Se anche la fede è tra le Stranger Things – recensione
Le serie tv come luogo d’incontro per i giovani
Quando noi di Cattonerd veniamo a sapere dell’uscita di qualche opera che sentiamo corrispondere agli intenti che ci animano, ossia cercare elementi di fede nei media contemporanei, siamo davvero molto felici. Ecco perché oggi parliamo di un libro che trova tracce del Vangelo all’interno di qualcosa, ovvero le serie televisive, che da tempo ormai fa parte delle vite di tutti.

Se anche la fede è tra le Stranger Things, appena uscito per l’editrice Effatà, è un libro indirizzato soprattutto ai giovani, che sono i maggiori fruitori delle serie, specie di quelle disponibili sulle piattaforme a pagamento. Anche gli educatori dei gruppi giovanili sono invitati a fruire dei suoi contenuti, per poter accompagnare meglio i loro ragazzi.
L’autore è don Ivan Licinio, direttore del Servizio di Pastorale Giovanile della Prelatura territoriale di Pompei: per sua stessa ammissione, non è uno scrittore (ma ha pubblicato altri libri sul Beato Bartolo Longo, il fondatore del Santuario della Madonna del Rosario a Pompei, di cui è l’attuale vicerettore) e neppure un nerd (però cura il blog Diario di un seme e i relativi canali social). Dalla sua esperienza di ascolto del mondo giovanile sente di aver compreso, come racconta nel Prequel, ovvero la prefazione, che
«le serie tv sono diventate un vero e proprio luogo di incontro con e per i giovani. Non un rifugio virtuale, ma uno spazio capace di stimolare la possibilità di riflettere e di confrontarsi su tematiche che non si erano ancora prese in considerazione o che, magari, si imparano ad affrontare da nuovi punti di vista. Identificandosi con un protagonista si possono fare mille esperienze diverse, esplorando i grandi temi della vita, dell’amore e della morte comodamente seduti sul divano di casa».
Quindi si è chiesto se le serie possano essere uno strumento da conoscere e da apprezzare nei suoi lati positivi, così da diventare uno di quegli strumenti digitali di cui parla il recente Direttorio per la catechesi, un luogo d’incontro con le vite dei giovani, compresi quelli che non si sentono inseriti nella Chiesa, che sono accompagnati, spesso per anni, dalle vicende dei loro personaggi preferiti.

“Stranger things” è stata una delle serie tv più amate negli ultimi anni e a buon ragione! Ricalca lo spirito di revival anni 80-90 di questi ultimi anni a cui di certo noi Cattonerd non siamo indifferenti
Sei serie per cinque stagioni della vita
Come ogni serie è fatta di stagioni, nel senso di annate, così anche la vita di un giovane è composta da periodi in cui un tema è più presente rispetto a un altro. Per illustrarli, don Ivan ha scelto sei serie molto note: La Casa de Papel è abbinata alla domanda sulla propria identità; Lost e The Walking Dead, in coppia, abbinate alla riflessione sul senso della vita; Dark, nella quale la domanda è sul tempo e su come viverlo; Stranger Things, collegata al tema dell’amicizia; How I met your mother, scelta per affrontare la sfera dell’amore e dell’affettività. All’interno di ogni capitolo sono però presenti intrecci, quasi “crossover”, tra queste e altre che, per ragioni di spazio, non sono state approfondite.
Anche il termine “episodio” può riferirsi sia a fatti della vita, sia agli appuntamenti con la propria serie preferita, che oggi sono facilmente recuperabili via streaming o su Netflix e piattaforme affini. In ogni capitolo, infatti, ci sono episodi dell’esistenza citati per numero progressivo e con tanto di titolo (in genere cinque o sei), accompagnati da vari hashtag che si collegano ai temi secondari presenti nella serie. Per chi non avesse seguito la serie in esame, i capitoli si aprono con un Trailer, ossia con una sintesi della trama e una presentazione del tema generale a cui l’autore vuole fare riferimento.
L’argomentazione è supportata dalla voce off di papa Francesco, che viene segnalata con una impostazione grafica distinta dal resto del testo, ma anche dai camei di alcune guest stars, che, come nelle migliori serie, spesso danno un tocco diverso all’episodio.
Infine, solo quando l’esposizione lo obbliga a non farne a meno, l’autore inserisce un’ATTENZIONE SPOILER impossibile da non notare. Sarebbe però stato più chiaro inserire anche un FINE SPOILER per capire da che punto riprendere a leggere, ma è una questione di poco conto.
Anche a me viene da fare una leggera avvertenza: arrivati in un certo capitolo, vi sembrerà che il libro o la sua versione digitale abbia qualcosa che non va. Tranquilli: se leggete con attenzione, capirete che questa stranezza non è a caso e, comunque, dura solo poche pagine.

“the walking dead” è un telefilm che amiamo e a cui abbiamo dedicato vari articoli, è ormai giunta all’undicesima e ultima stagione.
Come una conversazione tra amici
Lo stile adottato da don Ivan è colloquiale: si rivolge direttamente al lettore dandogli del tu e invitandolo ad andare oltre la visione della serie scelta, per scoprire cosa può dire alla sua vita. Per certi versi, è come se chi legge se lo ritrovasse al proprio fianco, intento a commentare, anche mettendo “pausa”, le azioni dei vari personaggi.
In questo modo, lo accompagna a capire, ad esempio, che nel rapporto conflittuale tra Mosca e Denver, rispettivamente padre e figlio, ne La Casa de Papel, si riproduce il problema per cui a volte i genitori si aspettano che i figli abbiano successo laddove loro non sono riusciti (nel lavoro o nel conseguimento di una laurea, per esempio).
Oppure lo si può immaginare mentre ricorda che gli zombi non sono solo quelli contro cui combattono Rick Grimes e compagni in The Walking Dead, e che il fumo nero di Lost s’impadronisce del cuore di tanti giovani che smarriscono il senso della propria esistenza e, magari, lo cercano al di fuori di sé stessi. O ancora, grazie a lui si capisce meglio come l’amicizia che lega i protagonisti di Stranger Things sia qualcosa che li rende più simili a chi assiste alle loro vicende, anche se sono vissuti, nella finzione scenica, oltre quarant’anni fa.
L’aiuto di questo commentatore, però, si fa ancora più utile quando ricorda al lettore il nucleo dell’esempio fornito da questa o da quella serie:
«Quando credo che Dio mi abbia chiamato in questo mondo affinché, anche attraverso di me, esso diventi più umano e amorevole, allora la mia vita prende senso. Così facendo scoprirò che vale la pena la mattina alzarsi dal letto, non come uno zombi, ma col desiderio di portare ogni giorno un po’ di luce e di amore in questo mondo. Non conta come lo farò e se sarò efficace, ma quanto del mio essere impiegherò nel farlo, quanto sarò disposto a rischiare e a mettermi in gioco per essere fedele al compito che Dio mi ha affidato»,
scrive nel secondo capitolo.
La fede che fa la differenza
Ciò che distingue questo libro dai vari repertori sulle serie e dai siti specializzati – nei confronti dei quali don Ivan riconosce, nei Titoli di coda, un indubbio debito – è però lo spirito credente che lo pervade, presentato senza imposizioni, per essere liberamente accolto o respinto.
Alle azioni dei personaggi spesso mette in parallelo brani della Scrittura, ora con riferimenti palesi, ora con abbinamenti meno scontati. In Dark, per esempio, abbiamo personaggi con nomi biblici, ma l’autore va al di là, invitando a pensare alla confessione come modo per ricordare che a Dio non importa quanto siano grossi i nostri errori, ma la decisione di tornare a Lui:
«Dio crede in te quando nessuno scommetterebbe su di te; Dio crede in te quando nemmeno tu lo faresti. Per te, per me, per tutti ha donato Gesù: l’atto di fiducia più grande. Dalla sua morte e resurrezione nasce il perdono e la possibilità di nascere a vita nuova, di cambiare il nostro passato, la nostra storia presente e futura».
Così i luoghi dove si trovano i ragazzi di Stranger Things diventano immagine della Chiesa, comunità dove la relazione con Gesù viene approfondita a partire dalle esperienze di chi l’ha già vissuta. Nei rapporti tra le coppie di How I met your mother, invece, vede varie sfumature dell’amore, come le intendeva il Papa emerito Benedetto XVI nell’Enciclica Deus Caritas est.

“I met your mother” serie ormai storica, l’immagine classica che li ritrae al pub ce li fa sentire a noi vicini!
Conclusione
Questi sono solo alcuni tra gli spunti che ci hanno più colpito. Sentiamo però di consigliarlo non solo a chi si sente un po’ Cattonerd, ma anche a chi, più in generale, crede che le serie non sono solo un mezzo d’intrattenimento, ma un luogo ricco di tematiche interessanti e perché no, anche profonde. E poi, chissà, potremmo anche invitare l’autore in una delle nostre dirette Twitch!
In caso voleste acquistare il libro lo trovate su Amazon.
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