B: The Beginning – Recensione
Il ritorno degli Angeli
Ultimamente, colpa della stagioneFa un caldo boia! , una creatura come me è costretta a rimanere rinchiusa in casa, e questo comporta due cose: più tempo per scrivere – almeno… in teoria! – e per leggere fumetti e/o vedere anime/serie tv. Dato che la narrativa occidentale di rado riesce a stupirmi, eccomi di nuovo alla prese con una recensione di un’opera del Paese del Sol Levante prodotta per Netflix: “B: The Beginning” (VM18Vietata ai minori di 18 anni per le scene e i contenuti troppo adulti.). Si tratta di una serie di genere thriller –fantascienza, ma che in realtà racchiude in sé diversi altri generi. La serie è stata prodotta dallo studio d’animazione giapponese Production I.G, ed è costituita al momento da una sola appassionante stagione di 12 episodi, che però avrà un sequel a breve. Dunque sì, “B: The Beginning” è piaciuto molto e meritava un sequel. Anzi, la serie di per sé sembra chiudersi come un cerchio perfetto, ma analizzando la trama a mente più fresca, beh, ci si rende conto che il materiale messo in gioco nella storia è ancora molto: il ritorno delle divinità che un tempo dominavano il mondo.
L’angelo della morte: killer B

Un angelo dalle ali nere, dallo sguardo truce, che riconosce le persone incapaci di pentirsi per i propri peccati… beh, figata!
La sezione Costiera della polizia, il RIS, del regno di CremonaUn regno immaginario dell'Europa. indaga sul serial killer B; e il detective Flick, soprannominato il “genio”, dopo un lungo periodo di assenza viene aggiunto alla squadra per scoprire l’identità dell’assassino. Killer B è una sorta di giustiziere, che uccide senza pietà tutti i serial killer in cui si imbatte, lasciando sulle scene del delitto una firma: un simbolo che apparentemente sembra la lettera “b”. Da qui il soprannome “killer B”.

Koku e Yuna… due angeli nati nello spietato mondo degli uomini
Già dalle prime scene dell’anime si intuisce che killer B non è umano, ma qualcosa di diverso… agilità sovrumane, la capacità di trasformare il suo braccio in una lama affilata, ali nere e un inquietante occhio destro capace di terrorizzare anche i peggiori psicopatici. Per dirla tutta, killer B appare fin dall’inizio come una sorta di angelo nero della giustizia che però sembra avere un secondo movente, che si delineerà solo nel corso della narrazione.
La storia ha una svolta quando una misteriosa organizzazione criminale, allo scopo di attirare B, guida un carro armato per la strada sparando alle persone e per poi scompare nel nulla. Flick, il detective cervellone protagonista della storia, scopre – con un metodo a base di equazioni matematiche – che l’ubicazione del veicolo è nei pressi di una ferrovia, ma sul posto arriva prima B che giustizia tutti e fa deragliare il treno. Ma tutto questo è solo l’inizio di una sere di crimini apparentemente scollegati tra di loro che da lì a breve iniziano a susseguirsi ed a portare tutti i membri del RIS in un’incredibile avventura che vedrà coinvolti uomini e semidei. Anzi, il termine più corretto è “Angeli“. Ma cosa ci facciano degli Angeli a muovere le fila degli eventi misteriosi nel regno di Cremona, naturalmente, non ve lo spoilero. O almeno del tutto.
La caccia a Moby Dick

Flick, l’investigatore asociale e la sua ossessione per l’assassino che ha fatto a pezzi il corpo di sua sorella è solo la punta dell’iceberg di una trama immensamente più complessa e psicologicamente profonda
Tutti i personaggi chiave della storia sono mossi dalla medesima ossessione: dare la caccia a qualcuno o a qualcosa. Flick vuole trovare il serial killer che fece a pezzi sua sorella e che rivede in Lily: una collega del RIS di origini asiatiche, dal carattere forte e solare che diventerà presto uno dei personaggi più importanti della storia. Killer B, il cui vero nome è Koku, è un ragazzo che desidera ritrovare la sua amata Yuna: un angelo come lui. Ci sono anche due antagonisti di cui non rivelo l’identità, mossi entrambi da ossessioni che rientrano anch’essi nell’archetipo della “caccia a Moby Dick“. Sopratutto lo sciatto e introverso Flick, indubbiamente il personaggio più riuscito della storia, è un vero e proprio Achab in versione detective, che sembra fin dall’inizio già al corrente di buona parte dei misteri che verranno svelati solo verso la fine del racconto. Ma ogni personaggio che compone il RIS o che fa parte degli Angeli che danno la caccia a Koku, sono tutti ben caratterizzati per essere inseriti in una serie di soli 12 episodi. Bisogna dire che la trama è ben congeniata, ma ciò che la valorizza sono le relazioni tra i vari personaggi che rendono “B: The Beginning” davvero un anime di molto sopra la media.
Risvolti religiosi

L’incipit parte dal ritrovamento nel XVI secolo di tredici fossili umani “atipici”, perché alati, classificati come dei o angeli: la razza umana più antica mai ritrovata
Questa è la parte che forse più potrebbe interessare noi di Cattonerd. “B: The Beginning” parte dal principio che Dio creò non umani, ma dei. Anzi, Angeli. Per motivi non del tutto chiariti dalla storia, ad un certo punto questi esseri che dominavano il mondo scomparvero e lasciarono posto agli uomini, un po’ come descritto in Genesi 6, 1-3, ma qualcosa di recente li ha fatti tornare… cosa??? Lo spoiler più grosso, manco a dirlo, sarebbe qui. Dunque mi fermo e non vi racconto oltre. Scopritelo seguendo la serie. Tuttavia, la cosa affascinante è che dal punto di vista “protologicoStudio delle origini dell'uomo e della sua caduta.” viene abbracciata l’idea che l’umanità non si sia “evoluta”, ma che sia regredita, perdendo i sui attributi divini originari. Inutile dire che tutto ciò ha un sapore assolutamente biblico, che porta a dialoghi e/o interrogativi interessanti sia sulla religione che sulle origini dell’uomo, che nel corso della narrazione renderanno il tutto molto più suggestivo. Non macheranno, pertanto, dialoghi dove si parlerà apertamente di Dio e che se ne strafregheranno del Neodarwinismo, che giusto o sbagliato che sia è nettamente meno interessante per narrazioni a base di Angeli, Dio e misteri religiosi.
Conclusione

Tutti i membri del RIS sono curatissimi, da Mario il poliziotto energumeno fino alla cinica e adorabile hacker Kaela , la tipa bionda con gli occhiali… che è proprio il mio tipo!
“B: The Beginning” vanta un comparto grafico di primissima qualità (ossia, è disegnato da Dio!), colonne sonore godibilissime, un character design curatissimo, colpi di scena a non finire per una trama complessa degna dei migliori thriller, il tutto sullo sfondo di una tematica delle più suggestive: le origini della specie umana. Quest’ultima parte sarà indubbiamente approfondita maggiormente nella seconda imminente stagione destinata a Netflix.
Riguardo al tema del racconto, anche questo soddisfa: per quanto sia presente un disegno divino, siamo noi gli artefici del nostro destino. Le ossessioni che muovono le nostre vite, giuste o sbagliate che siano, non devono portarci alla perdita di noi stessi. Lo scontro ideologico messo in scena è sopratutto quello tra bene e male, intesi come ragione contro follia, amore contro odio. Flick, più di altri personaggi, incarna la ragione contro l’irrazionalità di chi è mosso solo da istinti incontrollabili. Ma la ragione da sola non può nulla contro il male se si dà la caccia alla propria Moby Dick rimanendo da soli. Come sempre i giapponesi mettono al centro la cosa più importante: solo le relazioni salvano. Restando uniti possiamo vincere l’orrore del male, che in questo caso è rappresentato, non a caso, da psicopatici e antisociali della peggior specie. La squadra del RIS appare così più come una famiglia, in cui Flick ritroverà se stesso.
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