Paradiso e inferno sono qui. Dietro ogni muro, ogni finestra. Il mondo dietro il mondo… noi siamo presi nel mezzo.

— John Constantine

Fury – Recensione

La furia per un occasione sprecata

C’era una volta il cinema patriottico di guerra…

Nato dopo (o meglio, durante) il temibile conflitto mondiale. Un cinema che portava sullo schermo eroi, o meglio: uomini trasformati in eroi. Così riuscivano a espugnare la postazione inespugnabile, difendere il luogo indifendibile, salvare il prigioniero insalvabile. Era un mix di retorica che andava a pescare da una tradizione antica come l’Iliade e, personalmente, non mi sento il diritto di dare giudizi morali sulla cosa. “I nonni” avevano sperimentato, anzi vissuto, la sofferenza e le atrocità di un conflitto. Se un film poteva distrarli, e portarli a pensare che tutto ciò che avevano vissuto avesse un senso, non ci vedo nulla di male.
Con il tempo però, e con i gusti, si è voluto, andando a strizzare l’occhio ad altro pubblico: il critico, lo storico, il politico. Non si può parlare di cinema patriottico di guerra, ma dobbiamo dargli un altra definizione. Cinema realistico di guerra, direi che può andare. Ora si raccontano storie, non più romanzi storici, deve esserci una fonte a cui attingere; “ispirato a fatti realmente accaduti” precede ogni pellicola. Più importante della trama diviene la denuncia, il messaggio, il riscoprire.
E “Fury“, dove si colloca? Ecco, abbiamo già un problema. “Fury” è patriottico e realistico nello stesso momento, sbilanciandosi più verso la seconda definizione. (Anche se non so se vi sia stata un’accurata ricerca storica da renderlo reale.)
Vediamo ora di affrontare questo colosso di ferro.

La trama (senza troppi spoiler)

Novellino viene aggiunto ad una squadra già completa. Questo deve fare una missione impossibile, che lo porterà ad un epica battaglia finale. Fine.
Direi che ho riassunto metà del cinema bellico in quante, due righe? E va bene così. Noi sappiamo che è un film di guerra e che ci si spara, non ci aspettiamo altro! Riflessioni? Valori? Senso della vita? Sì, va bene, certo. Ascolteremo volentieri questi discorsi, affronteremo la conoscenza dei personaggi e ciò che li spinge a combattere quella sporca guerra. Ma quello che vogliamo (cioè nel film eh, non nella vita reale!), sono pallottole che fischiano e mezzi corazzati che avanzano.
Ed è forse questo il vero problema di “Fury”.

Lui è il novellino e l'altro il brizzolato veterano. Non dobbiamo sapere altro.

Lui è il novellino e l’altro il brizzolato veterano. Non dobbiamo sapere altro

Se ne sparano di grosse

In “Fury” si combatte poco. Troppo poco. L’impressione è che si sia scelta una guerra a caso per ambientarci un film. Ora, il problema è che poteva essere un film su una qualsiasi guerra. Certo, abbiamo la prospettiva del microcosmo carro armato, ma se l’avete visto, ripensateci: un sottomarino tedesco? Una testuggine coreana? Una navicella spaziale del futuro? Non avrebbe avuto lo stesso svolgimento e lo stesso senso? Io dico di sì.
Ecco, allora questa storia di formazione è durante l’avanzata in terra tedesca. Solo che le battaglie saranno tre, messe per giustificare il tutto. Oh per carità, ben fatte, curate, ottimi effetti (anche i traccianti laser?). Io non sono un esperto militare, il mio massimo avviene su “Warhammer 40.000“, quindi potrebbero aver ricostruito senza rigore storico. Però mi sembrava ben fatto, e non c’importa mica alla fin fine, andiamo a leggere i libri piuttosto!
Comunque, i tempi fra le battaglie sono lunghi. Troppo lunghi, mi hai caratterizzato i personaggi benissimo in pochi minuti, non occorre altro. No no “Fury”, tu non me la racconti giusta. Tu vuoi parlare e farmi riflettere, tu vuoi trascendere il senso della vita e ampliare il mio orizzonte. Ecco, a me non va tanto bene sai? Io cercavo un film di guerra che eventualmente mi desse spunti di riflessione, non le ultime lettere di Jacopo Ortis.
E non è solo questo il punto. Il punto è che è tutto abbozzato, messo ma non affrontato. È un seme che non sboccia. Tanti discorsi si perdono, scompaiono. Non so se il regista vuole insistere sull’imprevedibilità della guerra e del suo interrompere, ma io tante cose non le ho capite.

E niente zio, eravamo qui e c'erano esplosioni...

E niente zio, eravamo qui e c’erano esplosioni…

Morti. Punti morti

Ci sono morti nella guerra. E “Fury” ne ha un reggimento intero, ma di punti. Deve soffermarsi troppo sulle scene che possono brutalmente essere tagliate. Una cosa del genere la provo quando Michael Bay fa crollare palazzi anziché combattere i Transformer. Un esempio? La cena o colazione infinita. Ho capito cosa vuoi trasmettermi, mi son bastati quei momenti iniziali. Io sono un appassionato di film di guerra, tu sei un regista di un film di guerra, tra noi c’è un tacito accordo, non devi spiegarmi ogni cosa. E no, insisti. Mi fai arrivare tutto il cast in una stanza che è già ingombrante per il solo Pitt, e ognuno deve dire la sua. Poi deve litigare una volta e fare pace, perché è la guerra, e sappiamo che c’è stress psicologico. Mi va bene il secondo litigio perché vuoi sottolineare la cosa. Al terzo mi chiedo se sto guardando “Carnage“. Al quarto sono andato a comprarmi le tortillas. Senza piccante, grazie.
Mi spiace per i tuoi attori. Mi son piaciuti tutti. Cioè, i due png meno, ma il ragazzino di “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” parecchio. Di Pitt che devo dirti? È da “L’esercito delle 12 scimmie” che lo considero uno dei migliori al mondo. Sprecati. S’impegnano e danno il massimo, ci credono veramente, fino in fondo. Anche il carro armato è bravo, ha espressione quando ruota la torretta o viene ferito, sembra urlare di dolore. Bibbia, il personaggio interpretato da Labeuf è escatologico al punto giusto. Però non basta.

E l'oscar per il miglior attore protagonista va a ...

E l’oscar per il miglior attore protagonista va a …

Valorosamente valori

Sai che c’è “Fury”? Che mi hai lasciato spiazzato. Avevi dei valori da trasmettermi? Non li ho capiti. Non si usano i bambini in guerra? Purtroppo me lo ricorda ogni giorno l’Isis e il fondamentalismo islamico. Il nazismo è stato un male atroce per l’umanità? L’ho imparato a scuola. La guerra e brutta e la gente soffre ingiustamente? Sì hai ragione.
Però quando esco dal cinema rimango male, hai centrato il tuo obiettivo, sono disgustato da quel che ho visto. Solo che poteva accadermi in tanti altri modi. Non ho qualcosa di nuovo su cui riflettere, ho un ripasso.
Cosa mi lasci allora? Sicuramente una forza evocativa, te lo concedo. I Carmine Burana, fanno il loro effetto. Le S.S. che marciano cantando un loro canto riadattato è angosciante e una prolessi di un inevitabile sofferenza.
Tu non vuoi farmi un film patriottico, vero “Fury”? Lo so, perché quando esco dal cinema non sto urlando “U.S.A.! U.S.A.!”. Però ho come l’impressione che siano gli americani i buoni, sia la loro superiorità bellica e morale a far vincere i buoni. Sì, hanno comportamenti sbagliati e incivili, ma tu mi hai detto che è la guerra a portarli all’esaurimento, dopotutto sono i tedeschi, no scusa solo i nazisti, i veri cattivi. Non ti capisco proprio sai, perché da un morale imparziale sotto sotto nascondi la preferenza verso qualcuno.

Magari volevi dirmeli quali erano questi valori!

Magari volevi dirmeli quali erano questi valori!

La fede in Fury

Boyd 'Bible' Swan

Una fan art del cannoniere Boyd, profondamente cristiano e soprannominato “Bibbia”, interpretato da Shia LaBeouf

Questo punto è d’obbligo per noi Cattonerd, visto l’ampio spazio riservato durante il film.
Inizierei con una battuta: avevo tanta fede in questo film. E invece, dopo averlo visto, l’ho persa. Rischia di essere geniale la cosa! Per tutto il film Bibbia è preso in giro, messo davanti alle contraddizioni del campo di battaglia con quello che predica. Ti fa apparire la cosa vuota, senza senso davanti a tanto dolore. Insomma, perdi la fede, non serve. Ed effettivamente, verso il film è perduta. Per quanto riguarda quella cristiana, la vedo difficile, anche se c’è gente che, paradossalmente, l’ha ritrovata guardano “Una settimana da Dio”.
E invece, brutto furbone, mi fai la “mossa kansas city”. Dopotutto il morto c’è, sono io di noia! La fede ha un senso, anzi è il senso ultimo del nostro agire. Non di tutti eh, ma per alcuni uomini. Il sacrificio per gli altri è ciò che ci redime veramente. Anche se nel farlo dobbiamo compiere massacri e odiare il prossimo, il fine giustifica i mezzi. Sai che mi piace poco? Preferivo quando mi dicevi che, anche se commettiamo opere malvagie, il Signore ci ama, e continuerà ad amarci, nonostante la sporcizia nel nostro cuore.
Mi è piaciuto il fatto che Wardaddy sapeva sedare le dispute teologiche con una battuta, lo facevano anche i nostri Padri della Chiesa, dopotutto. Mi piaceva anche il fatto che, pur sembrando ateo, era comunque in ascolto e informato sulla Sacra Scrittura. Il momento migliore? Quando mentre “gli yankees” compiono il massacro, Bibbia si ferma a consolare un tedesco agonizzante; certo lui combatte, ma non odia il proprio nemico. Si, non è la visione cristiana corretta, ma io spettatore come posso giudicare nel tranquillo della mia poltrona?
Concludiamo? Sì, mi sembra giusto. Tu hai trattato la fede come tutti gli altri argomenti del film. L’hai messa, e l’hai lasciata li, il solito seme che speravi si schiudesse, ma senza annaffiarlo adeguatamente, non fiorisce. Come la Fede.

Conclusione

“Fury” è così. Un film che ti lascia amareggiato, che può piacere, ma che non convince. È un lungo viaggio all’inferno, ma senza vedere le stelle finali. Si rimane con la brutta sensazione di aver fatto un abbuffata, ma di sentire ancora la pancia vuota. Ed è un vero peccato, perché poteva essere veramente il film più bello degli ultimi anni, vuoi per la potenza evocativa delle scene, l’ottima fotografia e la bravura dei suoi interpreti.

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Author: Onix

Cultura cattolica Cresciuto in ambiente Agesci, non ho mai avuto modo di soffermarmi sulla mia Fede, ritenendola semplicemente "la cosa giusta da seguire." Un rapporto conflittuale con lo studio mi ha portato a smarrirmi, senza idee per il futuro. La lettura del capolavoro di C.S. Lewis, "Le cronache di Narnia" è stata la spinta per scacciarmi dal torpore in cui mi trovavo. Iscritto alla Facoltà di Scienze Teologiche, sono impegnato come animatore nella mia parrocchia, il che comporta seguire il gruppo giovanissimi, organizzare il campo estivo parrocchiale ... Cultura Nerd In un mondo di Supermen, preferisco Clark Kent. Appassionato di storia e storie, racconto i miei incontri.

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