[GdR] Augusta Universalis si espande con Ex Oriente Lux e Taumantis
l’impero romano (spaziale) si espande!
Dopo la prima recensione a questo fantastico gioco di ruolo, torniamo a parlarvi delle sue nuove espansioni: Taumantis ed Ex Oriente Lux.

Goroth, il Trono Oscuro che insidia Taumantis
Taumantis, ultima frontiera!
Un sistema solare lontano, nuovi pianeti da esplorare, nemici che sembrano usciti da un incubo alcolico di un Lovecraft febbricitante. E poi misticismo, fisica quantistica, fantascienza e space opera. Assieme alle nuove attese regole per la navigazione e il combattimento a bordo di astronavi e la creazione e gestione di unità biomeccaniche.
La prima espansione di Augusta Universalis riunisce in poco più di novanta pagine gli elementi necessari a mettere le basi di una corposa campagna di gioco, generando di fatto un interessante linea storica spin off, necessariamente separata da ciò che nel frattempo avviene nel sistema solare, incentrata sull’esito misterioso della prima grande colonizzazione criogenica avviata dall’impero romano.
Basato su un’accurata ricostruzione storica ucronica, il volume, firmato da Marzio Morganti, Alessandro Costella e Gilbert Gallo e splendidamente illustrato da Fabio Porfidia e Luca De Marini, mescola inediti scampoli di storia della colonizzazione spaziale romana a nuovi elementi “geografici” che fanno da sfondo a un’ambientazione tutta nuova, oltre a inserire finalmente nel sistema di gioco le regole per la gestione di navi spaziali e droidi (Automata Manipularia), elementi irrinunciabili per qualsiasi gioco di fantascienza che si rispetti.
Tau Ceti val bene una flotta…
La trama che farà da sfondo alle vicende dei nostri personaggi comincia, come ben si addice a un’ambientazione di sapore epico, con una tragedia. Ovvero il misterioso destino della Classis Titanica, inviata nel 1882 della linea temporale ucronica a colonizzare il quinto pianeta del sistema di Tau Ceti e scomparsa nel nulla, dopo aver trasmesso un singolo e indecifrabile segnale di soccorso. Centoventi anni dopo, grazie al viaggio iperluce sviluppato nel frattempo dalla civiltà romana, la Classis Redemptor ha raggiunto Taumantis per scoprire il destino delle navi scomparse.
Trovandosi di fronte qualcosa di inatteso. Il pianeta tanto agognato, interamente composto del misterioso minerale taumantium, capace di assorbire l’energia e ricombinarsi in forme ed elementi fantasmagorici, è fronteggiato da un Trono Oscuro di dimensioni planetarie, il più terribile con cui le forze di Roma si siano mai confrontate.
Goroth, questo il nome assegnato alla mostruosa entità, è intento da chissà quanti eoni ad aggredire con tentacoli ciclopici Taumantis, distorcendone gli elementi costitutivi e influenzando con la sua oscurità quel che avviene alla sua struttura e sulla sua superficie. Un attacco costante e micidiale cui una misteriosa coscienza situata all’interno del pianeta, all’apparenza disabitato e privo di rilievi orografici, reagisce generando una distorsione gravitazionale che ha finora preservato il corpo celeste dall’annientamento, impedendo anche la distruzione delle navi della flotta romana.
Come se non bastasse, gli altri quattro pianeti del sistema, dotati di altrettanti differenti ecosistemi, sono stati colonizzati da una razza rettiliana staccatasi dal Grande Regno Sserath, i Cintauriani, resi folli, avidi e gelosi delle risorse planetarie dall’influsso del Trono Oscuro.
Attorno al mistero di Taumantis, dalla cui superficie in apparenza monotona spuntano a tratti misteriose increspature dette simmetriadi e asimetriadi (strizzando tutti e due gli occhi a quella geometria non euclidea cara al “visionario di Providence” e ai suoi epigoni), a loro volta veicoli attivabili tramite particolari cristalli detti taurubi, per accedere ai diversi piani dell’Uterum, all’interno del pianeta. Ciascuna simmetriade introdurrà il viaggiatore umano all’interno di una diversa Planitia, ossia un piano dimensionale di esistenza differente da tutti gli altri, nel quale occorrerà risolvere un compito, trovare risposta a una domanda, o portare a termine una ricerca, guadagnandosi il passaggio a un’altra Planitia o il ritorno alla superficie attraverso un’asimmetriade e permettendo nel contempo il progresso della relazione tra l’entità pensante misteriosa che abita il cuore di Taumantis e i visitatori romani.
Infiniti mondi, al prezzo di uno!

Le regine dell’espansione Taumantis
Vero colpo di genio autoriale, le Planitiae possono essere create dal Demiurgo o generate in modo casuale utilizzando una serie di apposite tabelle, che permettono una serie di variabili di ambientazione virtualmente infinita. Sarà quindi possibile scegliere il genere dell’ambientazione mettendo mano a un lungo e variegato elenco di possibili varianti. Da quella storica (es: medioevo, preistoria, futuro, ecc.) a quella culturale (Europa, Nordamerica, Oceania) all’impostazione (fantasy, horror, ecc.) e perfino scegliere la predominanza geografica (dungeon, oceano, montagne), il livello di luminosità e il colore dominante. Fino alla scelta, degli Eidoloi, forme di materia circadiana (quella che compone il taumantium) che interagiranno con i personaggi in qualità di PNG più o meno tradizionali. Divisi a loro volta in Incubi generati da Gorgoth (i mostri) e Arkè adoperati da Taumantis per perseguire i suoi misteriosi obiettivi.
Sarà infine possibile scegliere le Piaghe e i Pilastri dominanti, le prime scelte tra i sette peccati capitali e utilizzate come armi dagli Incubi per corrompere le anime della Planitia, i secondi, mutuati da virtù cardinali e teologali, utilizzabili dalle Arkè e dai pretoriani per contrastare i piani del Trono Oscuro. L’ultima ma determinante scelta da fare al momento di creare una Planitia in cui ambientare le prossime sessioni di gioco, sarà il tipo di Conflitto tra un dato Contrasto (ad es. Intrigo, Guerra, Artefatto) e un Premio (Gloria, Conoscenze, Risorse) che l’intelligenza che governa il pianeta donerà ai personaggi, se vittoriosi, assieme alla possibilità di proseguire il loro viaggio.
Praticamente il sogno di qualsiasi master, pardon Demiurgo, ossia un intero multiverso sandbox a disposizione, pronto ad ospitare infinite sessioni di gioco di ruolo su un solo pianeta, potendo in questo modo accontentare i gusti di tutti i giocatori e riuscendo a sorprenderli ogni volta con qualcosa di completamente diverso.
L’unico appunto che si può muovere all’introduzione nel gioco delle Planitiae è forse nella genericità della descrizione fatta dal manuale. Là dove è evidente la volontà degli autori di lasciare più spazio possibile alla fantasia del Demiurgo e del suo gruppo nell’inventare ambientazioni magari mutuate da libri letti, film visti o addirittura da proprie fantasie oniriche, qualche chiarimento in più non avrebbe guastato. Viene da chiedersi, ad esempio, tenendo ben presente la puntigliosa descrizione dei sistemi delle tecnoloriche e dei loro armamenti, cosa accada quando i pretoriani equipaggiati si confrontano con livelli tecnologici differenti. Le opzioni, comprensibilmente, sono infinite e un manuale che avesse cercato la completezza sotto questo aspetto sarebbe stato inutilmente pedante e prolisso ma, forse, qualche esempio in più non avrebbe guastato.
Astronavi e robot, ma più che Asimov è Herbert…
Oltre all’ambientazione assai suggestiva che dà il titolo al supplemento, come abbiamo già detto, l’espansione ospita anche diverse pagine di regole aggiuntive, equamente ripartite tra quelle che regolano il viaggio interstellare (l’approccio “herbertiano” è percepibile chiaramente e decisamente apprezzabile, ben oltre le citazioni e la nomenclatura), il combattimento tra astronavi e la creazione e la gestione degli Automata, veri e propri droidi dotati di propria personalità, al punto da costituire, a detta degli autori “quanto di più simile a un PG il Demiurgo possa mai interpretare” e da avere una carriera definita che termina con il raggiungimento del decimo punto di Valor e il congedo dell’Automaton dal Manipulum di assegnazione. Alla fine del volume, sono presenti una manciata di carte esempio di altrettanti Automata già pronti all’uso, e molte altre in bianco, su cui sbizzarrirsi con le proprie creature bioniche.
Le astronavi di Augusta Universalis, qualunque sia la loro dimensione (dai piccoli e maneggevoli Sectores alla mastodontica Mater Navis, passando per tutte le classi di tonnellaggio di una marina tradizionale) sono gestite in modo simile a una tecnolorica, assegnando i PG del gruppo di gioco alle diverse funzioni in modo che siano egualmente coinvolti nell’espletamento dei compiti di pilotaggio, navigazione, tiro e riparazione nei combattimenti contro altre navi o le Spore dei Troni Oscuri. Il “motore di gioco” degli scontri spaziali è abbastanza semplice, efficace e così simile a quello già appreso per comandare i sistemi d’arma a disposizione di ogni singolo pretoriano da non necessitare di tempi di apprendimento elevati.
Naturalmente sono inclusi esempi di astronavi “standard”, corredate da magnifiche illustrazioni a colori. Le stesse che accompagnano il lettore dall’inizio alla fine di un manuale che vale la pena possedere a prescindere, per la sua bellezza grafica, ma che in effetti aggiunge moltissimo al già ricco lore (o sarebbe meglio chiamarlo Sapientia? Di Augusta Universalis. Concludendosi con un’avventura coinvolgente e tutt’altro che banale che aiuterà Demiurgo e giocatori a calarsi meglio nell’ambientazione inedita delle Planitiae. Oltre che un imperdibile espansione per gli appassionati del gioco, quindi, il volume costituisce davvero un appetitoso pezzo da collezione.
Ex Oriente Lux, ma non solo…

Ex Oriente Lux – La copertina
Non lasciatevi fuorviare dal gigantesco robot-samurai, ritratto sulla copertina di questa seconda espansione di Augusta Universalis. Il libro, infatti, contiene molto più di un semplice omaggio Japan style all’ambientazione futuristica del gioco di Marzio Morganti, anche in questo caso magnificamente illustrato dal duo Porfidia/De Marini.
India, Cina e Giappone, lasciati fuori non per caso dal manuale base che pure era riuscito a includere nei ranghi legionari perfino gli Aztechi e gli Zulu, entrano prepotentemente a far parte dell’universo di gioco, aggiungendo alle regole base non solo tre nuove classi di pretoriano con le loro peculiarità, ma soprattutto la puntuale e minuziosa integrazione della storia di quei popoli con la linea narrativa dell’ambientazione principale, farcita senza lesinare di riadattamenti di personaggi ed episodi di storia autentica inseriti nel continuum ucronico di Augusta Universalis.
Leggendo le pagine dedicate alla cronaca di ciascun popolo, ritroviamo nomi noti e meno noti, dal re indiano Sri-Gupta a Gandhi, da Khubilai Khan ad Ashikaga Yoshimitsu, e una linea temporale ininterrotta e coerente che accompagna le tre nuove civiltà dall’epoca preromana fino all’attuale assetto dei regni Sinensis e Yamatis e del Congresso Indiano.
E’ il pretesto, anche, per aggiornare la storia attuale dell’Impero, svelando un nuovo main plot che prende avvio dalle misteriose origini comuni dei sovrani di Cina e Giappone e dell’attuale imperatrice romana Augusta Livia Akiko e dai contrasti di quest’ultima con la Basileia Anastasia Eracliade di Bisanzio e i suoi diretti alleati. Le pagine di ambientazione e regole, come già visto negli altri volumi, sono intervallate non solo da magnifiche tavole a colori ma anche da spezzoni di racconto fitto di azione e dialoghi che aiuta ad aprire uno squarcio, un po’ alla volta, su quanto sta accadendo ai massimi vertici di Roma e dei suoi auxiliares.
Fides, ratio e calci volanti!
Agli aspetti storici si accompagnano note sintetiche ma accurate su quelli religiosi che, come succedeva nel manuale base, ancora una volta approcciano argomenti delicati con spessore culturale e precisione notevole, evitando scrupolosamente il sentito dire, la chiacchiera da bar e le fantasticherie hollywoodiane in merito. E’ corretto dire quindi, rendendo un dovuto tributo alla fatica dell’autore, che la lettura dei manuali di Augusta Universalis può, per una volta, offrire anche se si tratta di un gioco di ruolo spunti di approfondimento interessanti e orientati nella giusta direzione di una ricostruzione storica e filosofica attenta e rispettosa.
Anche la descrizione delle nuove classi di pretoriani, la Guardia Chistantemi, la Dharmi e la Draconis, prende spunto dai diversi approcci filosofici, religiosi e militari dei rispettivi popoli. Tutto è molto accurato, dalla divisione in Monsho (stendardi) dei pretoriani di Yamatis a quella in caste degli indiani, fino al riferimento ai Sette Qibao (Tesori) della cultura cinese per quelli del Celeste Impero (dove il potere assoluto si intesse, come era già nella Russia zarista-sovietica, con quello del Partito Comunista). Nuove Azioni, Assecti e Tracta diventano disponibili anche per le classi di pretoriano del manuale di base, arricchendo le scelte di personalizzazione a disposizione.
Ex Oriente Lux parla dell’estremo levante e non poteva certo dimenticarne alcuni aspetti tipici, entrati ormai nell’immaginario occidentale. Primo fra tutti un sistema di arti marziali, riunite qui nel Pankration nel quale la cultura romana ha concentrato il meglio della lotta e del pugilato, del karate, del kung-fu e di tutte le altre arti da combattimento. I lottatori di Augusta Universalis potranno servirsi del Kratos, un insieme di sistemi biomeccanici simili agli altri Systemata della tecnolorica, e migliorare via via la propria abilità nel combattimento corpo a corpo acquisendo Dan superiori legati al punteggio in Valor del Kratos montato sulla loro tecnolorica.
Per combattere i mostri, abbiamo creato dei mostri a nostra volta!
Né poteva mancare, dato l’approccio ultratecnologico dell’ambientazione, la possibilità (per i soli giocatori giapponesi, però) di costruire e servirsi di grandi colossi d’acciaio a uso bellico.
I classici robottoni giapponesi sono appannaggio delle famiglie più abbienti, dato il costo di costruzione e manutenzione, e aggiungono una gustosissima variante al sistema di combattimento del gioco. Via di mezzo tra veicolo da combattimento e tecnolorica, “rubano” infatti un po’ dal sistema base di scontro e qualcos’altro dalle regole per le artiglierie navali dell’espansione Taumantis.
La creazione di un Tetsu-Kyogin (Gigante di ferro) parte, nel solenne rispetto dello spirito quasi mistico che li avvolge, dalla scelta del nome e passa per la selezione di aspetto della corazza e dell’Assectum, scelta dei sistemi intermedi e infine selezione del Daisho, ossia delle armi a disposizione. Relegati per le loro dimensioni ad essere usati solo in battaglia (per trasportarne uno nello spazio serve una Corvecta, smontato, o addirittura una Phregata se si vuole mantenerlo montato), i robot da guerra rappresentano comunque un’opzione interessante che ci sarebbe piaciuto vedere arricchita da un paio di esempi già pronti e illustrati in fondo al manuale, nelle pagine in cui sono presentati una manciata di PG pregenerati e un utile assortimento di nuovi Systemata in tema con l’ambientazione. Speriamo magari in un add-on digitale.
Conclude l’espansione un’avventura completa, Kamemusha, utile a immergersi nel clima orientale messo a disposizione dal nuovo scenario, sospeso tra ipertecnologia, tradizione, intrighi politici e azione mozzafiato.
Pezzo da collezione… tutto da giocare!
La qualità del prodotto, come negli altri volumi della collana, è molto elevata.
Sia dal punto di vista grafico che, come già nel caso del manuale base, mostra un livello non secondo a produzioni analoghe, storiche e blasonatissime. Ma soprattutto, e qui siamo davvero anni avanti alla concorrenza anglosassone, nella meticolosa ricostruzione di un universo ucronico plausibile e realistico, con una linea temporale coerente popolata da personaggi storici reali. Cosa che potrebbe in un primo momento sembrare fine a se stessa, se uno volesse pensare al gioco come a un titolo “mordi e fuggi”, da approcciare allo scopo esclusivo di immergersi in una sequenza di scene d’azione ad alto tasso di adrenalina, punto e basta. Creato invece con l’ottima manifesta di offrire a lettori e fruitori un titolo longevo, profondo, adatto a campagne durevoli e per questo certamente memorabili, Augusta Universalis non fa sconti ai suoi giocatori, specie se orientati a un uso solo occasionale, richiedendo la dose di rispetto e attenzione che ogni gioco di ruolo di spessore giustamente pretende. Promettendo in cambio, grazie anche alle future espansioni che, ne sono certo, non mancheranno di arrivare, una varietà di trame immersive e avventure mirabolanti che solo i titoli migliori del mercato, là fuori, riescono davvero a offrire!
Ad maiora!
P.S. A breve pubblicheremo l’intervista gli autori di Augusta Universalis!
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