Come sconfiggere il terrorismo? Ce lo suggerisce One Piece
Dedicato alle vittime di Parigi e del terrorismo
Stavo leggendo i capitoli della guerra dell’isola degli uomini-pesce di “One Piece“, quando mi è arrivata la notizia degli attacchi terroristici a Parigi.
Chi l’ha letta (o ha visto le puntate dell’anime), forse potrà capire in parte il conflitto di emozioni che ho provato, mentre mi rendevo conto che le pagine del manga stavano raccontando un dramma simile a quello che il TG con forza proiettava nella mia camera.
Ma il messaggio che traspariva dalle pagine di “One Piece” era di speranza, e spero che dopo questo articolo si accenda qualcosa anche nel cuore contrito e spaventato di chi lo leggerà.
L’intifada degli uomini-pesce
Hody Jones è un uomo-pesce nato e cresciuto nell’odio verso gli esseri umani, odio di cui gli umani non sono certo innocenti.
Per secoli uomini-pesce e umani si sono fatti la guerra, e alla fine avevano vinto gli uomini. Questi ultimi però ridussero molti uomini-pesce in schiavitù e riversarono sugli abitanti del mare odio, disprezzo o, quando andava proprio bene, diffidenza. Si arrivò al punto estremo di xenofobia in cui venne posta una legge terribile: Vietate le trasfusioni di sangue tra uomini-pesce e umani.
In questo clima nasce un odio atavico e indomabile nel cuore del piccolo Hody; un odio che insieme a lui cresce così tanto da iniziare ad abbattersi anche i suoi simili, se macchiati dalla colpa di instaurare rapporti amichevoli con gli esseri umani. Una rabbia così atroce da farlo arrivare a disprezzare la propria vita e sacrificarla anche fino alla morte pur di compiere la sua terribile vendetta. Il rancore marchia a fuoco la sua mente, e vota così la sua esistenza a sovvertire il reame dell’isola degli uomini-pesce – reo di aver cercato la pace con gli umani – e di rendere schiavi tutti gli esseri che vivono sulla terraferma.
La misericordia della regina
Inaspettatamente in questa storia di rabbia e vendetta brilla improvvisamente una luce di speranza.
La regina Otohime, il cui pensiero e le sue azioni sono rivolte solo al bene del suo popolo, tenta in tutti i modi di spezzare la catena di rabbia e intolleranza che imbriglia le due specie. Sprona i suoi sudditi a superare le barriere dei pregiudizi, portando avanti un referendum popolare con lo scopo di trasferire il regno sulla terraferma e poter così instaurare un rapporto con gli esseri umani. Solo perdonando, conoscendosi e andando a vivere insieme si potranno superare le differenze e l’odio antico che li separa.
Il mio pensiero non può che andare ai cinque verbi scelti dal Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze 2015: Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.
Otohime arriverà persino a rischiare la vita per salvare quella di un umano della casta nobiliare, nonostante fosse giunto sull’isola degli uomini-pesce al solo scopo di riprendersi gli schiavi fuggiti durante un’insurrezione:

Otohime rischia la vita per salvare un umano che odia la sua specie
La regina, grazie a quel gesto, riesce così ad instaurare un dialogo con gli esseri umani… ma proprio nel momento in cui il sogno della regina sta per diventare realtà, la sua vita viene strappata via da un attentatore ignoto e la colpa viene fatta ricadere sugli umani.
Tutto sembra perduto, ma con le sue ultime parole, la regina esanime perdona il suo attentatore:
Perdonali Padre perché non sanno quello che fanno
Eiichiro Oda, l’autore di “One Piece”, nel raccontarci questa storia ricorre a immagini ben precise. Nel momento in cui Hody Jones e i suoi rivoltosi conquistano le zone del regno, i sudditi verranno obbligati a calpestare le immagini raffiguranti la defunta regina Otohime come gesto di diniego dell’idea di possibile pace tra uomini-pesce e umani. Come è scritto anche nel manga, Eiichiro si rifece al metodo con cui i soldati giapponesi andavano a caccia di cristiani per ucciderli. I catturati erano costretti a camminare sopra l’immagine di Cristo o della Madonna per rinnegare la propria fede o per dimostrare di non essere cristiani. Atti simili si sono visti in questi anni in tutto il Medio Oriente e in Africa.
Ma questo non è un articolo per farvi diventare altri Hody Jones. Questo è un articolo per seguire la volontà della Regina misericordiosa.
Il perdono non è un atto di buonismo.
Il perdono è ciò che spezza le catene con le quali il nemico tenta di imprigionarci.
Il perdono è la forbice che taglia i fili che ci rendono burattini in mano alla vendetta e al rancore.
Il perdono è la luce che ci permette di guardare nel cuore di chi ci odia, e scoprire che la prima vittima del Male è proprio il nostro carnefice.

In questa fan art di Rikamello la regina Otohime sembra un quadro mariano
Pregate, anche se non siete credenti
Pregare non è un rito magico. Pregare non serve a risolvere qualcosa con la nostra volontà. Pregare non serve a eliminare i nemici o le sofferenze. Pregare non è nemmeno accettare passivamente gli eventi.
Pregare serve a sconfiggere il Male che alberga nei nostri cuori, e permettere così alle nostre azioni di seguire la strada del Bene.
Pregate dunque, perché la guerra al terrorismo parte, prima di ogni cosa, dal non essere posseduti dal rancore che possiede loro.
E mi raccomando, non commettete gli errori degli umani e degli uomini-pesce. Non permettete a nessuno di dividervi in mondi separati.
State vicini ai fratelli musulmani innocenti, per conoscerli e farvi conoscere, e fate in modo che su di lo non ricadano le colpe di altri.
Dio, ricordatevi, lo si incontra nel prossimo (1Giovanni 4, 20), al di là della razza, del sesso, dello stato sociale, e della religione (Galati 3, 28).
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