Chi non trova il paradiso quaggiù non lo troverà neanche in cielo.
Gli angeli stanno nella casa accanto alla nostra ovunque noi siamo.

— Emily Dickinson

Mens san(t)a in corpore sano

Come santificare mente e corpo durante le ferie d’agosto

Qualcuno di noi è già stato al mare, altri si preparano alle ferie e a rivedere il proprio corpo in tenuta da spiaggia, un anno dopo. Paura, eh?

Del resto, la vecchiaia arriva per tutti prima o poi, no? Ecco, da me è arrivata prima. A 18 avevo già i capelli bianchi. Poi dopo i 25 anni ho registrato, come dico sempre, l’inizio di un lento e inesorabile declino del mio corpo. Che ansia, direte voi. Ci ricordi questo proprio alle soglie delle ferie estive? E io vi dico, liberiamoci da quest’ansia e iniziamo a guardare la Verità dritto negli occhi. Come? Beh, i nutrizionisti, osteopati, posturologi, gastroenterologi, psicologi vari ci dicono sempre Il tuo corpo ti parla. L’ideale sarebbe ascoltarlo senza diventarne schiavi.

Viviamo in una società in cui siamo costantemente alle prese con una prova costume. Tutti, uomini e donne. D’estate il costume è il bikini (per me no, il mio sarà un costumone intero con pancera contenitiva XD ), il resto dell’anno è il costume che usiamo per andare in scena, completo di maschera per nascondere bene il volto e dare un’impressione tanto perfetta quanto falsa di noi.  Un corpo magari anche allenato che però grida di dolore per l’atteggiamento della mente, o se volete dell’anima, che smangiata dall’ansia e dalla sofferenza, finge ipocritamente che tutto vada bene.

La Verità, che ci piaccia o no, è che siamo piccole creature e che il nostro corpo, anche quando è malato, è un miracolo. Un miracolo con i suoi tempi e i suoi ritmi da rispettare, se vogliamo conservare l’equilibrio fragilissimo che lo mantiene in vita. Lo so, è dura da mandare giù. Questo è il mondo che chiama ragazzi i quarantenni, che ci spiega come dimagrire 15 kg in modo facile e veloce, come eliminare la cellulite dormendo, che ci suggerisce di divertirci, perché tanto grazie alla scienza i figli li puoi fare anche a 60 anni, che il sesso occasionale è ok, l’importante è usare il preservativo per non prendersi le malattie, che la carne fa venire il tumore, mentre la droga ogni tanto fa bene e tante altre cose a cui pian piano stiamo persino iniziando a credere.

Rispetto del corpo

Il nostro corpo è un dono per noi e per gli altri. E poi manca la punteggiatura!

Ci crediamo tanto che continuiamo a non ascoltare il nostro corpo, il quale giustamente inizia a non funzionare più bene come una volta o ad ammalarsi. Gastrite, mal di testa, mal di schiena, sterilità. Del resto, come può comunicare con noi se non attraverso il dolore? È l’unica cosa che ci scuote. E quando arriva il dolore: Dio, perché proprio a me?

La domanda sarebbe invece: perché infliggiamo tutto questo al nostro povero corpo? Amici atei mi dicono che il Cattolicesimo mortifica il corpo negandogli il piacere. Io dico, siamo noi che lo mortifichiamo riducendolo unicamente a strumento di piacere. È vero, per secoli una lettura sbagliata forse di san Paolo (uomo carnale vs. uomo spirituale) ha generato nel mondo cristiano una visione errata del corpo. Ma oggi sappiamo bene che il corpo è parte integrante del piano di salvezza di Dio (come ricorda anche “la Teologia del Corpo” di San Giovanni Paolo II).

Con il corpo si comunica, si lavora, si ama. Una mano può chiudersi per dare un pugno, ma può anche aprirsi per accarezzare. Tutto sta nell’allenarsi per non farsi dominare dal corpo e… dai suoi ormoni. Gli ormoni sono preziosissimi, ma in alcune situazioni possono diventare i nostri peggiori nemici. Imparare a capirli e a gestirli è difficile, ci vuole tutta la vita. Ma i vantaggi sono enormi e ripagano ampiamente lo sforzo. Imparare a usare bene il corpo equivale ad ascoltarlo e a rispettarlo, a guarire più in fretta o a vivere meglio anche le sofferenze fisiche. I santi direbbero vivere il dolore con gioia. Sarebbe fantastico, no? Ma andiamo per gradi. Vi spiego come mi sono venute in mente queste strane idee!

Gli umani di Wall-E

Gli occhi di Wall-E dicono tutto…

Come è cambiato il mio rapporto tra corpo e mente

Il rapporto tra il mio corpo e la mia mente, è sempre stato tutt’altro che idilliaco, anzi lo definirei un perenne litigio. Una sorta di strano matrimonio in cui volavano i piatti, con reciproci tradimenti, giudizi e insulti. La mia mente è una donna oppressiva, onnipresente e saccente; il mio corpo, invece, un povero marito cicciotto, sudaticcio e succube della moglie. Insomma la mia mente ha sempre giudicato, insultato, maltrattato, rifiutato e spesso odiato il mio corpo, provocandomi irrequietezza e sofferenza. Ma la consapevolezza di questo rapporto malato tra la mia mente ed il mio corpo è arrivata solo un annetto fa, alla veneranda età di 28 anni.

Era un periodo piuttosto brutto della mia vita, in cui facevo un lavoro che non mi piaceva, la mia salute andava a rotoli più che mai (le due cose erano ovviamente collegate), alcune persone mi avevano deluso, ero paralizzata dalla paura per delle scelte importanti che mi aspettavano al varco, ma che appunto non riuscivo a prendere. Da precisare che in quel periodo ho scoperto l’origine principale dei miei frequenti mal di testa e di schiena: una bella scoliosi cervicale, giusto per completare il cospicuo corredo dei miei acciacchi ossei e gastro-intestinali. In sintesi, la mia spina dorsale se ne stava andando tutta da un lato e quindi i muscoli dell’altro lato cercavano di tirarla dalla parte opposta , causandomi dolorose contratture. Il tutto peggiorato dalla mia storica postura, curva e ingobbita, residuo del mio vecchio modo di essere insicura e depressa. [Ora non sono più così, ma la schiena mi è rimasta storta! Attenzione, quindi, perché quello che facciamo contro il nostro corpo ha degli strascichi che a volte possono diventare perenni.]

In questo stato di totale prostrazione mentale e fisica, con un terribile dolore di schiena e dopo un’orrida settimana di lavoro, arrivo il venerdì sera ad un ritiro spirituale più ingobbita che mai, con tanti punti interrogativi sulle spalle. Diciamo che ero come Darth Vader: nera, a pezzi e con la voglia di strozzare tutti. Ma c’era ancora del buono in me! (Ehm…diciamo.)

Mente e corpo nel Cristianesimo

Alla fine ho avuto il sabato libero…senza nemmeno dover soffocare il datore di lavoro!

Fu un momento che non scorderò mai: io, in mezzo a circa duecentocinquanta persone, piegata in avanti sulla sedia per il mal di schiena e la stanchezza, con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani. Bene, come apertura del ritiro era prevista la Lettura di un passo del Vangelo, ma non sapevo quale e aspettavo di saperlo. Era Luca 13, 10-17:

C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.

Non so se riuscite a immaginare la potenza di questa cosa. Per me è stato come uno schiaffo e una abbraccio nello stesso momento. Le duecentocinquanta persone sono sparite. C’ero solo io. Ho alzato la testa per ascoltare il Vangelo fino alla fine, poi ho detto dentro di me: Gesù, anche io sono curva da 18 anni. Guarisci anche me. Ma non intendevo in senso fisico.

La mattina dopo, sempre in ritiro, arriva la mia mente petulante con la sua razionalità a mettere in dubbio tutto. Mah, forse è stato un caso. Ci sono tanti miracoli di guarigione fisica nel Vangelo, la donna curva è solo uno dei tanti. Quello stesso giorno, leggendo la Bibbia, mi imbatto casualmente, nel Salmo 21.

Io sono come acqua versata,
sono slogate tutte le mie ossa.

Continuo a leggerlo attentamente, verso dopo verso, e scopro che ogni parola di quel salmo è stata scritta per me. In poche righe c’è una minuziosa descrizione di quel momento della mia vita, dei miei pensieri, del mio stato d’animo e perfino del mio stato fisico. Ma scopro che quel Salmo parla anche della Passione:

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.

Gesù io sono venuta a lamentarmi con Te della mia piccola sofferenza. Scusami. Anche tu hai avuto paura, sei stato deluso da tutti, hai sofferto. Tu mi puoi capire meglio di chiunque altro. Dimmi cosa vuoi che io faccia.

E proprio alla fine del Salmo, la soluzione al mio problema. Il consiglio di Gesù sulla famosa sulla scelta da prendere. Ma di questo ne parleremo un’altra volta!

Cosa ho imparato

Il ritiro proseguì quel giorno con una bellissima Confessione e con l’Eucarestia la domenica. Tornai a casa con le idee chiare. Cosa è cambiato a distanza di un anno? La mia schiena è sempre storta, ma ora la curo. Questo disturbo fisico è stato un dono: mi ha fatto prendere coscienza del rapporto sbagliato con il mio corpo, del mio poco amore verso di esso e quindi verso me stessa. Ma anche di quanto sono debole, di quanto ho bisogno di Dio e degli altri per vivere. Il lavoro che non mi piaceva l’ho lasciato. Le altre decisioni difficili sono state prese. Il rapporto tra la mia mente ed il mio corpo sta iniziando lentamente a cambiare. Diciamo che la moglie ha scoperto di voler bene al marito grassoccio e sudaticcio. Il marito ha perdonato la moglie. Cos’altro ho capito? Vediamo:

  • le mani meglio tenerle libere, senza reggersi la testa
  • la schiena meglio tenerla dritta, con lo sguardo non rivolto a terra (come dice il mio osteopata), né sul nostro ombelico (come dice il mio prete), ma verso gli altri. Anche se stiamo male, questo non ci assolve, né ci dispensa dall’offrire noi stessi a chi ha bisogno di noi.
  • Per discernere, meglio usare il cervello. Vedo molta gente ragionare con i genitali, ma non mi pare un’idea saggia XD.

Insomma, per Ferragosto penso che entrare negli shorts dell’anno scorso sia l’ultimo dei nostri problemi. Detto questo, buone vacanze a tutti!

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9 Commenti

  1. Bellissimo articolo, e anch’io ho provato quei momenti fulminanti in cui un passo della Scrittura sembrava proprio rivolto a me, sono veramente forti… come dici tu sono uno schiaffo e una carezza allo stesso tempo, ti fanno “male” ma allo stesso tempo ti svegliano. Volevo però chiederti un parere che c’entra forse solo in parte con la questione:

    In questa storia di voler bene a se stessi e al proprio corpo, come ci si deve comportare nel caso in cui si è avviliti e spinti a soffrire e intristirsi per l’incapacità di aiutare una persona a noi cara, e di mettere in pratica l’amore che Cristo ci ha insegnato? Negli ultimi tempi ho imparato tutto sommato ad essere piu’ buona con me stessa, non mi faccio grandi drammi per il mio corpo o per i miei successi, ma quando sento di essere responsabile ma allo stesso tempo impotente nell’aiutare delle persone vicine a me tornano tutte le ansie e le tristezze che la fede generalmente mi ha insegnato a combattere… il problema è che se provo a distrarmi e non pensarci mi sento in colpa per tralasciare qualcuno che sento abbia bisogno del mio intervento, ma pur pensandoci non risolvo nulla e mi chiedo: non sto in fin dei conti solo facendo del male a me stessa mortificando il corpo e la mente che il Signore mi ha donato?

    Scusa per lo wall of text XD

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    • Ciao mi permetto un piccolo consiglio, visto che anche a me fa soffrire il sentire di “avere le mani legate” e traggo giovamento da quello che sto per scriverti: tu di tuo fai quello che puoi, anche se poco o pochissimo, poi affida la persona che vuoi aiutare al Signore con la preghiera; credimi, non può essere in mani migliori! un bacione

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      • Sante parole, grazie mille anche a te! È quello che farò d’ora in avanti

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    • Ciao cara Alice,
      non ti scusare, è bello leggerti! Guarda, è perfettamente naturale sentirsi giù quando capiamo di non essere in grado di aiutare qualcuno come vorremmo. Anzi, magari ci fossero più persone così sensibili ed empatiche! Il mondo sarebbe sicuramente migliore di com’è. Detto questo, anche a me capitava di somatizzare il dolore delle altre persone e di soffrire molto per la mia impotenza di fronte ai loro problemi. Oggi però sto sconfiggendo questa tentazione. La verità è che noi non possiamo fare nulla senza Dio e dobbiamo accettarlo. Se non ci affidiamo totalmente a LUI non possiamo aiutare nemmeno noi stessi, figurati gli altri! Ma questo non ci deve buttare giù, anzi, ci deve spingere ad affidare tutto nelle Sue mani con la preghiera. E tu dirai: sì, vabbe ma il problema di quella persona rimane lì dov’era. Ma io ti dico questo: con la nostra piccola mente non possiamo capire le vie del Signore. Spesso Lui permette difficoltà, dolori e problemi nella nostra vita per farci crescere nella fede. Solo dopo un problema potrai dire “Dio è stato con me”. Per me è stato così. Diceva Oscar Wilde <> Il nostro cuore si deve un po’ spezzare e da quel buchino entrerà Gesù. Riflettici: molte persone si avvicinano a Dio solo quando soffrono! Rimane la questione di come possiamo noi stare vicino a chi soffre. Il punto è che non è detto che il problema dobbiamo risolverlo per forza! A volte basta solo ascoltare, farsi prossimi e presenti nella vita della persona che sta soffrendo, dire <>. Non sai quanta consolazione possono dare queste parole! Poi il problema la persona lo risolverà (o imparerà a portare la croce) con l’aiuto di Dio! Non pretendere di risolvere e controllare tutto e vedi che anche il tuo corpo ne trarrà giovamento! Un abbraccio e buona conversione!

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      • Non so perché, ma la citazione non si legge. La frase di Oscar Wilde è “Da dove entrerà Cristo, se non da un cuore spezzato?” Bella, vero?

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        • Dire alle persone che soffrono: Sono qui per ascoltarti, ti sono vicina con il cuore e prego per te.

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      • Grazie della bellissima risposta, in fin dei conti è proprio quello che mi sono ritrovata a pensare più volte, se non fosse stato per queste sofferenze non avrei mai fatto quelle che ritengo essere le esperienze di maggior vicinanza a Dio, quei momenti in cui ero a pezzi ma sentivo che c’era qualcuno ad ascoltare la mia sofferenza e a starmi vicino…

        E sì, forse devo semplicemente avere maggior fede e pensare che il Signore non ci ha chiamati ad essere perfetti, ma a fare quel che possiamo e al resto ci penserà lui. Ricordo che durante la settimana Santa mi ero ritrovata a riflettere molto su questo aspetto, anche grazie al mio parroco che aveva lanciato lo spunto di riflessione: a volte noi diamo per scontato che Gesù non possa risolvere i nostri problemi, e quindi ci perdiamo d’animo completamente, perché pensiamo di dover risolvere tutto con le nostre forze, quando lui è sempre lì vicino per sorreggerci e camminare al nostro fianco.

        Grazie ancora per le belle parole, ogni tanto diamo talmente per scontate certe cose da dimenticarcene non appena distogliamo lo sguardo, fa bene risentirsele dire!

        E voi continuate con i bellissimi articoli, è sempre un enorme piacere leggervi sia quando parlate di opere nerd sia quando fate articoli più puramente riflessivi come questo!

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        • Carissima Alice, anche a noi fa bene tornare a riflettere su queste cose! Grazie per aver commentato e condiviso con noi questi pensieri.
          Un abbraccio!

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Author: Morwen Papù

Cultura cattolica: Provengo da una famiglia praticante che, pur con tante difficoltà, è sempre riuscita a tenermi vicina alla Chiesa. L'infanzia con la mia mitica nonna significava almeno un Rosario e una Messa al giorno, più un pellegrinaggio con il gruppo di preghiera una volta al mese XD. La vera conversione, però, è arrivata solo nel periodo adolescenziale. Essendo una ragazzina sofferente e dal carattere ombroso, avevo iniziato ad essere arrabbiata con Dio, fino ad arrivare al punto di negarne l'esistenza. Salvo poi continuare con Lui un rapporto interiore costante, la dimostrazione che esisteva eccome. Prova ne era il fatto che, pur considerandomi atea, continuavo a rivolgermi a Lui dentro di me tutti i giorni! Successivamente, studiando teologia all'università, sono incappata nell'errore di un approccio eccessivamente intellettualistico nei confronti della fede, ammirando la perfezione della dottrina cattolica senza riuscire realmente a metterla in pratica nel quotidiano. Grazie all'esperienza con la Comunità Sant'Egidio, infine, sono riuscita a superare questo ostacolo: insomma, Dio mi ha buttato giù da cavallo con la Sua luce, ora si tratta di rialzarsi e seguirlo! Cultura nerd: Dopo essere cresciuta a pane, Star Wars, musica rock, cartoni della Disney e personaggi della Marvel, a 16 anni ho letto il Signore degli Anelli, innamorandomene così tanto da rileggerlo subito dopo in inglese. Travolta dall'amore per tutta la letteratura fantasy e la mitologia nordica, ho letto qualsiasi cosa Tolkien avesse scritto, perfino come medievista e filologo. Adoro le serie americane (in primis Chuck, seguito a ruota da Person of Interest), che per deformazione professionale guardo solo e soltanto in lingua originale!

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