Maleficent: ci è o ci fa?
Quando si confonde il possesso per amore
Maleficent sembra un film volto a dare una risposta a domande che forse nessuno si è mai posto riguardo una qualsiasi una favola, e di fatto crea confusione ed equivoci che andrebbero invece esaminati attentamente perché riguardano interrogativi ben più profondi.
Nella storia che tutti conosciamo si narra di una fata madrina che, non essendo stata invitata alla festa di battesimo della principessa del reame (era forse la madrina della cresima? non l’ho capita …), si vendica scagliando contro la bambina la iattura che la renderà famosa, appunto, come Bella Addormentata (mentre il nome di “principessa Aurora” diventerà famoso al decollo di Starzinger).
Che senso ha parlare di fata “madrina” se poi quella stessa persona si comporta da vipera imponendo il male ad una persona per ferirne una terza? Secondo la trama del nuovo film tutto accade perché i più grandi torti erano stati fatti inizialmente a lei da re Stefano, prima che diventasse re. I due si frequentavano e al suo sedicesimo compleanno, invece di sprecarsi su un braccialetto sbrilluccicoso con la scritta “love”, ha fatto lo splendido dicendole che le regalava “il bacio del vero amore” e si è messo a limonare con la nostra Malefica come un qualunque adolescente. Poi alla prima occasione utile per diventare re, tradisce la sua fiducia ed il suo amore, ignominiosamente.

Romanticismo a carrettate e picchi glicemici spaventosi nel bacio di vero amore tra il futuro re Stefano e Malefica
Nella morale della favola c’è che gli uomini sono tutti avidi ed egoisti, che il vero amore non esiste o se esiste è solo tra donne, e nell’epilogo, per creare ulteriore confusione, si descrive come desiderabile una persona “cattiva”.
Partiamo da quest’ultima affermazione visto che dà il nome al film. Io non so quanto fossero perfidi i suoi genitori per darle da piccola il nome di Malefica (di fatto lei si rifarà anche di questo adottando vestiti dark e rinominando la principessa “bestiolina”), ma all’inizio viene presentata come una innocua crocerossina ambientalista che gira per la brughiera a prendersi cura anche dei rametti spezzati accidentalmente. Certo è che l’aspetto un po’ inquietante ce l’ha, visto che si ritrova con corna ritorte e ali artigliate che manco un Balrog avrebbe, e frequenta un paio di cosi verdi, senza naso ma con più corna di un cesto di lumache, e persino il nome di uno dei due, Balthazar , sembra fatto apposta per rimarcare la commistione tra buono e demoniaco.
A cosa serve sollevare questo equivoco?
A rendere ancora più convincente l’idea che un personaggio cattivo può passare per buono.
Con la allegra comitiva di cui sopra si inscena persino qualcosa che ricorda la cacciata dal Paradiso quando devono allontanare Stefano, reo di un furtarello, dal loro territorio. In questa circostanza Malefica non si adira affatto, è così misericordiosa da superare Dio in bontà, lo lascia libero di andare e anzi, lei e il ladruncolo diventeranno grandi amici (mentre tra i sottotitoli del cuore si srotola la fascia nera e gialla “danger-friend zone- danger” ^__^).
Malefica è una persona che lascia davvero liberi?
No, di fatto lei è solo più o meno temibile o subdola a seconda delle circostanze da affrontare, con una spiccata tendenza a voler gestire gli altri secondo quel che sente al momento, ed è questo che mette in cattiva luce anche le più buone intenzioni. Qui le vere fan protesteranno scrivendo “ma in fondo fa anche del bene e in più di una occasione salva Aurora. Non può essere cattiva…”
Ora, in un’epoca in cui “Shrek” ha fatto scuola, ci si apre a caratteri dove bontà ed egoismo sono compresenti, ma non è il caso di Malefica e la dimostrazione è palese nel video.
Nel costruire il suo rapporto di “vero amore” con una Aurora non più infante, ad esempio, usa tacitarla o accompagnarla a letto, con un incanto simile a quello di Piton all’uscita dalla Stamberga Strillante. È davvero questo il vero amore?
Quando c’è amore “vero” la volontà si dovrebbe orientare liberamente al bene dell’altro. Se è necessario piegarla con i super poteri, che fine fa l’importanza della libertà di fronte alla quale persino Dio si ferma ad aspettare?
Tra l’altro c’è pure il sospetto che persino la simpatia che prova per Aurora sia la conseguenza dei doni fatati che le vengono fatti in culla. Le prime due fatine non le augurano ma le “donano” bellezza e felicità, poi arriva Malefica che la vede e sente di dover rincarare la dose assicurandole ammirazione da parte di “chiunque farà la sua conoscenza”. Nessuno potrà opporsi questo incantesimo, quindi nemmeno lei.
A ben vedere, non c’è poliedricità un po’ in tutti i personaggi: Aurora è sempre dolce, gli uomini sempre più o meno egoisti o violenti, ad eccezione del principe che è un povero deficent… un tonto di prima categoria… un vero colpo basso alle fantasie più romantiche che una bambina possa concepire.
Quindi se i caratteri sono slegati dalla realtà umana, si può rendere inconsistente il “vero amore” e, con un guizzo di fantasia, ma non di originalità, persino preferibile l’amore fra due donne, ma non dimentichiamo che è una finzione.
Non regge molto nemmeno il paragone con “Frozen- Il regno di ghiaccio“, dove il vero amore è tra sorelle, e non è “vero amore” ma “amore vero”. Già nel dialogo tra Kristoff e Anna si intravede la consapevolezza che il vero amore non si improvvisa, non dipende dal trovarsi simpatici, non è una etichetta da apporre a comando.
Conclusione
Il film di Malefica vorrebbe far passare per buona una figura che di fatto non lo è. Le si attribuiscono doti divine ma che poi si traducono in super poteri usati con la stessa carica volitiva degli dei della mitologia greca.
Questo, unito al fatto che è più facile e socialmente accettabile sentirsi vittime di ingiustizie e mai generatori attivi di malvagità, fa sì che si possa arrivare a giustificare, attraverso Malefica, se stessi per il male compiuto sulla base del “ha cominciato prima lui!”.
In un mondo in cui è possibile tracciare una linea netta tra chi è buono e chi è cattivo, anche il “vero amore” può essere fantasioso quanto si vuole, ma finto quanto tutti i personaggi della fiaba.
Nulla ci vieta di pensare che però nella realtà le cose possano andare diversamente.
Forse sono altri gli autori da cui apprendere che l’amore nasce dal mettersi in dialogo con sincerità, e dall’entrare in relazione con l’altro sapendo che i difetti dell’altro non si cambiano e non si possono manipolare a proprio piacimento (cfr. 1Cor, 13, 4 e ss. con il pezzo cantato dai troll di “Frozen”!).
I veri cambiamenti avvengono invece in se stessi, quando una donna comprende la necessità di essere meno manipolatrice e l’uomo meno egoista. Si realizza così il pensiero di San Paolo nella lettera agli Efesini:
Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore […] e voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei […],
Non perché qualcuno lo impone, ma perché l’amore vero guarda al cuore dell’altro, non al proprio, e succede che, senza manie di possesso, si diventa liberi.
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