Joker – Recensione
Un viaggio nella mente del Joker
Finalmente è uscito nelle sale, il 3 ottobre, “Joker“, quello che si può davvero definire il film dell’anno, diretto da Todd Phillips, sceneggiato da Scott Silver e ideato dai fumettisti Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson. Ha già vinto un Leone d’oro all’ultima Mostra del Cinema Internazionale di Venezia e sicuramente merita tutta la nostra attenzione. Impossibile non rimanere impressionati dall’interpretazione magistrale di Joaquin Phoenix nei panni di Arthur Fleck, clown e comico fallito. Ma perché è scoppiata questa mania mediatica negli Stati Uniti nei confronti di quest’opera? E chi è davvero il Joker di questo film? E cosa vuol suggerire il finale? Tante domande, ma l’unica certezza è che ci troviamo di fronte un cinecomics diverso, che entra a gamba tesa nel cinema d’autore, ponendoci dei forti interrogativi morali e toccando dei temi sociali molto importanti. Non è facile dare un’interpretazione, ma ci proveremo!
La storia di Arthur Fleck
Arthur Fleck, ex paziente dell’Arkham Asylum, vuole fare il comico, ha una risata incontrollata, nevroticaIl riso incontrollato è un possibile sintomo di gravi danni neurologici. e inquietante; fa come lavoro il clown, vorrebbe fare il comico e la madre, altrettanto problematica, ha l’abitudine di soprannominarlo Happy. Arthur verrà costretto a reagire dopo una grave aggressione, ritrovandosi a uccidere e a scoprirsi del tutto privo di sensi di colpa. Ma chi è davvero Arthur? Quello che nessuno sembra davvero capire nel film… è un’anima rotta, che si porta dentro un male profondo che lo logora: è un malato mentale, un emarginato, un uomo bullizzato. La verità è questa. La realtà intorno a lui non fa altro che stridere con la sua malattia e con la sua solitudine. Tutte le sue forze sono impiegate disperatamente a raggiungere la felicità e un incontro con l’altro, che però non arriva mai. Anzi, deriso e maltrattato, non compreso per la sua diversità, ben presto la sua patologia psichiatrica sfocia in una furia incontrollata e omicida. Una trasformazione che sembra quasi obbligata dalle circostanze sfortunate della sua esistenza. Ma è davvero cosi?
Mai una gioia a Gotham City

Una splendida fan art dedicata a una delle scene finali del film, che trovare sul sito comicbook.com
E anche in questo film Gotham brucia, del resto che Gotham sarebbe senza due scintille e qualche strage? Scherzi a parte, questa città dell’Universo DC sembra quasi portare all’estremo molti problemi della nostra società, in particolare di quella degli Stati Uniti. Ma cosa denuncia realmente “Joker”? Il divario tra ricchezza e povertà? Il bullismo? La disuguaglianza sociale? La pericolosità delle armi da fuoco a portata di tutti? L’assistenza sanitaria inadeguata o inesistente per i più svantaggiati? Anche, ma il punto focale è sicuramente un altro: la mancanza di empatia, l’alienazione sociale, soprattutto verso chi come Arthur soffre di problemi gravi o psichiatrici. Ma sopratutto il cinismo della nostra società, che induce a ignorare le persone emarginate e/o vittime di strutture di male.
Arthur ho una brutta notizia, è l’ultima volta che ci vediamo. ~ Una psicologa
Nessuno prende sul serio Arthur, nessuno se ne prende cura o vuole anche solo essergli amico. Il Joker, soprannome attribuitogli dal conduttore televisivo – interpretato da Robert De Niro – che strumentalizza il suo disturbo psichiatrico per fare facile humor, pare essere il frutto di un mondo corrotto e senza cuore, ribaltando i valori nello spettatore attraverso il senso di giustizia e portandolo dalla parte di Arthur. Diciamoci la verità, non volendo tutti ci siamo ritrovati a tifare per colui che dovrebbe essere il peggior villain di sempre quando finalmente viene osannato dalla follia collettiva degli sfortunati di Gotham, sentendoci magari un po’ in colpa, perché del resto è uno psicopatico, anche se ha sofferto molto. Ma questa empatia nei suoi confronti è da buttare via?
Dentro la mente del Joker

La storia di Arthur è quella di uomo con gravi problemi che cerca di sorridere e di essere felice nonostante non ne ha abbia davvero alcun motivo. Saranno gli altri a confinarlo nel ruolo del cattivo più inquietante di sempre: il Joker
Crediamo di no, non è da buttare via questo sentimento di empatia verso Joker. Ma questo film non vuole dirci che Joker è un eroe o un anti-eroe. Vuole affermare una cosa molto più semplice: Joker è un malato di mente, è una persona rotta a cui nessuno offre aiuto. Tant’è che il finale è volutamente aperto… cioè, è tutto un frutto della sua mente malata o è successo davvero questo immenso delirio di massa a Gotham? Cosa è reale e cosa no? Tutto si confonde, come nella mente di Arthur e tanti sono i possibili livelli di lettura del film. Dopo questo articolo ne seguirà un altro su quale sia l’interpretazione più plausibile di “Joker”. Ma tornando alla domanda iniziale, Joker si poteva evitare?
La risposta è sì, quello che non si poteva evitare è invece la malattia di Arthur: un’umanità ferita e traumatizzata, perché tutti noi potremmo diventare il Joker… chissà, la mente umana è fragile così come lo è il resto della nostra natura, e tutti ci portiamo le nostre nevrosi, i nostri traumi e/o le nostre ansie. Ma una cosa è certa, la sofferenza di Arthur, così come le sue patologie, non può essere sottovalutata o, peggio, derisa.
Quel è il vero tema-denuncia del film?

Gli Wyane una famiglia di filantropi e benefattori? Beh, difficile crederlo… forse Bruce è l’unica membro della famiglia che ha scelto la giustizia.
Se alcune scene del film siano allucinazioni o tragedie reali vissute dal protagonista poco conta alla fine, perché tutta l’opera è finalizzata a denunciare la mancanza di empatia che contraddistingue le società odierne, non soltanto nei casi più gravi, dove si ignorano persone bisognose d’aiuto a noi vicine. Proprio nel periodo in cui “Joker” esce nelle sale, ci ritroviamo più che mai in un mondo trascinato da slogan o campagne mediatiche varie, ma quasi si ignora il disagio per i gravi problemi sociali che tutti i giorni, almeno nelle grandi città, possiamo trovare sotto casa. Tratta delle schiave, sfruttamento minorile, bullismo, mancanza di senso civico, insensibilità nei confronti di chi soffre di gravi patologie e molto altro. La lista è davvero lunga. Ma la cosa più allarmante è trovare tutto questo cinismo in alcuni film, fiction e programmi televisivi. In maggior misura negli spettacoli statunitensi, dove la tv spazzatura si alimenta esclusivamente di real tv, denigrazione e satira gratuita verso molti gravi disagi dei nostri tempi. La satira per carità, ci può stare, ma forse Joker ci interroga in questo film sul limite tra questo cinismo e una certa insensibilità in cui tutti rischiamo di immergerci senza accorgercene, tra un meme e una risata.
Il rifiuto della realtà
Nella pellicola vediamo forte il rifiuto della realtà… ma non da parte di Arthur, che la realtà la cerca malgrado il suo grave disturbo, ma da tutti gli altri che lo ignorano volutamente. È la nostra società a rifiutare la realtà, mettendo alla gogna chi invece andrebbe amato e compreso.
Volendo soffermarci anche su di un punto di vista più spirituale, perché ci troviamo su Cattonerd, Arthur non soltanto è impossibilitato a stabilire una relazione con l’altro, ma soprattutto con Dio. Infatti Dio è comunione (Gv 14, 11): una relazione estesa a tutti. L’assenza di relazione è invece l’inferno. Arthur, pertanto, vive davvero l’inferno provocato da questa grande mancanza. Starebbe agli altri aiutarlo e condurlo a Dio, cosa che sappiamo non accadrà mai. Questa tragedia vale per ogni narrazione dedicata al personaggio del Joker, come in “Batman: The Killing Joke” dal quale il film si ispira, almeno nell’incipit, ovvero che una volta distrutto dal male che lo affligge, Joker diventa un vero demone che Batman dovrà combattere più di ogni altro villain. Interessante è notare un diverso punto di vista sulla famiglia Wayne, in particolare su Thomas Wayne (padre di Bruce), responsabile di molti mali che poi ricadranno sul giovane figlio. Si tratta di una chiave di lettura dell’Universo di Gotham City nota nelle opere a fumetti, ma sconosciuta nelle trasposizioni cinematografiche precedenti.
Conclusione

Joker si mette una maschera nel tentativo di catturare l’attenzione, di mostrare il suo volto, mentre Batman indosserà la maschera per annullare la sua vera identità…
Non ci siamo molto soffermati sull’aspetto tecnico del film, perché il difficile tema affrontato è il punto forte di quest’opera. Ma il lavoro di Todd Phillips è decisamente impeccabile sotto ogni aspetto. “Joker” è decisamente un capolavoro (★★★★★), almeno per noi e per chi ama l’Universo di Gotham, che riporta la DC Comics al cinema con una potenza d’immagine che da dopo Nolan non si era più vista. Joaquin Phoenix e Robert De Niro si rivelano grandissimi attori anche qui. L’ambientazione grigia e deprimente di una metropoli alienante e degradata in cui si muove il Joker funziona ancora di più con le atmosfere rétro dei primi anni ’80… per una volta tutt’altro che nostalgiche! XD Le scene splatter arrivano con una tale crudezza da costringere lo spettatore a ricordarsi che per quanto il personaggio di Arthur sia una vittima del sistema, rappresenta in ogni caso una delle peggior manifestazioni del male.
Se dunque non avete avuto ancora modo di vedere “Joker”, rimediate al più presto. Le alte aspettative sono decisamente giustificate, ma sappiate da subito che si tratta di un film molto diverso da come si poteva immaginare dal primo trailer, perché non è un movie superoistico, e pur trattando un tema in realtà molto usato, lo fa regalando un nuovo volto al Joker, ben lontano dagli stereotipi più abusati di “cattivo”. Insomma, decisamente un film emozionante, che esplora la fragilità umana fino a toccare le sue crepe più profonde… un capolavoro del cinema senza alcun dubbio!
Commenti da facebook
19 Ottobre 2019
Veramente un bell’articolo, una bellissima riflessione: grazie!
21 Ottobre 2019
Quindi in sostanza – non avendo visto il film vado a naso – se siamo “circondati” da cattive persone è in parte colpa nostra perché non abbiamo teso loro la mano nel momento del bisogno quando era possibile farlo e nel mentre loro hanno fatto il passo verso il lato oscuro della forza di propria iniziativa.
Ed essendo oramai, magari troppo tardi per dar loro una mano – qui si va per estremo essendo il joker…ma immagino che in realtà ci sia sempre una possibilità – continuiamo a dargli contro peggiorando la situazione.
24 Ottobre 2019
Arriva un momento di rottura, in cui Joker è perso per sempre. Il film più che altro si interroga su come sia stato possibile questa “dannazione”. In realtà non sono bene e male il tema del film, ma la mancanza di empatia che troviamo particolarmente forte nella società americana dove, nonostante il volubile political correctness, resta forte il mito del vincente, comune al mondo protestante e capitalista. Può essere più difficile empatizzare con una persona che ha gravi disturbi psichiatrici o altri deficit, traumi, eccetera, ma il custode di nostro fratello siamo noi (Gn 5, 9).