In ogni gesto, generiamo il nostro futuro e determiniamo quello degli altri.

— David Mitchell

Made in Abyss – Recensione

Oggi recensisco un anime/manga fantasy piuttosto insolito rispetto gli altri shōnenManga o anime per ragazzi. e seinenManga o anime rivolto alle persone di sesso maschile con temi più adulti., dove di norma i combattimenti e la forza bruta vanno per la maggiore. Sì, perché in “Made in Abyssquello che affascina di più è la storia.

La trama

Riko e Reg inseguiti da un mostro dell’Abisso…

La bellissima storia realizzata da Akihito Tsukushi ha per protagonista una ragazzina orfana della città di Orth di nome Riko. La città dove vive si affaccia su un’enorme voragine denominata “Abisso” e profonda chilometri. Questa voragine è una miniera di magici cimeli che inducono molti avventurieri a scendere nell’Abisso per rivenderli in superficie. Tuttavia, pochi esploratori esperti riescono a tornare integri nella parte più profonda dell’Abisso, perché nella parte più bassa si incorre in diversi pericoli ed effetti collaterali… senza contare che ogni livello dell’Abisso è come un mondo a parte, con il suo ecosistema e le sue caratteristiche uniche che lo differenziano dagli altri.

La storia comincia quando Riko, in esplorazione nell’Abisso, viene attaccata da un mostro e Reg, uno strano bambino robotico, la salva con una potente arma da fuoco. Riko, assieme ai suoi amici, elabora uno stratagemma per far adottare anche Reg dall’orfanotrofio Belchero in cui vive. Poco tempo dopo Riko entra in possesso di un misterioso messaggio proveniente dal fondo dell’Abisso che la invita a scendere nella parte più profonda della voragine. Riko si convince che quel messaggio le sia stato inviato dalla madre, Lyza, anche lei un’esploratrice ormai scomparsa da molto tempo. Reg decide di aiutare Riko nel suo viaggio nella speranza di scoprire le sue vere origini. Entrambi i bambini partono di nascosto, aiutati dai loro amici e intraprendono un viaggio con la consapevolezza di non poter più tornare a vedere la luce del sole. Il desiderio di ritrovare le proprie origini è il motore che muove entrambi i protagonisti!

La difficile risalita per ritrovare se stessi

Sebbene quello che può ricorda l’Abyss è un Inferno dantesco, il fatto che sia la risalita ad essere difficile e non la discesa è proprio quell’archetipo del percorso cristiano, quando Gesù dice

Gesù: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!”. (Matteo 7, 13-14)”

La mappa dell’Abisso di “Made in Abyss” ricorda molto l’Inferno dantesco

Oppure, è più facile la discesa che la risalita. Altro detto cristiano. Mi spiego.
Ad ogni livello dell’abisso in “Made in Abyss”, quando si proverà a risalire si andrà incontro ad una maledizione, dai primi sensi di vomito, alle allucinazioni fino al poter perdere la propria umanità o addirittura la morte.
Per certi versi può essere interpretata come un’allegoria della precarietà umana del combattimento per perseguire il bene. Ossia, noi comuni umani, nati col peccato originale, siamo come feriti, cioè affetti da una o più maledizioni sia fisiche che psicologiche. E seppur cerchiamo di lavare quelle macchie con una vita integra o nobile, gli effetti del peccato nell’umanità propagatosi nel mondo restano indelebili. Il battesimo ci rende figli adottivi di Dio, ma non cancella le conseguenze del peccato di Adamo.
Ma cosa succede se invece di provare a cancellare questa maledizione contribuiamo alla sua espansione? Succede che non solo essa si ingigantirà e sarà più difficile da sopportare, bensì noi umani saremo sempre più portati verso il male che il bene.
È come quando ti ammali e guarisci subito dopo, sei più incline a una ricaduta di quando stavi bene. Soprattutto se invece di curarti e condurre una vita sana fai l’esatto opposto.

In “Made in Abyss” la protagonista, Riko, cerca in tutti i modi di trovare sua madre anche nella consapevolezza che una volta che arriverà sul fondo dell’abisso potrebbe non tornare mia più indietro, o peggio, perdere la propria umanità. Ma in che modo? Difatti se si scenderà sotto, all’ultimo strato conosciuto, se si riproverà a salire ci si trasformerà in un essere viscido, simile a una lumaca senza guscio.
Solo pochi prescelti però possono andare così in fondo, i “fischietti bianchi”: persone dalle prestazioni fisiche leggendarie e dotati di alcuni poteri. Nel corso della sua discesa nella prima stagione della serie dell’anime Riko ne incontrerà solo uno: Ozen l’inamovibile, una donna molto alta e con una forza straordinaria.

I protagonisti sulle soglie dell’Abisso…

Reg, che si presenta come una sorta di Virgilio per Riko. Infatti è l’unico a non subire l’effetto della maledizione poiché, per quello che si sa, è un “robot”, anche se ha emozioni proprio come un essere umano. Ma diversamente dal personaggio dantesco, anche Reg avrà un suo percorso psicologico e il desiderio di scoprire la verità su se stesso.
Nel corso della discesa però la maledizione non è l’unica difficoltà, ci saranno infatti tantissime creature che ostacoleranno i protagonisti nella loro ricerca. Una fra le quali il Cantamorte, un mostro capace di far riecheggiare le urla della preda che uccide, così da attrarre nuove vittime.
Nell’ultima parte dell’anime Reg e Riko incontreranno anche Nanachi, una bambina cresciuta nell’Abisso, rapita da uno dei fischietti bianchi affinché facesse parte di un esperimento. Difatti Nanachi ha perso la propria umanità, ma in modo diverso… Essa, infatti, è capace di parlare, comunicare e non è nemmeno in quella forma viscida citata prima. Si presenta come una specie di furetto, con la capacità di intendere e volere… e pessime abilità culinarie! Poi c’è anche Mitty, un’altra persona sopravvissuta alla maledizione, amica di Nanachi, ma non senza conseguenze…

Per non svelare altro (niente spoiler!) la riflessione si ferma qui, consiglio molto questo anime a chiunque desideri una trama non ripetuta dai soliti combattimenti e con un finale della prima stagione che fa molto riflettere e, probabilmente, vi farà versare qualche lacrima. Sebbene chi risale dal più profondo strato conosciuto dell’abisso si dice “perduto”, Nanachi e Mitty sono la speranza che anche una volta che si tocca il male più profondo, se si ha il desiderio del bene ed aiutare il prossimo ci viene data sempre la speranza di poter fare della nostra vita qualcosa di bello e di metterci al servizio di chi ne ha più bisogno secondo i nostri limiti.

Conclusione

Tra Riko e Reg si crea un bellissimo e un tenero rapporto di amore/sostegno reciproco, che sarà la forza che aiuterà entrambi ad affrontare le insidie dell’Abisso. Entrambi sono orfani, la condizione più rappresentativa di coloro che vorrebbero ritrovare le “origini perdute”

In realtà quella espressa sopra è solo una delle tante possibili riflessioni offerte da “Made in Abyss”, dove scendere nell’abisso è una metafora che si presta a moltissime realtà della natura umana e del desiderio non solo di redenzione o di mantenersi “integri” in un mondo dove tutto può deviarci o farci cadere nell’errore, ma anche sul senso dell’affrontare una vita che spesso ci conduce nell’abisso in contrapposizione al nostro desiderio di risalire e superare la condizione in cui versa tutta l’umanità decaduta.

Entrando nello specifico, visivamente “Made in Abyss” è una gioia per gli occhi, quasi sul medesimo livello di opere prodotte da studi eccelsi come quello Ghibli. Anche il comparto sonoro è altrettanto stupendo, sopratutto la opening.

Nonostante lo stile da disegno da libro illustrato per bambini possa trarre in inganno, “Made in Abyss” mostra scene forti e anche crude che non sono mai gratuite ma fondamentali per lo sviluppo della storia e dei personaggi. Non è certamente una storia rivolta a un pubblico giovane dati gli argomenti trattati. E non ci troviamo di fronte a un capolavoro assoluto, ma ad un’opera pregevole che senz’altro merita si essere vista/letta dagli appassionati del genere per i contenuti e le immagini bellissime piene di poesia. Dunque, consigliatissima! ★★★★

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Author: Enoch Evergarden

Cultura cattolica: Nato in una parrocchia delle piccole città del sud, non scelsi di fare il chierichetto ma bensì lo scout cattolico, imparando pian piano il servizio tramite le buone azioni, l’avventura e il non ricevere nulla in cambio, poiché il servizio vero è quello gratuito. Ho cominciato nello scrivere alcuni racconti spinto dal voler convertite gli altri secondo gli insegnamenti etici e cattolici del mio percorso scoutistico e cattolico. Adesso miro al diventare scrittore cercando di massimizzare il sogno di poter portare dalla parte dei Cattolici più persone possibili, proprio come il vecchio Tolkien. Cultura Nerd: Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per i videogiochi, i giochi di ruolo e i libri fantasy. Giocatore di Dungeon&Dragons, spesso scrivo piccoli estratti sulle mie avventure da ladro maldestro. Accompagno il mio essere nerd sempre con la possibilità di fare del bene.

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