Costantine: “Oh, io credo. Cristo Santo!”
Gabriele: “No. No, no, tu sai. C’è differenza.”

Educare alla Bellezza (e alla Forza) contro la bruttezza del male

Il mondo è assetato di bellezza… ma muore disidrato!

La chiamano “emergenza educativa”: nel concreto, significa l’implosione valoriale e umana di un’intera società: famiglie distrutte, depressione, atti di violenza tanto brutali quanto – apparentemente – inspiegabili e gratuiti, solitudine, depressione, suicidi, ripudio per la vita fin dalla più giovane età. Ma qual è la natura di questo vero e proprio buco nero nel quale sta sprofondando inesorabilmente una società intera: uomini e donne, ragazzi e adulti e persino bambini e anziani? Qual è la radice dello squallore, del cinismo, dell’indifferentismo, dell’alienazione che oggi consuma anime, corpi, coscienze, gruppi, singoli e intere generazioni? E qual è – se c’è – una possibile soluzione?

Una premessa importante

Aragorn è un modello di “bellezza cristica“: nobiltà, fedeltà, sacrificio per amore dell’altro, virilità, ma sopratutto quella forza che per quanto sia lontana dal pensiero odierno è ancora capace, con la sua sola immagine, di attrarci verso quel qualcosa che manca nella nostra società perennemente in cerca di modelli diversi… generalmente quello del “ribelle”… ma “ribelle” rispetto a cosa? Beh, rispetto alla bellezza degli antichi valori dei Primi Uomini o, meglio ancora, dei Figli di Ilúvatar Ossia, una società profondamente in relazione con la Verità dell’Unico: il Padre

Per prima cosa, e pur a rischio di essere definiti “pessimistiIn realtà questo è solo realismo!“, facciamo una premessa: a nostro parere, questo tipo di società non può essere salvata nel suo complesso. La perdita di un Centro (innanzitutto spirituale), la progressiva dissoluzione dei rapporti e delle qualità tipicamente umane (cultura, arte, pensiero, senso della comunità, ecc…), la perdita del senso dell’esistenza (e della stessa idea che l’esistenza possa averne unoLa fede in antitesi al relativismo.), persino il conseguente crollo demografico ed economico spingono verso una prognosi infausta per la società occidentale nel suo complesso. Un cambiamento generale della società, infatti, presupporrebbe una tale rivoluzione delle coscienze e delle strutture (la quale sarebbe certamente catastrofica nel senso letterale del termine), da essere inimmaginabile al momento (e comunque, non certo realizzabile con mezzi puramente “umani”). E tuttavia, è sempre possibile per gruppi più o meno ristretti e per alcuni singoli resistere alla valanga di fango che tutto spiana e tutto demolisce, ma a patto di definire alcuni punti di partenza.

Una società della bruttezza…

Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo.”

La copertina di “Cattolicesimo post-concilio: cosa è andato storto?“, uno dei nostri pezzi più forti

Se, come scriveva Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”, è evidente che oggi questa società è perduta. La Bellezza come armonia, la Bellezza come meraviglia e capacità di stupirsi, la Bellezza come nobiltà d’animo, la Bellezza come arte, oggi non abita più qui. E in effetti, se c’è una caratteristica che definisce più d’ogni altra questo “mondo terminale”, è il suo affogare in una valanga di squallore, bruttezza e pessimo gusto. La bruttezza ha invaso le nostre vite: la bruttezza del linguaggio, del vestire, del costruire; persino la Religione, in Occidente, non è più capace di creare bellezza, e si accontenta di sguazzare nel brutto e nel banale, edificando pseudo-templi più simili a garage che a “luoghi di culto”, rinnegando migliaia di anni di estetica meravigliosa in cambio di squallide liturgie.

Ma ancor di più: la società attuale sembra avere un vero e proprio “culto del brutto”; ama giocare con le proprie deiezioni e glorifica lo squallore (estetico e morale), persino compiacendosene.

La “bellezza” precede la “bontà”

Quello di Dante Alighieri è un viaggio verso la bellezza, quella di Cristo, che lui trova in Beatrice, come spiegato benissimo da Franco Nembrini nella sua opera sulla “Divina Commedia”

Quello che, infatti, abbiamo dimenticato, è che il Bello precede necessariamente, in ordine di tempo, il Buono. «Kalòs kai agathòs» affermavano gli Antichi. E in effetti, nessuno di noi si è mai innamorato di un “codice morale”, di una Legge o di un “ordine”, perché ciò che ci attira e ci “converte”, in realtà, è sempre e solo ciò che appare “bello” al nostro immaginario. Il moralismo clericale (e ancor più quello “laico” della cosiddetta “educazione civica”) hanno infatti dimenticato che ciò che smuove l’uomo – in un verso o nell’altro – non è l’imposizione di un “codice comportamentale” calato dall’alto, ma un’Immagine che appare bella e convincente. Anche nei vangeli, il Cristo afferma: “Affinché gli uomini vedano le vostre belle opere (kalé = belle, non “buone” come viene tradotto nelle Bibbie moderne) e glorifichino il Padre che è nei Cieli” (Mt 5).

Ma questo, purtroppo, vale anche in senso contrario: perché lì dove la Bellezza non è più diffusa, la bruttezza riesce spesso e paradossalmente a soppiantarla, riuscendo ad “impressionare” l’immaginario con modelli che, pur laidi e sgraziati, veicolano un senso apparente di “forza” che può diventare coinvolgente e a-ccattivante (ovvero, capace di “imprigionare”, nel senso etimologico del termine). Ed è questa la ragione del successo di quasi tutti i modelli e le mode contemporanee le quali, seppur contraddistinte da un aspetto a volte rivoltante, pur “imprigionano” innumerevoli coscienze.

La Bellezza è Forza (nell’immagine del Cavaliere)

Il cavaliere Jedi di “Star Wars” è la medesima immagine di bellezza che diventa Forza contro il male, in questa stupenda illustrazione di Gabriele Dell’Otto con cui abbiamo trattato del medesimo argomento

Non bisogna infatti dimenticare che la bellezza si accompagna necessariamente alla forza, e che un’Immagine ed un Modello, per essere belli e convincenti, devono anche esseri “forti”. Soprattutto i giovani, in effetti, sono disperatamente alla ricerca di “modelli forti” con i quali identificarsi: una “bellezza morale” astratta, una “bellezza evanescente” ed impotente non attrarrà mai nessuno. Bisogna avere il coraggio di predicare una Bellezza che, se è necessario, sa anche utilizzare una legittima Forza pur di difendere se stessa: una Bellezza guerriera, quella Bellezza che si incarna nell’archetipo eterno della cavalleriaL'archetipo dell'Eroe che intrapendo un viaggio prima per scoprire la bellezza... poi per difenderla sacrificando se stesso! Il paradosso è che colui che si sacrifica per amore, salva la propria vita! (Mt 16, 25), che è anche l’unico modello che può, ancora oggi, proporsi come antidoto credibile alla dissoluzione.

E da questo punto di vista un’educazione alla bellezza è ancora possibile.

Nel concreto, infatti, persistono a tutt’oggi modelli affascinanti e credibili che possono veicolare, con Bellezza e Forza, immagini capaci di educare gli esseri umani – e anche i giovani – oltre il fiume di fango della (in)cultura dominante. Pensiamo, ad esempio, al successo straordinario del miglior “fantasy”, soprattutto all’opera – spesso validamente riproposta in chiave cinematografica – di autori come Tolkien e Lewis; vero “mito cavalleresco dei nostri tempi” che, riproponendo Archetipi antichissimi, può parlare al Cuore dell’essere risvegliando valori eterni come la fratellanza, l’amicizia disinteressata, l’amore, il giusto combattimento, la vita come Cammino e come Via.

Bisogna inoltre riscoprire quelle oasi di bellezza che permangono, malgrado tutto, nel mondo attuale: la Bellezza vergine e potente della Natura, che rapisce anima e corpo, ma anche l’armonia dell’arte dei secoli passati che ancora illumina le nostre città e i nostri borghi, spesso nell’indifferenza (bisogna riconoscerlo) di noi distratti e stressati eredi, incapaci spesso di alzare lo sguardo dal caos quotidiano anche solo per ammirare un campanile, un rosone o una cupola…

E non bisogna dimenticare anche la bellezza del nostro corpo, non nel senso squallidamente commerciale enfatizzato dalla moda, ma nel suo rapporto con la Forza, l’Armonia e la Disciplina (e su questo, discipline come le Arti Marziali, l’Alpinismo, un certo tipo di Escursionismo, hanno moltissimo da insegnare); risvegliandoci dal torpore indotto da un abuso della tecnologia e da quel vile rapporto con la fatica e col dolore che ci contraddistingue come moderni.

Questo perché la violenza – quella più brutale, assurda e ingiustificata – non nasce, come qualcuno vorrebbe credere, dall’esercizio armonioso della Forza, ma dalla viltà indotta dalla debolezza e dal vittimismo. Uccidere la moglie perché ci ha lasciati, sterminare la propria famiglia per “risolvere” un qualche problema, esercitare violenza su una donna sola o su un anziano – eventi ai quali la cronaca ci ha ormai abituato – non sono gesti che nascono dalla Forza ma dalla debolezza più vile.

Conclusione

Anche Batman, il Cavaliere Oscuro che si erge contro il caos, quel caos spesso rappresentato dal Joker, è un “modello cavalleresco“, cioè un archetipo universale. L’illustrazione, vabbè, è sempre del mitico Dell’Otto

Tutto questo, naturalmente, senza dimenticare l’aspetto più importante del nostro essere (veri) uomini, ovvero il rapporto con il Divino e con l’Assoluto. Un rapporto che va ricreato, ripreso, ricostruito anche a dispetto della decadenza della Religione e della secolarizzazioneLa perdita del senso del sacro e lo svuotamento sul piano spirituale-esistenziale dovuto all'ateismo e al relativismo. ormai imperante. Perché non vi è vera Forza e Bellezza e Saggezza senza il rapporto con la sua unica ed eterna Fonte.

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Author: Alex Pac-Man

Cultura cattolica: Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un lungo cammino, che mi ha portato ad amare il Libro della Genesi e tutto ciò che riguarda la protologia, fino all'esperienza del percorso dei 10 Comandamenti di don Fabio Rosini. La fede cristiana è soprattutto un'esperienza di bellezza, ben lontana dall'ideologia e dall'emozionalità di chi la riduce ad un sterile atto di cieca convinzione. Cultura nerd: Le mie prime idealizzazioni furono plasmate dai capolavori di Shigeru Miyamoto, quali "A Link to the Past" e "Ocarina of Time", che, magari sarà azzardato dirlo, racchiudono in sé un po' tutta l'essenza del mito. Il mio essere un nerdone comincia dall'amore per la narrativa, per il fumetto e tutto ciò che porta alla storia delle storie.

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