Diego Neria Lejarraga: Fratello mio 1/2?
Emarginazione, omosessualità e Chiesa. Chi cura queste pecorelle?
Che fare con i nostri fratelli che si tuffano nelle Sorgenti di Jusenkyo?

Ranma entrò per errore in una sorgete che l’avrebbe fatto diventare femmina con l’acqua fredda, e maschio con l’acqua calda
Se non son gigli/son pur sempre figli /vittime di questo mo-ondo ~ Fabrizio De André
Papa Francesco riceve in udienza privata Diego Neria Lejarraga, ex donna di 48 anni. Aveva scritto al Papa di essere stato «emarginato» dalla Chiesa dopo il cambio di sesso.
Chi e’ senza peccato scagli il primo post…
Papa Francesco stupisce, infervora e commuove. L’udienza privata a Diego, che non è nata come Diego, apre la porta ad uno dei temi più discussi, scottanti e meravigliosi del nostro tempo: l’accoglienza del diverso. E la Chiesa, intesa come comunità universalmente accogliente, talvolta non ci fa una splendente figura! Quanti transessuali in cammino cristiano conoscete? Pochi, vero? Sono dunque figli di un dio minore?
No. Sono sempre figli dello stesso Dio, amati e accolti. Addirittura in udienza privata. Perché i veri “ultimi”, i “poveri” del momento, sono proprio loro. Così come lo sono i nostri fratelli omosessuali, che vivono spesso la stessa emarginazione, lo stesso pregiudizio. Fratelli lacerati tra il loro credo e la loro identità sessuale. Se li vediamo entrare in Chiesa al massimo cerchiamo di far finta di nulla, mentre qualche miserrimo lancerà un’occhiataccia. C’è un strano pregiudizio: Gli omosessuali e i trans sicuro commettono atti impuri. Mentre l’etero forse no. È più bravo… Sento puzza di fariseo! Chi accoglie, ancora prima di convertirli, questi nostri fratelli ?
Don Gallo, un prete sui generis, ma che sapeva accogliere
Ci ha pensato uno strano prete: Don Andrea Gallo. «Angelicamente anarchico», partigiano, comunista, no global, frequentatore (anche se non sostenitore) dei Pride, prete criticato, controverso, al limite della scomunica. Famoso per le sue provocazioni : «lanciate», diceva, «come pietre infuocate» che a molti cattolici han fatto strabuzzare gli occhi. Nonostante questo era anche un vero missionario che, dopo aver lasciato le vesti di marinaio a 20 anni, s’imbarcò “sul mare di Pietro” proprio accanto ai suoi ultimi: gli abitanti dei «quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi» (come cantava l’amico De André). L’impegno di Don Gallo si esprimeva al meglio sulla strada: «è stata la mia università», asseriva. Lì aveva la sua missione. Tra i suoi caruggi, dove le “princesas” toccavano il fondo della miseria umana. Lui le “prosti-tuite” – (per citare Don Oreste Benzi) – le chiamava sempre Principesse. Per loro e tutti gli emarginati fondò la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Un faro luminoso.
“Papa Francesco ha chiesto ai fedeli se avessero mai toccato la mano alle persone a cui si fa l’elemosina. Don Gallo” – testimonia una delle sue Princesas – “era uno di quelli che entrava sempre in contatto con chi elemosinava non solo denaro, ma anche sentimenti come il rispetto, i diritti civili e l’amore”. Sapeva accogliere senza giudicare né chiedere nulla. Lui stesso l’aveva spiegato bene: «A chi incontro per strada non chiedo se è di destra o di sinistra, se è gay o eterosessuale, se ha studiato o no. A qualcuno potrò magari insegnare l’italiano, loro mi insegnano la vita».
In Italia 10.000 transessuali vivono prostituendosi e gran parte di loro è vittima di sfruttamento. Nel calendario “Princesa Transgender sex – worker 2012”, la comunità di San Benedetto al Porto ha raccolto 12 fotografie che ritraggono le “sex workers” mentre fanno lavori normali, dalla cameriera alla giornalista. Commovente, visto che difficilmente un trans in Italia verrebbe assunto per un lavoro! Secondo il Don il calendario era un’iniziativa per abbattere il muro dell’ ipocrisia: «L’unico tema che ci sta a cuore è la persona umana: che sia disoccupato, trans o detenuto non importa nulla».
E mentre Papa Francesco veniva eletto, Don Gallo lasciva la vita terrestre, subito dopo l’uscita del suo ultimo libro: “Sperando in Francesco“. Che fosse un passaggio di testimone? E Papa Fra’ è davvero all’avant-garde?
La vera notizia è lo scalpore che ha creato quest’udienza privata al trans Dieguito, quando di scalporoso c’è ben poco.
Quiz: Secondo voi, la Chiesa avrà mai stilato documenti sulla pastorale verso gli omosessuali?
Ma certo! A decine, sin dagli anni ’60… Nel 1986 venne redatto il “De pastorali personarum homosexualium cura” (Cura pastorale delle persone omosessuali). Indovinate chi e’ l’autore ? Nientepopodimeno che… l’allora cardinale Joseph Ratzinger! Bellissimo doc di Papa Emerito Benny 16. E a dargli man forte c’è un numero: il 2358.
Nel CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica) del 1995 proprio l’articolo 2358 è la cartina tornasole per tutti i nostri dubbi:
Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale (…) queste tendenze omosessuali sono profondamente radicate (…) e costituiscono per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.
È la distinzione tra peccato e peccatore che faceva San Papa Giovanni XXIII coerentemente con l’insegnamento costante del Magistero: si condanna il primo, ma per salvare il secondo.
Ecco la mia Chiesa, la mia casa. Proprio quella del Magistero. :) Non ci interessa cosa hai fatto prima, non sei il frutto delle tue azioni. Vieni e vedi! La salvezza è per tutti.
E io che farò?
Nel 2011, quand’ero ancora ignara che Dio esistesse, manifestavo al Gay Pride antipapale con indosso una tunica bianca a mo’ di sberleffo contro Benedetto XVI… Poi, la conversione… alla veneranda età di 33 anni!
Da poco ho indossato un’altra tunica bianca, quella del mio battesimo da adulta. Al Pride di Verona quest’anno ci andrei lo stesso. Non per sfilare, ma per salire sul carro/stand della Comunità di San Benedetto al porto di Genova con le “Principesse” convertite da Don Gallo, non in un contro-corteo, ma proprio lì, a testimoniare che Gesù aspetta a braccia aperte. Orgoglioso di tutti i suoi figli.
E se mi gira scrivo pure uno striscione… Un’idea? “Pubblicani e prostitute vi passeranno avanti nel regno dei cieli”.
P.S.: L’argomento ha infervoratoVabbè, è un eufemismo! gli animi della nostra redazione, quindi non finisce qui!
Commenti da facebook
10 Febbraio 2015
Scusate ma non capisco il perchè vi siete tanto infervorati per pubblicare questo articolo. Cosa c’è di così particolare per cui infervorarsi? Mi sembra che le cose scritte siano tutte condivisibili e sensate, nulla di nuovo nè di “strano” o eretico o controcorrente. Tra l’altro cita anche il CCC e i documenti pastorali degli ultimi anni. La Chiesa o accoglie tutti o non è Chiesa, Gesù ce l’ha insegnato, questo non significa condividere il peccato ma accogliere il peccatore (lo siamo tutti!), con buona pace di alcuni commenti precedenti che ho letto.
11 Febbraio 2015
Ciao Guido!
Le discussioni sono nate principalmente per quello che l’articolo non dice, o che si poteva fraintendere. Esempio: Si accoglie il peccatore senza subito dirgli che ha peccato, o si aspetta che ci arrivi da solo? Ma se glielo “sbatti in faccia” perdi il dialogo ecc. ecc. Insomma, questioni pastorali più che di dottrina.
L’altro discorso è la figura di Don Gallo. Trovo molto triste che ci siano persone che non riescano ad andare oltre le sue brutte uscite, è che finiscano quaindi per odiare sia peccato che peccatore.
In ogni caso usciranno più avanti articoli sullo stesso argomento ma trattati da altri autori
11 Febbraio 2015
Articolo interessante e molto utile proprio come segno per portare alla luce i veri pensieri della gente.
Di solito, da quello che posso vedere dalle mie parti e dalla mia esperienza da cristiano ritrovato da un’annetto, vedo che molta gente che va in chiesa si proccupa e punisce le persone omosessuali (ma potremi parlare anche di musulmani, menefreghisti della chiesa, eccetera ma vado in OT) perché non seguono norme varie, non si comportano come loro e non sono come loro ma non si sforzano nemmeno un minimo per andargli in contro a capire come si sentono.
Ed ho detto di solito, perché le eccezioni ci sono eccome anche se qui da me è un po’ un disastro generale…
Sembra che essere omosessuali sia un peccato gravissimo mantre odiare il prossimo o perlomeno costringerlo alla tua volonta sia cosa da nulla o che comunque tanto Dio perdona perché si è cattolici mentre gli altri li punisce perché no (e mi frega poco di fare una graduatoria che non spetta a noi farla).
Ma accoglieteli pure come meglio potete, sempre col sorriso e senza pretese, prima o poi se vorranno e soprattutto se pregherete per loro, capiranno, ma non abbiate fretta e non vi arrabbiate se non fanno subito tutto bene in materia di sacramenti o altro che ognuno ha il suo tempo.
Per le questioni di comunione eccetera agli omosessuali & Co. non state a crucciarvi sopra perché non è compito vostro ragionarci sopra a meno che non siate preti, vescovi, cardinali, eccetera; quindi lo sforzo è inutile.