Cattolicesimo post-concilio: cosa è andato storto?
Perché ci troviamo in una società post-cristiana?
Come il grande Tolkien già sosteneva ai suoi tempi, ossia negli anni ’50-70, oggigiorno ci troviamo in una società post-cristiana. Vale a dire non più cristiana, ma che considera il cristianesimo come superato o non più fondamentale per il progresso della civiltà occidentale. Ma, domandiamoci seriamente, perché tutto ciò è accaduto? Cosa ha provocato questo processo di scristianizzazione? Proveremo a vederlo insieme in questo articolo, facendo una breve analisi.
Un cambiamento epocale

Copertina di Dylan Dog, che incarna perfettamente l’uomo che vive nell’incubo di una realtà priva di senso: il relativismo
Storicamente parlando, il problema è che c’è stato un vuoto negli anni ’60-70 senza precedenti. Ne avevamo già parlato nell’articolo scritto a quattro mani con il prof. Franco Nembrini, “Da Tex Willer a Dylan Dog“, dove abbiamo affrontato il cambiamento culturale e la diffusione del relativismo sfruttando le figure dei due più famosi personaggi della Sergio Bobelli Editore.
Tornando a noi, cosa comportò lo svuotarsi delle chiese e lo stacco generazionale tra il mondo post-bellico profondamente cattolico e quello del boom economico che arrivò addirittura, in seguito, ad un orgoglio anticlericale come nel cosiddetto movimento del ’68? Quella degli anni ’60-70 si trattò della prima generazione alfabetizzata della storia, oltre che della prima generazione “multimedializzataChe fa uso di più piattaforme di comunicazione.“. Sì passò da una generazione semplice, che fondava il proprio bagaglio culturale e la propria fede sulle relazioni delle comunità parrocchiali, delle società rurali e sui rapporti umani di padre in figlio a un una società più “autodidattaMa sarebbe meglio dire individualista.“, “metropolitana”, che tramite i nuovi e potenti mezzi di comunicazione, quali la televisione e la narrativa presente su tanti e diversi medium, imparò in breve tempo ad assimilare un nuovo pensiero, quello profondamente laicista che fino a non molto tempo fa era esclusivo di circoli intellettuali ed elitari relegati a certi ambienti che non staremo qui ad elencare. Quindi diciamolo… ideologicamente anticattolici. In fondo, cambiò solamente la tipologia di indottrinamento. Anche i programmi didattici della Scuola di Stato a base di alcuni luoghi comuni e varie leggende nere sul Cristianesimo non aiutarono in tal senso…

Nell’articolo “È vero che i cristiani sono tutti indottrinati?“, la questione del cosiddetto “Indottrinamento” era già stata in parte affrontata
La ricezione della gente di quegli anni cambiò radicalmente e in brevissimo tempo, soprattutto per la potenzia dello strumento della televisione che letteralmente generò un nuovo pensiero dominante. Poi arrivammo noi: i nativi digitali, capaci di usare computer, console, cellulari e strumenti social, che hanno in un tempo ancora più breve, radicalmente cambiato la nostra società.
La generazione del relativismo… o dei Lemming?!
Oltre al cambio repentino di comunicazione, cambiò anche la concezione del mondo. Nacque negli ’70-80 la cosiddetta generazione del relativismo. Ovvero una generazione a cui non fu più confermata l’esistenza come una realtà definita e ordinata ad un preciso scopo, ma come un sistema fine a sé stesso in cui non è nemmeno più possibile dare qualcosa per scontato. L’unica certezza, da Darwin in poi, è che la natura si basa sul senso di prevaricazione. Nasce così una nuova “mitologia”, quella dello scientismo, alimentato proprio in quegli anni delle suggestioni della fantascienza letteraria e cinematografica.

Nasciamo, viviamo e moriamo… oppure, ci evolviamo, sopravviviamo ed estinguiamo, dato che prima o poi arriverà qualcuno di più evoluto di noi per farci “suicidare”. Lo scientismo è in fondo il videogioco dei Lemmings all’applicato un po’ a tutto XD
Ma in tutto questo la Chiesa dove stava? Il problema è proprio lì, i preti e tutti coloro che costituivano il mondo cattolico non furono più capaci di formare la gente, di offrire una preparazione adeguata al nuovo linguaggio e alle nuove esigenze intellettuali ed esistenziali. Si può dire che il clero continuò a dare per scontata la propria autorevolezza, ormai non più percepita dalla gente, e diventarono assiomatici. È così perché è così. Non si comprese per tempo invece che essendo profondamente cambiata la cultura e l’esigenze dei fedeli non era più possibile usare gli stessi metodi didattici e catechetici del passato. Un esempio tra tutti? Il Neodarwinismo che offrì una visione della realtà di tipo antiteista e materialista, ed eccezion fatta per quegli esperti del settore, cattolici od anti-evoluzionisti laici che trovarono gravi lacune nei meccanismi evoluzionistici, non si riuscì a strutturare un discorso più plausibile sulla storia della terra o sulle origini dell’uomo che non sfociasse nel teo-evoluzionismoL'evoluzionismo biologico guidato dalla Provvidenza, ma che nega la creazione perfetta dell'uomo, la monogenesi e, in pratica, la caduta umana. o nel creazionismo fondamentalistaAdamo fu creato dal nulla già bello che adulto.. Si dissacrarono, così, le origini umane. Naturalmente questo è solo uno degli innumerevoli esempi che si possono fare al riguardo e che come catechista ho modo di riscontrare negli adolescenti che seguo e che purtroppo vedono la fede come qualcosa di diametralmente opposta alla ragione. Il mondo così gli fa credere e, non c’è niente da fare, non sono previsti da parte nostra programmi o attività parrocchiali che possano rimediare a tali mancanze, per il semplice fatto che il mondo cattolico non è, eufemisticamente parlando, aggiornato a livello comunicativo ed esegetico. Manca inoltre una certa capacità di mettersi in discussione su tali argomenti e di non ridurre tutto a mera apologetica o, peggio, a superficiale fideismoQuest'ultimo ancora presente soprattutto nei cattolici di mezza età.. Per certi versi, anche noi facciamo come i Lemming: continuiamo ad andare dritti per la nostra solita strada pur consapevoli che finiremo dentro a un burrone!
Perché si fa così!
Dunque per i motivi sopraelencati la gente iniziò a domandarsi il perché e il per come delle cose, del credo cattolico. Domande teologiche, filosofiche e scientifiche legate alla fede assolutamente pertinenti in quegli anni, e ahimè in fondo anche nei nostri , che non trovarono risposte. Papa Giovanni XXIII, che forse aveva intuito questo cambiamento della società, cercò di arginare il problema con il Concilio Vaticano II, che però da una parte non fu capace di risolvere la faccenda, ma solo di arginare parte del problema. Ci sarebbero poi tutte le diatribe legate all’argomento del Concilio, come quelle legate alla riforma liturgica, le frange progressisteO, peggio, moderniste: che credono sia possibile mettere in discussione i dogmi e doveroso aggiornare la Chiesa ai tempo odierni. che sfruttarono tale momento per imporre nuove posizioni teologiche non in linea con il Magistero precedente, creando così dall’estremo opposto il cosiddetto “tradizionalismoL'esasperata difesa della Tradizione cattolica, sia per quanto riguarda la Dottrina che per la Liturgia.“, e in questo modo frammentando il mondo cattolico in tante realtà sostanzialmente in antitesi.
Pertanto la Chiesa non soltanto non ebbe la forza di dare quelle risposte, ma su alcune tematiche generò involontariamente più confusione che altro. Le associazioni e i movimenti cattolici per quanto cercarono di arginare alcuni di questi problemi si ritrovarono nella medesima situazione. Così negli anni ’70-80 preti, catechisti e cattolici attivisti nell’apostolato non furono più in grado di parlare alla gente. Si andava dai moralisti, quelli del se non ti comporti così fai una brutta fine, fino agli astratti (faccio finta di risponderti, tanto il succo è che devi avere fede lo stesso!), perché un tempo reggeva un’altra istanza formativa fondamentale: la famiglia, la cosiddetta “Chiesa domestica“. La vera formazione partiva dai genitori, che erano i primi responsabili di trasmettere la fede ai propri figli. Il boom economico degli anni ’60 in tal senso devastò le famiglie, che non essendo culturalmente preparate per gestire un incremento di benessere così repentino diventarono mondane… nell’accezione più negativa del termine! E affogando nel benessere lasciarono ad altri il compito di educare i propri figli. Lo stile di vita cambiò, la sera, che era il momento di coesione, unità, in cui le famiglie si riunivano per pregare, dire il Rosario e per dialogare, iniziarono piuttosto a guardare i varietà e gli show in TV, e lentamente si perse quel senso di aggregazione e spiritualità. Le famiglie, mi riferisco soprattutto a quelle cattoliche, non formarono più cristiani ma consumatori, il cui principale obiettivo era il cosiddetto “posto fisso” (vabbè, utopia per i nostri tempi!). E questo perché il benessere posto al centro della società altri non è che l’idolo della sicurezza economica. Del resto, come diceva Gesù, nessuno può adorare due padroni (Mt 6, 24). Se a questo si aggiunge anche un linguaggio cattolico ancora di molto improntato sul senso del dovere che in quel dato momento storico risultò “insopportabile”, perché ormai le priorità dettate dall’odio per l’autorità erano altre…
Dalla sopravvivenza… all’opulenza!

Diciamo che Bart e Homer si prestano all’esempio
Dalla povertà del dopoguerra si passò all’opulenza degli anni ’60. Inutile dire che quando la vita si presenta con le sue difficoltà, l’uomo per sua natura cresce e impara ad osservare la realtà da un prospettiva diversa, più profonda. Un tema che abbiamo ben trattato vario volte, tra cui nell’articolo dedicato a “The Walking Dead: il senso della vita“. Al contrario, c’è poco da fare, l’uomo che pensa solo al benessere tende a diventare più superficiale. Il benessere di per sé non è il male, ma sicuramente l’abbondanza e la repentinità con cui arrivò non aiutò la società a saperlo gestire.
Il movimento del sessantotto… fu davvero immotivato?
Arrivarono così i tumultuosi anni ’70, in cui i giovani si ribellarono a questa società vuota e priva di senso. I giovani di quel tempo cercarono qualcosa di vero, di autentico. Ma essendo di base un atto di ribellione irrazionale nei confronti di quei genitori che non sapevano nemmeno più per quale motivo continuavano ad andare a messa la domenica, il Cattolicesimo fu associato all’ipocrisia di coloro che vissero il boom economico. Era diventato parte di quella realtà borghese e ipocrita che metteva al primo posto il denaro e che vedeva nella religione solo un qualcosa per placare la coscienza o praticata per “convenzione”. Si cercarono santoni altrove, valori e spiritualità diverse, con tutte le conseguenze che questo comportò… l’inizio delle religioni fai-da-te, di cui bellissima ed esaustiva resta le scena del film “Un sacco bello” di Carlo Verdone, che mostra in chiave ironica questo conflitto generazionale, accompagnato anche dalla presenza di un prete (interpretato proprio da Verdone) non proprio positivissima.
Gli orrori del terrorismo che arrivarono in seguito al ’68 furono un mostro generato non tanto da genitori negligenti o chissà cos’altro, ma semplicemente da una cultura mediocre che lasciò spazio al furore ideologico che almeno prometteva a parole qualcosa di più alto e ambizioso. Altri invece si limitarono a fuggire dagli ambienti cattolici, che dopo aver perso anche il fascino del sacro – andato perduto nella riforma del ’67 – non poterono che vedere nella Chiesa una realtà altrettanto scialba.
New Age, ufologia, super bonzi e buddismi occidentali

L’inizio delle neo-religioni prevede solo due direzioni: il ritorno al paganesimo, al primordiale o alla “spiritualità” perduta oppure verso gli uomini verdi che avrebbero creato l’uomo dopo lo sciopero dei Robot!
Come dicevo, finita l’era del furore ideologico e dell’interesse per la politica (che si rivelò solo una gran fregatura per tutti), ritornò forte il desiderio per la religione, per la spiritualità, ma ormai i danni erano stati fatti: la Chiesa cattolica era stata mistificata e associata a qualcosa di puramente umano e negativo. Per tale motivo negli anni ’90 molti cercarono altrove, e le religioni fai-da-te di vaga origine orientale andarono per la maggiore. In realtà il quadro sarebbe assai più complesso di così, si dovrebbe parlare di New Age, esoterismo gnostico spacciato per “Tradizione”, pseudo-religioni a base di extraterrestri e di diverse altre cose, ma questo è solo per far capire come la storia sia fatta pressoché di reflussi.

Mio padre è cristiano, io allora divento ateo. Mio padre è ateo, io allora divento credente in qualcosa. E così via… Ned Flanders, che aveva due genitori hippy, ne rappresenta un buon esempio!
Conclusione: ritorniamo alla bellezza!
Come osserva Marko Ivan Rupnik, sacerdote, artista e teologo: “Non si può distruggere il Cristianesimo se non si distrugge la bellezza“. Se quindi il Cristianesimo non tornerà a essere autentica bellezza e non saprà continuare lo splendore della Storia della Salvezza, di cui Cristo è il centro, non potrà che retrocedere davanti a un mondo che si è accontentato di mezze verità e apparenze. Ovviamente questo deve partire da un cambiamento profondo e più interno, la ricerca di un cristianesimo autentico e non moralista, desideroso di comunicare (e farlo nel modo corretto), riprendendo Rupnik “La bellezza non è separabile dalla comunicazione, e l’unico vero comunicatore, perché ha qualcuno da comunicare, è Dio Padre“. Quindi un cristianesimo che vive in tutto quello che ci circonda, attraverso la cultura: l’arte, la musica, i film, i romanzi, i fumetti, ecc… ma una cultura che parte da uno Spirito d’amore verso l’altro e verso ciò che è bello, e non in primis da ciò che è giusto, diventando imposizione:
Del resto l’uomo, per sua natura, ha in sé quell’anelito di magnificenza che lo può condurre a Dio. La Chiesa (e per chiesa intendo anche i fedeli che la compongono) può ancora tornare a dissetare i cuori di coloro che vorranno vivere la vita come qualcosa di molto più alto e nobile, sull’esempio di colui che tutto diede per noi (Gv 15, 13).
Senza dubbio rimane questo il nostro modo migliore per comunicare!
Commenti da facebook
29 Maggio 2017
Sono totalmente d’accordo con te, hai fatto un’ottima analisi e penso che l’argomento vada molto più approfondito perché è cruciale. Da qui potrebbero partire fiumi e fiumi di discorsi a riguardo e spero di sentirli in futuro, ma poi bisogna avere il coraggio di dare anche delle risposte. Verrà qualcuno a darcele? O già ce le hanno date?
4 Dicembre 2021
Grazie! E vorrei più contenuti riguardo arte, bellezza, liturgia e simboli. Avanti con padre Rupnik ovviamente, e vi suggerisco caldamente di curiosare i contenuti di Jonathan Pageau, artista ortodosso… ci potrebbe uscire più di qualcosa.
28 Dicembre 2021
Per quello è previsto un altro articolo, si spera a breve!