Hercules: vero dio e vero… eroe?
Zero to hero!
Devo essere sincera: crescendo ed iniziando a rivedere tutti i film e cartoni in lingua originale, sono rimasta davvero stupita nello scoprire che il tema centrale, nonchè il titolo delle canzoni che inizialmente raccontano la storia di “Hercules” è… “The gospel truth” (la verità del vangelo/dogma), un po’ come se fosse un vero annuncio stile Gospel XD
Grazie a questa cosa mi sembra ancora più sensato pensare che la storia di Ercole sappia tanto di… Pasqua!
Hercules: uomo e Dio
Il personaggio di Ercole è forse il più buffo e tenero tra gli eroi disneyani: impacciato, maldestro, completamente nel suo mondo, insomma, un rimbambito!
Il suo talento è la forza smisurata ma è anche il suo limite. È un dono che non sa controllare, e che anzi lo allontana dagli altri. In questo dolore inizia a chiedersi dove andare, quale posto potrebbe davvero farlo sentire a casa.
Certo lui non sa di esser stato un dio dell’Olimpo divenuto mortale per colpa della rivalità che suo zio Ade, dio dell’oltretomba, nutre verso Zeus, suo padre. Ma qualcosa dentro di lui lo spinge a cercare. È un’umanità ferita la sua, strappata da quella che era veramente la sua casa, la sua identità. I genitori adottivi iniziano a capire che è il momento di dirgli la verità e di “restituirlo” in qualche modo agli dei dai quali lo avevano avuto. Così Ercole si mette in viaggio per trovare risposte nel tempio di Zeus… e con sua grande sorpresa scopre, non solo di avere una natura divina, ma per di più si essere il figlio del re degli dei! Scopre così tutto quello che gli è successo e da dove viene, ma si presenta anche un problema: come fare a tornare a casa se solo gli dei possono stare nell’Olimpo?
Ma diventando un eroe, che domande…
Cos’è un eroe?
Zeus spiega ad Ercole:
Come si diventa però un vero eroe? Trovato! Con una guida spirituale un allenatore di eroi, il satiro Filottete!
E così inizia l’allenamento estenuante di Ercole. Piano piano acquista fama e la gratitudine delle masse, e tra un atto di eroismo e l’altro, prende una cotta per Megara, un ragazza che da quando ha venduto l’anima ad Ade per salvare la vita del suo uomo (che l’ha poi tradita), non crede più nell’amore.
Ora Ercole è all’apice del successo. È sicuro di aver raggiunto il suo scopo per tornare su nell’Olimpo ma, quando torna da Zeus, viene respinto: non sono queste cose che fanno di lui un vero eroe.
Non riesce a capire cos’altro manchi… deve ancora scoprire che la prospettiva è da rovesciare: non gli mancava qualcosa per essere un eroe, al contrario, c’era qualcosa da perdere.
Amare: l’arte di saper perdere
Nonostante sia stata fin dall’inizio una pedina di Ade per raggirare il protagonista, Meg si innamora sinceramente di Ercole. Ade sfrutta così il legame che si è creato fra i due per ricattare il nostro eroe. In cambio dell’incolumità di Megara, Ercole rinuncia ai suoi poteri, e così facendo Ade mette in pratica il suo piano per la conquista dell’Olimpo con l’aiuto della congiunzione planetaria che libererà proprio quel giorno i titani. Il patto però viene sciolto quando Meg si ritrova in fin di vita.
Qui si arriva ad un punto cruciale della storia. Ercole in qualche modo si è annientato per Meg, senza ancora sapere che lei inizialmente lo ha ingannato. Così facendo tradisce la sua vocazione di proteggere gli altri per un amore forse ancora un po’ ingenuo. Quando scopre il vero piano di Ade, inizia a riappropriarsi del suo ruolo e corre in aiuto della città invasa da uno dei titani. Ercole nello scontro sta per perdere la vita ma, con un colpo di scena, viene salvato proprio da Meg che resta schiacciata sotto una colonna al suo posto. Meg riacquista così la sua vera vocazione: si era messa nelle mani di Ade per salvare il suo amato precedente – rivelatosi poi un farabutto che non la ricambiava – ed ora donando tutta se stessa per salvare Ercole ritrova il coraggio di amare, facendo un atto gratuito senza aspettarsi nulla in cambio. L’eroe, riavuti i poteri, affida Meg a Filottete, correndo a soccorrere l’Olimpo, ottenendo l’insperata vittoria.
Ercole però, tornato dal suo maestro, trova Meg morta. Davanti ad una tragedia che gli si pone davanti come un nemico verso il quale la sua forza sovrumana è completamente inutile, Ercole non perde la speranza, e decide di scendere negli inferi per lei.
Fa un secondo patto con Ade: la sua vita in cambio di quella di Meg, la cui anima dovrà essere recuperata da Ercole nel fiume Stige. Non sa però che Ade lo ha ingannato, dato che non riuscirà mai a raggiungere Meg prima che le sue forze vengano meno. E proprio quando le tre Parche stanno per tagliare il filo della sua vita… vabbè lo sapete tutti!
L’amore dono, la virtù eroica
Ci sono due modi di perdere per amore: distruggendosi per l’altro, o perdendosi per l’altro. Qui è il vero atto eroico che fa Ercole: decidere di perdere. Quando ci si distrugge non è mai amore, perché l’amore, anche non corrisposto, non può non salvarti da qualcosa, l’amore per sua natura salva. Fa soffrire da morire, ma non deturpa chi sei. C’è una differenza sostanziale tra l’amore dono e l’amore bisogno. Diceva Lewis ne “I Quattro Amori”:
Quando si ama si desidera donare più che possedere. Un eroe, vero, non è uno che sacrifica la propria vita per bramosia di gloria e onori, ma è colui che sa perdere tutto per amore, sa donarsi.
Nei processi di canonizzazione, si verificano tra le varie cose, quelle che vengono chiamate le “virtù eroiche”, ovvero le virtù teologali e cardinali. Mi sono sempre chiesta come mai questo aggettivo. Siamo soliti dare due tipi di accezioni così contrapposti al termine eroe: o è quello da stimare per quello che fa, oppure è un malato di protagonismo. Eppure la vera accezione forse non è così lontana dal desiderio di santità. In fondo Ercole non desidera tornare a casa? Non dovrà fare un percorso terreno per spogliarsi di falsi idoli e scoprire l’essenziale? Non dovrà innamorarsi, ferirsi, e capire che non vi è casa laddove non c’è amore? Il vero processo di divinizzazione di Ercole è quello che lo porta a dare la vita per Meg; il nostro è quello di scoprire che Qualcuno ha dato la vita per noi e desiderare ricambiarlo ed avere un cuore capace di fare altrettanto. Il filo della vita mortale di Ercole che diventa d’oro nel momento in cui deve morire, è forse il simbolo più bello di tutto il film.
Ercole che si sacrifica per salvare Meg negli inferi e “scampa” dalla morte uscendo da lì luminoso e divino, ricorda una tomba aperta durante una certa notte, probabilmente la notte più buia di tutte. E come l’anima di Meg viene portata in braccio da lui, così lo siamo noi, in ogni nostra morte.
Bhe, buona settimana santa e Buona Pasqua a tutti!
P.S. comunque a parte tutto ciò, ADE REGNA! XD
Commenti da facebook
31 Marzo 2018
Grazie mille per questo bellissimo articolo, Hercules è il mio film Disney preferito assieme al Re Leone, e in questa notte del Venerdì Santo in cui alcune sofferenze mi fanno sentire veramente vicina a Gesù nella sua morte, questo articolo è stato veramente confortante.
Auguro a tutti voi e alle persone che avete intorno di riconoscere nelle proprie vite l’Amore che salva dall'”amore” che distrugge soltanto… Sono veramente parole profonde e bellissime.
1 Aprile 2018
Grazie Elisa! Sono contenta che ti possa aver confortato ricambio di cuore l’augurio! Santa Pasqua di Resurrezione!
24 Aprile 2018
A quando un articolo su Devilman Crybaby?
11 Settembre 2018
Eh Nik, dubito che me lo farebbero scrivere… angeli, demoni, un mondo creato sull’istinto di prevaricazione (Dunque Dio Creatore è davvero innocente?) e tanti altri argomenti che Gō Nagai tratta in maniera forte e scomoda. Io ci posso provare… ma le interpretazioni di Gō Nagai tirerebbero fuori tematiche che qui forse sono quasi tabù.