The Good Place: in ogni caso conviene Dio!
Quello che più conta: la salvezza delle anime!
“The Good Place” di Michael Schur è una sitcom geniale ed esilarante, piena di demenzialità e follia! Ancora in corso, prosegue con una premessa narrativa impossibile e apparentemente non conciliabile con una narrazione seriale arrivata alla terza stagione così bene, eppure continua a ogni episodio con sempre più colpi di scena che incollano allo schermo lo spettatore e che spingono a vedere ogni successivo episodio appena uscito.
La trama

Eleanore e Micheal, la ragazza cattiva e lo strambo “architetto”. Tranquilli, non è un riferimento massonico! XD Ma solo una delle tante prese per i fondelli di questa stramba serie dedicata all’eternità…
La trama è semplice: quattro persone sono morte in modo ridicolo in diverse parti del mondo e, conseguentemente, finite all’Aldilà in un paradiso bizzarro e surreale. Ma Eleanor, una dei quattro protagonisti, sa bene di essere stata egoista e meschina per tutto il corso della sua vita e ha motivo di credere di essere stata scambiata per un’altra defunta finita all’Inferno al posto suo. Questo è solo l’inizio di una storia dove tutto sembra un colossale scherzo, ma nel corso della serie si delinea un livello di lettura più serio che aumenta senza che nemmeno ce ne si accorga, perché la comicità non si esaurisce nemmeno un po’! Anzi, galoppa a più non posso, rendendo tutti i personaggi uno spasso continuo. Eppure nell’assurdità di un Aldilà dove ci sono divinità e demoni che sembrano ancora più bislacchi dei quattro umani defunti e disgraziati su cui si sviluppa una trama sempre più ricca di apparenti o veri nonsense, con estrema delicatezza gli sceneggiatori offrono un messaggio estremamente profondo e forte.
Conviene sempre il Bene!

Chidi incarna l’indeciso: tutte quelle persone, sopratutto molto strutturate, che trasformano la fede e la morale in un perverso gioco dell’indecisione sull’agire. Ma chi non sceglie, chi fugge dal prendere posizioni scomode, perde se stesso!
Anche se non ti meriti il Paradiso, anche se l’Aldilà si basasse su di un sistema di punteggi dove guadagnarsi la felicità è quasi impossibile, in ogni caso vale la pena scegliere il Bene (maiuscola voluta!). Ma il Bene cos’è? E perché vale la pena sceglierlo anche se quasi disumano? Qui potrei tirare fuori l’abusatissima “Scommessa di Pascal“, ma Chidi, il filosofo dell’indecisione, ispirato probabilmente a un filosofo realmente esistito, ci insegna che non c’è discorso che tenga: se non stai in relazione con qualcuno e non sperimenti sulla tua pelle che non c’è spazio per l’indecisione, scommettere tutto su Dio apparirà sempre un inutile atto di fede. Non si propone nemmeno che il bene lo decidiamo noi, perché “The Good Place”, pur prendendo in giro religioni, ideologie, filosofi, artisti e star dello spettacolo, in realtà sposa un punto di vista ben preciso: il bene è oggettivo e maledettamente concreto! Non c’è spazio per il dubbio! Anzi, dagli un po’ di spazio e sarà la fine. Dunque giocati tutto e combatti!
Dio, un po’ perché tirarlo troppo in ballo farebbe apparire dissacrante o troppo pretenziosa la serie, viene menzionato solo laddove strettamente necessario e si sposta il discorso sull’importanza del capire che non c’è bene se le relazioni non vengono messe al primo posto. Nemmeno tanto velatamente si asfalta ogni cosa che sposti il discorso sull’auto-realizzazione oppure sui falsi altruismi. Il personaggio di Tahani ce lo ricorda di continuo, sopratutto rispetto a Eleanor che essendo una fallita in tutto non ha alternative se non quelle di puntare alla meta più alta: la salvezza degli altri.
E se non potessi salvarmi?!

Il volto sconvolto di Eleanor è quasi una costante per tutta la serie. XD Altro messaggio di “The Good Place”: la verità potrebbe non piacerti! La religione come sicurezza viene abbastanza presa in giro, anche se inizialmente sembra solo un pretesto narrativo per costruire un Aldilà folle
Eleanor ha questo conflitto colossale che sarebbe degno di un “horror filosofico”, ma lei con il suo fancazzismo yankee lo supera con un grande “fottiti!” In ogni caso non le resta che combattere per coloro che ancora possono salvarsi, cioè fare il Bene del suo prossimo, anche se ha quasi la certezza di non potersi salvare come gli altri. Naturalmente niente in “The Good Place” è davvero certo, perché gli stessi esseri supremi che governano l’Aldilà e tutto l’universo sono altrettanto “outsiderAi margini del credibile.” se comparati agli standard della nostra realtà. Cosa induce Eleanor a combattere anche se crede di aver perso tutto? Inizialmente è solo istinto di sopravvivenza rispetto l’esistenza dell’Inferno in cui non credeva nella vita terrena, ma quando si rende conto di non poterla spuntare, tranquilli niente spoiler, finisce per preoccuparsi solo di una cosa: gli altri! Cioè, i suoi amici. E lì entra in quello che noi chiamiamo davvero amore gratuito che ci offre l’occasione per poter affrontare un argomento importante e spesso tralasciato anche da noi cristiani: la salvezza delle anime come obiettivo ultimo. Eh sì, perché se ci si può perdere allora c’è la priorità di salvare gli altri. Dunque il bene non è più quell’altruismo tanto di moda che ci impegna nella difesa dell’ambiente, nei diritti sociali, nell’uguaglianza o nel “cambiare il mondo” a colpi di slogan o attivismi politici. Non che alcune di queste cose siano sbagliate se fatte con sincero altruismo e corretto discernimento, ma passano in secondo piano rispetto all’eternità. Tanto «tutto passa, solo Dio resta» (Teresa d’Avila). Tutto è in funzione di una cosa sola: salvarci dall’eterno egoismo della non relazione che è l’Inferno, possibile perché c’è un male reale, intelligente, che vuole farci eterni prigionieri. I quattro umani e gli altri bizzarri personaggi dell’Aldilà che li coinvolgono si ritrovano a mettere da parte tutto, anche ambizioni apparentemente buone e sacrosante, per attuare dei piani per salvare il maggior numero di persone. Questo è il Cristianesimo, ma privo dell’accento della Misericordia modernista, dove tutti si salvano a prescindere. No, la salvezza è per tutti, ma va accolta. Gesù al riguardo si sgola:
Sempre Gesù mette in guardia dall’Inferno più e più volte:
Ma non bastava dirlo, occorreva dare l’esempio con un sacrificio perfetto che non fu solo un atto riparatore, ma uno sprono a dare tutto per non perdersi:
Il grande errore: l’apocatastasi
No, non è una parolaccia, ma la più diffusa eresia tra i teologi odierni. Cioè, senza entrare troppo nell’etimologia della parola apokatástasisRitorno allo stato originario. Cioè, esteso a tutti i caduti, anime dannate incluse., per farla breve significa credere che l’Inferno sia vuoto e che il diavolo non esista. Eppure la Madonna a Fatima, in una dichiarazione per tutto il mondo, disse il contrario:
Ma niente da fare, ai teologi, che poi sono i filosofi che studiano Dio, cioè i nostri “Chidi” XD, dunque ad alto rischio sosfismiInganni apparentemente plausibili, possibili nell'oratoria e nelle sovrastrutture del pensiero umano, soprattutto se inconsapevolmente assiomatico., l’idea di un Dio che permetta l’esistenza dell’Inferno non piace per niente. Anzi, è inaccettabile, tanto da preferire la dissoluzione dei dannati, altra cosa incompatibile con i novissimiInferno, Purgatorio e Paradiso.. Libero arbitrio a parte, per negare l’Inferno si deve negare la sua possibilità a partire dall’incidente scatenante: il peccato originale. Facile farlo, in quanto la storia di Adamo ed Eva, senza una struttura narrativa comprensibile e non oscurata da un ermetismoLinguaggio da decifrare tramite chiavi di lettura. che molti credono voluto nella Genesi mosaicaRivelata a Mosè., ormai non più nemmeno mosaica perché non si attribuisce più il PentateucoI primi cinqui libri della Bibbia. a Mosé, tutto il comporto dottrinale, che poi sono le tappe della Storia della Salvezza, cade come un castello di carte al primo scossone. Eccoci dunque al Dio che salva tutti, anche se non lo vogliamo o se ne ce freghiamo fino all’ultimo. Eccoci all’Inferno è vuoto, perché Caino poveraccio non sapeva cosa stavano facendo quando uccise Abele. Ma questo cortocircuito è possibile non solo per le lacune espresse sopra, ma per un’altra ragione meno razionale: l’idea assolutistica che Dio salvi ognuno di noi a prescindere che ci si sia pentiti o meno e che si abbia stabilito una relazione con Lui.
In cosa consiste l’uomo? ~ Domanda fondamentale
L’uomo originario-santo è relazione con Dio. Questo si credeva nel cosiddetto “Medioevo“, ben presente in opere immense come la “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Questo concetto venne meno proprio nel medesimo periodo, tra umanesimi e speculazioni teologiche troppo aristoteliche, che posero l’accento sull’uomo come creatura e non come persona chiamata a ritornare alle origini: l’essere Figlio di Dio (Gv 10, 34-36). Un cambiamento del senso ontologico dell’uomo decaduto. L’uomo resta uomo, e basta! Anche se fa il bene. L’antropocentrismoPorre l'uomo al centro di tutto. rimane sempre il problema più grande! Il Cristianesimo autentico, invece, propone qualcosa di molto più bello: fare parte di Dio (Gv 14, 17)!
E “The Good Place”?

Vestiti tutti e quattro in stile anni ’40… perché mai? Vabbè, spiegarlo sarebbe impossibile!
Non è possibile far realizzare l’errore espresso sopra senza una storia concreta da raccontare. Dunque ben vengano anche racconti spassosi e demenziali che ci ricordano che la salvezza è la meta e che il Bene è la porta stretta che richiede uno sforzo grande per potervi entrare (Lc 13, 23-30). Non ci si salva perché si è “brave persone”, ma perché si ha una relazione con Dio (che anzi, in realtà ti ama con tutte le tue debolezze). Elenor e suoi amici non parleranno mai troppo esplicitamente di Dio nelle loro avventure, ma scopriranno che senza credere fermamente nell’urgenza di salvare il proprio prossimo tutto è vano. Dunque anche la conoscenza del problema è fondamentale! Non è gnosi, ma un invito a stabilire una relazione in funzione dell’eternità.

Micheal e Jenat, sempre pronti a “barare” pur di raggiungere i loro obiettivi
Il rischio ricorrente in “The Good Place” è la vanagloria. Chidi vuole finire la sua tesi in filosofia che non portò a termine in vita, Tahani vuole l’approvazione degli altri perché fu rifiutata dalla sua famiglia, Jason vuole divertirsi per mera superficialità e soltanto Eleanor, da vera fancazzista XD , sa che superato l’istinto di conservazione è inutile stare ad arrovellarsi più di tanto. Sì, ammissione: anch’io mi arrovello! Sono qui a scrivere su Cattonerd per voi o per me? Lo faccio per Dio? Sono un egocentrico come gran parte degli scrittori e presunti tali o desidero davvero fare la volontà di Dio? Amo Dio? Amo il mio prossimo o più me stesso? Cosa mi muove davvero? La verità è che non posso vincere la vanagloria né il perfezionismo dovuto alle mie insicurezze. No, siamo realisti! Agirò sempre con i miei limiti da figlio dell’uomo… ma come Eleanor me ne frego! Sì, che ben venga saper essere stronzi come lei se questo mi farà raggiungere l’obiettivo. E se farò qualche colossale cavolata? Non ha importanza, Dio mi ama e farà il resto. Alla fine Michael e Janet sono due personaggi ultraterreni ridicoli, ma questa ossessione per quei quattro umani è una simpatica rappresentazione di quel mondo celeste che combatte per noi in modo anche non convenzionale quell’inferno di villainCattivi o antagonisti. che abitano la parte “cattiva”.
Conclusone
“The Good Place” è una serie bella, scritta con maestria, assurda, scompisciosa e sopra le righe. Questa non è una recensione, ma dargli almeno ★★★★ viene da sé. Può essere d’aiuto alla salvezza? Nel paradosso dei nostri tempi, forse fa più bene immedesimarsi in Eleanor e riflettere su “The Good Place” piuttosto che leggersi un’esegesi cristiana odierna sulla Misericordia o sulla salvezza, sempre più generica e meno legata al tema dei novissimi. Sì, lo affermo anche con irriverenza, ma è la verità. In attesa che la strada venga spianata da Dio, prendiamo il buono di quello che c’è adesso e riproponiamo il fine ultimo a tutti: la vita eterna!
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