The Cave: come superare il comandamento “Non desiderare”
Dal creatore di Monkey Island, una piccola perla di introspezione videoludica
« …Benvenuti, non lasciatevi spaventare dalla mia voce calda e misteriosa. Per centinaia… No, migliaia, no. Decine di migliaia di anni… In molti sono venuti da me in cerca di ciò che desideravano di più... »
Esiste comandamento che sembra accomunare le religioni orientali (anche se c’è discrepanza di vedute tra le varie scuole) a quelle ebraico/cristiane, l’ultimo, che si può tranquillamente sintetizzare in “non desiderare”.
Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo ~ Esodo 20, 17
Ma che senso ha?
Rinunciare a desiderare porta alla felicità?
Desiderare al contrario porta per forza a “dannarsi”?
Forse no, ma scopriamolo insieme analizzando questo videogame.
Breve descrizione del gioco “The Cave”
The Cave (La Caverna), uscito nel 2013, è un videogioco che, sotto molti aspetti, riprende le dinamiche delle vecchie avventure grafiche della LucasArts. Ideato dalla mente geniale di Ron Gilbert (il creatore di “Monkey Island“), è un’avventura dinamica, che combina le azioni dei normali platform game a quelle delle avventure punta e clicca, spingendo il giocatore a sfruttare l’ingegno per risolvere i molteplici enigmi ed arrivare così alla fine della storia… ma non è una recensione quella che mi sto apprestando a scrivere.
La storia
All’ingresso della Caverna, otto individui attendono il loro turno per poter intraprendere un viaggio nel sottosuolo che riporterà ciascuno di loro a ripercorrere il momento più drammatico della propria vita, nel quale hanno preso la decisione che ha segnato per sempre la propria esistenza.
Potrete guidare lo Zoticone, che cerca il suo vero amore, o i piccoli gemelli che cercano un modo diverso di giocare. La scienziata che ha una scoperta in grado di cambiare le sorti dell’umanità, o l’esploratrice in cerca di un tesoro che non vuole condividere. Potrete guidare il cavaliere che dovrà affrontare la più grande prova di coraggio, o il monaco che desidera più di ogni altra cosa raggiungere l’illuminazione. Ed infine, la viaggiatrice del tempo in cerca di una vendetta per un torto millenario.
Il tutto verrà narrato dalla Caverna stessa, che tutto sa dei protagonisti, e che ha il potere di distorcere lo spazio e il tempo per far sì che il vero viaggio non avvenga dentro se stessa, ma all’interno della coscienza di ogni avventuriero. Tutti loro infatti, nascondono un terribile segreto.
L’entrare nella caverna diventa così una meta-narrazione del combattimento che ognuno di noi dovrebbe compiere contro la nostra parte più oscura.
La scoperta di questi terribili segreti avverrà attraverso le ambientazioni del gioco (che ci permetteranno di ripercorre i vari crimini dei protagonisti), ed attraverso i “dipinti delle caverne”, realizzati dal bravissimo Daniel Krall.
Analisi dei personaggi

Chi è l’uomo steso a terra? Perché quel sorriso non curante sul viso del cavaliere? Domande che avranno risposte
Giocandoci ho trovato un dettaglio molto interessante: I protagonisti potrebbero essere collegati ai 7 vizi capitali (i gemellini valgono per uno).
- Lussuria: Lo zoticone arde per un amore non corrisposto
- Superbia: I gemelli commetteranno azioni orribili per liberarsi dell’autorità dei genitori
- Avarizia: La scienziata venderà la sua ricerca per denaro mettendo in pericolo l’umanità
- Gola: L’esploratrice non si accontenta dei tesori, vuole la fama, che non può certo dividere con i compagni di avventura
- Accidia: Il cavaliere vuole diventare un eroe, ma sceglierà il modo più rapido e più stupido per ottenerlo
- Ira: Il monaco non ha pazienza, e otterrà ciò che vuole con la forza
- Invidia: La viaggiatrice temporale non sopporta che un collega sia considerato migliore di lei
Vi ho mostrato questi collegamenti perché ci permettono di vedere come questi vizi nascondano una matrice comune: La brama di ottenere qualcosa.
C’è da dire, oltretutto, che la Caverna sembra impietosa: Il gioco mostra che i protagonisti non possono far altro che rivivere i loro delitti ancora e ancora, come criceti dentro una ruota. Tutto ritorna, quello che è fatto è fatto, non c’è via di fuga dalla nostra parte oscura. Sembra dirci che siamo destinati ad appagare il nostro lato oscuro della forza… e invece no.
La rinuncia del desiderio
L’aspetto più intelligente del videogioco è che la scelta egoistica non sempre porterà ad una sconfitta del personaggio, anzi. Alcuni di loro sembreranno addirittura felici e appagati dai risultati del loro crimine; eppure vi sarà evidente che qualcosa in loro si è corrotto: “Restare nella caverna ha un prezzo”, recita la calda voce cavernosa del narratore.
Il gioco nasconde però una sorpresa. Verrà data una seconda possibilità a questi miserabili. Ad un certo punto (che non vi dico perché vi rovinerei il gioco), l’avventuriero di turno potrà decidere di rinunciare all’oggetto del suo desiderio.
Così, ad esempio, lo zoticone dovrà rinunciare alla sua amata, mentre la scienziata a diventare milionaria. Se avranno il coraggio di prendere questa scelta, il loro finale, narrato attraverso i dipinti della caverna, potrà cambiare.
Scegliendo invece la strada più difficile (qualcuno ha detto stretta?), vedranno i loro sogni infrangersi, ma scopriranno di essere più felici così di quanto lo fossero stati nel finale “cattivo”.
Sembra quindi che per essere felici, ed è quello che insegna il buddismo (semplificando le divergenze della varie scuole, e non mi riferisco alla filosofia Mahāyāna, che molto probabilmente ha ricevuto influenze cristiane NdR), bisogna smettere di desiderare, perché la sofferenza e le brutte azioni derivano dal nostro tentativo di ottenere ciò che vogliamo. Se brami qualcosa è perché ritieni che sarà l’oggetto del desiderio a darti la felicità, ma se smetti di desiderarla – anzi, di desiderare in assoluto – avrai trovato la felicità per il semplice fatto che non sentirai la mancanza di niente.
Ma no, Desidera!
Per raggiungere il Nirvana (in questo momento suonerà nella vostra testa la voce di Kurt Cobain) dovrete far sì che niente di questa terra stuzzichi le vostre voglie.
Nel discorso alla montagna infatti, Gesù ci sprona a non desiderare niente di questa terra:
“Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;
accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.
Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.” Matteo 6,19-21
Ma Cristo supera questa condizione, e così ci regala l’undicesimo comandamento:
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” Giovanni 13,34-35
Se quindi il buddismo vi spinge ad un’indifferenza cosmica, poiché trova nell’ascetismo (inteso come distaccamento da tutto ciò che questa vita può darci) la via d’uscita per non tornare in questo mondo di sofferenza, Dio al contrario ci dice di vivere pienamente la nostra permanenza terrestre desiderando il Bene nostro e degli altri.
Da una parte ci si stacca da tutto e da tutti per intraprendere un viaggio solitario verso l’annullamento dell’io, dall’altra si intraprende un viaggio di compimento del proprio io per potersi donare totalmente agli altri, incontrando Dio nelle necessità altrui.
“Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me” Mt 25,40
Quindi, non annullatevi, non “desiderate” di non desiderate, ma desiderate di desiderare il Bene, di essere strumento tramite il quale l’Amore del Padre si concretizza nella fratellanza con il prossimo!
Conclusione
The Cave è un gioco eccezionale che vi permetterà di porvi una delle domande fondamentali della nostra esistenza: La mia felicità dipende davvero dall’oggetto del desiderio?
Se in alcune filosofie o religioni si fugge dal dolore eliminando il desiderio, Cristo al contrario ci sprona a desiderare e a seguire la nostra passione, amando noi stessi e gli altri… Mica ‘na cosa da poco eh!
Noi nerd del resto sappiamo quanto spesso ci è toccato soffrire per seguire ciò che amiamo (no, non sto parlo solo della seconda trilogia di Star Wars), dal bullismo alle occhiate storte di chi non comprende, e nonostante tutto, non ci rinunceremmo per niente al mondo! ;D
Concludo, per riflettere un’ultima volta su la qualità dei nostri desideri, con una frase presa da “King Nothing” dei MetallicA:
“Attento a quello che desideri, lo potresti ottenere”.
Commenti da facebook
9 Marzo 2015
Il Buddhismo non è indifferenza cosmica, è serenità di accettare che una certa cosa potrebbe cambiare ma continuando a goderne con riserva finché c’è. Non si tratta necessariamente di solo distacco o sola ascesi. Sennò perché la chiamerebbero “via di mezzo”? Di mezzo fra desiderare al punto di soffrire il distacco e non desiderare nemmeno un poco.
10 Marzo 2015
Ciao Marco,
Come ho scritto ci sono varie scuole buddiste. Alcune propongono un Nirvana statico, altre invece no (come la Mahāyāna che sospetto fortemente che sia stata influenzata dal cristianesimo). Parlo principalmente di questione escatologica. E il Nirvana per le scuole più antiche si raggiunge attuando un distacco. Il Nirvana statico è proprio l’annullamento dell’io nel tutto (o nel nulla), e visto che è lo stesso “io” che detiene i desideri, si evince che il desiderio possa, al massimo non essere un impedimento, ma di certo non una via di “buddità” come invece lo è per la santità nel cristianesimo.
Spero di aver spiegato meglio il concetto che ho scritto nell’articolo