Hardcore! – Recensione
Fatemi scendere, soffro di mal di mare!

La locandina rende bene il senso di movimento dell’intero film
“Hardcore!” del regista Ilya Naishuller è un film girato interamente in prima persona, con una telecamera posta all’altezza degli occhi del protagonista, partendo dall’idea che voler riprodurre nel cinema un videogioco sparatutto in soggettiva sia una gran cosa, solo perché a qualcuno piacciono i videoclipFilmati musicali. dei Biting Elbows. L’idea di per sé non è originale né intelligente, in quanto abbiamo altri film che hanno sfruttato questa possibilità, saggiamente non dall’inizio alla fine, ma solo per alcune scene action. Oltre a ciò, si cerca di trasporre i videogiochi moderni alla “Call of Duty” (spara e spara!), ignorando tutto ciò che di buono è stato concepito per persone più pretensiose in fatto di intrattenimento, trama ed estetica. Una serie a caso: “BioShock” di Ken Levine.
“Hardcore… partiamo dalla trama fittizia

Haley Bennett… l’unica scelta azzeccata presente nel film!
Un tizio di nome HenryNome volutamente scialbo, credo. si risveglia senza memoria e mutilato in una stanza asettica, mentre una donna gli aggancia degli arti sintetici e gli rivela di averlo reso un cyborgUn essere umano con parti meccaniche.. La donna si chiama Estelle ed è splendida. Se il film fosse rimasto un’inquadratura statica sulla bella Haley Bennett, detto tra noi, avrebbe raggiunto senza alcuno sforzo un risultato godibile da ★★. Invece da lì a breve irrompe il cattivo: Akan, villain con ingiustificati poteri di telecinesi e gravi problemi di erotomania, che ha il potere di dire boiccate che sintetizzano ogni possibile stereotipo degli antagonisti degli action movie. Il suo aspetto a metà strada tra un cattivo di James Bond e un antagonista di serie b è comunque un risultato significativo, che di per sé pone strani interrogativi sulla cultura cinematografica russa rispetto a questo film.
L’idea di base parte dal desiderio di portare nel cinema gli sparatutto in prima persona, di cui il capostipite è “Wolfenstein 3D“, seguito da “Doom“, “Quake” e “Duke Nukem“. Malgrado ciò, di questi giochi c’è ben poco a livello di suggestioni e/o citazioni. O meglio, se ci sono non le si nota un granché in mezzo all’azione vuota e fine a se stessa del film. Mosca non ha nemmeno l’atmosfera adatta per questo genere. La ragione è pressoché semplice: “Hardcore!” non rispetta alcuna regola fondamentale del linguaggio e non prende il buono da niente a cui, forse, si ispira.
Porcapaletta, tieni ferma quella videocamera!

“Doom 3”, nemmeno lì la videocamera era ondeggiante!
Sì, tieni ferma quella stramaledetta cinepresa, perché di per sé non ci vuole uno studio particolare per sapere che una videocamera traballante, in perennemente spostamento, può provocare un senso di disturbo dovuto alla consapevolezza di esseri fermi mentre il cervello registra un segnale di movimento. Volgarmente detto “mal di mare“, “mal d’aiuto” o “d’aereo”, è il malessere che io e un mio amico abbiamo provato per 2/3 del film. La musica a palla, che passa dai Queen alle musiche commerciali da discoteca, contribuisce all’intontimento definitivo. Pertanto non si tratta di non essere abituati a un linguaggio veloce e multisensorialeCioè, che faccia uso di tre o più sensi., ma principalmente di incompetenza da parte degli autori. La trama volutamente scontata ed a tratti grottesca, vistosamente piena di nonsense e buchi narrativi, non giustifica il tentativo di realizzare una trasposizione di un possibile “Doom”. Il film è psichedelico, adrenalinico e velocissimo dall’inizio alla fine, ed ignora volutamente l’importanza delle pause, dei silenzi e dei momenti di tensione presenti pure nel più mediocre degli sparatutto, necessari per l’immedesimazione con il protagonista a prescindere dalla componente interattiva (che qui non c’è!). Prendete un videogioco con una trama stereotipata, registrate la vostra partita ed eliminate tutte le scene di phatos e di narrazione. “Hardcore!” è il risultato.
Tiè, è pure immorale!
Vabbè, non è un aspetto di per sé tecnico, ma che “Hardcore!” risulti di cattivo gusto acquista un certa rilevanza. Ovviamente non mi riferisco agli elementi splatter che sono parte del genere a cui il film appartiene, ma a sesso e violenza gratuiti, più alcuni messaggi di fondo offensivi: primo tra tutti, solo donne stupide, cattive e prive di personalità. Estelle all’inizio potrebbe sembrare una sorta di Elizabeth in riferimento a “Bioshock Infinite“, con tanto di città sospesa nel cielo, ma senza dirvi nulla riguardo il finale, accade l’esatto contrario e si lascia il posto alla vera spalla di Henry, Jimmy: scienziato pazzo che sostiene che se non puoi muoverti, sparati in testa o creati dei corpi sintetici da mandare a morire a cavolo ogni volta che vuoi interagire con il protagonista. Secondo la filosofia truzzissima del film, uno Stephen Hawkings non può che desiderare il suicido, perché non può usare il pene. Per fortuna c’è “The Big Bang Theory“.

Tutto in GoPro… una tecnica innovativa? Sì, come la gonorrea!
Il resto delle donne che compiano nel film vanno da prostituite senz’anima, che non fanno ridere come quelle di “Duke Nukem”, fino a pazze armate di katana che appaiono come parodie di BabydollLa protagonista di “Sucker Punch”, film d'azione perfetto..
In contrapposizione ad “Hardcore” viene in mente il recente “The Hateful Eight” di Q. Tarantino, lentissimo ma coinvolgente, che sarà altrettanto “immoraleNichilista, o quanto meno giustizialista.“, tuttavia dona il tempo di apprezzare il citazionismo dell’autore.
Conclusione
“Hardcore!” è un film realizzato con cura, ma comunque brutto… Epici effetti speciali a parte, si rivela facilmente riproducibile: date una cinepresa a una scimmia ubriaca all’interno di una claustrofobica discoteca piena di truzzi molesti, russi e capaci di dire solo banalità, il tutto giustificando la cosa con una trama scontata e dei personaggi secondari poco credibili. Sapendo questo, ha senso vedere “Hardcore!”? La risposta viene da sé.
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