Indiana Jones e l’ultima crociata: un’avventura di fede
La vita dell’avventuriero
Viaggi in luoghi misteriosi e sconosciuti alla ricerca di tesori leggendari (e a volte anche del senso della vita): questo è lo spirito con cui il prof. Henry Jones J., noto a tutti come Indiana Jones (per gli amici Indy), affronta le sue numerose avventure ai quattro angoli del mondo.
Protagonista di quattro film, di un telefilm prequel sulle sue avventure giovanili e di vari romanzi brevi e videogiochi, l’avventuroso archeologo si è trovato faccia a faccia con enigmi ed arcani che spesso coinvolgono anche la dimensione più alta dell’essere umano, ovvero il problema del divino e della ricerca delle sue tracce qui sulla terra.
La tetralogia cinematografica (di fatto la fonte canonica principale della saga) presenta notevoli spunti di riflessione religiosi, soprattutto per i tesori di ascendenza biblica che nel primo (“I predatori dell’arca perduta” – Arca dell’Alleanza) e nel terzo film (“Indiana Jones e l’ultima crociata” – Santo Graal) Indy si trova a ricercare.
L’analisi si concentrerà sul terzo film, quello più pienamente cattonerd, perché possiede una sottile quanto importante tematizzazione evangelica e teologica che qui si farà emergere.
L’ultima crociata
1938. I nazisti sono tornati alla ricerca di oggetti mistici per spingersi alla conquista del mondo e soddisfare la brama di Hitler: dopo il fallimento nel recupero dell’Arca dell’Alleanza, l’obiettivo delle forze del Terzo Reich diventa il Santo Graal, la coppa dell’Ultima Cena di Gesù, che si dice possa conferire l’immortalità. Per tale scopo hanno rapito il padre di Indiana Jones, Henry Jones Senior (interpretato da un magistrale Sean Connery), professore di letteratura medievale e uno dei massimi esperti sulle leggende del Graal, per ottenere con la forza il suo aiuto nella ricerca. Seguendo le loro tracce dall’America a Venezia fino ai deserti della Terra Santa, toccherà ad Indy (Harrison Ford), affiancato dall’amico e collega Marcus Brody e dalla seducente e ambigua Elsa Schneider, salvare suo padre e recuperare il Graal.
Antefatto: la croce di Coronado
Per apprezzare pienamente la simbologia del film occorre brevemente soffermarsi sul prologo, ambientato 26 anni prima della vicenda: un giovane Indiana, all’epoca boy scout/giovane esploratore, scopre una banda di malviventi che ha appena scovato una croce dorata risalente all’epoca dei Conquistadores. Decide di intervenire affrontandoli per sottrargli la preziosa reliquia e consegnarla ad un museo. Chiede aiuto al padre Henry, autoreferenziale studioso del Medioevo e distratto genitore, che, preso dai suoi studi sul Graal, non ascolta il figlio e non lo difende dallo sceriffo, corrotto dal magnate, che obbligherà il giovanissimo esploratore a restituire la croce.
Indiana, ferito dall’indifferenza paterna, giura che recupererà il tesoro…e 26 anni dopo ciò accadrà! Il simbolo della croce non è affatto casuale, perché anticipa la ricerca del Sacro Calice, che fungerà da occasione di risanamento della frattura che si era creata tra padre e figlio.
La via dei fatti e la Via della Verità
Tornato alla vita universitaria di tutti i giorni, il professor Jones conclude la sua lezione giornaliera con una frase tutt’altro che casuale.
L’archeologia si dedica alla ricerca dei fatti. Non della verità. Se vi interessa la verità, l’aula di filosofia del professor Tyre è in fondo al corridoio!
Indiana non rifiuta la ricerca della verità, ma pensa che sia così difficile raggiungerla che preferisce trovare rassicurazione nei reperti e nei vestigi di antiche civiltà, in un passato di certezze ma di fatto statico e freddo. Il riferimento che scherzosamente fa ai suoi alunni diventa quasi un esempio di “ironia giovannea”, lo stile narrativo del Quarto Vangelo, che rende una frase vera in un primo senso per chi la pronuncia e, per il lettore, vera in un altro senso, quello che alla fine si rivela pienamente vero e corretto.
Dalla chiamata alla ricerca non si può sfuggire e questa chiamata si presenta nell’invito del collezionista Walter Donovan a mettersi sulle tracce del Graal, che Henry Jones Senior, padre di Indiana, stava ricercando per conto di Donovan e di cui non si hanno più notizie.
Unici indizi sono il taccuino del padre cogli appunti di una vita sul Graal, misteriosamente spedito a Indy da Venezia, e una mezza stele che riporta le seguenti parole:
Colui che beve l’acqua che io gli darò, dice il Signore, avrà dentro di sé una sorgente inesauribile dalla quale sgorgherà la vita eterna. Lasciate che mi conducano alla tua montagna sacra nel luogo dove dimori, attraverso il deserto e oltre la montagna, nella gola della luna crescente, al Tempio dove la coppa che contiene il sangue di Gesù Cristo risiede per sempre.
Palese, per gli spettatori più accorti, il riferimento all’episodio evangelico di Gesù e della Samaritana davanti al pozzo di Giacobbe.
Disse Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». ~ Giovanni 4, 13-14
L’intero film potrebbe essere benissimo letto come un compendio di questi versetti, ricalcando diverse tipologie presenti nel Vangelo di Giovanni.
Indiana e Marcus sulla strada della fede
Indy, spinto dalla volontà di ritrovare il padre ancor prima di quella di scovare il Graal, si consulta prima di partire con Marcus e il dialogo prende una piega inaspettata.
Indiana si ferma ancora alle realtà materiali che veicolano il senso di sacro, Marcus invita l’amico ad accettare che esistono cose per cui non basta affidarsi al sensibile, ma occorre comprendere che una croce così come una coppa rimandano a realtà trascendenti indipendenti dagli oggetti che, se assolutizzati, si trasformano in vuoti idoli, in cui manca lo Spirito di Dio. Bisogna quindi slanciarsi verso l’apparente ignoto, con la speranza (germe di una futura certezza) che presto la luce illuminerà ciò che ancora ci sembra enigmatico ed oscuro.
La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. ~ Ebrei 11, 1
Jones & Jones alla riscossa
Nel corso del viaggio che li porta da Venezia all’Austria e alla Germania fino al Medio Oriente, Indiana Jones ha modo di recuperare, con l’aiuto della dottoressa Elsa Schneider (con cui, come da copione, nascerà una storia d’amore), indizi preziosi sull’ubicazione del Calice e riesce anche a salvare Henry Jones Senior prigioniero dei nazisti. Messi alle strette da diversi imprevisti e separati dai compagni, Indiana e suo padre si trovano a mettere da parte le loro divergenze accumulatesi negli anni e a combinare le loro conoscenze accademiche per affrontare le forze nemiche, superare imboscate e giungere fino al luogo in cui era stato nascosto il Calice dell’Ultima Cena.
Un rapporto realistico che mette Indiana Jones davanti ad una sfida più difficile di ritrovare il Santo Graal: smettere di essere il piccolo Junior agli occhi di suo padre. Non è l’azione il fulcro del film, ma la ricerca spirituale. Henry Jones Senior è l’avversario dialettico che neanche lo spigliato e coraggioso archeologo riesce a domare.
Al di là del rapporto padre-figlio, emerge nuovamente la dimensione religiosa di questo contrasto, che simboleggia la dialettica fede-dubbio che i due personaggi rappresentano.
Nonostante il suo fare burbero e i numerosi difetti, l’ossessione degli studi di Henry è guidata da sincera fede, che risponde prontamente all’imprecazione scappata al figlio, non miscredente, ma più pratico e meno legato a quelle che gli paiono solo speculazioni metafisiche. Nel proseguo della vicenda il dubbioso archeologo avrà modo di ricredersi con un’esperienza ben più esistenziale di quella vissuta con l’Arca dell’Alleanza, che, pur nella straordinaria potenza, non investiva gli affetti più cari dell’avventuriero.
Il tempio del Graal e le tre prove
Una volta giunto nel Tempio del Graal, Indy, minacciato da Donovan e da Elsa, in realtà al soldo dei nazisti, deve affrontare tre temibili prove per poter raggiungere il prezioso oggetto se vuole salvare la vita di suo padre, ferito gravemente da un vigliacco colpo di pistola sparato dal collezionista senza scrupoli. Indiana decide di tentare il tutto per tutto e prova ad affidarsi nell’ora della prova a quel Dio che tanto lo metteva in crisi, spinto anche dalla parole del padre in fin di vita: “Junior, devi credere!”.
Durante i suoi anni di ricerche, il professor Henry Jones Senior era riuscito a conoscere quali indovinelli indicano le prove a cui coloro che reclamano il Sacro Calice sono sottoposti:
Prima prova (Il Respiro di Dio)
Indizio “Solo l’uomo penitente potrà passare”. Indiana deve passare lungo un percorso pieno di lame rotanti, capisce dall’indicazione del padre che il modo per passare illeso e camminare in ginocchio, come un uomo devoto che chiede perdono al Signore. Simbolicamente questa prova diventa l’atto di umiltà con cui l’archeologo mette da parte l’orgoglio ed inizia confidare nell’aiuto della Provvidenza.
Seconda prova (La Parola di Dio)
Indizio “Solo sulle orme di Dio egli potrà procedere”. Indy deve quindi oltrepassare un pavimento di mattonelle con sopra delle lettere. Le orme di Dio nella storia sono il Nome con cui si è rivelato, con cui ha detto “Io sono chi sono, Io sono colui che sono, Io ci sono”: per una prova escogitata da cristiani sarebbe stato più adatto il Nome di Gv 8, 28: “Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono»”, tuttavia anche Iehova esprime lo stesso concetto, anzi lo rende più mistico e alto, almeno ad un impatto sonoro ed emotivo. La soluzione dell’enigma è camminare solo sulle lettere I-E-H-O-V-A: allegoricamente indica il cammino per cui il credente segue e mette in pratica la Parola di Dio.
Terza prova (Il Sentiero di Dio)
Indizio “Solo saltando con un balzo dalla testa del leone, egli dimostrerà il suo valore”. Infine Jones si trova di fronte ad un burrone apparentemente impossibile da superare. Eppure l’indizio lo esorta ad affidarsi, a fare il balzo. Come per la scommessa di Pascal (cfr. “Pensieri”, 233) o appunto il salto della fede in Kierkegaard (cfr. “Diario”, 1482), si ripete anche per questo singolo uomo il momento urgente della scelta: credere o non credere. Indiana si lascia scivolare in avanti e…

Indiana scopre un ponte mimetizzato da un gioco di luci. Ford è stato ripreso di fronte ad un bluescreen, che poi è stato completato da un modello del ponte filmato su un dipinto opaco
Il custode del Santo Graal
Riuscito ad attraversare il burrone, Indiana Jones si ritrova in una sala piena di coppe, dove un anziano cavaliere in preghiera lo accoglie e riconosce come il successore finalmente mandato da Dio a sostituirlo dopo ben 700 anni: il cavaliere infatti è stato reso longevo dall’aver bevuto dal calice, che conferisce alla bevanda che ospita l’immortalità e anche la capacità di guarire ferite mortali. Tuttavia per poterlo sfruttare, Indy dovrà sciogliere l’ultimo enigma.
Il sopraggiunto Donovan, arrivato insieme ad Elsa, viene ingannato da quest’ultima, che sceglie per lui un prezioso calice gemmato da cui bere: la bevuta lo porta a morire, invecchiando e decomponendosi rapidamente.
Indy invece riesce nell’impresa perché sceglie l’umile “coppa di un falegname” (una delle trovate più geniali del film!!!) e così salva il padre bagnando le sue ferite con l’acqua portata nel Graal.
La condizione per l’immortalità è però che il calice non esca dal tempio, ma Elsa, cercando di portare via il Graal, viene inghiottita con esso da un crepaccio apertosi improvvisamente nel pavimento. Indiana cade a sua volta nel crepaccio, costretto a scegliere tra la salvezza e il Graal: sceglierà sotto consiglio di suo padre di prendere la sua mano e trarsi in salvo, sotto lo sguardo benevolo del cavaliere guardiano, a cui indirettamente riconsegna il Calice.
Qui Elsa assume il tipo evangelico della Samaritana al pozzo, prima della sua conversione, che però ella non riesce ad attuare perché legata all’avidità materiale, non a giusto desiderio di innalzamento spirituale (cfr. Gv 4, 15 «Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua»). Invece sia Indiana che suo padre capiscono alla fine che non è il Calice quello che davvero importa, ma ciò a cui esso rimanda, ovvero a Cristo e al suo sacrificio. E appunto sacrificando il tesoro che aveva cercato per una vita che Henry Jones Senior salva la vita del figlio così come Indy si riconcilia col padre lasciando il Graal nel mistero a cui appartiene. Parallelamente si compie anche il loro cammino di fede che conduce Indiana a ottenere finalmente il rispetto del padre e ad una fede più sicura nel Padre eterno e permette ad Henry di capire che la vita eterna vera non è in un prolungamento reiterato di questa esistenza, ma è quella Fonte di Acqua viva da cui beve simbolicamente, la quale gli permette di confessare attraverso il Figlio di Dio l’affetto e l’amore che non era prima di allora mai riuscito a dimostrare al suo Junior.
“Indiana Jones e l’ultima crociata“, oltre ad essere un film d’avventura divertente e ricco di azione, sarà capace anche di far riflettere sulle questioni ultime, come accade appunto al giovane archeologo, che al suo ritorno avrà guadagnato un tesoro ben più grande.
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