Encanto: perché Mirabel è senza talento?
Sentirsi a casa, sentirsi liberi
Appena ho visto il teaser di “Encanto”, il 60° lungometraggio animato Disney ho pensato che non potevo perdermelo, finalmente una “principessa Disney” come me: con capelli ricci, occhiali e senza talento!
La parola talento deriva dal greco: tàlanton, che significava piatto della bilancia, e infatti nell’antica Grecia era un’unità di misura, con il tempo diventò il nome di una moneta, il suo significato quindi passa dal peso, all’oggetto pesato.
In “Encanto”, per talento si intende una particolare qualità, abilità straordinaria, che la “candela magica” di Abuela (nonna) Alma dona ai bambini della famiglia Madrigal.
E questo non vi ricorda una certa parabola? A me fa subito pensare alla parabola nel Vangelo di Matteo (Mt 25,14-30) nella quale le monete (talenti), che il padrone della casa affida ai suoi servi, simboleggiano i doni che Dio da all’uomo.
Capita però che quando è il suo momento alla piccola Mirabel, inspiegabilmente la “magia” della candela non dona nessun talento.
La pecora nera
Lo avete notato anche voi che dopo aver toccato la candela, prima di toccare il pomello della porta si pulisce le mani? Che sia questo il motivo del mancato dono? È un particolare insignificante che solo una nerd, come me, può notare o nasconde un suggerimento sul carattere di Mirabel?
Comunque in una famiglia di persone che brillano di una luce unica e straordinaria, Mirabel si sente “la lampadina fulminata” e per questo lei si impegna molto nel tentativo di “guadagnarsi” l’approvazione di Abuela Alma e l’appartenenza alla famiglia.
E questo si vede tantissimo nel momento in cui il cuginetto Antonio riceve il suo di talento. Si vede chiaramente che lei prova una grande ammirazione ed è orgogliosa della sua famiglia e fa di tutto per prendersene cura.
Ma per quanto faccia, non si sente di farne parte.
A questo punto lei canta una struggente preghiera alla candela, in cui chiede un talento anche per lei, perché sente di “meritarlo”.
E qui mi sono interrogata se il talento è una questione di impegno, dedizione e merito o è qualcosa di innato e gratuito?
Il segreto del dono
Riflettendo un po’ su questo e un po’ sulla figura di Maribel, mi sono sentita, come immaginavo, in sintonia con lei e i suoi sentimenti/desideri. Tra i miei amici c’è chi è bravo nello sport, chi nella musica, chi a parlare in pubblico, chi a ballare… io me la cavicchio un po’ in tutto, ma non brillo in nulla di particolare, anzi a volte, a causa anche della mia salute un po’ così, mi sento quasi “difettosa”, “inutile”…
Ecco quindi che per me “Encanto” non è stato solo un momento di spensieratezza, ma ho riposto in esso una grande aspettativa: “quando Mirabel avrà le sue risposte, anch’io avrò una visione chiara della mia vita e di qual è il mio posto nel mondo” … e invece ne sono uscita con ancora più domande e il tormentone “non si nomina Bruno” fisso nella testa!!!
E ammettetelo anche voi, dai, che zio Bruno, come per me, è il vostro personaggio preferito!!!
Qualche giorno dopo, leggendo il Vangelo del giorno (Mc 2,23-28) sento Gesù che, ai farisei, che accusano i suoi discepoli di fare di sabato ciò che non è lecito, dice: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”
Bum ecco l’illuminazione!!! Ecco la chiave di lettura che cercavo!!!
Secondo me, alla candela di Abuela Alma (che rappresentava la sacralità del suo matrimonio con Pedro Madrigal) è stata donata la “magia” dopo l’atto di amore di suo marito “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13), riceve questo miracolo per affrontare il buio che stava vivendo, una luce, una speranza che le da la forza di andare avanti per amore dei suoi tre figlioletti: Julieta, Bruno e Pepa.
Inoltre poi, questo miracolo dona a loro una casa speciale (Casita) attorno alla quale si sviluppa un fiorente paese, sicuro e protetto dal male del mondo.
Alma riconoscente di aver ricevuto questo immenso dono, non lo vuole nascondere, anzi si impegna a farlo crescere per donarlo anche agli altri, ma ne diventa “schiava”.
Vive e fa vivere la sua famiglia solo in funzione di mantenere e aumentare il talento, arrivando ad allontanare chi non capisce o non è utile e a non voler vedere/ammettere che la casa ha delle crepe.
Ha perso di vista, quindi, il perché ha ricevuto questa grazia: “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”!
Senza talento… o senza schemi?
Ma Mirabel, non ha un talento e quindi è libera, infatti vede le crepe. Era vista come una a cui mancava qualcosa e invece é proprio quello di cui la sua famiglia ha bisogno. Glielo ripetono in tanti, ma prima di tutto deve aprire gli occhi, riconoscersi tale e crederci.
Da francescana secolare mi viene spontaneo pensare subito a san Francesco e alla sua sposa Madonna Povertà, come la chiamava lui, perché la disgrazia non è non possedere nulla, ma è farsi possedere dalle cose e lasciare che il cuore si indurisca.
Secondo me Mirabel un talento lo possiede, ed è quello di amare la sua famiglia e volere il bene dei suoi cari. E forse il pulirsi le mani prima di toccare il pomello, può essere letto come un gesto di rispetto e amore per Casita e la sua famiglia, che lei ha sempre posseduto, un talento innato.
Nel momento in cui comincia a vedere le crepe, per salvare la situazione e così magari essere ammirata dai membri della sua famiglia, comincia ad entrare in dialogo con le sue talentuose sorelle Luisa e Isabela.
Ma non tutto è come appare… grazie a questi dialoghi, noi spettatori, ma anche la stessa Mirabel, scopriamo che anche loro sono in difficoltà. Luisa è forte e quindi con disinvoltura deve sopportare tutto e nulla le può pesare, Isabela, invece, deve sempre mantenere quest’immagine di bellezza perfetta, che non deve deludere mai. Ma entrando in relazione con Mirabel si sentono libere di mostrarsi a lei per quelle che sono e che desiderano essere, con lei si sentono a casa, accolte.
Conclusione
Già, sentirsi a casa, sentirsi amati… nel momento in cui io mi sono sentita così, ho scoperto la mia vocazione: mi sono sentita libera di esprimermi come solo una lampadina fulminata può fare, libera da pressioni e aspettative. Vocazione, per me è fare verità su me stessa ed abbracciarmi.
Ecco che proprio e solo Mirabel, quindi, poteva far capire questo a Abuela Alma, che alla fine infatti ammette (cantando, “Encanto” è praticamente quasi un musical) “e a me dispiace molto se, mi è stato chiaro solo poi, che il miracolo non è potere in più per me, ma siete tutti voi, la famiglia e poi l’amore fra di noi”.
E tu? Quali talenti senti di possedere?
Ti senti libero di essere te stesso e di esprimerti?
Ma soprattutto, ci credi che una lampadina fulminata può risplendere e brillare?
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