Il Vangelo secondo Naruto
You want to be a super hero?
Chi almeno una volta nella vita non ha desiderato essere l’eroe di un anime? Da piccolo lanciavo il brecciolino sulle macchine in corsa urlando “polvere di diamanti”! Finché mio padre mi fece notare che non era il modo corretto di fare il supereroe… vai a fare del bene!
Già, chi è il super eroe? E che caratteristiche ha?

Saitama di “One-Punch Man”… è sicuramente il più forte!
Nel web, nei forum e tra i nerd/otaku appassionati di shōnen e fumetti “supereroistici” in generale, ogni tanto si sentono le solite domande, come: “chi è il più forte? “,”Chi spacca di più?”… E qui credo che con “One-Punch Man“ abbiamo risolto l’annoso dilemma. (Se non lo avete ancora visto, sappiate che siete dei peccatori NdR!!!).
Ultimamente, invece, ci si domanda maggiormente: chi è il più intelligente? Sarà che l’intelligenza prima che il mondo diventasse dei nerd non serviva… Vegeta rompeva i pianeti e questo ci bastava. Tuttavia né l’intelligenza né la forza possono determinare l’essere un eroe e non basta possedere delle capacità superiori per esserlo, ma sta nel saper orientare queste capacità verso il bene. Solo chi riesce in questo è veramente grande.
Se quindi basta semplicemente orientare le nostre capacità verso il bene per attuarlo, viene da sé che anche noi, come i personaggi di uno shōnen, possiamo diventare dei (super) eroi. Quindi, a questo punto, la domanda nasce spontanea:
Come si diventa un super eroe?

Naruto contro Pain
La risposta ce la darà uno scontro memorabile tra Naruto e Pain/Nagato, nel quale vedremo che nonostante il male subito, l’eroe del Villaggio della Foglia saprà andare oltre, dimostrando che il bene consiste nel credere negli altri e che il perdono è la spada che recide ogni male, l’arma che separa la persona dal peccato che ha commesso. La fiducia in se stessi è la base fondamentale per ogni gloria in questa vita che in quella futura.
I – Come Naruto, non farsi contagiare dal male

Naruto trova Nagato, a poca distanza dal Villaggio della Foglia
Naruto è l’eroe che sa esattamente cos’è la differenza tra il bene e il male. Sa benissimo che per fare il bene non deve entrare in risonanza con il male e che, altrimenti, entrerebbe nella stessa spirale di odio e rancore a cui tutto il mondo dei ninja partecipa. Un episodio esemplificativo di quanto appena detto è la conclusione del combattimento tra Naruto e Pain. Naruto tornando dall’addestramento avvenuto sul Monte Myoboku scopre che il villaggio della foglia è stato raso al suolo e che molti dei suoi compagni sono ormai morti, ma nonostante questa realtà tragica e il profondo rancore provato non uccide il cattivo. Cioè Nagato. Anzi, vuole da lui delle risposte. Tra lui e il leader dell’Akatsuki ci sarà un faccia a faccia che stravolgerà l’intenzioni del nemico.
La scena prosegue con Naruto che vuole colpire Nagato, ma si ferma un istante prima ripensando a Jiraya, maestro di entrambi i ninja. Naruto odia Nagato, ma in questa scena fa il salto di qualità, in quanto pur tentatissimo non entra in sintonia con il male. Il male come reazione è banale, non è razionale né intelligente; l’intelligenza sta nel fermarsi e scegliere diversamente. Pertanto Naruto non si focalizza più sul danno ricevuto (la distruzione del suo villaggio!), ma sceglie di fare il bene e prosegue con l’intento di comprendere il proprio nemico: di fatti nel Vangelo di S. Luca 6, 27-29, Gesù non dice di essere permissivi con il male, porgendo l’altra guancia, neppure di non combattere, ma afferma esattamente il contrario: combatti, spezza le catene del rancore, dell’invidia, dell’odio e non mostrare la guancia colpita. Non rimarcare i danni, ma volta pagina, in questo senso, porgi l’altra guancia, ovvero l’altra soluzione.
La storia di Nagato

Konan, Yahiko e Nagato
Naruto a questo punto chiede a Nagato per quale motivo lui che era stato un allievo di Jiraya, che ne condivideva gli ideali di pace e di comunione tra i ninja, si sia ridotto ad essere un criminale. Nagato narrerà così che due sono stati gli eventi che hanno cambiato la sua vita: la morte dei suoi genitori per mano del Villaggio della Foglia e la morte di Yahiko per mano di Hanzo delle Salamandre, il quale pur essendo nemico della foglia si alleò con essa perché temeva di perdere il controllo sul Villaggio della Pioggia. Dopo la morte dei genitori, il giovane Nagato incontrerà Jiraya, che diverrà per lui padre e maestro. Jiraya rappresenterà una contraddizione, perché da un lato rappresenta lo stesso nemico che uccise i suoi genitori, ma dall’altro è colui che gli ha salvato la vita e dato una formazione per la vita adulta. Si tratta di un paradosso che farà maturare in Nagato la fiducia e la speranza che un giorno il mondo dei ninja possa cambiare.
Nel secondo evento invece la situazione si capovolge, perché con la morte di Yahiko Nagato perde la fiducia in se stesso e nell’umanità. Idealizzerà il dolore a tal punto che lo utilizzerà per darsi un nome e giustificare il male, al fine di rendere cosciente il mondo dei propri eccessi. In poche parole, abbraccerà la menzogna, quella di poter procurare il male per generare un futuro bene. Da questo errore concettuale Nagato rinnegherà se stesso e i propri ideali e diventerà un nunkeninNinja traditore. del Villaggio della Pioggia.
II – Fidarsi delle persone
Naruto alla fine del dialogo capovolge inaspettatamente la situazione.
Jiraya insegnò a Nagato che il dolore è talvolta inevitabile, ma che grazie ad esso si cresce e si ha la possibilità di essere gentili con il prossimo. Dunque crescere significa ragionare con la propria testa ed agire di conseguenza. Nonostante la possibilità di imparare dagli errori, il mondo è sempre soffocato dalle guerre e la domanda per Nagato diventò assillante: com’è possibile portare la pace?
Nagato poco dopo realizza che, come il suo maestro Jiraya, Naruto sceglie di fidarsi di Nagato e di credere in lui. La fiducia nel prossimo equivale al vero perdono, quindi ad amare il prossimo nonostante tutto il danno subito, come in Matteo 18, 21-22.
III – Credere in se stessi, partendo da Dio

Naruto arriverà a dare fiducia addirittura al Kyuubi: il cercatorio più potente e pericoloso, che ha causato la morte dei suoi genitori. La storia di Naruto chiama in causa sempre la fiducia: la possibilità di redimersi, contro ogni aspettativa umana
La magia è questa: Qualcuno crede in te, quella è la risposta! Nagato difatti si sente di nuovo in gioco e mostra tutto il suo reale valore, sacrificando la sua vita per resuscitare le persone da lui uccise nella battaglia di KonohaLa regione che comprende il Villaggio della Foglia.. Nagato grazia alla fiducia, al perdono, ritornerà se stesso (Ap 21,5).
Conclusione
La fiducia in qualcosa di più grande di noi, beh, in “Naruto” non viene dichiaratamente identificata con Dio, ma di quello si tratta se si parte dal presupposto che al di là di ogni situazione, come la possibilità della guerra o dell’assenza di pace, sia in vista di qualcosa di ben più grande. Dio ci ama per quello che siamo, non ci chiede di diventare altro ma di essere noi stessi. La perfezione è tornare in se stessi (Lc 15, 16-17) nonostante il peccato, nonostante il male ricevuto; noi stessi per essere felici e, come suggeriscono questi tre “requisti dell’eroe” esplicitati da Naruto, non entrare in risonanza con il male ma fidarsi degli altri; ed in fine credere in se stessi. Si può dire che con questi tre “super poteri” tutti noi siamo sulla giusta strada per diventare dei supereroi.
Commenti da facebook
28 Giugno 2016
Bellissimo articolo! Bello, bello, bello!
20 Luglio 2016
Uno dei più belli del sito!
21 Agosto 2016
Perché non approfondisci i parallelismi fra Cristo e Hagoromo (in realtà fra Hagoromo e qualunque profeta/fondatore che la storia conosca)?
30 Agosto 2016
Ciao Marco ti ringrazio per lo spunto ma ti avverto.. ho tempi biblici xD
23 Agosto 2016
Bellissimo articolo, complimenti!!!
30 Agosto 2016
Grazie a tutti per i complimenti