Un film speciale: Il ragazzo invisibile
Il super potere per eccellenza: amare la propria storia
In un sabato sera un po’ improvvisato, mi sono fatto convincere dai miei amici ad andare a vedere il terzo film de “Lo Hobbit”, “Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate”. Essendo ormai insofferente alla yankeetudine di Jackson, che io ancora non sia andato a vederlo, non me ne vogliate, ma è quanto meno comprensibile.
Malgrado ciò, Dio permette il male per trarne il bene…
Le vie del signore a volte passano per il cinema all’italiana…
Così andiamo a fare il biglietto nel cinema multisala del solito centro commerciale. Dopo qualcosa come mezzora di fila, finalmente una graziosa bigliettaia ci dà i nostri biglietti. Entriamo in sala, ma subito noto qualcosa di strano… Ci sediamo e inizia una sfilza di pubblicità e trailer che quasi ti fa rimpiangere la pubblicità dei canali Mediaset. Solo che qualcosa è diverso dal solito… la gente ride di gusto davanti ai trailer delle squallide commedie all’italiana!
Poi la visone del trailer del film di Maccio Capatonda mi fa realizzare la cruda realtà: Oddio, sono al cinema con l'”Italiano medio“!
Verso il 40entesimo minuto di pubblicità cominciano le prime lamentele… Mi era già capitato che il tempo della pubblicità che precede il film sforasse oltre i venticinque minuti consentiti. In quel caso ci si alza dal proprio posto e si va ha protestare alla biglietteria. Ma in questo caso non avviene… ha invece luogo una cacofonia di mormorii e lamentele che aumenta col progredire dei minuti. Qualcuno addirittura di più cafone, ignaro dell’invenzione del proiettore e delle stanze insonorizzate dei cinema, inizia a fischiare ed ad insultare un ipotetico addetto alla proiezione del film – nascosto dietro al muro? Finalmente inizia il film: “Il Ricco, il povero e il maggiordomo”. Eh? Un film di Aldo, Giovanni e Giacomo…? Ma stiamo scherzando?! Con nostro sconcerto apprendiamo che la bella bigliettaia deve averci stampato i biglietti sbagliati… (Non ho nulla contro i loro film, chiariamo, ma al cinema ho altre priorità). Senza indugi abbandoniamo la sala, diretti verso la biglietteria. Ma apprendiamo che le sale dove proiettano “Lo Hobbit” di Jackson ormai sono tutte piene. Inoltre il film è iniziato, e almeno per me sarebbe inaccettabile entrare dopo i primi quindici minuti di proiezione. Così la bella ragazzuola ci concede un’alternativa: “Il ragazzo invisibile”, il primo tentativo italiano di produrre un film di fantascienza a base di supereroi e super poteri.
I supereroi approdano nel cinema italiano

Ok, il costume non sarà bellissimo, ma con qualsiasi altro travestimento lo smilzo fisico di un adolescente darebbe gli stessi risultati
Personalmente il trailer del “Il ragazzo invisibile” non mi aveva un granché convinto. Anzi, aveva rafforzato i miei pregiudizi per i film nostrani che tentano di emulare generi più consoni al mondo angloamericano. Tuttavia, se l’alternativa è perdere i soldi e la serata, che ben venga il film di Gabriele Salvatores.
Entriamo pertanto in sala… lì abbiamo conferma che siamo nel posto giusto: la gente è seduta in modo più composto, nessuno parla o fa chiasso (sarà un caso?). Tiro un sospiro di sollievo. Mi sento a casa. La visione del trailer del film de “I Cavalieri dello Zodiaco” me ne da conferma. (Ho così appresso una bizzarra verità: la pubblicità destinata ad un determinato tipo di pubblico, oltre a durare di più, viene epurata di determinati trailer di film considerati troppo “nerd”.)
Resta soltanto una cosa: il film. Sto per vedere una clamorosa ciofeca o un film adatto alla mia sensibilità da cinofilo dai gusti nerd e catto?
Il ragazzo invisibile, in tutti i sensi!

“Il ragazzo invisibile” è anche un fumetto di tre volumi della Panini Comics, la cui storia è la stessa ideata da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo
Il film è incentrato sulle vicende di Michele, un adolescente che dopo essere stato derubato per l’ennesima volta dai bulli della scuola, per riuscire a partecipare alla festa di Halloween di Stella – la ragazza per cui ha preso una cotta – si ritrova costretto ad indossare un ridicolo costume da supereroe comprato per disperazione in un insolito negozio cinese al modico prezzo di 5 euro. La prima parte del film, non senza piccole sbavature nella regia e nella sceneggiatura, con dialoghi non sempre dei più naturali, è comunque esteticamente sofisticata e mostra la vita di un tipico ragazzino sfigatissimo e tendenzialmente nerd, che desidera con tutto se stesso di riuscire a vivere la sua vita senza doversi vergognare di esistere. Ma la festa avrà un imprevisto… I due bulli che solitamente lo perseguitano mostrano a Stella dei video girati di nascosto su di lei presenti nel cellulare di Michele… e inizia così il linciaggio! Michele fugge in bagno con il desiderio di scomparire e, come prevedibile, ciò avviene per davvero. Questa è solo la premessa iniziale del film, che comincia con una storia apparentemente infantile e che sa di già visto, per poi svilupparsi in modo più maturo e complesso. Sia ben chiaro, non ci troviamo di fronte a un capolavoro, ma i cliché e gli elementi necessari per poter creare un supereroe ci sono tutti: un nerd sfigato alla Peter Parker che scopre di possedere dei super poteri; i disagiati bulli della scuola che perseguitano il povero protagonista; la solita biondina con una visone preconfezionata dell’amore, che si filerà il protagonista solo in quanto “supereroe”; un mistero da svelare; un super cattivo russo, almeno in questo caso, tutt’altro che banale; e diversi colpi di scena che per quanto possano sembrare scontati e già visti funzionano perfettamente, rendendo il film più che godibile.
C’è però una differenza sostanziale: il tono e il ritmo del film sono ben diversi da quelli a cui ci hanno abituato le produzioni americane, con un progredire della storia più lento e, per certi versi, “psicologico”. Va bè, si fa per dire, diciamo che è nettamente meno adrenalinico dal solito franchising del action movie hollywoodiano, ma più consistente per quanto riguarda la trama e i contenuti: lo spessore psicologico dei personaggi, l’atmosfera da fumetto, le numerose citazioni sparse per il tutto il film e i quesiti esistenziali affrontati secondo un linguaggio adolescenziale, lo rendono, a mio avviso, una delle migliori produzioni italiane del momento. Anche la spiegazione dei super poteri, almeno per una volta, appare un po’ più credibile, con un finale che ha tutte le premesse per un gradito sequel.

Come l’esperienza insegna, per uscire dalla Friendzone servono dei super poteri…
Un super potere poco in vista… ma che possediamo tutti
L’invisibilità si presta come sempre a diverse metafore: nel caso di Michele, il desiderio di non soffrire e di fuggire da una società che lo ferisce e lo vede come uno “sfigato”. Il super potere, qualsiasi super potere, invece rappresenta sempre l’occasione che ognuno di noi vorrebbe per poter cambiare le cose, per poter uscire dalla mediocrità ed essere così apprezzati da chi invece ci considera “invisibili”. Il protagonista è un tipico nerd, quindi l’immedesimazione sarà facile per la nostra categoria, che desidera riscattarsi da un mondo dominato dal grigiore della stupidità umana. Ma, come la sceneggiatura del film cercherà di far notare a più riprese, costumi da supereroi capaci di conferire super poteri non ce ne sono. I veri super poteri sono già dentro di noi e dobbiamo solo imparare a svilupparli. Come riuscirci? È necessario fare luce sulle proprie originiLa Chiesa questo processo di consapevolezza lo chiama da sempre 'discernimento vocazionale'. – la propria storia –, in quanto ogni persona è specialeNe 'Il ragazzo invisibile' gli Speciali sono persone dotate dalla nascita di super poteri., unica ed irripetibile.
Nel caso di quelle persone che bramano con tutto se stesse una vita che non sia banale, il “super potere” da cui partire per poter cambiare le cose intorno a sé è quello di saper celebrare la vita: mettere in moto la magia delle sane suggestioni, per poter godere della bellezza del mondo che ci circonda. Al contrario, denigrare la realtà con un intrattenimento che si rivela una malsana anestetizzazione è proprio l’esatto l’opposto. Dunque l’evasione non deve essere mai un disattivare il cervello o un “banalizzare” l’esistenza, ma un’occasione per celebrare la vita quotidiana. Per questo motivo il cinepanettone e la commedia all’italiana, dove si ride o si spegne il cervello all’insegna della mediocrità o, peggio, della volgarità, ha così successo in Italia. Siamo un paese dove i supereroi sono sempre di meno. Tuttavia l’ultimo film di Salvatores fa ben sperare in un futuro diverso; e, a Dio piacendo, non solo per il mondo del cinema italiano.
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