So long, Pterry
C’era una volta…
un’isola dove il tempo si è fermato. I suoi abitanti, alle cinque del pomeriggio, hanno la tradizione di prendere il tè, oltre i muri di pietra campagnoli si trovano mercati variopinti, e il suo re defunto sorveglia ancora l’amato regno, pronto a tornare per difenderlo. In questa magica terra viveva un simpatico mago, dalla lunga barba bianca, che amava indossare vistosi cappelli. Era un mago potentissimo: con la sua bacchetta magica riusciva a creare interi mondi, vivi e incredibilmente reali, portando gioia a tutti coloro che li visitavano.
Questo mago era amato dalla regina dell’isola, e aveva ricevuto molti riconoscimenti. Ma era amato sopratutto dalla gente comune e da alcuni folletti speciali che prendevano il nome di “Nerd”. Un brutto giorno però, questo mago partì per una nuova avventura, in un reame distante. I suoi folletti decisero di non dimenticarlo e, mentre lo salutavano, cominciarono a rispolverare antichi tomi di magia, dai titoli come “Il mondo disco”, “Tiffany”, “L’apprendista di Morte”.
Oggi salutiamo Terry Pratchett, qualcuno che di Fantasy, se permettete, la sapeva lunga. Salutiamo uno scrittore coraggioso, che ha rivoluzionato la sacralità che ammantava il fantasy, sfidando l’epicità di Tolkien o la crudeltà di Howard. Ma come ogni vero signore non voleva demolire, bensì divertirsi, rispettando e amando il genere con cui giocava.
Politica, religione, senso della vita. Tutto veniva affrontato in maniera garbata e genuina, con l’intelligenza che pochi possiedono.
Pratchett era anche un esempio di coraggio. Può sembrare uno strano scherzo del destino come i più grandi scrittori fantasy si trovino a parlare di grandi gesta e perigliose avventure, per poi ritrovarsi loro stessi ad affrontare draghi invincibili: Robert E. Howard contro la depressione, Robert Jordan contro la amiloidosi. E anche Pterry aveva un brutto drago, che si chiamava alzhaimer. Lo ha affrontato fino all’ultimo, senza mai nascondere la sua malattia anzi, usando la sua fama, per concentrare l’attenzione sulla stessa.
Come questi scrittori prima di lui, alla fine ha abbattuto il drago. La bestia se ne è andata; le opere del mago, invece rimangono.
Sappiamo che era favorevole alla propria eutanasia, ma forse il Signore l’ha preso con sé prima che commettesse questo gesto. In ogni caso preghiamo per un grande scrittore che c’ha lasciato con un forte vuoto nel panorama del fantasy.
Consigli di lettura
Ognuno di voi avrà il suo libro preferito, la saga che lo ha conquistato, i personaggi del cuore. Io ve ne vorrei consigliare tre:
“La trilogia delle guardie“: si può leggere in un solo grande volume, parla delle guardie cittadine, quelle bistrattate figure che nei libri fantasy vengono sconfitti dall’eroe o dal cattivo di turno. I libri che riguardano la storia di Carota, Sam Vimes, Colon e Nobby sono in realtà qualcuno in più; vi consiglio i primi perché spassosi ma con una punta di mistero e azione che li rendono avvincenti al punto giusto, da divorare in pochissimo tempo.
“Il popolo del tappeto“: la lotta di alcune tribù contro Strazio, una forza elementale. Un mondo fantasy variegato e con una propria vita, tanto da sembrare reale. Non sembrerebbe nulla di diverso se non che… è un tappeto! Tutta la storia è ambientata in questo arredo, le persone che lo abitano, le zone che vengono esplorate, i mostri che ricordano… no, non voglio anticiparvi nulla. Lo gusterete pagina per pagina, riconoscendo le incredibili trovate!

“Good Omens”, “Buoni presagi”, in Italia rinominato come “Buona Apocalisse a tutti!”, che francamente trovo altrettanto efficace
“Buon apocalisse a tutti!“: scritto a quattro mani con Neil Gailman, ogni buon cattonerd deve leggerlo. Parla della fine del mondo, di Dio e dei suoi allegri scherzi. Ci sono fattucchiere e cacciatori di streghe, citazioni da film horror e da passi delle Sacre Scritture. E l’Anticristo, ovviamente! Dopotutto che Apocalisse sarebbe senza Anticristo? Il problema è quando questo non viene allevato dalla setta di adoratori di Belzebù, ma da una tipica famiglia british, dai sani principi. E allora, cosa potrebbe succedere? Guai, naturalmente!
Pratchett con quest’opera commuove e diverte, pone delle domande, stuzzica il lettore, portandolo a riflettere, ma con la leggerezza e l’intelligenza che lo contraddistingue.
Vi lascio, anche perché sono sicuro che vorrete parlare del vostro libro preferito, se non lo state già rileggendo, come immagino!
Commenti da facebook
13 Marzo 2015
Se ne va un amico carissimo e si porta via un pezzetto di cuore.
Non ho (ancora) letto tutto il leggibile di Terry Pratchett ma, tra i libri che sono già nella mia libreria, il mio preferito è “Streghe all’estero”: molte risate e una riflessione sulla ‘storia’ e sul ‘lieto fine’ che è tutta da gustare.