Chi è davvero “Alla ricerca di Dory”?
Vi sveliamo cosa si cela nel titolo del film…
Il più atteso film di animazione della Pixar di questo autunno nelle sale cinematografiche è stato senza dubbio “Alla ricerca di Dory”. Ovvero, il proseguo del film di animazione “Alla ricerca di Nemo“. Infatti si riparte proprio dalle circostanze che portano Dory a scontrarsi con Marlin lanciato all’inseguimento del motoscafo.
Già allora era in cerca dei suoi genitori che aveva smarrito a causa della sua perdita di memoria a breve termine e qui si fa spazio un dubbio: perché il titolo è “Alla ricerca di Dory” se poi la protagonista indiscussa, colei che crea dinamismo tra i personaggi marini, è proprio Dory che, non cerca una sua omonima ma i propri genitori?
Proviamo a spiegarlo.
La memoria dell’amore
Come abbiamo già detto Dory dimentica le cose a breve termine, ma nonostante questo non può resettare la memoria a lungo termine e l’affetto “da” e “verso” i propri genitori, questo perché questo tipo di memoria si colloca temporalmente nella categoria dell’Eternità.
Noi riceviamo quel tipo di amore, che non perde mai la speranza, che è sempre benevolo e indulgente persino sulle mancanze più evidenti, da Dio stesso «Perché il suo amore è per sempre», come scrive il Salmo 136 ripercorrendo la storia della salvezza.
Messa in questi termini, Dory la è metafora perfetta di una persona di fede che cerca in Dio la propria identità e le proprie origini: di continuo si perde il filo della relazione speciale con il Padre, eppure di continuo l’evidenza di Dio si riannoda negli eventi che essa vive.
Quando sai di appartenere ad un Padre che ti ama, sai anche che, per quanto la memoria sia corta e gli sbagli siano tanti, ci sarà sempre qualcosa che ti richiama alla ricerca più importante della tua vita, che ti dice a chi appartieni e chi sei. La certezza di essere “figli amati” cambia il nostro modo di agire e di essere.
Anche i genitori, quindi, fanno parte della sua identità e la memoria dell’amore ricevuto è la parte più profondamente e vera di sé.
L’amore che guarisce

Quando è ferma solo sulla propria autocommiserazione Sophie, del “Castello errante di Howl”, si accartoccia come una vecchietta. La maledizione che l’ha colpita mostra l’età del suo cuore.
Ho sempre trovato fortemente significativo il fatto che Dory ricorda meglio e vive meglio stando con i pesci che la facevano sentire amata e rispettata. Il parallelo con Sophie de “Il castello errante di Howl” ci sta tutto (ATTENZIONE, se non l’avete visto state per avere uno SPOILER), in quanto lei addirittura ringiovanisce fisicamente quando il suo cuore è attraversato dalla consapevolezza dell’amore per Howl.
Che fenomenale promozione del fatto che la vita, la morte e tutto ciò che sta nel mezzo, non si possono ridurre solamente al dato biologico! Anche la psiche e l’anima, che si nutrono di amore, contano tanto che, quando una persona si sente amata, i suoi difetti regrediscono o vengono limitati, un po’ come fa Gioia, in “Inside Out“, quando chiede a Tristezza di restare confinata nel suo cerchio.
Tenendo presente che in tante recensioni Dory viene accostata al concetto di persona affetta da handicap, il potere taumaturgico dell’amore è lampante.
Che farebbe Dory?
Avete appena letto la peggiore banalità presente nel film.
Noi qui siamo sempre dell’avviso che andare “dove porta il cuore” senza essere accompagnati dal cervello è sempre potenzialmente dannoso. Certo anche pensare senza agire, seguendo l’approccio di Marlin, non è una valida alternativa, ma agire senza pensare potrebbe essere peggio.
Cosa accadrebbe se tutte le volte che non trovo posto nel parcheggio desiderassi d’appiattire a fisarmonica tutte le auto già presenti? Sareste ugualmente contenti se le auto fossero le vostre? XD
L’impulso può indurci a buttarci in un fiume perché abbiamo sentito una richiesta di aiuto e sarebbe tutto sommato un gesto generoso, ma se ci sfugge il fatto che, magari, non sappiamo nuotare, rischiamo di essere solo d’intralcio per i soccorritori veri.
Coerentemente con il dialogo di prima, anche Dory afferma:
E come darle torto! Se per scelta hai stabilito che ti fa fatica fermarti a pensare, è normale che, di conseguenza, subisci le avversità del tuo destino, inerme e senza possibilità di scampo.
Poi però è sempre Dory che arriva a chiedersi, parlando di sé stessa in terza persona, “cosa farebbe Dory?”, altro che elogio del mancato pianificare! E’ l’esatto opposto. Addirittura Giovanni Paolo II esortava i suoi figli spirituali con la massima “Uomo, sii te stesso!”. Cioè chiediti cosa puoi fare per esprimere il meglio di te stesso in ciò che vivi.
Questa è la soluzione per prendere a picconate i tanti muri dell’indecisione.
C’è sempre un’altra soluzione
Tempo fa lessi una poesia che diceva qualcosa del tipo che dopo aver bussato a tutte le porte, supplicato di entrare e avendone prese a calci un buon numero senza essere riusciti a scardinarne nemmeno una, ecco che all’improvviso se ne apre una, sfiorata per sbaglio, con un gomito, quando già stavamo andando via.
Ecco quella potremmo chiamarla casualità, oppure con il suo nome proprio: Provvidenza!
Ai più scettici ricordiamo che “sorte” e “coincidenza” sono solo altri nomi in codice usati per dire che Dio agisce.
Conclusione: “Sigourney Weaver è Sigourney Weaver”?

L’avrete vista in centinaia di film, ma ora Sigourney Weaver passa alla storia con il suo vero nome interpretando niente meno che se stessa(!) in “Alla ricerca di Dory”.
Questo è stato scritto nei titoli di coda originali del film (senza punto interrogativo ovviamente!). Per chi non lo sapesse Sigourney Weaver, dopo aver recitato in Alien, Avatar ed un altro centinaio di film è diventata voce guida del Parco Oceanografico di Morro Bay, dove Dory è nata.
In Italia l’hanno sostituita con Licia Colò per ottenere il medesimo effetto comico, ma la domanda che mi ha suscitato è ben più profonda: alla fine di questo grande film d’azione in cui porto in giro la mia vita, potrò dire anche io di essere stata me stessa pienamente? Riuscirò mai a esprimere tutta la originalità con cui sono stata creata?
Il vero dramma è che se io non sono io… allora non si sta parlando di una semplice “ricerca” buona solo per farci un film di animazione. La sua caratteristica di base è proprio un dato di fatto: io dimentico.
Immersa nell’oceano delle mie occupazioni quotidiane, rischio di non sapere più chi sono, ma ecco che sul più bello la Provvidenza interviene per restituirmi quel pezzetto di identità che ho perso di vista. Sono sicura che è per questo che mi capita ascoltare quel sacerdote particolarmente ispirato nella sua omelia, di incrociare quel bambino che, di punto in bianco, mi chiede “ma tu sei amica di Gesù?” (Ah-hem…!!!) , oppure anche quell’amico che ha fatto una esperienza spirituale importante e mi lascia quella sensazione particolare che ho iniziato a chiamare “nostalgia di Dio” e altre cose così.
Anche io come Dory non riesco a trattenere memoria di tutto quello che vivo, ma so riconoscere lo straordinario che irrompe nell’ordinarietà delle cose, ed è per questo che, anche io, mi sento capace di ritrovare la strada: perché più ne faccio e più mi rendo conto che è Dio stesso che me la mette davanti agli occhi.
+Bonus points: and the winner is…
Il “premio simpatia” di questo film di animazione va indubbiamente a Bailey, il beluga che fa funzionare l’ecolocalizzatore concentrandosi in un lungo “uuuuuuuuh”.
Se potessi ne adotterei uno, portatile, da tenere in borsa per recuperare gli oggetti smarriti sul fondo, quando per prenderli non mi resta che iniziare a scavare.
Qui un assaggio del magico momento in cui scopre che il sonar funziona.
Il premio “Virtù della Fortezza”, per il miglior esempio educativo, va invece a Piper, il cortometraggio che anticipa “Alla ricerca di Dory” e che, da solo, giustifica almeno metà del biglietto al botteghino.
E’ la storia di un pennuto che ha sempre la peggio, sia con le onde del mare, che sistematicamente lo appallottolano tra piume, acqua e sabbia; sia con i suoi genitori, che non lo assecondano nella pretesa di essere nutrito. Scoprite da voi chi la spunta alla fine del corto!

Ecco il protagonista di “Piper“, il cortometraggio che anticipa la proiezione del film nei cinema
Commenti da facebook