Ho un dono, ve lo dono. Dio non toglie niente, anzi ci dona ancora di più.

— Suor Cristina

Voglio mangiare il tuo pancreas – Recensione

L’amore che oltrepassa la morte

Come avevamo già anticipato tempo fa, è giunto nelle nostre sale “Voglio mangiare il tuo pancreas” doppiato in italiano. Il titolo è davvero strano… ma a mio avviso geniale! Si tratta di un film d’animazione tratto dal romanzo dello scrittore Yoru Sumino. Il libro, avendo riscosso un grande successoHa venduto più di due milioni di copie. in Giappone, oltre che una lunga sfilza di premi, ha avuto una trasposizione anime per il grande schermo diretta da Shinichirō Ushijima. Dal medesimo romanzo sono stati tratti anche un manga e un film live actionUn film con attori in carne e ossa, tratto da un anime. diretto e sceneggiato da Sho Tsukikawa. Tuttavia, ve lo anticipo subito, non ho ancora finito di leggere il romanzo di Yoru Sumino né la trasposizione manga. E dubito fortemente che vedrò mai la live action! Dunque questa recensione è rivolta esclusivamente al lungometraggio animato, che una buona parte della critica ha riconosciuto addirittura meglio dell’opera originale.

La trama

Già da questa immagine potete farvi un’idea delle personalità di Sakura e Hiruki: la prima piena di energia e voglia di vivere… il secondo un po’ smorzato su tutto ciò che lo circonda!

“Voglio mangiare il tuo pancreas” è un drammatico sentimentale dai forti contenuti esistenziali. È una narrazione volutamente “sentimentalista”, “popolare”, che per genere, atmosfere e stile ricorda senz’altro opere quali “Your Name” di Makoto Shinkai, anche se con un target volutamente più “nipponico”. La storia ha per protagonista Haruki Shiga, timido e introverso studente delle superiori che nel corso della vita non è mai riuscito a legarsi a qualcuno al di fuori dai membri della sua famiglia. Credendo la vita assai deludente e le relazioni umane qualcosa che non fanno per lui, Haruki fa quello che in realtà molti introversi più o meno nerd/otaku si ritrovano a fare senza nemmeno rendersene conto: si rinchiude nel suo mondo, fatto di libri, romanzi e opere letterarie… lontano dai pregiudizi delle persone che lo circondano. Questo lo rende agli occhi dei suoi compagni di scuola più estroversi un tipo taciturno, strambo e poco valido. Il suo carattere è l’opposto di quello di Sakura Yamauchi, una sua compagna di classe incredibilmente bella, espansiva e popolare che al contrario di Haruki, considera la vita qualcosa di straordinario. Haruki trova casualmente in un ospedale il diario segreto di Sakura che lei aveva smarrito e leggendo una pagina a caso scopre che la ragazza ha una malattia terminale al pancreas che entro un anno circa la porterà a morire. Haruki restituisce subito il diario a Sakura, ma nel suo essere del tutto disinteressato della futura morte della ragazza, oltre che a esserne accidentalmente l’unico a conoscenza tra i suoi compagni di classe, Sakura ne rimane colpita e sceglie di passere il tempo che le resta in sua compagnia. Decisione in apparenza al quanto bizzarra e senza senso, che però nel corso della storia verrà spiegata e ben approfondita. Nonostante i due ragazzi siano agli antipodi, sia nel carattere che nello stile di vita, stabiliscono una relazione che nella sua complessità non si capisce se si tratti di amicizia o amore. Altro elemento che contribuisce a rendere la storia piuttosto coinvolgente per gli amanti del genere sentimentale, in quanto amplifica il conflitto vissuto dai personaggi che non sanno definire cosa provano l’uno per l’altra.

Ovviamente state tranquilli, quanto avete letto sopra non è uno spoiler. La storia comincia proprio così, dai primissimi minuti, e si sviluppa esclusivamente sulla relazione e lo sviluppo psicologico dei due ragazzi con tutti i vari cliché di questo genere di narrazioni: fraintendimenti, compagni di classe che credono che i due protagonisti siano segretamente fidanzati o addirittura amanti, amiche del cuore che si scagliano contro il mite protagonista e “rivali” gelosi piuttosto adirati. La differenza è che non trattandosi di una commedia ma di un drammatico sentimentale dai toni molto forti, queste situazioni vengono vissute da parte del protagonista senza alcuna ironia. XD Anzi, sono per Haruki una vera seccatura! Tuttavia, per quanto Haruki tenti di sbarazzarsi di Sakura, il ragazzo finisce per affezionarsi a lei e per scoprire se stesso attraverso i suoi occhi.

Obbligo o verità?

Sakura e Hiruki rinchiusi nella stanza di un albergo… si potrebbe pensare male, ma loro non fanno nulla di osceno e si limitano a giocare a “obbligo e verità”! XD

Sakura costringe in più di una situazione Haruki a giocare con lei a “obbligo e veritàGioco di cui esistono varie versioni in cui ogni giocatore è tenuto a rispondere sinceramente a una domanda oppure a obbedire a un ordine senza discutere.“. È ovviamente un preteso per costringere il ragazzo ad aprirsi. Haruki è a sua volta tentato di scoprire cosa realmente rendi Sakura così diversa, così innamorata della vita a cui lui non dà quasi importanza, tanto che attraverso questo gioco di domande e risposte sincere si finisce per notare il paradosso tra i due personaggi: Haruki ha ampie aspettative di vita, ma è come se fosse già morto, mentre a Sakura resta poco tempo ma è piena di vita. Perché questa profonda differenza tra i due ragazzi? Sarà proprio questo gioco sul dover rivelare la verità all’altro a far uscire il tema profondo del racconto di Yoru Sumino:

Haruki: “Verità: cosa significa per Sakura vivere?”

Sakura: “Sapere che conto per qualcuno. […] So di esistere perché tu mi pensi. […] Ricambiare l’affetto di qualcuno, non sarà questo il vero significato di vivere?

La comunione… dei santi?!

Eh sì, diversamente da come molti hanno frainteso in tante e tante recensioni nostrane, il tema di quest’opera non è affatto il “pregiudizio” ma le relazioni umane rispetto al senso della vita. Sono proprio le relazioni umane che possiamo stabilire il senso profondo della nostra esistenza. Dice Sakura, “esisto perché tu mi pensi“, l’esatto opposto di quanto detto da altri… per esempio da un certo Cartesio (e il pensiero moderno):

Cartesio: “Penso dunque sono.”

Nella fede cattolica è l’esatto opposto: Lui mi ha pensato, dunque esisto! È la comunione tra Dio e tutti i suoi Figli che garantisce l’unicità dell’essere e l’esistenza di ognuno.

Gesù: “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.”

Questo essere un tutt’uno, scoprire se stessi nell’altro, in una relazione che comincia nell’immanente ma è finalizzata all’eternità, consiste la comunione dei santi. Dunque, per quanto possa sembrare strano, Sakura descrive perfettamente un concetto spirituale, esistenziale e teologico profondissimo: esistiamo per incontrarci e amarci. Haruki è un esempio un po’ estremo, il ragazzo introverso e chiuso nei confronti degli altri per paura di essere ferito, ma in realtà chiunque vive fuori da questa visione descritta da Sakura è altrettanto morto. E la morte, quella vera, per il Cristianesimo è l’Inferno: la non relazione, l’eterno distacco dall’Amore Divino.

Ti mangerei!

Sakura: “Posso dirlo solo a te: voglio mangiare il tuo pancreas!”

Haruki, come vedrete nel film, alla fine “acconsentirà” alla strana richiesta di SakuraAlcuni credono che mangiato la carne di organo che hanno malato, possano risanarsi. Sakura ha il pancreas malato... e per questo mangia tali interiora quando si abbuffa di carne! In fondo Gesù fa lo stesso con noi: si fa mangiare da noi, nell’Eucaristia, per guarirci e ricondurci alla relazione con Dio Padre. “Voglio mangiare il tuo pancreas” è abbastanza esplicito nell’affermare il tema che vuole affrontare e diversamente da altre opere analoghe risulta pesante o stucchevole solo per chi non è abituato al sentimentalismo popolare giapponese, ma questo è in realtà più un problema di noi occidentali allergici verso tutti ciò che non sia puro intrattenimento. Non si tratta, infatti, di sentimentalismo fine a se stesso come in molte nostre opere, ma finalizzato a un messaggio bello forte.

Il finale della storia riserba anche un paio di colpi di scena che naturalmente non vi anticipo, ma che fanno riflettere su di un’altra cosa interessantissima: come si può definire la relazione tra Haruki e Sakura? È senz’altro sponsaleComplementare, cioè amorosa. (Gn 2, 24), ma non è nulla che possa rientrare negli schemi umani. Un po’ come spiega Gesù in Luca 20, 33-38, quella tra Haruki e Sakura è una relazione trascendente! Cioè, un amore così profondo che era previsto « dal principio ». Sì, Dio ha già stabilito dal principio chi ameremo in un modo esclusivo e speciale. Questo a prescindere dalla vocazione e da come potremo vivere la nostra breve vita terrena. Naturalmente il finale, anche qui, è abbastanza esplicito… e proprio perché entra in discorsi così chiari, paradossalmente, confonde chi non è portato per certi concetti così spirituali. Questo è sia un pregio che un difetto del film.

Come in quasi tutte le narrazioni giapponesi, anche qui c’è un gioco di parole o significato nascosto nel nome dei due protagonisti: Sakura significa “bocciolo di ciliegio”, Haruki usa i caratteri di “albero di primavera”

Conclusione

“Voglio mangiare il tuo pancreas” dal punto di vista grafico non raggiunge né i disegni stupefacenti di opere quali “Your Name” né la poesia delle immagini a cui ci hanno abituati film di animazione come quelli dello Studio Ghibli. Anzi, ogni tanto un abuso della computer graphics mal amalgamata con i disegni degli sfondi e dei personaggi fanno apparire alcune scene poco riuscite sul piano visivo. Ciò nonostante, rispetto alla media dei film anime a cui siamo abituati, ci troviamo pur sempre davanti un’opera graficamente appagante che merita di essere vista sul grande schermo. La narrazione è fluida e priva di momenti morti, tanto che pur trattandosi di un genere particolarmente drammatico la storia scorre senza mai annoiare. Il comparto sonoro è valido – la compositrice è la già nota Hiroko Sebu e con il contributo dei Sumika, che hanno eseguito sia la opening, “Fanfare”, che la ending, “Shunkashuutou” –, anche se rispetto ad altri film del medesimo genere c’è un eccessivo abuso della musica per aumentare l’enfasi di alcune scene. Tuttavia, gli amanti del rock melodico giapponese resteranno più che contenti.

Difficile è invece dare un voto… “Voglio mangiare il tuo pancreas” è per gli amanti del genere un buon film, ma pur trattando un tema difficilissimo e importantissimo, cioè il senso della vita attraverso quella comunione che oltrepassa la morte, risulta in alcuni momenti eccessivamente caricato. È, infatti, un film dallo stile nettamente nipponico nel suo essere molto sentimentale. Pertanto il voto è ★★★★ se amate il genere, ★★★ se prediligete narrazioni meno drammatiche ma capaci di affrontare i medesimi argomenti in modo meno esplicito. È anche una questione di sensibilità. Insomma, “Voglio mangiare il tuo pancreas” non è un film per tutti. Personalmente, essendo molto “otakuAppassionato di cultura giapponese.“, rientro nella prima categoria, ma è doveroso formulare il voto in base ad un target più ampio. Detto questo, noi di Cattonerd ne raccomandiamo la visione, perché sostenere che la nostra esistenza è finalizzata a una relazione eterna, non è certamente un tema che da noi in Occidente si afferma con tutta questa forza e bellezza.

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Author: Alex Pac-Man

Cultura cattolica: Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un lungo cammino, che mi ha portato ad amare il Libro della Genesi e tutto ciò che riguarda la protologia, fino all'esperienza del percorso dei 10 Comandamenti di don Fabio Rosini. La fede cristiana è soprattutto un'esperienza di bellezza, ben lontana dall'ideologia e dall'emozionalità di chi la riduce ad un sterile atto di cieca convinzione. Cultura nerd: Le mie prime idealizzazioni furono plasmate dai capolavori di Shigeru Miyamoto, quali "A Link to the Past" e "Ocarina of Time", che, magari sarà azzardato dirlo, racchiudono in sé un po' tutta l'essenza del mito. Il mio essere un nerdone comincia dall'amore per la narrativa, per il fumetto e tutto ciò che porta alla storia delle storie.

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