Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi.

— Sant’Agostino

La grammatica di Dio

La Grammatica della Creazione passando per la grammatica italiana

“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.” ~
Giovanni 1,1

“In principio era il Verbo”

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Prologo del Vangelo di Giovanni, fonte: Wikipedia

Il Vangelo di Giovanni inizia con questa frase, che vuol dire che all’inizio, quando tutto cominciò, c’era già tutto quel che di importante serviva, tutto ciò che è fondamentale. Il Verbo.
Grammaticalmente parlando, di cosa non si può far a meno in una frase? Del verbo. Possiamo stare senza complementi, condurre vite piatte, vivere addirittura con i soggetti sottointesi  che stanno a significare che il nostro “io” non vive ma “tira a campari”, che non facciamo la differenza, che siamo un numero. Il verbo invece rende una sequenza di parole una frase, la sostiene, la chiama all’Esistenza. Cosa ci hanno sempre detto le maestre, riguardo alle frasi? Si mette il soggetto (ma come abbiamo visto può esser sottointeso), poi il Verbo, poi eventuali complementi.

Il Verbo al centro dell’Esistenza di una frase! Mi piacerebbe esser una frase come questa! Con il Verbo al centro della mia esistenza!
Ma andiamo avanti…

“Il Verbo era presso Dio”

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Il Vangelo

Essere presso qualcuno, vuol dire stargli vicino, come ad esempio una mamma con un bambino; e le mamme, con i bimbi piccoli in particolar modo, cosa fanno? Se ne prendono cura, ne hanno riguardo e cioè li riguardano.
Riguardare poi, ha un significato polivalente: “avere cura” ma anche “guardare nuovamente” e ancora “che riguarda”. Quindi possiamo dire che il Verbo, che è tutto quel che di fondamentale c’è in una frase, l’unica cosa che in principio esisteva, riguardava Dio. Doveva proprio esser un Verbo importante, potente! Un verbo che nella sua stessa essenza, nel suo essere, riguardava e aveva come scopo Dio.

Qual è quindi il verbo più importante in tutto l’universo? Quale verbo racchiude dentro se l’essenza di Dio, il Suo mistero, la Sua forza ed il Suo Spirito?

“Il Verbo era Dio”

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La creazione dell’universo

Non solo l’unica parola che esistesse e che avesse importanza riguardava Dio, ma proprio quella parola lo racchiudeva, lo “descriveva”! In principio l’unica cosa che contava e che c’era, era Dio. Ma che cosa fa, il verbo essere, nelle frasi? Definisce, descrive, modella.. chiama all’esistenza.

Quindi Dio per Sua natura non poteva non creare tutto quanto!

Lui è, e quindi, chiama all’esistenza, diventa creatore e datore di vita! E quindi basta una parola e “Sia la Luce!” ZAC!, “Sia questo!” ZAC!, “Sia quello!” Ari-ZAC! E così il Verbo Essere, crea e definisce il mondo, lo regolamenta e poi, alla fine, crea il capolavoro: l’Uomo!
E lo fa a Sua immagine, donandogli cioè la capacità di generare, di aver parte nella creazione del mondo. Dio, creando l’Uomo e dandogli il potere di sottolineare e ridefinire quanto fatto dalle Sue mani, ha creato l’Avverbio, parola derivante dal latino che significa, per l’appunto : “vicino al Verbo”.

Ed ecco quindi che con la Creazione, difatti, si delineava la grammatica di Dio, visibile in ogni opera della Sua Parola.

“Avreste la conoscenza del bene e del male”

Ma poi il serpente, il nemico, ha traviato questa grammatica inserendo il suo verbo, la sua parola, in mezzo. Anche il suo verbo è molto potente, ma a differenza del primo che chiama all’esistenza, il secondo verbo è un verbo che divide, che spezza la frase, che separa ciò che è stato creato dal Creatore, facendogli credere di essere qualcosa di diverso. Come riconoscere quindi tra di loro i due verbi? Come riconoscere se, in una frase, un complemento è legato ad un verbo o all’altro?

Dal suono, si sente a orecchio!

Se una cosa è chiamata ad ESSERE, la si definisce, la si esalta, la si mette sotto la lente d’ingrandimento e s’ammira; se una cosa è chiamata invece ad AVERE, c’è sempre un’altra cosa che viene privata della “dignità”, del “senso” e si troverà, perciò, a dipendere dalla prima. È un verbo che chiama all’azione chi gli sta vicino ed una reazione da parte di chi subisce il verbo. È un verbo che dice “tu sei perché hai questo” ma non si cura di chi “È” accanto, anzi lo prevarica.

Nascono quindi i conflitti, i fraintendimenti, le separazioni, l’ingordigia, il possesso, le mode…e seguendo la strada dell’avere, il bellissimo Avverbio si troverà snaturato, e verrà portato a pensare di esistere perché ha, perché possiede, perchè fà questo, o quello, perchè si da un tono (avete visto? Il verbo Avere è un simulacro del verbo Essere e come lui cerca di generare, ma non avendo in lui la scintilla vitale, si deve autodefinire, deve far l’elenco del suo operato, delle sue opere e di quel che ha).

La creatura si trova, da un giorno all’altro, a non sapere più chi è. Ed il verbo Avere, dal quale ormai dipende la sua Essenza, peserà sempre più sulle sue povere spalle, e se ne sentirà schiacciato; schiacciato dall’avere tutto ma ritrovarsi vuoto dentro, ritrovarsi a NON AVER SENSO. Ecco perché si dice che il possesso non fa la felicità.

La contromossa del Creatore

Eterna lotta del bene contro il male

Il fronteggiarsi del bene e del male

Fortunatamente il Creatore ha pensato a tutto! Ed ecco che ci manda una particella piccola, maltrattata da tutti perché sembra che da sola non abbia senso: il Verbo Essere, che chiamando all’esistenza tutto è sinonimo di abbondanza, genera di conseguenza la congiunzione!
È la congiunzione che aiuta ad elencare tutto il Creato; è la congiunzione che rimette insieme i pezzi di frase, che le ricompone dando loro un NUOVO senso (forse ora saranno più chiare le parole del Credo: “Generato, non creato…”).

Prendiamo ad esempio una frase del tipo

“Io HO fatto del male ad una persona che amo”. Provate a sentire il dolore delle parole, provate ad immedesimarvi. Io l’ho ferita. Lei non mi rivolge la parola ed ora stiamo distanti, e non so come rimediare al torto. Non so come farle capire che mi dispiace. Che non volevo.

Se dessi retta al nemico ed al suo modo di leggere la storia, mi chiuderei in me stesso, caricandomi di tutto il dolore per quel che HO fatto e delle conseguenze che comporta (come ad esempio che non mi rivolga più la parola) e mi incolperei di cose che nemmeno penso realmente, svilendo il mio essere.
Ma ecco che arriva la Congiunzione, che mi prende nonostante quel che HO fatto, così come SONO diventato e mi SONO “ridefinito” e sistema le cose!

Io Ho fatto male alla persona che amo MA SONO qui davanti casa sua, per chiederle di perdonarmi.

Basta osservare la frase per capire che una congiunzione chiama ad un’azione “al contrario”, a sistemare le cose, a raddrizzarle. Osservando meglio, si può notare che la congiunzione, una volta che hai deciso di farla entrar nella tua frase, ti vuole il più vicino possibile! “Ma (io) SONO”! la congiunzione del Creatore mi riporta, tramite un gesto, un’azione, ad Essere e ad aver di nuovo un’identità certa.
La congiunzione mi indica che io NON SONO quel che HO fatto!!

Conclusione

Per dirla alla “pretese” (come la direbbe un prete): tu non sei il tuo peccato!

A volte la Congiunzione sembra avversa (MA…), altre volte sembra invece benevola (E..), altre volte invece sembra inesistente, o priva di significato, qualcosa che se c’è non la vedi e non la senti, come può esserlo una virgola.
(Quanta gente che non crede solo perché non riesce a LEGGERE la propria vita, a vedere di quante virgole sia composta?)

Come riconoscere, nella mia vita, nella mia frase, la presenza del Creatore e della Congiunzione, che unisce il Creato con il Creatore?
Il Verbo ci viene incontro anche in questa occasione, dicendoci come riconoscerlo:

“Mosè disse a Dio: « Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Ma mi diranno: “Come si chiama?“. E io che cosa risponderò loro? ». Dio disse a Mosè: « Io sono colui che sono! ». Poi disse: « Dirai agli Israeliti: “Io-Sono” mi ha mandato a voi. […] Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione »” ~ Es 3, 13-15

Io SONO colui che SONO”  che vuol dire: Io sono il Creatore, il fondamento del mondo, il Principio.

E quindi, ogni volta il dubbio ci assale, ogni volta che ci pensiamo, mettiamoci davanti al foglio della nostra vita e rileggiamo ogni singola frase, o almeno i punti salienti…ma dal Principio.

Lettura consigliata: 'Ottantatre questioni diverse'

http://www.augustinus.it/italiano/ottantatre_questioni/ottantatre_questioni_libro.htm

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Author: simonerayan

Cultura cattolica: Nato e cresciuto in una famiglia cattolica, ho passato la mia infanzia e la mia giovinezza a far il diavolo a quattro, giusto per dimostrare che non basta andare in chiesa per essere automaticamente santi. xD Poi, come succede a molti, arriva una donna e ti trovi a cambiare rotta..almeno sulle cose importanti.. xD Cultura nerd: Sono stato iniziato alla nerdità fin da bambino, con libri e storie e fumetti e Disney, per passare ai videogame, dal commodore (dalla grafica migliore di minecraft) alla playstation3, passando per i vari pc (386, 486, pentium..), per il GameBoy, ed il supernintendo. Colleziono Magic, leggo Chesterton e fantasy a volontà ("la spada della verità" e le storie di Dragonlance a gogo!), adoro i musical ("Phantom of the Opera"), mi piace scrivere e ascoltare la musica (per la cronaca: la mia conoscenza del mondo musicale e dei film\cartoni è seconda solo alla conoscenza del vocabolario italiano..il che potrebbe voler dire "nulla") xD

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