Articulus 3.

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      • Caro Lars,

        grazie per il preciso riferimento al passo della “Summa Theologiae” di Tommaso d’Aquino, in cui troviamo scritto: “Respondeo dicendum quod conveniens fuit mulierem formari de costa viri. Primo quidem, ad significandum quod inter virum et mulierem debet esse socialis coniunctio. Neque enim mulier debet dominari in virum, et ideo non est formata de capite. Neque debet a viro despici, tanquam serviliter subiecta, et ideo non est formata de pedibus. Secundo, propter sacramentum, quia de latere Christi dormientis in cruce fluxerunt sacramenta, idest sanguis et aqua, quibus est Ecclesia instituta”.

        La lettura di questo testo mi ha ulteriormente convinto che non solo Tommaso d’Aquino non sta riprendendo il (falso) Talmud, ma che anzi è proprio il commento biblico di Matthew Henry (il quale certo aveva presente il passo di Tommaso) ad esser servito da base per il finto testo talmudico, che ha cominciato a girare in rete nella sua forma inglese a partire dal 2001: “Be very careful if you make a woman cry, because God counts her tears. The woman came out of a man’s rib. Not from his feet to be walked on. Not from his head to be superior, but from the side to be equal. Under the arm to be protected, and next to the heart to be loved”.

        Ormai ci sono vari siti in cui è disponibile online l’intero Talmud in lingua inglese ed in nessuna delle versioni presenti in rete è dato riscontrare questo passo.

        La cosa più sorprendente, comunque, non è che Benigni si sia fatto turlupinare da un falso, ma che ad essere caduto nell’errore sia stato anche il cardinale Gianfranco Ravasi in ben due dei suoi ultimi libri: “Guida ai naviganti” (http://goo.gl/sijp8P) e “La Bibbia in un frammento” (http://goo.gl/Iuc9Dx), in cui la finta citazione talmudica è riportata, come accade di consueto, senza alcun riferimento preciso.

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  6. Davvero due articoli molto interessanti.
    Condivido appieno la lettura che l’autore ha dato della trasmissione di Roberto Benigni.
    Ci sono certamente state delle inesattezze ma in 4 ore di monologo la profondità e la bellezza della maggior parte dei ragionamenti e sopratutto la partecipazione emotiva e personale di Roberto Benigni sono da apprezzare e valorizzare.
    Altrimenti non siamo cristiani, non riusciamo a vedere il bello della vita e ciò che è buono limitandoci alle sole cose negative e brutte.

    Volevo poi allargare la riflessione a quello che secondo il mio parere è un concetto da tenere presente quando si emette un giudizio su questa trasmissione.
    Un conto, infatti, è il giudizio che si può dare alla trasmissione stessa (intendendo i vari passaggi della sceneggiatura) e un altro è il giudizio sulla persona.
    Ho notato che speeso, nei vari commenti che si leggono in rete, si tende a compiere l’errore di sovrapporre questi due aspetti e confonderli tra di loro.
    Talvolta è il giudizio sulla persona, anzi, il pregiudizio sulla persona a far commentare in modo negativo una trasmissione che di per sè, per un cristiano, da sola vale l’intero canone RAI. Dall’altro lato il giudizio su alcuni passaggi del programma ci portano a giudicare la persona stessa ed anche in questo caso si manca di fare del sano discernimento per capire che, Roberto Benigni, ha indubbiamente fatto tanta strada dai tempi in cui Dio, nei suoi spettacoli, era l’oggetto di una ironia sul limite della irriverenza e della blasfemia. Sembra a me che Dio lo abbia ‘punito’ non con un fulmine dal cielo, di cui lo stesso Benigni, scherzosamente, chiedeva scampo e pietà, ma con il rendelo testimone vivo e servitore della sua Fede.
    Concludo rinnovando i miei apprezzamenti all’articolo e alla capacità di lettura della trasmissione andata in onda da parte dell’autore.

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Author: Lars Daryawesh

Cultura cattolica: Ho sempre avuto un approccio razionale alla fede. Più ragionavo sulla vita e sul creato, e più scoprivo che a molte delle mie conclusioni era già arrivata la Chiesa secoli e secoli prima. Inoltre, là dove le nostre conclusioni divergevano, mettendomi in discussione ho felicemente scoperto che alla fine aveva sempre ragione Lei. Ora però ho imparato che la fede non è solo un rapporto di testa, ma anche di cuore e di corpo, e ho potuto constatare con mano e con occhi quanto scommettere su Cristo possa portare ad una migliore consapevolezza di sé e ad un livello più alto di bene da poter donare agli altri. Cultura nerd: Ho iniziato con i videogiochi con l'Amstrad a cassette. Seguita subito dopo dal mio primo amore informatico: L'Amiga 500. Seguirono poi svariati pc, sia con Windows che con Linux (fedora, Debian e poi Ubuntu), fino ad arrivare alla Apple con il suo OSX. Ho inizato a leggere manga alle elementari, con Guyver (di cui ancora non ho visto la fine!), e tempo permettendo sto seguendo delle serie ancora in corso d'opera (Gantz, One piece, Berserk ecc ecc). Adoro gli z-movies e il cinema in generale, soprattutto film demenziali come Hot-Shot o Zoolander. Potrei andare avanti ma penso che questo dovrebbe bastare a darvi un'idea su di me!

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