Get Your Wish di Porter Robinson: Qual è il vero scopo di un musicista?
Nerd e musica dance elettronica sono due concetti che difficilmente vanno di pari passo. Senza entrare nel merito della validità musicale dei vari produttori, questo genere di musica viene storicamente associato specialmente a ragazzi, diciamo, più estroversi e festaioli, che preferiscono passare la serata in discoteca e sotto effetto di qualche chinotto di troppo piuttosto che giocando a D&D o a Street Fighter a casa di un amico.
A molti nerd la musica da discoteca può provocare attacchi di PTSD, rievocando ricordi che si speravano di aver sepolto per sempre. Feste del liceo che spaziavano tra imbarazzanti tentativi di buttarsi nella mischia con maldestri passi di danza improvvisati, rendersi conto di star distruggendo quel minimo di dignità rimasto, e da lì cercare ogni scusa possibile per tornare a casa. Coatti che dovevano a tutti i costi far sentire a tutto il quartiere la loro musica dallo stereo della macchina. Il compagno di banco che pensava di diventare il nuovo David Guetta perché aveva scoperto come mettere due loop di batteria di fila su Garageband, e che “deliziava” tutti con i suoi esperimenti sonori ogni volta che ne aveva l’occasione.

Nerd da discoteca
Eppure, la musica dance elettronica non è sempre stato del tutto scollegata dagli hobby nerd, un grande esempio è Interstella 5555, film d’animazione scritto dai Daft Punk e realizzato in collaborazione con Leiji Matsumoto, il creatore di Capitan Harlock, nei primi anni 2000. Il film era di fatto un enorme video musicale con in sottofondo l’intero album “The Discovery” del duo francese, in cui i testi delle canzoni narravano la storia sostituendosi ai dialoghi dei personaggi.
E un altro esempio più recente è praticamente l’intera carriera di Porter Robinson, produttore di musica elettronica appassionatissimo di anime e videogiochi giapponesi, che nella sua musica ha spesso incorporato riferimenti a queste passioni. E che con il video di Shelter, pezzo realizzato assieme al produttore francese Madeon, è riuscito similmente ai Daft Punk a realizzare un corto animato. Il video è stato prodotto in collaborazione con lo studio giapponese A-1 Pictures, e distribuito dal sito di streaming legale di anime Crunchyroll.
Un DJ diverso dagli altri
Porter Robinson è sempre stato un personaggio particolare per essere un DJ e produttore di musica EDM: dopo aver fatto un notevole successo da giovanissimo ed esser stato notato da Skrillex, nel 2013 si dichiarò stufo dei cliché della scena EDM commerciale, in cui i pezzi tendono spesso ad essere banali e mirati solo ad esaltare ed alienare la gente in discoteca (e come dargli torto), e si mise al lavoro per cercare di creare qualcosa di nuovo e diverso.
Fu così che nel 2014 uscì Worlds, il suo primo album completo, in cui ai brani più “discotecari” si alternavano pezzi più intimi e nostalgici, quasi più adatti ad essere ascoltati con calma in un momento tranquillo che ad essere “ballati”. Anche le esibizioni live successive a questo album furono molto particolari: Robinson decise di non partecipare più come DJ ai festival, perché secondo lui sarebbe stato un modo di “alienare i fan”. Decise piuttosto di organizzare dei live shows per conto suo, più simili a dei concerti, nei quali non metteva soltanto la musica (come fanno praticamente tutti i DJ) ma cantava, suonava il synth e combinava le samples dal vivo.

La fine del sogno?
Proprio dopo questo grande sforzo creativo, però, il nostro produttore ebbe una crisi creativa che durò per più di due anni. Per tutto il 2015, il 2016 e l’inizio del 2017, il nostro Porter ebbe una grande difficoltà a riuscire a realizzare nuovi brani, e cadde in una grande depressione. La sua intera vita girava attorno al produrre nuova musica, ma in quel momento non ne era più in grado. E ciò lo fece iniziare a pensare: se anche fosse riuscito a realizzare nuova musica, cosa sperava che sarebbe accaduto? In fondo già era riuscito a creare musica bella e di successo, perché ancora non era felice?
Get Your Wish, uno dei primi singoli del suo imminente nuovo album Nurture, in cui a cantare è lui stesso con un filtro che fa sembrare la sua voce femminile, parla proprio di questo.
Quando avere tutto non basta
I’ll make it right again
But it’s no use, you said
As my hunger grows and grows
I have to write the meaning of my life
Or else everything’s in vain
Lo sistemerò di nuovo
Ma hai detto che è inutile
Mentre la mia fame cresce sempre più
Devo scrivere il senso della mia vita
O tutto il resto è vano
Come già detto in precedenza, all’inizio della canzone Porter realizza che anche tornare allo stato precedente non lo soddisferebbe. Ciò che cerca è un senso più profondo in ciò che fa.
When the glory tries to tempt you
It may seem like what you need
But, if glory makes you happy, why are you so broken up?
Quando la gloria cerca di tentarti
Può sembrare ciò di cui hai bisogno
Ma, se la gloria ti rende felice, perché sei così a pezzi?
E in questi tre versi viene riassunto alla perfezione un concetto molto importante: spesso ci capita di cercare la gloria, l’affermazione personale, pensando che quando l’avremo saremo davvero felici, e che è di quello che abbiamo bisogno. Ma perché allora così spesso ci succede di ottenere quello che pensavamo di volere, ma in fondo non cambia nulla e passato l’entusiasmo iniziale ci sentiamo vuoti come prima? Perché così tante persone di successo, che hanno tutto ciò che possono desiderare, cadono in depressione?
Segui i tuoi sogni, o forse no?
So, tell me how it felt when you walked on water
Did you get your wish?
Floating to the surface
Quicker than you sank
Idol, idol
Quindi, dimmi come ti sei sentito quando camminavi sull’acqua
Hai ottenuto il tuo desiderio?
Emergendo in superficie
Più velocemente di come sei affondato
Idolo, idolo

La risposta si trova in una parolina che onestamente non mi aspettavo di trovare nel ritornello della canzone: idol. L’uomo è un costante fabbricatore di idoli (concetto che già ho trattato in modo leggermente più approfondito nella recensione di Pokémon Rusty), pronto a cercare la ragione della sua vita in fissazioni di vario tipo: traguardi, obiettivi, relazioni, oggetti e tante altre cose che pur non essendo magari in sé negative, non danno certo la vita, ma al contrario, se assolutizzate la tolgono. Quando si vive per un idolo, si finisce per dedicare tutte le proprie energie alla fissazione del momento trascurando sia sé stessi che le persone che si hanno intorno.
Ma allora, mi direte voi, è sbagliato avere dei sogni? Non ha senso aspirare a fare qualcosa di grande, di bello, o di significativo, perché tanto resteremo sempre vuoti dentro? Qualsiasi ambizione è necessariamente solo un abbaglio che ci porterà incontro ad una grande delusione? Perché l’uomo è così portato a desiderare se nulla in questo mondo può davvero soddisfarlo?

La risposta a questo importante interrogativo ha due parti. La prima è che come diceva il mitico Lewis, in natura i desideri tendono ad avere un loro senso. La fame e la sete esistono per ricordarci di assumere le sostanze nutrienti di cui abbiamo bisogno per sopravvivere, anche se ovviamente queste possono essere distorte e degenerare in un rapporto malato con il cibo. Per quanto si possa distorcere e trasformare in lussuria, il desiderio sessuale esiste per spingerci a creare nuove vite e mandare avanti la specie. Potrei continuare a lungo con questi paragoni, ma andando al sodo, e citando qui sia Lewis che Pascal, in ogni uomo c’è, secondo me, un “vuoto a forma di Dio”, un desiderio di infinito che noi cerchiamo di placare con cose finite, ma che può essere riempito soltanto da una vera relazione con il Signore. Come sviluppare questa relazione è un argomento che va oltre lo scopo di questo articolo, che vuole invece soffermarsi sulla seconda parte della risposta.
Ciò che ho appena detto potrebbe infatti far pensare che il messaggio che voglio trasmettere sia banalmente un chiudersi nello spirituale e fregarsene abbastanza delle cose di questo mondo. Tutt’altro! Mettere ordine seriamente nella relazione con Dio significa mettere anche ordine nelle relazioni con gli altri, non cercando più relazioni di codipendenza, in cui ci usiamo a vicenda per il nostro appagamento, ma essendo pronti ad amarli in modo maturo. La Fede non può mai rimanere una cosa del tutto personale. Se nello sviluppare una relazione con Dio non si pensa anche allo sviluppare relazioni sincere con le persone che abbiamo intorno, si sta sicuramente sbagliando qualcosa. Siamo esseri fatti di carne ed ossa, e abbiamo bisogno gli uni degli altri nello stesso modo in cui abbiamo bisogno di Dio.
19Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. 20Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. 21Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
1Gv 4, 19-21
Dall’idolatria all’Amore

È quindi fondamentale per noi stare nel mondo, ed avere dei sogni, che non siano però orientati al nostro appagamento personale, o finiremo per rimanere delusi, ma al farci uscire da noi stessi e fare qualcosa di bello e significativo per il prossimo. Ed è qui che mi riaggancio alle ultime strofe della canzone:
Don’t say you lose just yet
Get up and move ahead
And not only for yourself
‘Cause that’s your role:
The work that stirred your soul
You can make for someone else
Non dire ancora che hai perso
Alzati e vai avanti
E non solo per te stesso
Perché questo è il tuo ruolo:
il lavoro che ha agitato la tua anima
puoi farlo per qualcun’altro
Lo stesso identico sogno, infatti, può essere vissuto in maniera egoistica e idolatrica, o in maniera sana e altruistica. Un musicista può fare musica per la sua gloria personale, o perché vuole creare qualcosa di bello per chi lo ascolta. Non è la musica ad essere un idolo, ma il vivere la musica come ciò che ci deve dare la vita. Per citare le parole di Porter Robinson stesso sulla nascita di Get Your Wish, e sul come ha superato la fase di blocco creativo e depressione:
Mi succede ogni tanto di ascoltare i miei artisti preferiti, e di sentirmi pieno di gratitudine per il fatto che facciano ciò che fanno. Penso che poter far provare alla gente la stessa esperienza scrivendo canzoni in modo sincero sia ciò che gli dà un senso.
Porter Robinson
Ho capito che non devo scrivere musica con l’aspettativa che la produttività o il successo risolveranno i miei problemi, ma con la speranza che la mia espressione sincera possa toccare le persone allo stesso modo in cui la musica tocca me.

Conclusione
Sono rimasto davvero sorpreso in positivo nel vedere questa maturazione e questa profondità da parte di un artista che, per quanto mi piacesse e mi stesse simpatico per la sua nerdaggine, di certo non ascoltavo per i testi. Per me potremmo chiudere l’articolo qui, ma vorrei approfittare dell’ultima strofa della canzone per lanciare uno spunto di riflessione extra:
One day you choke, your urges overflow
And obsession wears you down
But don’t you waste the suffering you’ve faced
It will serve you in due time
Un giorno soffochi, le tue brame straripano
E l’ossessione ti consuma
Ma non sprecare la sofferenza che hai affrontato
Ti servirà a tempo debito
Nel seguire gli idoli, soffrire per stare dietro ai loro inganni, e renderci poi conto di aver sbagliato, potremmo provare il desiderio di cancellare il nostro passato, cercando di far finta che non sia mai esistito. Ma anche dai nostri errori Dio può trarre una miniera d’oro, rendendo la nostra vita un capolavoro che non sarebbe potuto esistere senza quelle cose per cui proviamo dolore. Non possiamo cancellare il nostro passato perché molto semplicemente ne abbiamo bisogno, dobbiamo imparare tanto da ciò che ci è successo di bello quanto da ciò che ci ha fatto soffrire, o saremo destinati a ripetere sempre gli stessi errori. Se la mettiamo nelle mani di Dio, anche una vita impostata come egoista e idolatrica può diventare una vita di amore per il prossimo, magari cambiando radicalmente, o magari semplicemente riutilizzando ciò che si ha in chiave positiva, come nel caso di un musicista che passa dallo scrivere per sé stesso allo scrivere per la felicità del suo pubblico.
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»
Ap 21, 5
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