Final Fantasy VIII: perché amare se fa soffrire?
Nessuno è creato per stare da solo
Fithos… Lusec… Wecos… Vinosec…

Ogni volta che guarda un immagine di “Final Fantasy VIII“, mi tornano in mente tanti ricordi, tante forti emozioni! Ma vorrei tentare di rendervene partecipi con questo articolo.
I Final Fantasy sono RPG giapponesiVideogiochi giapponesi con elementi tipici dei Giochi di Ruolo, ma lineari nella loro struttura rispetto ai videogiochi di ruolo prodotti in Occidente., di cui i primi ambientati solitamente in uno scenario fantasy-medievale, successivamente, ma a partire da Final Fantasy VI, si preferì inserire sempre più elementi tecnologici, moderni, caratterizzando cosi sempre di più l’universo di Final Fantasy, e rendendolo così, unico nel suo genere.
Se pure tecnicamente meno avvincente ed inferiore ad altri episodi della saga, particolarmente caro è per me Final Fantasy VIII. La storia di quest’ultimo si costruisce intorno alla figura dei Seed: soldati addestrati per proteggere la pace nel mondo. I Seed vengono dai Garden, per l’esattezza il Garden di Balamb. Il protagonista di questo capitolo di Final Fantasy è proprio un aspirante seed, Squall Leonhart, e vorrei concentrarmi su di lui.
Un eroe scontroso e taciturno…
Squall è un eccellente combattente, l’eroe figo di turno, ma ha un difettuccio… è anaffettivo! Freddo e
distaccato verso il prossimo, sembra non faccia altro che tenere scrupolosamente a distanza le persone che gli sono intorno. Non è quindi il classico protagonista, anzi per certi versi apparirebbe non come l’eroe (quello che salva), ma come un personaggio che ha bisogno di essere salvato da se stesso…e qui ruolo chiave ce l’avrà Rinoa, una ragazza facente parte dei suoi compagni di scuola e membro della resistenza contro Galbadia. Rinoa ha un carattere forte, e all’inizio tra lei e Squall non scorre buon sangue… Tuttavia nonostante il caratteraccio di quest’ultimo, nel corso della storia, si creerà un legame forte tra i due personaggi, perché il vivere insieme l’avventura, un’esperienza capace di segnare nel profondo, costringerà Squall a grande fatica a mettersi in discussione… dirà a Rinoa:
Ma perché Squall ha paura di legarsi?
Il trauma di Squall
Squall ha sperimentato l’abbandono. Tutta la psicologia del personaggio gira intorno a questo. Quando era piccolo, crebbe in un orfanotrofio insieme alla sorella Ellione. Ma un giorno lei viene portata via e Squall rimane definitivamente solo. Da questo, i flashback sparsi per tutto il gioco in cui si vede un bambino che piange sotto la pioggia e promette:
Sorella… non voglio piangere ancora…
Squall stabilisce di non volere più alcun legame, per sopravvivere alla paura che prima o poi questi si sciolgano e che le persone a cui ha voluto bene possano creargli un ulteriore vuoto dentro di sé.
Squall rappresenta un’idea molto radicata nel mondo odierno: perché mettersi in gioco se poi si soffre? La vera solitudine di oggi non è quella classica, di chi non ha davvero intorno nessuno, anzi, spesso è proprio caratterizzata da un circondarsi di situazioni sociali in cui poi però mai si va affondo nei rapporti, celando in realtà un’indifferenza alla vita e a chi ci sta vicino. Ed è proprio nell’essere indifferente che Squall diventa immune a tutto aspirando ad un nichilismo in cui non sei toccato da nulla, né dal dolore ma neanche dalla felicità.
Lewis ne “Il grande divorzio” ci spiega come in realtà l’inferno sia la solitudine, di contro, proprio nella comunione con gli altri si cela la felicità, il paradiso.
Dunque, come abbattere il pensiero della paura di perdere chi si ama?
Vincere la paura di perdere gli affetti
E’ vero, possiamo perdere tutto, possiamo perdere ogni persona che amiamo. Nel Cantico dei Cantici leggiamo: “Più forte della morte è l’amore”. Ma com’è possibile se è proprio l’Amore spesso a provocare ferite, dolore? Se è proprio l’amare quel qualcuno che ci porta a soffrire se viene a mancare? Forse la soluzione è che non ci sia soluzione (e già, avete letto bene!), ci aiuta di nuovo il grande Lewis a capire meglio la questione:
Amare è dunque essere sempre vulnerabili, non essere indifferenti, rischiare di soffrire.
Tutto nell’incognita del domani, come dice Rinoa a Squall: vivere il qui e oggi (vedi Mt 6,25-34).
L’amicizia
È vero che non bisogna dipendere dagli altri, ma essere amici non è una dipendenza, ma una ricchezza. Squall comprende bene il suo cuore quando perde i suoi compagni e la donna che ama: Rinoa.
In quel momento si sblocca tutto l’amore che provava, perché capisce una cosa fondamentale:
Non siamo fatti per vivere da soli perché l’uomo ha la vocazione alla relazione, ed è realmente felice solo nella relazione con gli altri!
Una piccola confidenza
Anch’io (come molti) ho vissuto un periodo di solitudine. E’ il trovare persone vere, che ti vogliono realmente bene, che permette di guardare la vita con occhi nuovi. In poche parole, ciò che cambia la prospettiva è sapere che non sei solo. E quando scopri che oltre agli amici su questa terra, ce n’è uno con la con la A maiuscola, allora lì scatta una comunione più profonda, che squarcia ogni solitudine, anche col prossimo. Gli amici veri sono quelli che ti sanno amare come ama questo Amico (che siano credenti o meno): nonostante tutto, così come sei, con i tuoi difetti, i tuoi errori, e le tue brutture. Perchè “Dio è amore” (1Gv 4,8) e l’amore è relazione.
Per concludere, direi quindi che la vera vittoria del gioco non sia quella che emerge nella trama principale, ma sia in realtà questa: vedere Squall abbattere i suoi muri sorridendo a Rinoa, la sua amata, come a dirci che sì, nonostante le paure “Ne vale la pena”.
Commenti da facebook
1 Ottobre 2015
Una bellissima riflessione su un eroe che per me è stato… insomma… problematico. Ammento che alcune volte mi sarebbe piaciuto perdere gli scontri solo per vederlo morire Non è carino da scrivere, lo so, ma un po’ te le tirava via dalle mani. Invece ho voluto bene a Zell, e avrei tanto voluto sapere com’era andata poi con la famosa ragazza della biblioteca…
Bellissima anche la citazione di Lewis. Non conosco i suoi “Quattro Amori” e mi hai fatto venire voglia di provvedere.
=)
3 Ottobre 2015
Squall è un emo ante litteram. Il finale (nonostante la trama contorta e improbabile) è bellissimo ma francamente mi pare che Rinoa abbia le ali da angelo per un motivo. Avendo io un carattere che si avvicina (ma senza la faccia da tenebroso e la gunblade) posso affermare con certezza che una Rinoa del mondo reale avrebbe mollato Squall già a metà storia!