La gente pensa troppo a quel che deve fare e troppo poco a quel che deve essere.

— Eckhart von Hochheim

Thanos il Decreatore e la teologia degli Avengers

Le mistiche degli Avengers e di Thanos a confronto

Thanos by Ryan Meinerding

The Vanished. Scott Lang (Ant-Man) trova lapidi e lapidi incise di nomi. Sono in molti a visitarle: lapidi senza resti umani da raccogliere, solo ricordi da compiangere. Nomina flatus vocis, i nomi sono emissioni di voce e null’altro, sosteneva il medievale Roscellino di Compiègne: ma stavolta i nomi hanno una consistenza pesante, indelebile. I ricordi delle persone svanite sono macigni e i percorsi di mutuo aiuto possono fare poco: Steve Rogers (Captain America) prova a supportare chi non si riprende dal dolore di quel vuoto incolmabile, inspiegabile. Lui, il soldato Rogers, forse l’unico che può provarci, perché ha già subito una perdita inspiegabile.

The Vanished. Non sono morti, non sono annichiliti, non sono uccisi: sono svaniti, lasciando poco più che polvere. L’atto che ha reso evanescente la vita di metà universo non ha avuto niente della violenza della distruzione e dell’abbattimento: violenza e abbattimento ci sono stati in abbondanza, ma nel preciso istante della polverizzazione di migliaia e migliaia di vite è bastato uno schiocco di dita. Rapido e denso, così potente da non aver più bisogno di spargimento di sangue. Un gesto apparentemente innocuo, che non è stato, affatto, un pacifico e sereno nullificare, un far scomparire senza lasciare traccia: il ricordo dei vanished si è impresso nella memoria di troppi. Perché?, lamenta il Titano Thanos alla fine di Endgame, uno dei migliori villain dell’universo science-fi. È costernato: il suo schiocco di dita ha riportato l’equilibrio, tutti dovrebbero essergli solo grati. Non c’era nulla di troppo personale in quell’atto: non vendetta, piuttosto giustizia; non odio, piuttosto carità; non ira, piuttosto razionale valutazione. Non c’era sentimento nel suo progetto: piuttosto cura per un mondo avviato alla distruzione e che andava salvato.

Come annunciato da Fauce (all’inizio di Infinity war) Thanos compie un atto redentivo per salvare il mondo. L’intenzione qualifica lo sforzo: non è colpa di nessuno se solo il Titano ha capito cosa sia giusto per l’universo. Eppure, lo schiocco di dita non salva il mondo: lo salvaguarda. Salvezza e salvaguardia non sono la medesima cosa. Il gergo religioso di Fauce, che glossa il programma di Thanos, identifica una mistica che va a contrapporsi a un’altra mistica: quella degli Avengers. Nei piani del Titano si annida una metafisica che confina con la teologia: l’equilibrio del mondo passa per un cambiamento sovversivo, degno di un dio. Gli Avengers reagiscono e anche nella loro reazione si annidano metafisica e teologia, ma di altra natura. In che modo le due mistiche contrapposte pensano il rapporto con il mondo?

L’abbrivio è identico: l’universo esistente ha subito un danno radicale. Non esiste più come prima, non viene annichilito, non viene ricreato. Dopo lo schiocco di dita, l’universo viene decreato. Nel XV secolo il vescovo Niccolò Cusano parlò di decreatio, intendendo la possibilità di Dio creatore di sospendere la creazione, di far uscire il mondo dalla serie di eventi accaduti e rendendo possibile non attuarli più: era un modo per la teologia cristiana di fare i conti con l’unicità storica di Cristo insieme all’universalità dell’atto creatore di Dio. Dopo Cusano il termine ritorna nella filosofa cristiana Simone Weil, ma recentemente alcuni pensatori, come Giorgio Agamben, ne hanno riparlato. Non esiste ad oggi una vera e propria convergenza tra i diversi sensi del termine “decreazione”, a causa di varianti consistenti nel presentare il concetto. Ogni variante implica una diversa prospettiva circa il rapporto tra l’essere umano e il mondo presente e futuro: tralasciando le precisazioni filologiche e interpretative, il concetto sembra tratteggiato in vario modo anche nella conclusione della Fase 3 della Infinity Saga del Marvel Cinematic Universe.

 

Thanos e gli avengers

 

Thanos, il Decreatore

Thanos non distruge e non crea, ma decrea. Il suo progetto di redenzione è frutto della volontà di un dio che vuol donare qualcosa. La decreazione di Thanos è gratuita, tant’è che egli dopo lo schiocco di dita si ritira nel Giardino. Ha dimostrato di essere più forte della realtà precedentemente creata, di poter dare l’equilibrio che condurrà l’intero universo al vero benessere. In gergo si chiama “impronta ecologica” (così definita nel 1996 da Mathis Wackernagel e William Rees) a intendere il rapporto tra le risorse del pianeta e il fabbisogno dei suoi abitanti.  Nel 2017 è stato calcolato che i Terrestri avrebbero bisogno di poco più di 2/3 di pianeta in più (per la precisione, di 1,7 pianeti come la Terra) per far fronte alla popolazione mondiale. O, seguendo la logica di Thanos, la Terra potrebbe bastare eliminando circa metà della popolazione (per la precisione, i 41/100, dunque un po’ meno di metà). Espandendo il calcolo all’intero Universo, dobbiamo presumere che alcuni pianeti dell’Universo Marvel sarebbero meno ricchi e ospitali della Terra affinché l’“Equilibrio di Thanos” (così lo chiameremo da qui in poi) sia esattamente 1/2. Thanos, l’ineluttabile, pone questo Equilibrio più ineluttabile di se stesso, rischiando la vita e distruggendo le gemme, affinché in alcun modo si potesse nuovamente alterare la realtà. Il legame con ciò che era e che non è più ormai sarà eterno. Decreare è de-attualizzare ed equilibrare.

La decreazione operata dal Titano non è una nuova creazione. Tantomeno è la ripetizione eterna della creazione, opzione dalla quale già il Distruttore dei Mondi si era voluto liberare (cf. il Signore della Dimensione Oscura Dormammu, imprigionato da Stephen Dottor Strange). La decreazione viene organizzata secondo l’Equilibrio di Thanos, l’unico mondo possibile che merita esistenza. Così il Titano si presenta come un nuovo messia, non proteso a salvare ciò che già è creato, ma a salvare ciò che non era rendendolo come avrebbe dovuto essere: il mondo pativa un eccesso di creazione che esigeva una correzione.

Gli Avengers, i decreati

In Infinity war Dottor Strange aveva previsto 14.000.605 futuri alternativi: solo in uno tra questi l’Universo si sarebbe salvato. Che tipo di salvezza cercano gli Avengers? Una salvezza che deve rispettare una regola assoluta: non modificare il corso del tempo. I viaggi nel tempo messi in atto dalla geniale macchina di Tony Stark (Iron Man) potrebbero causare un’alterazione troppo rischiosa nella catena causale della storia. Senza un criterio adeguato, ciò che avrebbe potuto non essere ma era potrebbe diventare indistinguibile o addirittura preferibile a ciò che avrebbe potuto essere ma non era: una mescolanza indifferenziata di possibilità, quella che i Medievali definivano potentia inordinata eternamente non manifesta. Gli Avengers non vogliono alterare il corso della storia, come li ha anche redarguiti il Mago Supremo Antico.

Entra in scena una mistica diversa, opposta a quella di Thanos. Anche gli Avengers decreano, ma secondo il modo dell’essere umano, non del dio assoluto. Il loro io impara a fare un passo indietro, tralascia se stesso per fare spazio alla creazione, si decrea per porsi nell’infinita catena che lo lega a tutti gli altri esistenti, sapendo che occupa un posto in questa catena, piccolo ma prezioso e insostituibile. L’eroe che si sacrifica – dalla Vedova Nera (Nat, Natasha Romanov) a Captain America fino all’“Io sono Iron Man” che chiude tutta la storia – possiede quell’epicità umana che è la controparte della divinità che si abbassa e fa trionfare la sua creatura. I cristiani chiamano questo processo kenosis, che si attua in Cristo: dal sacrificio della croce scaturisce la redenzione.

La redenzione degli Avengers non è mitologica, sebbene lo siano i suoi eroi. Rogers aiuta gli altri ad accettare la realtà, a trovare spazi di resistenza per continuare a vivere: perché altrimenti «Thanos avrebbe fatto bene a far sparire anche noi» (Captain America). La loro mistica li orienta a imitare quel processo di kenosis che sarebbe tipico di un Dio che limita se stesso per far spazio alla creatura. La creatura imita questo auto-rinunciarsi di Dio credendo che ci sia un bene che supera il proprio “io”. Così, la decreazione diventa il completamento della creazione: mentre la creatura si annichilisce, il mondo si salva.

Dentro questa logica, la possibilità della redenzione precede la speranza e diventa condizione dell’esistenza. Cosa spinge gli eroi a mettersi in gioco, a passare dal piano della logica a quello dell’azione? La speranza. «Abbiamo trovato qualcosa, una possibilità forse», dice Nat a Clint (Clint Barton, Occhio di Falco). «Che cosa? Non darmi speranza», ribatte Clint. Senza speranza l’eroe si era smarrito nei delitti più efferati. «Non giudico le persone dai loro errori peggiori», controbatterà Nat sul pianeta Vormir, prima di donare la sua vita per l’acquisto della Gemma dell’Anima. La speranza è figlia della condivisione, dello sguardo benevolo del compagno di sorte; la speranza è anche frutto della saggezza, come nel caso di Frigga che dona al figlio Thor uno sguardo più coerente e benevole verso di sé su Asgarth, prima di morire.

Avengers age of ultron

La decreazione e la carità

La decreazione di Thanos produce indifferenza e indistinzione tra il mondo attuale e ogni altro possibile mondo: solo l’Equilibrio fa la differenza. La carità di Thanos verso i singoli è indifferenziata, la sua giustizia è cieca e casuale, ma orientata a un unico sintetico disegno finale.

La decreazione degli Avengers, invece, è l’atto salvifico compiuto da ogni singolo ed è scritto nell’eternità. È l’epicità degli Avengers assembled, perché solo l’unione di tanti può portare la salvezza per tutti, e solo la salvezza di tutti può salvare ciascuno. Dalla scelta di ogni singolo può derivare salvezza o dannazione, per l’eroe e per il mondo. Ma scegliere crea una direzione nella storia della salvezza. L’unica possibile, l’unica possibilità prevista da Strange.

In entrambe le mistiche – Thanos contro Avengers – entrano in gioco le relazioni con l’universo esistente e con l’universo che dovrà esistere. In entrambe, c’è una asimmetria tra l’universo creato come bene assoluto e l’universo creato come bene perseguibile. Thanos agisce pensando che il bene ideale supera il bene possibile, che la salvaguardia del tutto non valga la salvezza del singolo. Gli Avengers agiscono pensando che il bene concreto e possibile è superiore al bene ideale, e che la salvaguardia del singolo, maldestra e spesso fallimentare, porterà in ogni caso alla salvezza per tutti.

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1 Commento

  1. Un bellissimo articolo. Non capisco un’h di decreazione, ma mi è piaciuta molto l’osservazione sullo sconcerto di Thanos che non capisce: la sua è un’azione chirurgica, priva di crudeltà, eppure produce un vuoto che sembra peggio del dolore. Bella anche la distinzione tra la mistica di Thanos e quella degli Avengers, tra la salvaguardia e salvezza.
    Leggevo e pensavo che dopotutto si tratta della quotidianità di ognuno: davanti alle difficoltà, al dolore o a un qualsiasi piccolo o grande problema che altera il nostro equilibro (la vita come avremmo voluto che fosse) abbiamo entrambe le opzioni, possiamo annichilire il problema, rimuoverlo o semplicemente ignorarlo, per scoprire poi che il vuoto che lascia ci opprime ancora di più; oppure possiamo farci piccoli noi e abbracciare la realtà così com’è.

    Un abbraccio, vi leggo sempre con piacere!

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Author: Flavia Marcacci

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