Sacro VS Profano?
Ecco cosa succede quando ti vogliono appioppare la Santità (non tua)
Sacro e profano: come si concilia la nostra fede con i nostri interessi e con le nostre passioni? Perché molto spesso le due cose sembrano scontrarsi?
Avrei tanto voluto da adolescente qualcuno che mi dicesse che Dio si incontra nelle cose che si amano, anche in quelle non facenti parte del mondo cattolico. Scontato? Io non direi. Per me almeno non lo è stato. Da un lato c’era Dio, la Chiesa, la messa, le genuflessioni e dall’altro la mia vita, i miei interessi, le mie passioni e il divertimento. Due mondi distinti. Perché dico questo? Perché a volte mi sono sentita dire che dovevo abbandonare delle cose che mi piacevano, o comunque, vuoi o non vuoi, in sordina mi è passato questo messaggio: la musica rock è satanica, i fumetti fanno male, i telefilm sono immorali, ecc, ecc… o che comunque quello che mi piaceva era una perdita di tempo rispetto al bene che avrei potuto fare.
“E se poi te ne penti?”
Confessate su, quanti di voi hanno sentito riecheggiare nella propria mente la voce di padre Maronno che sussurra: “E se poi te ne pentiii??”. Per carità, il mondo in cui viviamo è senza dubbio distante dai valori che la Chiesa vuole trasmetterci, su questo non ci piove, forse è per questo che a volte una parte nel mondo cattolico finisce in un certo “estremismo”, ovvero teme il mondo esterno e inizia a vedere il male ovunque (un pò come nonno Simpson quando vede la morte ovunque, per intenderci XD ). Ma è davvero tutto cosi negativo? La risposta è un netto “NO”, altrimenti non avremmo messo su questo sito, ovvio che tutto può diventare bene o male a seconda di come lo si usa (ad esempio, va benissimo la passione per i manga, ma non sto dicendo di leggere gli hentaiManga pornografici. birbantelli!). Fatto sta che questo modo di vivere il Cristianesimo alla “padre Maronno”, là dove attecchisce, ti appioppa sensi di colpa a non finire e crea stress. Tra i danni che può produrre, a mio parere, ci sono questi: Alcuni si ritrovano ad essere cristiani solo di facciata (i famosi cattolici della domenica), alla Santa messa ci vanno solo per abitudine, ma al di fuori poi si fanno la vita a modo loro. Altri invece finiscono per vivere male la propria fede, perché ci provano veramente, si impegnano, ma con questo perenne senso di colpa sul groppone, perché si sa che tutto quello che ci piace in fondo in fondo… è male. Ne consegue frustrazione. E infine, molti abbandonano tutto, chi prima e chi dopo, perché non reggono questo fardello.
Vivere male la fede: lo stai facendo bene!
Forse molti cristiani rimarranno interdetti leggendo queste righe, ma non è una polemica sterile, io amo la Chiesa naturalmente, ed è per questo che sento il bisogno di far riflettere su questa tematica. Credo che la faccenda “sensi di colpa” abbia allontanato generazioni di fanciulli dalla Chiesa, anch’io sono incorsa in questo rischio finché non ho scoperto che incontrare Dio è altro. La Chiesa non è assolutamente allineata con questo genere di estremismo, anzi dice tutt’altro!
Purtroppo noto in alcuni cristiani una scissione interiore, e quello che divide si sa che non va affatto bene, infatti diavolo, dal greco “diaballo”, significa divisore…”Coincidenze? Io non credo!” (Adam Kadmon insegna!). Ma spiego meglio cosa intendo per “scissione interiore”. Io credo che vi siano due categorie diverse di “ingannati” in merito a tale questione:
– I primi sono quelli che chiamerò come il già citato “Padre Maronno”. Mi riferisco a tutti quelli che estremizzano la vita spirituale, iniziano a leggere solo libri sacri perché tutto il resto è monnezza. A tutti quelli che lo svago è peccato, avresti potuto dire 3-4 rosari e salvare 3 continenti. A tutti quelli che iniziano a trovare il male in ogni cosa che non è cattolica: nei film, nei videogiochi, nei fumetti, nei giochi come i GdR ecc, ecc… Questa specie di piccoli inquisitori vivono male, si reprimono, si sentono in colpa (e l’unico motivo per cui dovrebbero sentircisi è per aver bruciato chissà quale fumetto o romanzo fantasy troppo paganeggiante).

Harvey Dent è l’esempio perfetto di che fine possa fare un “buono” che scinde se stesso, reprimendo una parte di sé che da origine ad una pericolosa “doppia personalità”
– Ma veniamo all’altra categoria, i “Due Facce” . Ovvero quelli che intasano la bacheca di Facebook di messaggi di Medjugorie, stanno più in parrocchia che a casa loro, ma poi vedono nei loro interessi non cattolici un mondo completamente a parte, distinto e intoccabile. Guai a mischiargli le due cose, ti additeranno come eretico e grideranno: “al rogooo!”. Insomma, della serie, non si mischia MAI il sacro col profano (non sto nemmeno a dire quanto noi di Cattonerd possiamo essere in disaccordo, lol).
Possibile che Dio ami ciò che tu ami?
Ovviamente scusatemi se ho caricaturato e generalizzato abbondantemente, era per scherzarci un po’ su. Ma la faccenda è seria, perché questi atteggiamenti possono davvero produrre danni, sia per chi li vive sia per chi li subisce. Per questo vorrei dire a tutti i cattolici e a tutti quelli non più cattolici, che la vita cristiana è ben altro. È libertà. Una libertà che viene dalla consapevolezza di un Dio che ci ama cosi come siamo, a volte un vero schifo coff coff. Dio sta dalla nostra parte sempre e comunque e ci chiama a se con quello che amiamo. Ci usa (per amare) con quello che noi stessi amiamo, ovvero non bisogna fare nessuno sforzo o immane sacrificio. Riuscite a immaginarlo? Tutti abbiamo un dono, ed è chiaro che possiamo usarlo per il bene o per il male, quindi non bisogna incappare nel rischio (sopratutto per chi si è convertito da poco) di ammucchiare tutta la propria vita passata e appiccicargli la scritta “male”. Se Dio è bellezza, è poco ma certo che si trovi anche al di fuori delle nostre quattro mura parrocchiali, perché in tutto ciò che è bello c’è Lui. Quindi la nostra storia va riletta con gli occhi di Dio, perché se è vero che tutti abbiamo dei doni, li abbiamo a prescindere dal fatto di essere credenti o meno; bisogna solo capire quali e come usarli.
Oltretutto a volte abbiamo un’idea della santità davvero stereotipata, che ci fa cadere nel perfezionismo. Sì, abbiamo un’idea forse troppo aulica di quello che dovremmo essere; leggiamo storie di santi martiri, santi cavalieri che uccisero draghi, di mistiche che videro le schiere celesti e mangiavano una volta al mese. Per carità, storie stupende, ma non sono la nostra storia (anche perché io mangio pari pari a un muratore). Ognuno è chiamato a una vocazione sua, unica e irripetibile. Quindi chiediamoci: Qual è la nostra storia?

Mi sono immaginata la scena di Gesù a casa davanti al pc e Maria che gli dice: ‘Ma Gesù, ma sempre lì davanti stai? Ma perché non esci un po’ con gli amici, magari con quel Giuda che è tanto caro…’
Detto ciò, la vocazione non dobbiamo inventarcela, non c’è bisogno di fare chissà cosa, di andare per forza in Africa a sfamare i poveri (a meno che non si capisca davvero di avere quella vocazione), la nostra vocazione è qui, adesso, nel nostro quotidiano, nelle nostre mura domestiche (che a volte sono la peggior trincea); è già a portata di mano. Siamo chiamati a vivere la nostra fede attraverso quello che siamo, attraverso quello che amiamo: la passione per l’arte, per la musica, per il ballo, per la comicità, per la natura, per i fumetti, anche per l’ornitologia volendo ecc… Dobbiamo domandarci cosa ci fa davvero emozionare, cosa ci scalda il cuore, magari è un ricordo ormai lontano, magari erano dei sogni che facevamo da bambini. Invece ci hanno fatto credere che erano troppo poco per noi, o al contrario, che erano troppo grandi e irraggiungibili. Sono meglio le sicurezze, meglio far felici mamma e papà? (Ma il discorso delle sicurezze è lungo e tortuoso e merita un articolo a parte). Cosi facendo ci ritroviamo a non sapere neppure noi cosa vogliamo veramente. L’importante, qualunque talento sia il nostro, è metterlo nelle mani di Dio e non usarlo per il proprio ego, ma per il bene collettivo. I santi hanno fatto questo, hanno vissuto per quello che amavano, ma cosa vogliamo davvero lo scopriamo solo facendo un percorso interiore, ricercando la verità che è in noi stessi attraverso la relazione con Dio (Lui è verità). La Chiesa ha sempre promosso l’arte, la scienza, la cultura, ma ultimamente mi sembra che abbia perso questo sprint. Il punto è che la Chiesa siamo noi, quindi rimbocchiamoci le maniche. E con questo non intendo andare per le piazze con la chitarra a cantare canzoni su Gesù (anche se può capitare XD). Non c’è bisogno necessariamente di parlare di Cristo per testimoniarlo, “ciò che sei grida molto più forte di ciò che dici” diceva don Benzi. Basta pensare al mitico Tolkien, che nelle sue opere non ha mai parlato espressamente di Dio, eppure trasudano cristianesimo da ogni poro. Per non parlare di altri due grandi scrittori come Lewis o Chesterton (che tra poco sarà beatificato). Tra i musicisti ad esempio possiamo ricordare il famoso Vivaldi (sacerdote), ma ce ne sarebbero molti altri tra musicisti, pittori o scienziati che hanno fatto la storia. Ma tornando ai giorni nostri, ricordiamo tra le nostre interviste artisti recenti come i The Sun o il fumettista e illustratore Gabriele Dell’Otto. Insomma, se il nostro cuore è in Cristo, tutto quello che facciamo sarà una testimonianza vivente.
Le ali della libertà
Concludo dicendo che non ho alcun dubbio in merito: La fede dà tutto e non toglie nulla. Se ci sentiamo privati di qualcosa, non va assolutamente bene, facciamoci due domande, forse non abbiamo capito il senso di quello che stiamo facendo. Come dice Rupnik :”La verità senza la bellezza è oppressione”. E inoltre, dobbiamo capire che non bisogna aver paura di peccare, ma bisogna aver paura di non amare. Vorrei che qualcuno mi avesse detto queste cose da ragazzina, ma forse dovevo passarci proprio per gridare al mondo questo: la fede dà ali ai sogni e non gli tarpa le ali con i sensi di colpa. La fede è vivere al meglio i doni che si hanno.
Quindi buon volo a tutti.
Commenti da facebook
7 Marzo 2015
Quindi non finirò all’inferno per aver evocato arcidemone teschio del fulmine? XD
Premetto di aver fatto per un periodo lo stesso errore della seconda categoria elencata, ma poi se uno ci si sofferma due secondi ne salta fuori come niente e meglio di prima perché è una brutta interpretazione di Medjugorje senza togliere a quel posto ed a quelle persone che passano molto tempo in parrocchia (che poi potrebbe essere la loro vocazione) tutto il merito che si rispetta.
Personalmente mi trovo molto in difficoltà coi cristiani della domenica…
7 Marzo 2015
Io ho alternato il periodo alla “Padre Maronno” a quello alla “duefacce” se può consolarti XD non riuscivo a capire come gestire il tutto! Per quello ho scritto quest’articolo, magari aiuto qualche povero cattonerd disperato (come lo ero io)
12 Novembre 2015
Il commento più completo e sensato che riesco a produrre è un immane SI’ stampato a lettere cubitali o urlato da un altoparlante.
E’ così, e più si capisce tutto questo, più si è davvero liberi e felici, e anche la fede fa un’impennata incredibile e diventa molto più vera, più forte, e capace di invadere in maniera meravigliosa ogni angolo della vita.
(Io ho avuto una fortuna immensa, nella mia vita: un prete geniale e apertissimo di mente che mi ha regalato “Lo Hobbit” quando avevo 8 anni. Lui è una prova vivente che fede e passioni non sono opposte, ma si intrecciano, e grazie a lui ci ho sempre creduto, a questa cosa.)
12 Novembre 2015
Un grazie altrettanto enorme
19 Novembre 2015
Questo articolo è molto bello, descrive certe esperienze attraverso le quali sono passato anch’io. Ditegli (o ditele) a Bianche Princesse che ha scritto delle cose giuste.
Joe7
27 Dicembre 2015
Grazie joe7!