Racconto: Vangelo 2.0
Come sarebbe stata la vita di Gesù alle prese con i social network e le nuove tecnologie?
Se l’è immaginato Giulio Armeni, creatore della pagina facebook “Storia d’aa filosofia coatta“, che forse alcuni di voi conosceranno. Chissà se sarebbe andata proprio cosi!
In ogni caso è un racconto che può farci sicuramente riflettere sull’attualità alle prese con la tecnologia, i social e il bisogno di risposte, anche spirituali, che accompagna da sempre la nostra civiltà.

Una vignetta di don Giovanni Berti per entrare nel mood
Il Racconto
A iscriverlo a Facebook e Instagram è Giovanni Battista. Come nome, si sceglie un sobrio “Gesù Cristo” per il primo e un perentorio “the_real_jesus” per il secondo; entrambi con la spunta blu da profilo ufficiale, così d’aggirare subito l’incredulità di San Tommaso. Scrollando per quaranta giorni su una home ancora deserta, è l’algoritmo di Facebook a indurlo in tentazione: gli genera pubblicità di sandali Gucci. Resiste. Fonda su Whatsapp il Gruppo Apostoli – 13 membri – e annuncia loro “da oggi sarete pescatori di followers”. E i followers arrivano da tutta la Galilea: s’è già sparsa voce che il figlio di Dio s’è fatto account in mezzo a loro. Lo Streaming dalla Montagna è il primo flash-mob di successo. Gesù annuncia:
Gesù va a predicare sulla pagina FaceBook di Ponzio Pilato, pullulante di Farisei, paladini dell’antica legge. I miracoli non mancano: un webete malato, dopo uno scambio di commenti con Gesù, torna a scrivere in italiano corretto, corredato da eleganti punti e virgola. Un account fariseo gli chiede quale sia il comandamento più grande; alla risposta di Cristo “Ama il prossimo tuo”, c’è già chi intende quel “prossimo” come “Amico di Facebook”, generando speculazioni su quanto amore si dovrebbe ad account con più d’un grado di separazione.
Da lì the_real_jesus si sposta su Instagram. Ai discepoli che gli fanno presente che è un social da ragazzini, Gesù ribatte indignato
S’adira con gli account dei fashion blogger che schiamazzano sotto i suoi post “Seguitemi, ricambio con 10 likes”.
C’è Giuda tra i fashion blogger. Le cravatte il suo target. Accetta di vendere il suo maestro ai Farisei, in cambio di 30.000 followers. Gesù trasmette, ad account unificati, la sua diretta più celebre: la sua ultima cena – “Condividete in memoria di me” – è virale in tutto il mondo. Ma in quegli stessi momenti, uno screenshot comincia a circolare: una chat in cui Gesù racconterebbe d’aver trasferito lo spirito d’un indemoniato in una mandria di porci, portandola a lanciarsi da un dirupo. E’ una fake new montata ad arte da Giuda, per far infuriare gli animalisti. Funziona. Da lì le bufale si moltiplicano: chi l’accusa d’aver moltiplicato pesci senza tener conto dell’impatto ecologico (anti-ambientalismo), d’aver resuscitato Lazzaro solo perché suo amico (nepotismo), mutato acqua in vino (alcolismo), e brindato col proprio sangue (satanismo, fenomeno che Pilato invita a non sottovalutare). Storie chiaramente esagerate, ma che dilagano, seppur subito dichiarate apocrife.
Attorno a Gesù si fa il vuoto. Perfino Pietro arriva a rinnegarlo tre volte, e puntuale gli arriva la notifica. La legge farisea prevedrebbe il supplizio della Gogna, ma Pilato vuole prima tastare il polso del popolo. Postata una foto di Gesù e Barabba, affida a loro la decisione: cuoricino per Barabba, reaction arrabbiata per Gesù. Si sa come va a finire.
Si procede al supplizio. La foto-profilo di Gesù viene modificata con un grossolano fotomontaggio in cui, cornuto e caudato, parrebbe alimentare un fuoco con dei gattini vivi, e condivisa da Pilato in persona. La Gogna comincia. Gli Hater infieriscono nei commenti, ricondividono il post per tutti gli angoli dell’impero, ma Gesù non reagisce, già chiuso nel silenzio a cui è stato condannato. L’ultimo passo è infatti il Ban. Sono tanti i discepoli ammirati dal modo in cui sta rinunciando per sempre a likes, foto, contatti. C’è chi, per un attimo, perfino dubita esista davvero un Regno Terrestre. Nel momento esatto della cancellazione, Facebook, Instagram e Whatsapp vanno in down. “Costui era veramente il figlio di Dio” si troverà a sussurrare Pilato, nella luce del suo smartphone.
I pochi che s’attendono un suo ritorno, si sorprendono che al terzo giorno, digitando “Gesù Cristo” su Facebook o “the_real_Jesus” su Instagram, il motore di ricerca non dia alcun risultato. Matteo, Marco, Luca e Giovanni, grandi comunicatori, sono un po’ interdetti, non sapendo cosa twittare. In compenso falsi profili di Cristo già pullulano, su ogni piattaforma. Si riconoscono dalla mancata spunta blu. Alcuni, nel silenzio, azzardano che quello vero vada cercato per strada.
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