Cristo Re: Perché tu sei lo Re!
Gesù è mio amico? No, non solo!
Oggigiorno Gesù viene presentato in molti modi: l’amico, l’amato, il Figlio, lo Sposo, il Salvatore, ecc… diciamo che come Re e Sovrano, forse, ce lo ricordiamo solo oggi o in poche altre occasioni… ma questo perché? Siamo in un mondo dove la figura del re non esiste più e, pertanto, abbiamo delle difficoltà a relazionarci ad essa. Ma per quanto si desideri usare appellativi di ogni sorta per definire Cristo in modo affettuoso o solenne, quello più corretto e che meglio lo definisce resta sempre uno soltanto: Cristo Re dell’Universo, cioè del creato.
Ma scopriamone il motivo.
L’origine della festa
Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall’ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni di stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i sovrani diritti della persona regale di Gesù Cristo, che vive nell’Eucaristia e regna, col Suo Sacro Cuore, nella società ~ Supplica, con la firma di 340 fra cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali a Papa Pio XI nel 1923.
Nell’enciclica “Quas Primas” dell’11 dicembre 1925, il Papa diede una risposta a quei 340 cardinali:

Un’immagine tratta da “La passione di Cristo” di Mel Gibson, capace di spiegare cosa significa accettare la corona di un regno sproffondato nel male
Fu così stabilita la festa di Cristo Re, che oggi abbiamo festeggiato nella Messa solenne. Naturalmente il concetto di Cristo quale sovrano e re è da sempre presente nel Cristianesimo. Semplificando al massimo, Cristo strappa il potere di Lucifero, ovvero il principe di questo mondo (Gv 12, 31), acquistandoci con il prezzo del Suo corpo martoriato e del Suo sangue. Per questo la corona portata da Gesù fu di spine e sangue, proprio a rappresentare il Figlio di DioOvvero, il legittimo erede! che accetta di essere Lui il sovrano di questo mondo martoriato dal nemico, anche se questo comporterà farsi carico di tutto il male commesso dall’umanità decaduta dopo il peccato di AdamoIl capostipite dell'umanità, responsabile della caduta umana e del peccato originale.. Pertanto, dopo la Sua morte e resurrezione, Cristo diventa il Re ma anche il nuovo Adamo (1 Cor 15, 21-22) e rigenera l’umanità decaduta disposta ad accettare la Sovranità del Figlio dell’uomo. Questo, per l’esattezza, avviene nel Battesimo. Per tale motivo nella Liturgia del Battesimo il battezzato o i genitori e il padrino per il bambino, devono fare un atto di rinuncia a SatanaCelebrante: “Rinunciate a satana?” Genitori e padrini o battezzato: “Rinuncio”., a cui si appartiene naturalmente da dopo la tragica storia della caduta. È ovviamente un mysterium iniquitatisUn mistero d'iniquità, ossia un enigma che sfugge alla nostra piena comprensione. su cui sappiamo che a trionfare è Gesù Cristo quando ci svela cosa attende a coloro che entreranno a fare parte della Resurrezione della carne:
Sudditi di Cristo Re… cosa significa?
Ma Cristo per me è più un amico! Un fratello! ~ Un cristiano preso a caso
Il rifiuto dei ruoli si basa sul desiderio di rivalsa. Un po’ come il principio del diritto all’autodeterminazione, cioè il diritto di essere madri o meno. Ora un prete può anche scegliere di essere celibe, ma è essenzialmente resta sempre un padre rispetto ai fedeli che lo seguono. Una donna può scegliere di non generare alcun figlio per una diversa vocazione o per altre situazioni più complesse, ma rispetto a coloro che formerà e accudirà rivestirà sempre un ruolo materno. Anche un fratello maggiore, come Cristo lo è per noi, nel momento in cui svela la vera natura di Dio diventa per noi tutti un padre nello SpiritoNello Spirito Santo..
Noi possiamo essere amici di nostro padre? Sì, ma il rapporto che ci definisce rispetto al nostro genitore è un altro, quello di un figlio rispetto a un padre. Così è per ogni relazione che stabiliamo. La donna che portiamo all’altare è per noi, prima di tutto non una sorella o un amica, ma una sposa. Per un padre il proprio figlio resterà sempre tale, fino all’ultimo giorno della vita. Anche dopo! Lo stesso vale per qualsiasi altro tipo di relazione. Pertanto noi possiamo essere amici e fratelli di Cristo, ma ciò che ci definisce rispetto a Lui è la sua regalità. Gesù è il nostro Signore: il Re che rivendica il possesso sul suddito. Tale rivendicazione potrebbe sembrare prevaricazione, perché abituati all’idea che un sovrano sia sostanzialmente un despota. È così non soltanto per una questione, diciamo, “ideologica”, cioè nata nel momento in cui si è creato lo spauracchio dell’Ancien RégimeL'antico regime: monarchia cristiana e Chiesa cattolica. per demonizzare la monarchia in favore della democrazia o di altre forme di governo, ma le ragioni sono molto più profonde di così… c’è, di base, la paura che Dio sia un demiurgo cattivoUn creatore malvagio. e che un Dio che si fa Re sia sempre una fregatura. Gesù per mostrarci il vero volto del Padre e farci, così, capire che quel demiurgo cattivo non altri che Satana e non l’Onnipotente, ha dovuto salire sulla croce.
La figura di Cristo Re nel nostro immaginario

Aragorn salirà al trono come Elessar Telconta. Suvvia, come si fa a non essere dei monarchici un po’ romantici dopo aver letto “Il ritorno del Re“?
La figura messianica è sempre legata anche a un altro archetipo narrativo importante: “Il ritorno del Re”, come Tolkien descriverà bene nel personaggio di Aragorn. Dal ciclo arturiano fino a “Star Wars”, la figura di qualcuno che torna a rimettere ogni cosa a posto, un po’ come Riccarco Cuor di Leone in “Robin Hood”, è sempre una costante presente in molti viaggi dell’eroe. Nel Medioevo questo naturalmente era pressoché scontato, oggi invece non lo è più… Le immagini parlano da sole, e lo possiamo notare nella Liturgia, dove diversamente dalla Messa Tridentina, oggi ci si inginocchia solo nel momento della consacrazione dell’Eucaristia. In passato, dove il pensiero era profondamente diverso, restare in ginocchio dopo la consacrazione o non dare mai le spalle al Santissimo aveva un preciso valore: dobbiamo restare in ginocchio perché siamo al cospetto del nostro Signore, così come si usava fare nel Medioevo al cospetto del Sovrano, a cui non si poteva nemmeno volgere le spalle. Non era né devozionismo né narcisismo, era solo linguaggio. E il linguaggio prevede anche quello non verbale, che è molto più potente ed efficace della parola. Anzi, il vero linguaggio è l’immagine!
Conclusione
Prima ancora di ogni altra cosa, Gesù Cristo è il nostro Re. E può salvarci perché ci viene concessa l’opportunità di appartenergli. È ricordarci con gesti, azioni e parole che la corona che porta in testa è di spine e sangue può aiutarci a capire che non si tratta di un despote, ma di un Re che esercita il suo potere come un genitore amorevole. I Re del passato, se davvero cristiani, questo sapevano: Con lealtà di re e con affetto di padre. Al riguardo, leggetevi l’incredibile storia di San Luigi IX, re di Francia.
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20 Dicembre 2017
Sul fatto dell’appartenenza che salva, nel ciclo di romanzi “La spada della Verità”, ricordo con piacere un episodio:
per sfuggire al Tiranno dei Sogni, i sudditi del D’Hara si inginocchiano ogni giorno a determinate ore per recitare “le preghiere”, una litania che esplica l’appartenenza e la fede nel Re del D’Hara, Richard Rahl (il protagonista) che li difende e li salva.
Basta quindi recitare un Padre Nostro per rimarcare l’appartenenza a Dio e toglierci dall’influenza del Nemico, di Satana (molti santi dicono proprio questo, e nel caso in cui si stia affrontando un combattimento e ci risultasse difficile anche solo pronunciare il Nome di Gesù, la Chiesa invita ad invocare Maria, che è custode di noi tutti e ha il potere di schiacciare la testa al serpente, vedi il combattimento fisico tra Satana e Sant’Antonio, che si è salvato proprio grazie al Nome di Maria)