Ready Player One – Recensione
Popolo Nerd di cosplayers, citazionisti e avataristi, benvenuti in Oasis!
Avete mai sognato di salire sulla DeLorean di Ritorno al futuro, sfidare la Batmobile, il GMC dell’A-Team, fare a sportellate con Christine, la macchina infernale, sfrecciare davanti alle autovetture di “Speed Racer” e “Mad Max“, mentre si è inseguiti dal T-Rex e da King Kong? In Oasis tutto è possibile.
L’ultima fatica del papà di E.T. Steven Spielberg è l’adattamento cinematografico del bellissimo romanzo di Ernest Cline. L’eterno Willy Wonka della pellicola made in U.S.A. ci regala un meraviglioso, immenso omaggio alla Cultura PopCultura popolare. che egli stesso ha contribuito a creare. Gli anni ’80, i videogiochi, gli anime giapponesi, i manga, l’autismo creativo degli Otaku, i fumetti Marvel e DC, i robottoni, i giochi di ruolo, il cinema cult e i sottogeneri sci-fi, la fantascienza, il fantasy, gli horror, i telefilm… tutto questo e molto altro ancora, dà vita a “Ready Player One“.
Non è una semplice operazione di nostalgia, non è soltanto una caccia all’easter egg, questo è un film vero e proprio, con una trama appassionante, sequenze esaltanti e dei personaggi che catturano sin da subito l’attenzione dello spettatore.
Sapete tutti cosa si intende per Easter egg, giusto?
Il termine nasce in ambito informatico per indicare elementi inaspettati e bizzarri che gli sviluppatori si divertono a nascondere nei codici di software o nei videogiochi. Col tempo il termine si è esteso anche all’industria del cinema, diventando un elemento centrale della Cultura Pop. Un esempio concreto? R2-D2 e C-3PO sotto forma di geroglifici in “Indiana Jones – I predatori dell’arca perduta”.

Il protagonista del film, Wade Watts, interpretato da Tye Sheridan. Nel romanzo è un ciccione nerd, un po’ più sfigato che nel film, forse una delle poche pecche è stato renderlo esteticamente più “adatto” al grande pubblico…
Ma cos’è realmente Oasis?
Dimenticate “Tron“, “Il Tagliaerbe“, “Matrix” e il San Junipero della serie “Black Mirror“, Oasis è infinitamente altro.
Siamo nel 2045, il mondo è flagellato da inquinamento, guerre, povertà, crisi energetica e di bande composte da disagiati. La popolazione trova ristoro evadendo quotidianamente in un universo virtuale creato dall’eccentrico James Hallidai (Mark Rylance) venerato come creatore e guida.
Su Oasis il limite è la tua immaginazione; puoi scalare l’Everest, surfare sulle onde più alte delle Hawaii, entrare nella stanza 237 dell’Overlook Hotel, passare da un mondo ad un altro alla velocità del pensiero, combattere battaglie epiche, essere Batman, Clark Kent, o chiunque tu voglia.
Le gente viene in Oasis per tutto quello che si può fare ma poi rimane per tutto quello che si può essere. ~ Wade Watts
Tutto questo ovviamente a patto che si abbiano le possibilità economiche per accedervi, per comprare le armi migliori, le tute hi-tech, le attrezzature più sofisticate e i gadget più cool. Già, perché in questo fantastico universo digitale, come è facilmente intuibile, le grandi Majors la fanno da padrone. Se non si hanno soldi a sufficienza per saldare i debiti, c’è la deportazione forzata in tecnologici hangar da lavoro. Ma nonostante questo, non esiste qualcuno sconnesso dal sistema, perché se non sei su Oasis, semplicemente non esisti.
Ready player one. Insert coin
Prima della sua morte Halliday (creatore di Oasis) ha nascosto all’interno della sua immensa creatura tre diversi easter egg. Tre chiavi con tre relativi enigmi. Chi le troverà per primo e risolverà gli arcani, sarà colui che erediterà la sua immensa fortuna. Quella che si scatena è una caccia al tesoro di portata globale attraverso la cultura pop, indagando le memorie dello stesso Halliday, fino all’essenza stessa del gioco. Wade Watts alias “Parsifal” ci rimanda inevitabilmente al valoroso Cavaliere della tavola rotonda, ma in questo caso i suoi compagni prendono il nome di High Five. Nei Romanzi arturiani è la purezza di cuore di Parsifal a permettergli di essere ammesso alla visione del Santo Graal. I nobili ideali, l’amicizia e la giovane età, basteranno per permettere ai nostri futuristici goonies della cultura nerd di arrivare al tesoro di Anorak prima del malvagio Nolan Sorrento e della potente multinazionale IOI?
La passione come valore
Wade Watts è un ragazzo che sa un sacco di cose, ma la sua conoscenza geek non ha mai costituito un valore specifico nel mondo reale. Sapere a memoria tutte le battute di “Star Wars“, dei “I Goonies” o di “Wargame” non dà diritto a un lavoro, non permette di comprare una casa. Al massimo ti rende interessante per cinque minuti nella tua communityComunità virtuale o, al limite, di nerd., o magari ti permette di scrivere delle fantastiche recensioni per Cattonerd ; ma nella caccia al tesoro per l’Easter Egg questo ti rende è una sorta di Will Hunting della Cultura Pop. Se uniamo questa sapienza alla passione per i videogiochi otteniamo il messia che il popolo di Oasis stava aspettando. Colui che riporterà l’equilibrio nella forza, o come in questo caso, prenderà il posto di Halliday. Ecco perché “Ready Player One” ci piace, perché ci fa credere che sapere che i flussi degli zaini protonici non vanno mai incrociati, ci renda persone migliori, che le nostre passioni sono importanti e che ognuno, a modo suo, può compiere la propria vocazione attraverso ciò che ama. Non si gioca per vincere, ma per il gusto di giocare.
Conclusione
2 ore e 20 minuti di puro intrattenimento iper-citazionistico di tutto quello che era svago e divertimento negli anni ’80. Il contrasto fra realtà e vita virtuale è molto marcato, il culto del look e la surrogazione esistenziale tipiche della nostra post-modernità, nel film vengono portate all’eccesso e costituiscono la pietra angolare di un futuro frenetico, drogato pixel, che ha cancellato il gusto e la naturalezza del reale. Fuori dal programma, l’umanità si presenta isolata e frammentata, completamente dipendente da un sistema che vende l’illusione di un riscatto sociale in un paradiso artificiale. Tuttavia la pellicola non condanna l’escapismo, c’è un umana comprensione per chi evade da una realtà priva di speranze, dove sognare è impossibile. La proposta è quella di una più equilibrata alternanza fra i due poli, infatti il ritorno al reale resta fondamentale per il successo dei nostri eroi, ma questo non contraddice il fatto che senza aver trascorso ore ed ore in Oasis, questi non avrebbero mai avuto una chance di salvezza nel nostro vecchio mondo, all’apparenza meno accattivante, ma che come dice lo stesso Holliday: è l’unico posto dove si può mangiare decentemente. Perché il reale è reale.
Commenti da facebook
18 Maggio 2018
Bellissima recensione, complimenti! Tuttavia, devo dire però che la mia otakumania mi ha fatto gradire anche “Sword Art Online” come una buona rielaborazione dell’idea tratta dal romanzo di Ernest Cline. Poi vabbè, il sentimentalismo giapponese è impagabile!