“The War – Il pianeta delle scimmie”… un film cristiano?
Esegesi spoilerosa sui significati cristiani del film
Lo avevo già detto nella mia recensione del film, del tutto priva di spoiler: la nuova saga de “Il pianeta delle scimmie” non è smaccatamente teista […] come lo fu il primo film del 1968. Anzi, Dio viene nominato ben poche volte in tutta la trilogia. Eppure il film è pieno di riferimenti e significati cristiani o quanto meno religiosi.
Il sacrificio di un figlio
Nel film a dettare lo sviluppo della storia sono il sacrificio del figlio del protagonista e l’uccisione del figlio dell’antagonista. La morte di un figlio è il dolore più inaccettabile a cui un padre può andare incontro, il momento più doloroso dell’esistenza. Cesare perde il figlio chiedendo a quest’ultimo di proteggere la sua famiglia… si tratta quindi di un sacrificio d’amore. Il Colonnello McCullough uccide il proprio figlio perché lo ritiene un “sacrificio necessario” per preservare la specie umana dal virus delle scimmie mutato geneticamente. La croce di legno appesa nella stanza del Colonnello, a poca distanza dalla foto del figlio da lui ucciso, è un chiaro riferimento a Gesù Cristo: il Figlio per eccellenza, sacrificato per amore di noi tutti dal Padre.
Dopo la morte del figlio, il Colonnello McCullough perde i propri sentimenti, diventa razionalista e spietato, maturando come unico obiettivo la sopravvivenza. In parole povere, perde il proprio cuore, la propria umanità. E il suo si rivela un sacrificio malvagio, compiuto con superbia. Disse infatti Gesù:
Koba o il diavolo?

In questa scena il defunto Koba appare a Cesare per convincerlo che sono entrambi irrecuperabili
Nei momenti più bui del film Cesare è tentato dalla figura di Koba, la scimmia malvagia che in “Apes Revolution” ha dato inizio alla guerra tra umani e scimmie lasciandosi sopraffare dall’odio. Cesare non riesce a perdonare il Colonnello McCullough che ha ucciso sua moglie e suo figlio, e il conflitto che lo accompagnerà per tutta la narrazione sarà quello di dover fare i conti con la tentazione della vendetta. Koba, morto nel secondo film, riappare come una sorta di spettro alcune volte a Cesare nei momenti più drammatici, come un demone tentatore che vuole convincerlo che anche per lui non è possibile uscire dall’odio. È la strategia del nemico: convincerci che il nostro lato peggiore corrisponde alla nostra unica realtà.
La parte più alta del film sarà proprio il perdono. Cesare non ucciderà il Colonnello McCullough, ma ne avrà pietà. E da questo scaturirà la resurrezione simbolica del protagonista, che imparerà il perdono trasmettendolo al resto delle scimmie. È la potenza del perdono, della Misericordia, che trasforma ogni perdita e sacrificio in un bene superiore. In questo “Tha War – Il pianeta delle scimmie” è profondamente cristiano.
E se la bambina fosse Maria?

Nova porta per tutto il film un cappuccio e ha un volto davvero angelico… diciamo che almeno per me è quasi impossibile non scorgerci un qualcosa di mariano nella sua splendida figura
Non è a mio avviso una di quelle fisse devozionali di chi vede madonne da per tutto. No, “The War – Il pianeta delle scimmie” è dopo il film di Mel Gibson, forse l’opera cinematografica più mariana della storia. La bambina è un personaggio chiave del racconto, che fa comprendere come le scimmie siano dotate di un’umanità ben superiore alla nostra. Accolgono tra loro una bambina con sincero affetto, perché ha perso l’uso della parola per colpa del virus mutageno che sta continuando a punire la stirpe degli uomini. Ma lei è solo una bambina, non ha colpe. È solo vittima di un male che non la riguarda. Quasi come Maria è del tutto innocente e candida. È scampata al pericolo nascondendosi dai soldati del Colonnello McCullough, che uccidono senza pietà tutti gli esseri umani che perdono la capacità di parlare per colpa del morbo delle scimmie.
La bambina, che verrà battezzata da Maurice come Nova, che significa stella (ricordo che Stella del mattino è uno degli appellativi usati per Maria Santissima N.d.R.), sarà anche la salvezza del nuovo popolo eletto. La scena più forte di tutto il film è proprio quella di Nova, che pur rischiando la vita entra nella struttura militare per dissetare Cesare e le altre scimmie che stanno lentamente morendo di fame, perché rinchiuse da giorni senza né acqua né cibo, costrette ai lavori forzati. Nova con infinita maternità disseta e nutre Cesare e gli altri. Lo fa con una gioia nel cuore che solo una madre può provare per i suoi figli. Lì accudisce, si prende cura di loro rischiando tutto, offrendo tutta se stessa. Come Maria, Nova appare come una figura candida che ha scelto di prendersi cura del popolo che considera suo.
Ma c’è dell’altro… e lo vediamo nel finale del film.
L’esodo delle scimmie
Cesare i suoi in questo film non combattono in modo epico e spettacolare come visto nel secondo film, ma resistono tutte insieme alle persecuzioni degli umani in una sorta di “passione” od “olocausto”. Restano unite e si aiutano l’una con l’altra aspettando il momento opportuno per essere tratte in salvo. Cesare, come sempre, riveste il ruolo del profeta che deve guidare il suo popolo in una terra promessa. Il finale del film è proprio questo: Cesare e i suoi fuggono dall’Egitto, in questo caso rappresentato dalla struttura militare del Colonnello McCullough, e quando arriva la seconda fazione degli umani che distrugge la tirannia degli uomini che impongono un’eugenetica spietata, si ritrovano a puntare i fucili contro Cesare e le sue scimmie. È la fine? No, è l’inizio. Una valanga di neve devastante precipita pochi istanti dopo proprio nell’esatto punto in cui si trovano gli uomini, uccidendoli tutti così come accadde ai tempi di Mosè con gli Egiziani che furono travolti dalle acque del Mar Rosso. Alla fine non è la volontà degli umani né quella delle scimmie che conclude il conflitto per sempre. È la Provvidenza.
Cesare ha così modo di accompagnare il popolo delle scimmie oltre il deserto, nella terra promessa. Ma proprio come Mosè Cesare muore senza poter entrare nel nuovo paradiso terrestre. Le ferite di guerra lo hanno lentamente consumato e, inoltre, è come se debba espiare le sue colpe, quella di aver ucciso una scimmia, Winter il gorilla albino disertore, così come Mosè uccise un uomo per difendere il suo popolo. I rimandi al testo biblico sono molti più di così, ma sono inseriti con intelligenza, per poter essere colti solo da chi è davvero in grado di capirli più profondamente.
Cesare è colui che ha condotto il suo popolo sul sentiero giusto, quello del perdono. E Nova che accompagna le scimmie rappresenta anche quell’umanità che rinuncia a se stessa, accettando di mettersi al servizio dei nuovi eletti. Diciamo che anche se privati del dono della parola, gli umani superstiti sono stati a loro modo “salvati”.
Una metafora dei nostri tempi?

L’umanità sopravvissuta al virus si rivela ancora più spietata e superba, perché si pone come unico obiettivo il ritornare a dominare la terra
Volendo trovare un altro livello di lettura nel film si può scorgere qualcosa di ancora più stupefacente: le scimmie rappresentano in quest’ultimo film il popolo giusto, quello eletto, perseguitato dalla superbia dell’umanità peccatrice, che non accetta le conseguenze dei propri errori. Il virus in fondo è una metafora delle conseguenze della superbia, di chi si mette al posto di Dio. Nova come una madre amorevole raccoglie i suoi “figli” adottivi, se ne prende cura e li prepara per cieli nuovi e terra nuova, per l’inizio di una nuova era.
Le due fazioni degli uomini che si scontrano spietatamente, distruggendosi quasi avvicenda, rappresentano i poteri forti che governano il nostro mondo. I superbi che credono di poter scavalcare la volontà di Dio e che credono di poter risolvere tutto senza l’aiuto del cielo. Si potrebbe speculare, azzardare anche i nomi di questi poteri forti che da secoli a questa parte combattono e dettano le disgrazie che affliggono il nostro mondo. Anzi, più esattamente tali potenze sono il mondo stesso, quello destinato a scomparire perché […] «i miti […] erediteranno la terra» (Mt 5,5).
Attualmente siamo in un periodo storico non tanto diverso da quello che potrebbe prospettarsi ne “Il pianeta delle scimmie”. L’umanità continua la sua gara per il potere, con arroganza, per l’ineluttabile autodistruzione. Vogliono plasmare il mondo secondo una “grande opera” del tutto incompatibile con la realtà. “Ma Dio aveva altri progetti…” (Cit. da scovare!)
Conclusione
“The War – Il pianeta delle scimmie” si rivela un film bello sotto tantissimi aspetti, ma quello che più commuove resta il tema principale del film. Cosa contraddistingue le bestie o i figli degli uomini dai Figli di Dio? La pietà. La pietà è il cuore del film. E siamo noi a scegliere. C’è sempre una Forza Superiore (Dio) che alla fine stabilisce chi sono i vinti e chi i vincitori. Nel rovesciamento dei valori del mondo, ossia quello che ci offre il Cristianesimo, a vincere sono propri i vinti: coloro che ambiscono a cose più grandi, ma che per questo sono fatti “prigionieri” da un mondo che ha stabilito che ciò che conta è la legge del più forte. La terra promessa non rappresenta solo “cieli nuovi e terra nuova”, ma anche il desiderio di un’esistenza basata su alti ideali che solo chi crede nell’Amore e nella Verità, che trascendono l’immanente, può davvero fare propri.
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