VICOMIX 2019: Incontrarsi, Proporsi, Sperimentarsi e Raccontarsi
Un’immersione nella fiera vicentina
Disclaimer: il mio viaggio nella fiera nata fra i colli Berici, è stato intenso, una vera e propria sarabanda d’incontri e scoperte. Mi è dispiaciuto non poter incontrare proprio tutti, visti gli impegni e la mole di proposte che il Vicomix (da ora Vi-x) offriva. E’ mia intenzione rimediare nei prossimi appuntamenti, insieme aduna rubrica che vorrei far nascere in questa testata. Lo scopo di questo articolo è far respirare l’aria del Vi-x a chi non ha potuto recarsi, e rivivere ciò che i presenti hanno provato.
Non ho trovato tutti i link che mi sono stati comunicati, sono disponibile a rimediare, contattatemi pure
Il Vicenza Comics
Vi-x è una realtà solida, un appuntamento rituale che smuove tutti gli appassionati nerd del vicentino e oltre. La mia è una provincia che conosco parecchio, visto che con il mio lavoro ho girato in molte città e paesini, dove ho conosciuto tradizioni e rivalità. Insomma, il Vicentino è come Westeros,ma con i gatti al posto dei draghi. Lo staff organizzativo si è appoggiato agli spazi che solitamente vengono usati per la fiera dell’oro, rinomata a livello mondiale; ha però cercato subito una sua identità, in collaborazione, ma non copiando, offrendo piuttosto la sua visione personale. Spesso, quando si parla di convention o fiere, si usano termini quali “babele” o “esodo”, “pacifica invasione” e altra terminologia di stampo biblico. Per Vi-x azzardo una “Belle Époque”, con il suo ottimismo e la sua sperimentazione artistica. Ma, anziché i caffè parigini, dovete immaginarvi il Bubble Tea come bevanda e il K-pop come sottofondo musicale (che diventerà poi il nostro filo conduttore… sappiatelo!)
Nello specifico, dunque, cosa offre il Vi-x a tutti questi artisti, standisti, giornalisti e semplici turisti?
Incontrarsi
Mi avvicino ad un gruppo di ragazze, chiedendo loro il perché di questa confusione. “Ma come! E’ la Sabri!” mi rispondono divertite. Ovviamente la nota youtuber è in buona compagnia, il menu “à la carte” offre parecchie celebrità mediatiche. “Ci siamo venuti anche l’anno scorso, a lei piacciono” mi spiega un genitore, mentre aspetta il suo meritato panino con porchetta. Osservo la già citata “Sabri” e i “DinsiemE”, rimanendo piacevolmente stupito dalla sensibilità di come accolgono i loro fan, e riescano a gestire le loro crisi emotive la prima, e come in caso di giovanissimi, sia Dominick ad accoglierli, mentre Erick aspetti che sia passata la naturale diffidenza che hanno i piccoli verso uomini barbuti. Non è da tutti.
Proporsi
Ci sono molte associazioni a Vi-x, ognuna ha il suo spazio e mette a disposizione materiale per chi ha voglia di provare. Facendone parte di una di queste, presente in fiera, so bene quanto lavoro ci voglia. “A noi non interessa fare pubblicità” mi rivela Manuel di Asgard Padova: “ma siamo di rappresentanza”, un atteggiamento gratuito, di supporto. Motivazioni approfondite dalla “Loggia degli Irrealisti” : “ci interessa la divulgazione” mi spiega Giorgio “e far conoscere una realtà, indipendentemente da chi si iscrive”.
“Ma è proprio così che ho iniziato!” replica Alice “li ho conosciuti, ho provato e ho deciso di farne parte.” Per questo motivo li troviamo in fiera, a farsi conoscere, come “il Circolo di Pietra“, un’altra realtà storica vicentina, con il loro “cerchiamo l’aggregazione in ogni sua forma, dal gioco al cosplay alla musica k-pop” sottolinea Luca con alcune pittoresche foto che lo vedono intento a provare i passi delle Idol “ma che può comunque portare al competitivo, visto che tra i nostri ranghi militano campioni a livello intercontinentale.”

I ragazzi della loggia degli Irrealisti in azione.
Ma cosa può spingere qualcuno a lasciare l’immediatezza del gioco online per il sano boardgame? “Una vasta scelta di giochi, tantissimi iscritti da conoscere… e poi abbiamo il bar!” ci scherzano al Magnogatto . Ma la risposta che mi convince è quella di Anna (Asgard): “cerco qualcosa che mi permetta di svagarmi e ricaricarmi senza spegnere il cervello!” Forse ho trovato la soluzione, visto che se non dormo sono stanco e se dormo sono ancora più stanco!
Ci sono anche gli appassionati di Gunpla, cioè la nobile arte di martoriarsi i polpastrelli al fine di assemblare la replica in scala di un Mecha che non potrebbe mai alloggiare in salotto, ma che così di ridotte dimensioni trova spazio nelle onnipresenti vetrinette Ikea. Francesco di Gunpla Builders Veneto ha spiegazioni tecniche per tutto, ma ci spiega anche che: “s’impara ad apprezzare il lavoro, indipendentemente dal risultato, soprattutto quello degli altri”. Il suo tavolo, e quello di Gunplatori Anonimi sono pieni di questi modellini di robot da guerra, con dati tecnici quali HG, MG etc… che ricordano la tavola periodica degli elementi. “Può diventare un modo di esprimersi, di trasformare il modello in qualcosa di tuo” mi spiega Nicola; per fortuna il loro lavoro è appoggiato da La Gilda di Kat , come precisa Luca, che fornisce spazio per farsi conoscere alla fiere.
Negozi senza vetrine quindi, ma con contatto diretto al pubblico, che cercano di vendere la loro idea piuttosto che il loro prodotto, “sono tele da indossare” precisano Denny e Francesco allo stand di Aracla Print .“Più che negoziante, mi sento un hobbista” spiega Maurizio di Otaku Papecraft “c’è una vera e propria ricerca iconica, ed è proprio questo che mi appassiona nel mio lavoro.”
Pausa. Gironzolo e bevo uno shottino (al gusto che ora non ricordo, ma era buono!), attorno girano tutti i tipi di cibi e di bevande, dalla classica piada, fino ad esotiche merendine giapponese dai nomi manga, con una capatina in U.S.A. per snack al sapore di arachidi e democrazia. Incontro di nuovo la sorella di Letizia, autrice di Archai, e mi ricordo che le avevo chiesto un’intervista, e purtroppo arriverò in ritardo. Non è colpa mia: lo stand “dei poci” era proprio di strada, e un buon giornalista deve ascoltare tutte le versioni. Finalmente ad arrivare da lei: “Il mio è un fantasy che parla di sentimenti, di crescita dei personaggi” (piccolo spoiler: di sentimenti se ne parlerà ancora nel nostro articolo!) ci tiene a sottolineare, e la discussione procede ricordando che l’Oscar per il miglior attore non protagonista è quello che convince sia pubblico, sia giuria. Quando le chiedo perché qualcuno dovrebbe sceglierla, la sua candida risposta mi spiazza: “ho il banchetto bello e colorato!” Ma se questa è la prima esperienza fieristica di Letizia, di certo non lo è per Giordana, editrice di Plesio Editore : “il fantasy, dieci anni fa, quando ho cominciato, era snobbato, ricorda, il nostro intento è dargli dignità” lo sottolinea mostrandomi le variegate pubblicazioni presenti nel tavolo, fra elmi e dadi; me ne regala una, con la promessa di risentirci per i miei commenti quando ne avrò ultimato la lettura. Anche con lei ci salutiamo con una battuta “esiste un video, rivela, dove Martin visivamente ubriachello consiglia vivamente un nostro autore”. Sempre tra gli scrittori devo citare Mattia Forza, con cui ho avuto una piacevole chiacchierata. Imparo che se si sceglie questo cammino c’è sempre la difficoltà di far quadrare il tutto, ma che spesso c’è anche il supporto dalle persone che ti circondano se “si scrive per trasmettere passioni”.
Sperimentarsi
Harry Potter spopola ancora, come i cosplay testimoniano, ma anche i “normali” visitatori che indossano cravatte con i colori delle case. Diagon Alley, se ben ricordo, è la via dove si può trovare tutto ciò che serve per chi vive in questo mondo magico. Così al Vi-x si ripropone l’Artist Alley, dove gli ospiti possono sperimentare davanti al pubblico la loro arte. E non solo qui, in ogni dove appare uno stand interessante dove fermarsi!
E’ quello che si propone il collettivo del Bianco Art Studio. Luca, Cristiano e Aurora mi mostrano i loro lavori: “sono strumenti indispensabili ai Game Master, di qualsiasi gioco. La storia è la loro, la mappa è la loro, offriamo la possibilità di raccontarla. Un progetto che è ovviamente in crescita, puntiamo a diventare game designer”. C’è anche un banco diviso in due, quello di Dario ed Elena, che condividono insieme ai loro progetti: “Con Inkhand voglio trasmettere un messaggio, ed è quello che ognuno sia libero di sperimentare, senza vincoli e senza censure! Non solo con l’illustrazione, ci sono molti modi per farlo” conclude Elena, mostrandomi i suoi lavori con la carta e i libri da lei rilegati.

Una delle magnifiche opere di Dario (si ringrazia l’autore)
Comincio a perdermi, il numero di persone aumenta, e la musica k-pop richiama orde di ballerini, molti improvvisati, che sperimentano questo stile. Riesco nel frattempo a intervistare anche “None”, che ammette che per questa passione non ci vuole solo coraggio ma, ridendo, “è l’unica cosa che so fare!“. Dietro di lei trovo Gabriele ed Enrico, che si dimostrano subito disponibilissimi per un’intervista doppia. Gabriele ammette senza difficoltà che “ci vuole un pizzico d’incoscienza” per lavorare in questo campo, mentre Enrico mi mostra un suo fumetto che riesce utilizzando solo il bianco e il nero a stupire, richiamando gli orrori della prima guerra mondiale e dei campi di sterminio: “più si prende consapevolezza, più si cerca di affrontare anche i temi sociali”.
Mi sposto allo stand di fianco, per non farmi sfuggire la prossima artista, di cui avevo già avuto modo di apprezzare la pagina. E’ Silvia… but call me Cho! Anche per lei l’arte può veicolare un messaggio“il tema ricorrente è l’ansia” e mi indica una tavola dove l’azzurro predomina “alcune persone che ne soffrono poi, hanno trovato riscontro nei miei lavori!”. Osservando, me ne convinco, e non solo. Se è vero che la bellezza salverà il mondo, può cominciare proprio da questo.
Ma ansia e incertezza non sono gli unici draghi che i nostri artisti affrontano con i loro pennelli “C’è chi dice che non posso fare manga” mi confida James Loyd, un mangaka italiano che propone uno degli stand più colorati e interessanti della mostra (e che il giorno dopo sfoggerà un costume impeccabile!) “ma vado avanti, con tenacia e sacrificio, oltre il riscontro monetario.” Tenacia e sacrificio dunque, ma anche pazzia; non può mancare per chi si avventura in questo mondo, come afferma Maryluis, giovane artista veronese. Dalla sua bio nel sito della fiera, avevo già capito che la sua intervista avrebbe riservato delle sorprese (che troveremo nella parte bonus!) Nel suo stile che riesce ad essere incredibilmente personale, vuole raccontare le emozioni. Nel biglietto da visita c’è quella che sembra una streghetta; nulla di più adatto, visto che rimango incantato dalle sue opere. Ma quali difficoltà può incontrare un artista in questo momento? “Forse non si riesce a mostrare il lavoro prima del lavoro stesso!“
Affermazione chiara, precisa, che mi porta subito a raccontarvi di Arianna e Gabriele, due studenti della scuola di Verona. Nella loro intervista doppia, in un banchetto che propone commissioni e chiacchiere, vengo accolto dalle orecchie da gatto che indossano: “spesso non si conosce il valore del tempo, degli anni di studio” spiega Gabriele, che ha disegnato a mano ogni singolo biglietto da visita. C’è un momento nella nostra chiacchierata in cui non li incalzo, e Arianna ne approfitta per riprendere a lavorare. I ragazzi sono stati accoglienti, non è di certo un modo per allontanarmi ma perché “giro sempre con uno sketchbook” mi rivela.

La musica “Glitch” nasce dall’uso dei suoni considerati come errori degli strumenti digitali (“glitch” per l’appunto). Il Glitch Hop è l’unione del genere Glitch con l’Hip Hop. Qui un esempio – da cui è tratta l’immagine- https://www.youtube.com/watch?v=x_Q80rVuCe8
E del K-pop, ce ne siamo dimenticati? Certo che no, visto che siamo vicino al palco e alcuni nostrani Idol galvanizzano i loro fan con mosse audaci e costumi personali. Non è solo genere musicale che incontro, c’è anche il Glithc Hop di Alessandro. Artista eclettico, visto che è anche DJ, si definisce “un creativo che comunica un messaggio in un mondo fatto di segni. Non un creativo che ha trovato molto appoggio anzi, qualcuno si domandava perché a più di vent’anni si dovrebbe vivere per l’arte. Domanda che non mi pongo, visto che come canta un Idol nostrano l’età è ‘uno in più, nient’altro che un numero’ “. Mi allontano dal suo stand con un bagaglio di sensazioni positive che mi ha trasmesso la nostra chiacchierata.
Vi avevo promesso di parlare di sentimenti, ed è vero. Ci sono persone in lacrime, stanno per incontrare i loro idoli; c’è chi ride e chi è visibilmente agitato… uno spettro molto ampio. Lucy Rosca, autrice, e Monica Valentini, editrice, ci provano con il loro lavoro. “Niente è come sembra” sono le parole della scrittrice mentre mi introduce al suo romanzo LGBT, “voglio esplorare i sentimenti umani, che spesso vengono trascurati, dando spazio ai personaggi di raccontarsi”. Mi appassiono alla loro attività “sono stata una grande lettrice, e voglio aiutare chi vuole scrivere” mi spiega Monica quando le chiedo il perché di questa scelta di diventare così audace. Da qui la riflessione sulla mia passione, che mi porta di nuovo la voglia di scrivere per Cattonerd.
Gli autori si muovono tra i banchetti, si scambiano di posto e collaborano, c’è un clima di amicizia, come noto subito quando intervisto Gaia di Klee Handmade. Mi suggerisce di intervistare la sua amica Martina, con cui condivide autostrade e fatiche: “Piccole creazioni fatte a mano con passione” recita il suo biglietto da visita e, visto che il risultato rispetta la premessa, ne rimango rapito. E’ una grafica completa, sia nel lavoro, che nella passione, si muove di fiera in fiera perché “più gente ti vede, più pubblicità ti fai”. C’è tanta voglia di mettersi in gioco, il suo entusiasmo è un vero e proprio fiume in piena. Quando mi allontano dal loro stand, mi spiace aver interrotto questo flusso creativo, ma la fiera è in fermento. C’è la gara cosplay.
Raccontarsi

Lo staff di ALC al completo con alcune delle loro creazioni.
“Sono cosplay, gli piace raccontarsi” mi spiega Claud, una mia amica che per l’occasione ha rispolverato il suo “abito buono” steampuk, e mi introduce come Virgilio a questo mondo. Così fermo tutti coloro che sono in costume e sembrano disponibili a chiacchierare. E comincio col botto: la mia prima intervista è con il personaggio “Il blu del campo innevato”, da Shimenta. Per chi non lo conoscesse, sto parlando con una ragazza vestita solo con un lenzuolo. E una mutanda in faccia. Forse lascio emergere la mia miglior espressione WTF, dato che sottolinea ridendo come sia naturale, dopotutto, parole sue, “la fiera è una riunione di disadattati!” Poi fermo un gruppo di quattro cosplayers, e la discussione prosegue toccando anche temi di educazione e di parti plurigemellari; Alessandra, la sorella e due loro amiche mi spiegano bene cosa troverò in questo colorato mondo.
C’è chi nel cosplay ha trovato la sua Via per Damasco, come Elena e Stefano di Antique Laboratory Cosplay. Le loro gargantuesche riproduzioni di mostri da Moba, attirano la curiosità soprattutto dei più piccini. A Lucca, cinque anni fa, hanno scoperto questo mondo, e hanno trasformato la loro passione in un lavoro. Tra alti e bassi, tra chi capisce il tuo lavoro e chi no, offrono un servizio ai cosplay ma è il mettersi in gioco la spinta di questi progetti. Mi offrono anche una sedia al loro stand, per riposarmi, visto che è da due giorni che saltello da banchetto a banchetto!
Anna la conosco proprio qui, presentata dal mio amico Michele, ed è il suo genuino e spontaneo modo di aprirsi a darmi l’idea di chiamare questo capitolo “raccontarsi”. “Il cosplay è una luce, un modo per non abbattermi” mi confida. Non è una storia semplice la sua, nella vita reale, e che mi colpisce molto “sogno di diventare avvocato” e le auguro con tutto il cuore di riuscirci. La stessa grinta che ritrovo in Emma, pronta a dispensare Free Hugs, ma anche conversazioni interessanti. Per chi vede questa attività come una perdita di tempo, probabilmente non ha parlato con lei. E’ giovanissima, ma con una vivacità che non si riscontra in molti suoi coetanei, che sprecano il bonus cultura rivendendolo. Parliamo sempre di emozioni, e come il “FreeHugssaggio” possa portare le persone a uscire allo scoperto. “Oggi, se sei sensibile, sei debole. Non è vero.” conclude.
Ci sono quattro ragazzi vicino al palco della trap music coreana, capitanati da Gloria, anche lei giovanissima, ma con idee ben chiare “cerchi chi ti capisce, mostri ciò che ti piace”. Parole simili a quelle che troviamo sulla pagina di Cosplay’s Forg, di cui incontro il gestore “bisogna conoscere e tirare fuori quello che ti piace.” Anche chi è alla prima esperienza ha le idee ben chiare. Intervisto Beatrice insieme al suo compagno mentre si stanno rifocillando dopo la giornata faticosa: “mi piace questo personaggio, Violet Evengarden. Ha un bel messaggio, di prendere consapevolezza delle proprie azioni”, e io che mi aspettavo di parlare di tecniche di costruzione e schiuma, di materiali e stoffe… invece anche loro mi stupiscono, parlando di temi importanti, filosofia e del domani.

Beatrice ( si ringrazia Michele Ragnoli)
E’ oramai la fine di domenica, le energie ci stanno giustamente calando. C’è chi si trascina stanco, chi ha smontato il suo costume, riponendolo in trolley organizzati o improvvisati borsoni. Ho bisogno di ricaricarmi, fortuna che Elena e “sonounposudata” dispensano Free Hugs a sorpresa, e vanno in giro ad abbracciare persone a caso. C’è tempo solo per un’ultima intervista, ad Anna, che ben conosce Cattonerd, partecipando ai suoi raduni: “mi piace interpretare personaggi in cui mi rivedo, è un modo per essere creativi”. Ma è la sua frase successiva a scuotermi, a far emergere qualcosa che avevo intuito e che si scolpisce in me: “è un modo per conoscere persone meravigliose”. Come molte frasi celebri da ” il dado è tratto” e “questo pesce è così crudo che ancora sta cantando in fondo al mar”, oggi arrivo ad uno spartiacque nel mio percorso.
Conclusione
In verità basterebbe la frase finale di Anna per concludere più che degnamente l’articolo. Più giravo tra gli stand, più persone meravigliose incontravo. Anche in fila per il bagno, ho riso di gusto alle battute di un ragazzo che, in treno o al supermercato, probabilmente non ci saremmo degnati di uno sguardo, e che qui era solo per accompagnare la fidanzata. E invece non ho ricevuto un “no, grazie” da nessuno, tutti hanno voluto non solo parlare, ma lasciarmi qualcosa, aprendosi anche totalmente. Uscito dalla fiera stavo proprio bene, e lo stesso vale per tutti coloro che ritornavano a casa, a giudicare dal loro continuo ridere e fare battute, stanchi ma felici.
Il mio ringraziamento è per tutti voi, per tutte le persone meravigliose che ho incontrato.
PS: Non ho dimenticato le mie ” WTF questions”, ne parleremo in un articolo a parte.
PSS: Mentre scrivevo questo articolo, ascoltavo OVVIAMENTE K-pop. Aspettatevi di vedermi sul palco, l’anno prossimo!
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