“La mia natura è il fuoco”
Una donna tosta d’altri tempi…
«Siete cresciuta» disse gentilmente Sandro Morini.
«È il destino di tanti bambini » rispose Caterina, ed entrambi risero con discrezione, guardinghi.
Dopo una breve serie di risposte del tipo “No madre/Sì madre” questa è la prima battuta in cui emerge a chiare lettere il carattere dolce, ironico e acuto di Caterina da Siena nel libro “La mia natura è il fuoco” di Louis de Wohl. Un libro da non perdere ed il primo da leggere per chi non avesse mai sentito nominare prima questo autore.
Qui si racconta in chiave narrativa la vita di Santa Caterina senza scadere nel mieloso, nel retorico o, peggio, nello “stile da sermone morale” tipico di tante vite dei santi.
Caterina non viene descritta come una donna focosa, così come darebbe ad intendere il titolo italiano, anzi viene vista come una figura minuta, ricurva su se stessa tanto da passare inosservata quando era in adorazione ai piedi dell’altare.
Questo “piccolo fagotto di preghiera”, pur carico dei suoi dubbi e incertezze, cresce e si dimostra un gigante dello spirito, animato da un fuoco impavido capace di sostenere il peso di accuse infamanti circa la sua verginità, come anche di non tacere per educazione nemmeno di fronte al Papa nel momento in cui era di vitale importanza rompergli l’anim… scassare il più possibile scuoterne la coscienza pur di convincerlo a tornare a Roma, perché quanno ce vo’, ce vo’!
Non è un guerriero, né un sergente per la compagnia dei caterinati che le si stringe intorno e la chiama mamma, eppure, alla faccia di tutte le femministe che vedono nelle donne di Chiesa delle represse recluse, Caterina ha un carisma e un coraggio che non è solo roba da romanzo. È stata una mantellata domenicana senese del XIV secolo che storicamente ha davvero prestato soccorso contro la peste, scritto lettere, rotto le scatole ai ¾ dei potenti europei, esortato e cooperato per la pace nel mondo tanto da vedersi tributare, in anni più vicini ai nostri, il ruolo di patrona d’Italia e d’Europa.
Un libro che può “rompere”, in positivo, il lettore
La cosa che colpisce di questo libro è il riconoscersi come possibili protagonisti di alcune delle vicende narrate. Si viene catturati la sua capacità di svelare quelle tante frasche di fico della vigliaccheria dietro le quali è facilissimo nascondersi, perché i vizi, in fondo, ce li abbiamo tutti ma siamo altrettanto bravi a minimizzarli e a considerarli tutto sommato passabili.
Caterina sembra invece capitare nelle vite dei potenti o dei dotti dell’epoca apposta, per restituire un punto di vista più cristiano alle cose, e questo, se da un lato significa fare ammenda, dall’altro non esclude mai un richiamo alla Misericordia di Dio che è più grande del peccato, lo precede, e lo colma di nuova Grazia.
E se questo fosse di una qualche utilità anche per il lettore?
Si arriva così a pensare che ci possa essere un livello ulteriore di lettura che va oltre l’avventura e riporta alla stessa prova dello Specchio di Atreiu nella “Storia infinita”: quanto vi sentite pronti a guardarvi dentro?
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