La sofferenza, il dolore sono l’inevitabile dovere di una coscienza generosa e di un cuore profondo. Gli uomini veramente grandi, credo, debbono provare su questa terra una grande tristezza.

— Fëdor Dostoevskij

Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate

Un enorme filler?

Lo Hobbit - Le cinque armate

Le immagini di questa locandina si basano quasi esclusivamente sui filler, che sarebbero graditi se almeno fossero tratti dagli scritti di Tolkien piuttosto che inventati di sana pianta da Jackson!

Era il 2001 quando incominciò quest’avventura, un anno determinante sia per la storia mondiale, per la tragedia delle Torri Gemelle, sia per la storia del cinema, per l’uscita nelle sale del primo film de “Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello.”

Oggi, 17 Dicembre 2014, dopo ben sei film, la cavalcata giunge definitivamente al termine (almeno per Peter Jackson) con la conclusione della seconda trilogia ambientata nella Terra di Mezzo.

Parliamo naturalmente de “Lo Hobbit“. È riuscito Jackson a rendere memorabile anche quest’opera? A me l’arduo compito di rivelarvi che, in realtà, non è andata proprio così.

Partiamo subito con il chiarire una cosa, questa trilogia sulla storia di Bilbo è l’esatto opposto della precedente, e più famosa, trilogia dedicata a Frodo: se ne “Il Signore degli Anelli” si era tagliato molto per far entrare per ogni libro un film, quello che si è fatto con “Lo Hobbit” è il contrario, per riempire il tempo di tre film su un solo libro (che, tra l’altro, è una fiaba che si legge in una giornata) è stato aggiunto molto materiale filler. Non per forza questo è un male, in realtà la maggior parte delle volte lo è, ma questa volta non proprio poiché sono esplorati ambiti di cui Tolkien parla in altri suoi scritti, che lascia intendere o che accenna molto brevemente.

Se nei primi due film quest’aspetto filler era stato coerentemente mantenuto e intessuto nella trama in maniera credibile, nel terzo film la situazione è radicalmente diversa. Perché direte voi? La risposta è semplice: la battaglia dei cinque eserciti è interamente un’aggiunta degli sceneggiatori. Tolkien la salta praticamente a piè pari nel libro del “Lo Hobbit” (dove parla solo degli eventi che la precedono e delle sue conseguenze), descrivendone molto brevemente l’andamento strategico in altri scritti (se non vado errato nelle appendici de “Il Signore degli Anelli”). Questa è forse una delle principali cause di uno dei difetti più evidenti della pellicola: la sceneggiatura.

Quando ci si dimentica di una cosa chiamata “trama”

Smaug film

Smaug che compie la sua ultima devastazione ad Esgaroth

Dove eravamo rimasti con la storia? In realtà alla fine. I nani hanno reclamato la montagna, Smaug si è infuriato e si prepara a fare la sua ultima comparsa e tutte le razze sono pronte per reclamare il tesoro e l’Arkengemma. Quel che resta (dopo la veloce dipartita del drago) è una grande zuffa e un’intromissione di Sauron non molto ben spiegata.

Sorge un evidente problema: viene dedicato un intero film alla “battaglia finale” dove tutti gli intrecci della trama sono sciolti e le vicende dei personaggi sono in attesa della conclusione, cioè se sopravvivere o meno. Al film manca quindi lo scopo. Combattere per combattere. Una rissa, girata egregiamente tra l’altro, per il gusto di vedere immagini ben congegnate muoversi sullo schermo in un perfetto mix tra effetti speciali e stuntman. Forse una delle migliori battaglie mai girate nella storia del cinema. È un piacere vedere finalmente nani ed elfi in un conflitto prolungato e ammirare con quale particolarità di dettaglio sono state curate le tattiche ed i movimenti delle truppe. Ad un certo punto però viene da chiedersi: “Ok, figo. Ma per cosa stavano combattendo?”. Tradotto: la storia, praticamente, manca. Mi rendo conto che questo può piacere (per esempio a me non dispiace), dopotutto il cinema è prima di tutto immagini belle e veloci in movimento, ma sono sicuro che una parte degli spettatoriAd esempio, i tolkieniani e chiunque ami almeno un po' il romanzo di Tolkien. storcerà non poco la bocca.

nani cavalcarieti

Le citazioni nerd fanno sempre piacere, ma se al posto dei nani su arieti di “World of Warcraft” ci fosse stata una carica di orsi mutapelle saremmo stati tutti più contenti. Quest’ultimi nel film di Jackson sembrano dei “druidi” di D&D piuttosto che dei Beorniani

Ad aggravare ciò ci sono gli immancabili buchi, in certi casi voragini, nella trama: che fine fa il contingente degli elfi? E Saruman? Ma aspetta, quindi Sauron che cavolo c’entra? Bard l’arciere? Ma gli orchi di Gundabad a cosa servono? eccetera, eccetera. Questo ovviamente influisce anche sulla buona riuscita logica della battaglia, che in certi casi si perde nella bellezza della fotografia smarrendo il filo logico anche da un punto di vista narrativo e militare.

A mio avviso, però, il difetto principale che non permetterà al “La battaglia delle cinque armate” (e quindi all’intero film) di rimanere all’interno dei nostri cuori è la (quasi) totale assenza di epicità. Dove è il discorso di Théoden ai cavalieri di Rohan? E Gandalf sui bastioni di Minas Thirith che incita i Gondoriani? Gli Uruk-hai che sbattono gli scudi all’unisono mentre Aragorn sbraita ordini in elfico? Dove sta il pathos? L’epicità? Quella sensazione che il centro dell’universo sia lì, in quel preciso momento, su quel campo di battaglia e che il destino di tutti dipenda dalle gesta di quei pochi soldati?. Niente. Non c’è. Neanche l’ombra. La regia in realtà ci prova a colmare questa pesante assenza, con sequenze ampie, costumi e armi/armature azzeccate e una fotografia molto curata degli scontri, però il risultato lascia comunque l’amaro in bocca.

Conclusione

Quindi, in conclusione, mi sento di promuovere la parte “tecnica” di questo film: la regia, la fotografia, la colonna sonora e il montaggio; un discorso differente invece è per la sceneggiatura e il soggetto, che lasciano più punti bui di quanti ne mettano realmente in luce.

Una conclusione degna del viaggio cinematografico nella Terra di Mezzo? Forse no. In realtà non è per niente un brutto film, anzi. Ha tutte le caratteristiche per piacere: azione, bravi attori, belle immagini e soprattutto scorre senza risultare mai troppo pesante o indigesto (come era per i primi due film, in particolare il secondo anche se lo reputo il mio preferito). Purtroppo, però, il confronto con la serie madre de “Il Signore degli Anelli”, è inevitabile e anche doveroso. In questo caso “Lo Hobbit – La Battaglia delle cinque armate” impallidisce, e neanche poco.

In realtà, visto che siamo in vena di giudizi, l’intera trilogia del “Lo Hobbit”, se paragonata al “Il Signore degli Anelli”, non regge assolutamente il confronto. Anche se in verità forse è meglio così.

Commenti da facebook

Commenti

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

4 + dodici =

Author: Dago

Cultura cattolica: Figlio unico. Genitori separati. Madre ex-catechista, credente ma non più praticante. Padre pseudo-credente ma assolutamente non praticante. Se sono diventato Cattolico il merito è dei miei nonni paterni. Hanno cominciato loro a portarmi (a forza) a messa, il resto lo ha fatto il catechismo (in realtà neanche troppo) e sopratutto i gruppi giovani, le amicizie, i preti bravi, il Padre spirituale e gli Esercizi Spirituali nella Vita Ordinaria. La mia infanzia ha sempre girato attorno alla Parrocchia, non tanto da un punto di vista di Fede ma di amicizie,amori e conoscenze. Disperse queste amicizie con il passare degli anni, la scelta è stata se andarmene o cominciare a Servire. Dal quel momento in poi sono diventato catechista (prima cresime e poi gruppi giovani). La mia formazione è principalmente affidata ai Gesuiti, ordine che mi ha più volte tenuto ancorato alla Chiesa nonostante gli sbandamenti. Nella mia esperienza di Fede cattolica ho sempre cercato di essere il più mentalmente aperto possibile (mal sopporto bigotti e perbenisti), ma allo stesso tempo realista con una visione bipolare (come il mio carattere) del mondo: da un lato cinico e realista e da un lato estremamente romantico. Questo non mi ha impedito di difendere però quelli che ho sempre creduto, e credo, i fondamenti della nostra Fede e della civiltà grazie a svariati anni di militanza (politica) oramai conclusa. Nel mio piccolo ho sempre cercato di mantenere un rapporto amichevole con Dio, con alti e bassi. Dopotutto, quale Relazione non ha alti e bassi? Cultura NERD: Il mio motto è: "Dopo la Trinità, c'è Batman". Accanto al santino del Papa ho anche quello di Batman (no. non sto scherzando). Il Cavaliere Oscuro, in tutte le sue trasposizioni (videogiochi, fumetti, film), è stato la mia guida e la mia salvezza in tutti questi anni. Eppure l'ho scoperto nel profondo tardi (parliamo non più di 4/5 anni fa). Ho scoperto che la mia visione del mondo, il mio modo di pensare, il mio carattere e la mia storia coincidevano con quella di Bruce Wayne. Da quel momento io e Batman siamo diventati compagni inseparabili, dalle cose più sciocche, a scelte di vita veramente importanti. Considero Batman un personaggio anche legato alla mia Fede, in quanto penso sia un supereroe estremamente umano e anche volendo cristiano (oltre ad essere cattolico Bruce nel fumetto, il fatto di non uccidere, della carità, della difesa del prossimo e molto altro dovrebbe far riflettere). Ormai tutti lo sanno, e con buona pace dei miei amici, parenti e ragazza, sarà una passione che durerà fino alla fine dei miei giorni. Ma non è finita qui, questo è solo l'inizio. Adoro i fumetti in generale (Italiani in particolare), amo la cinematografia (Clint Eastwood è il mio preferito, lo adoro perchè mi ricorda mio nonno, ma ce ne sono moltissimi altri), faccio modellismo (da Warhammer 40k ai Gundam), gioco ai videogiochi (pc più che altro), leggo tonnellate di libri (thriller/gialli) e chi ne ha più ne metta. Al nerdismo ho sempre cercato di affiancare il termine "cultura". Adoro le storie complesse con mondi ben dettagliati (immaginari o reali che siano), eroi e geniali, ma perfidi cattivi. Amo anche le serie TV, vera novità dell'intrattenimento negli ultimi anni, più che altro per l'evoluzione e la caratterizzazione dei personaggi. Le "opere" (perché quando parliamo di queste cose parliamo di ARTE, con buona pace dei professoroni fermi al 1800) che ho letto, giocato e guardato hanno influito e influiscono tutt'ora nella mia vita. Dal sogno alla realtà. Credo che questo sia il più bel regalo che il mondo NERD possa fare a qualcuno.

Share This Post On
Share This